LA MEMORIA DIMENTICATA |
a cura di Teresa Maria Rauzino |
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Territorio della Difesa.
Denominazione
e ubicazione
La Difesa della Regia Razza delle Giumente o Difesa Re è una contrada del comune di Cagnano Varano, da cui dista circa 5 km, ed è raggiungibile percorrendo una strada comunale, che parte all’altezza dell’attuale edificio-scuola superiore, passa davanti alla grotta di San Michele Arcangelo, prosegue per valle Sant’Angelo, e – dopo averla attraversata – si dirige verso San Nicola Imbuti, costeggiando la riva sud-occidentale del lago di Varano.
Questa tenuta boscosa, un tempo
estesa Ha 1700 circa, è denominata anche Difesa di Cagnano, Difesa della Fascia,
Difesa di San Giacomo, di Difesa dell’arca,
anche se i cagnanesi la chiamano semplicemente con la voce dialettale Dufésa.
Cenni
storici
Difesa
Re, proprio perché occupa un posto particolare nella storia di Cagnano, merita
un approfondimento. L’avvocato Luigi Pepe,
nella sua interessante e puntuale monografia sull'argomento, afferma con
certezza che nel XV secolo il feudatario di Cagnano di allora, Gian Paolo della
Marra, volle cedere –
arbitrariamente –
parte del tenimento di Cagnano al re Alfonso d’Aragona.
Egli ricavò
la terra in questione per una porzione dal feudo ecclesiastico di San Nicola
Imbuti, che era posseduto dal Monastero di Santa Maria di Tremiti dal XII
secolo, per una porzione dal demanio universale di Cagnano, e per una parte,
infine, da terreni privati.
Il documento
parla di «abuso feudale»: senza il consenso dell’università e dei
cittadini, all’unico scopo di “donare” al re un fondo, dove far pascolare
«
le
confine della Difesa di S. to Jacobo incominciano da capo
Nella seconda
metà del XVII secolo, allorché
Nella
prima metà del Settecento tale difesa, confinante da ponente con la difesa di
Tremiti [San Nicola Imbuti] e a sud con Selvapiana demanio di Cagnano, dava la
rendita di ducati 200 per fida erbaggi, 200 per estrazione di manna e 400 di
fitto tra fertile e infertile, … per un totale di ducati 1333 e
In un apprezzo
si legge che «in essa difesa l’Università di Cagnano tiene lo iusso di
legnare, cioè legna viva, cruci e legna morta da basso, e viene anche preferita
la fida dell’orna». Che
la difesa sia stata utile ai cittadini, per procacciarsi la legna da ardere,
trova conferma in un documento
del 1838, dove il relatore architetto forestale Avellino, affrontando il
conflitto insorto tra pastori, parchisti e allevatori di animali grossi e
minuti, e accennando all’economia forestale, evidenzia che i cittadini di
Cagnano non avevano bisogno della legna dei parchi, dato che per soddisfare le
loro necessità era sufficiente quella raccolta nei boschi dei Forquet e dalla
Pallavicino, nuova proprietaria di Difesa Re.
Nel 1774 la Difesa Regia, «in gran parte coverta di alberi selvaggi e orni», era destinata al pascolo degli animali grossi, che vi trascorrevano l’inverno, e alla produzione della manna. Il documento dice che essa aveva un’estensione di 70 carra, ma aggiunge che la misurazione fu difficile per l’alpestre situazione di alcuni luoghi, per la qualità delle spine e macchie che vi sono intorno agli alberi, che rendono i luoghi infrequentabili. Secondo i periti, la Difesa avrebbe potuto soddisfare in inverno il fabbisogno di 500 vacche dando una rendita annuale di ducati 500, oltre ad una rendita di 75 ducati per fida di manna, esigendo 5 carlini per soma sulla fida. Al netto delle spese per la custodia, l’esazione e l’amministrazione, dava un introito di 525 ducati annui, mentre l’intera proprietà della difesa fu stimata ducati 17.500. Il documento informa, inoltre, che essa è stata da sempre data in affitto
a
cittadini del luogo, o per uso dei propri armenti o per fare negozio con altri,
ad un prezzo via via in ribasso, con un estaglio [variazione] che negli anni si
è ridotto da 600 a
400 ducati, dato che veniva poco curata. Qualora il possessore avesse fatto
tagliare le spine e macchie, avrebbe però reso di più.
L’avvocato
Pepe, nel 1929, evidenziava che il fondo, di natura demaniale universale, era in
gran parte boscoso e pieno di fratte; aggiungeva che vi erano stati anche ottimi
terreni, dove erano prodotte grandi quantità di frumento, però poi un incendio
«forse per malizia» aveva distrutto tutto.
Territorio della Difesa.
La
questione della Difesa
La Difesa
fu oggetto di donazioni e contese per secoli, fin dal 1515 per l’esattezza,
quando la famiglia Mormile aveva ottenuto il feudo in beneficio e si era
scontrata con i diritti e gli interessi degli affittuari, il Comune di Cagnano e
la Regia Corte.
Da sempre le
questioni prioritarie erano state due: chi poteva vantare il diritto di proprietà
su quei terreni [
La prima
questione si trascinò fino al 1900, quando qualcuno ancora avanzava il dubbio
che il fondo fosse parte del demanio. Varie sentenze, però, in passato avevano
stabilito che il legittimo possessore della zona fino al 1692 fu la Regia Corte, dopo di che essa fu proprietà di privati: i Loffredo, il principe
d’Ischitella, il Duca d’Alvito,
in
detta Difesa l’Università teneva lo jusso di legnare, cioè legna viva dalli
cruci, e legna morta da basso, era inoltre preferita nella fida dell’orna ai
forestieri;
avendo
bisogno di frasche ed altri legnami per uso della pesca ed altro, [i cittadini]
si erano sempre serviti degli alberi situati nel territorio, e i boschi di
qualsivoglia possessori sito nella giurisdizione;
i
cittadini di Cagnano vi presentano gli usi civici di legnare a vivo e a secco
per uso proprio, di raccogliere le ghiande ed altri frutti, per estrazione anche
per tutto uso.
Va
evidenziato, inoltre, che
Consultando
i testi si vede che con il tempo nel lago di Varano il livello dell’acqua si
era abbassato, lasciando emergere una fascia di terreni paludosi. Proprio su
quella fascia –
tra Vado Sant’Angelo e monastero di San Nicola Imbuti –
i pescatori di Cagnano avevano costruito gli approdi, le capanne, gli spanditoi
e un piccolo porto. Una sentenza del tribunale di Lucera nel 1902 costrinse i
pescatori a sgombrare l’area occupata [circa 25 ettari], accogliendo la
richiesta dei proprietari, la famiglia Marefoschi.
A proposito della strada, nel secolo scorso sorse un altro dubbio – ne prendiamo conoscenza da alcuni documenti del 1930 – allorché era ridotta ad una mulattiera: ma era sempre stata tale o era ciò che rimaneva di un tratturo regio largo sessanta passi? In altre parole, lungo tale via si erano già consolidate delle usurpazioni? La questione non fu chiarita. Molti hanno opinato che la zona fosse attraversata da un tratturo di sessanta passi. L’avvocato Monti era della seguente opinione:
Nel
1750 si accenna ad un tratturo, ma esso è detto sempre “tratturo pubblico”
(Apprezzo), o “tratturo seu via publica”
(Rivela dell’Università). Cioè non si accenna mai a uno dei tratturi regi,
da servire per le mandrie provenienti dagli Abruzzi, di sessanta passi, ma
viceversa all’accezione più generica del vocabolo tratturo nel significato di
via. Il che è confermato dal fatto che, in alcuni punti, attualmente non vi
sarebbe la larghezza di sessanta passi fra il limite via mulattiera-Difesa Re e il Lago,
e soprattutto dal fatto che un Tratturo regio per
Nella
Relazione del 1545 è precisato che la via pubblica serviva per esercitare
l’uso civico di pascere in Difesa San Nicola Imbuti, attigua a Difesa Re, e
per esercitare la pesca nel lago, diritto riconfermato dalla sentenza della
Commissione feudale nel 1810 e dalla Ordinanza Zurlo del 1811.
Perché
tanto interesse per tale via? Era importante conoscere la tipologia della strada
compresa tra Difesa Re e Lago di Varano, perché se essa fosse stata compresa
tra i regi tratturi, la competenza di tutelare sui diritti dei cittadini sarebbe
spettata allo Stato, mentre se fosse rientrata tra le vie del Comune, la tutela
del pubblico passaggio sarebbe stata di competenza del Comune.
Secondo
l’avvocato del Comune, Monti, la delibera della reintegra della via pubblica
spettava sia al Regio Commissariato Usi Civici di Bari, sia al podestà di
Cagnano, perché su tale via il diritto di pubblico transito coesisteva con gli
usi civici suddetti. Allo stesso regio Commissariato e non al tribunale delle
Acque interne affidava la competenza di aggiudicare sulla vertenza relativa al
rilascio della parte della sponda del lago occorrente per l’uso civico e uso
di pesca per i cagnanesi.
Attualmente
la via in questione è pubblica e l’area sottostante è stata in gran parte
colonizzata da cittadini di Cagnano, coloni e pescatori, i nuovi proprietari,
che – dopo aver riscattato il proprio appezzamento di terra – hanno continuato
a lavorarlo, praticando le colture orticole e olivicole ed esercitando la pesca
nelle acque prospicienti. Con il loro
attaccamento alla terra hanno prodotto miglioramenti all’economia familiare e
tutela al territorio. Degli antichi orni, da cui si estraeva manna, e
dell’antica foresta sono rimaste tracce nei luoghi più elevati di Difesa Re.
Dispiace, tuttavia, al viaggiatore autentico non poter approdare in riva alla laguna, per via delle recinzioni, mentre con un po’ di attenzione si sarebbero potuto creare degli spazi per consentire di accedere al lago e godere delle sue bellezze.
©2006 Leonarda Crisetti.