LA MEMORIA DIMENTICATA |
a cura di Teresa Maria Rauzino |
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LUCIA LOPRIORE Il «Mistero dell'Incarnazione» nel culto mariano |
La copertina del volume.
In un’epoca in cui tutto sembra andare a rotoli, dove tra il problema dello stoccaggio dei rifiuti in Campania, l’inquinamento ambientale, i disordini politici, ed altre problematiche che si alternano alle facezie del vissuto quotidiano tanto da diventare oggetto d’interesse dei mass media - si veda il caso Sarkozy-Bruni -, in un mondo dove la cattiveria impera, ecco spuntare all’orizzonte miracolosamente un messaggio di pace e di speranza: quello della fede Cristiana.
A
pensarci è stato un noto studioso del nostro territorio esperto di agiografia,
il prof. Gilberto Regolo, con l’ultima Sua fatica data recentemente alle
stampe per i tipi delle Edizioni del Rosone “Franco Marasca” di Foggia, dal
titolo L’uomo, il silenzio di Dio, i
dolori della Vergine (pp. 192, ill. b/n e colori, Foggia 2007).
Il
volume, diviso in quattrodici capitoli, percorre attraverso un’ampia
carrellata di notizie storiche, politiche e religiose il cammino della fede
Cristiana, spaziando dagli scismi della Chiesa Primitiva, attraverso la
testimonianza di fede di Paolo, al protestantesimo di Martin Lutero, alle
esperienze religiose di Santa Caterina Labouré, la cui storia riecheggia nei
miei ricordi d’infanzia, quando mia madre era solita recitare nelle preghiere
la giagulatoria: “O Maria, concepita
senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi”.
Il
racconto del miracolo dell’apparizione della Madonna a Santa Caterina Labouré,
Figlia della Carità, mi veniva ripetuto spesso anche da una zia materna, suora
appartenente allo stesso Ordine di Santa Caterina, quando mi recavo a farle
visita le poche volte in cui le era concesso ricevere i parenti.
L’Autore
racconta, inoltre, le esperienze di Santa Margherita Alacoque e Sant’Alfonso
de’Liguori, mentre il Suo spirito cristiano ed ascetico emerge dall’esegesi
della “Salve Regina” recitata e commentata nei tratti salienti.
Nel
testo non mancano le tematiche filosofiche che l’Autore ritiene fortemente
discutibili in quanto in esse tutto è concesso, anche l’improponibile.
Nel
racconto del miracolo di Fatima, analizzato sotto i diversi aspetti, l’Autore
lancia un grido di speranza che si accentua quando parla delle politiche
contrapposte allo spirito cristiano, tematiche, queste ultime, affrontate con
estrema durezza concettuale. Tra le tante: il Modernismo, il Laicismo ed il
Relativismo sono additate come strumenti di scristianizzazione.
La
parte centrale del volume affronta la crisi dell’uomo di oggi, l’aggressione
alla famiglia con i falsi modelli culturali, le convivenze, l’amore libero e
quanto altro, fino ad inoltrarsi nei flagelli del Terzo Millennio con il turismo
sessuale, la droga di massa, il terrorismo, le malattie sessuali ecc. Qui,
emerge il tema della spiritualità: l’uomo ovvero il Cristo che risorgere per
redimere l’Umanità dai peccati e dalle cattiverie, ed il Mistero
dell’Incarnazione: “Dio è il Verbo che viene generato dalla Madre”.
“Maria
piena di Grazie Regina del Cielo e della Terra” intercede per l’Umanità
attraverso le frequenti e necessarie apparizioni: a Parigi, in Rue du Bac
(1830), a
La
Madonna
venerata dopo millenni perchè
dispensatrice di grazie a testimonianza della speranza che l’Umanità nutre
per Sua intercessione. “L’occhio miracoloso della Madre” che segue i Suoi
figli accompagna il lettore attento con
La devozione mariana, soprattutto in ambito locale, stabilisce la totale prevalenza tra le scelte coeve dell’immagine della Madonna sotto i diversi titoli, a Foggia tale culto si estende alla Madonna del Carmine, alla Madonna Addolorata, alla Madonna della Croce, all’Immacolata, all’Incoronata, alla Madonna della Pace, alla Madonna della Neve, alla Madonna del Grano, alla Madonna delle Grazie e, per il passato, a Santa Maria in Silvis la cui icona è custodita presso la chiesa delle Croci ed infine, a Santa Maria di Costantinopoli alla quale fu intitolata una chiesa in seguito demolita.
A
sinistra: Beato Angelico, Madonna col Bambino e angeli. A destra:
Giovanni Bellini, Incoronazione della Madonna (particolare).
Tuttavia,
emblematica per il capoluogo daunio è certamente la presenza del culto per
Secondo
la tradizione, le origini della città di Foggia risalgono intorno all’anno
Mille con il rinvenimento della tavola raffigurante
La
sua provenienza è incerta. L’icona che secondo la tradizione fu dipinta
dall’evangelista Luca, cui sono riferite diverse icone mariane, fu portata nel
485 d. C. a Siponto dalla città di Costantinopoli, dove era oggetto di grande
venerazione. Sarebbe stata consegnata, in tale circostanza, al vescovo Lorenzo
Maiorano, che ne fece dono alla città di Arpi.
Durante
la distruzione della città risalente al 600 d. C. circa, il Sacro Tavolo fu
posto in salvo da un contadino del luogo che, avvoltolo in drappi, l’avrebbe
poi nascosto nel sito del suo rinvenimento.
L’Iconavetere
fu ritrovata a Foggia nel luogo oggi denominato piazza del Lago, nei pressi
della cattedrale, da alcuni pastori incuriositi alla vista di un bue genuflesso
al cospetto di tre fiammelle posate sulle acque del lago; i pastori portarono
l’icona nella vicina Taverna del Gufo o
del bufo, divenuta poi una chiesa
rurale, attorno alla quale si formò il primo nucleo abitativo che riunì gli
abitanti dell’antica Arpi,
dispersi nelle vicinanze dopo la sua distruzione.
Dai
paesani e dai forestieri
Alcuni
studiosi ritengono che il Sacro Tavolo dell’Iconavetere raffiguri l’immagine
dell’Assunta in cielo. Un gruppo di storici dell’Arte negli anni ’80 del
Novecento ha effettuato un restauro sul Tavolo dell’Iconavetere, riconoscendo
Le
tracce di lapislazzuli e di oro, gli alveoli destinati ad ospitare pietre dure
intorno alle aureole, emersi nel corso di un restauro precedente, risalente agli
anni sessanta del Novecento, attestano la preziosità dell’icona, databile tra
l’XI ed il XII secolo.
Nel
1080 Roberto il Guiscardo volle che sullo stagno dove era stato rinvenuto il
Sacro Tavolo fosse costruita una grande chiesa, che fu ampliata nel 1172 per
volere di Guglielmo II di Sicilia detto il Buono. Con la chiesa crebbe anche la
città, che divenne una delle più importanti del Regno. La storia del santuario
si identificò con quella di Foggia. Diverse volte i principi regnanti scelsero
la chiesa di Sancta Maria de Focis
per celebrare i loro matrimoni. Carlo I d’Angiò fece del tempio mariano la
sua cappella palatina, e qui volle che nel 1274 si celebrassero le nozze tra la
terzogenita Beatrice e Filippo di Courtenay. Furono devoti dell’Iconavetere
anche Carlo II lo zoppo, Roberto il saggio, Giovanna I, Giovanna II ed il
consorte Ladislao, Alfonso I e suo figlio Ferrante I d’Aragona.
Nel
1731 la chiesa fu semidistrutta da un violento terremoto, ed il Sacro Tavolo fu
portato nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli dove il volto della
Madonna apparve per la prima volta dalla piccola finestra ogivale dell’icona.
Era il 22 marzo, giovedì santo, il popolo era raccolto nella partecipazione
della Santa Messa quando si verificò il prodigioso evento.
Sant’Alfonso
Maria de’Liguori, appresa la notizia, volle recarsi a Foggia per rendere
omaggio alla Vergine Santissima. Anche lui ebbe il privilegio di vedere
Nel
1767 Maria Carolina d’Asburgo, moglie di Ferdinando IV di Borbone, si recò in
pellegrinaggio a Foggia. Più tardi ella volle che le nozze tra suo figlio
Francesco I, principe ereditario, e Maria Clementina d’Austria, fossero
celebrate a Foggia. Correva l’anno 1797 e per un solo giorno la città fu
capitale e l’Iconavetere patrona del Regno.
Nel
1782 la sacra immagine fu incoronata con decreto del Capitolo Vaticano e nel
1806, per volere di Pio VII, la chiesa fu illustrata con il titolo di Basilica
Minore.
La
corona d’oro fu sottratta da ignoti il 6 marzo 1977. Il popolo foggiano si
offrì di provvedere all’acquisto della nuova corona, così
Infine,
nel 1855, con l’istituzione della diocesi di Foggia, la chiesa di Sancta
Maria de Focis fu elevata a cattedrale della nuova diocesi.
Vennero
a Foggia anche Vittorio Emanuele II di Savoia che venerò l’immagine della
Madonna nel 1863. Tre anni dopo fu la volta dei principi Umberto ed Amedeo di
Savoia, mentre nel 1928 venne anche Vittorio Emanuele III.
Molti
furono anche i Santi venuti da lontano per venerare l’immagine della Vergine.
La tradizione ricorda i nomi di San Francesco d’Assisi, San Giovanni di
Matera, San Tommaso d’Aquino, San Pietro Celestino, San Vincenzo Ferreri,
Sant’Antonino, San Gerardo Majella, oltre al già citato Sant’ Alfonso Maria
de’ Ligori ed i Santi Guglielmo e Pellegrino di Antiochia.
Per
la devozione di questa Sacra Immagine,
Gli
ultimi capitoli del prezioso volume sono dedicati all’arte mariana vista da
varie angolazioni. Sono chiamati in causa artisti che hanno fatto dell’Arte
Sacra “l’ombelico del mondo”. Caravaggio, Michelangelo, il Beato Angelico,
solo per fare qualche citazione, emergono attraverso il dovizioso apparato
iconografico.
Gli
echi delle ultime apparizioni a Medjiugorye, ed i quattro inviti della Vergine:
©2008 Lucia Lopriore