LA MEMORIA DIMENTICATA |
a cura di Teresa Maria Rauzino |
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Un ex docente del "Lanza" di Foggia, diventato preside al "Manzoni" di Milano, epurò 65 studenti ebrei
Giuseppe Pochettino
Giuseppe
Pochettino, preside del Liceo classico Manzoni di Milano, nell'anno
scolastico
1938-39 procedette all'epurazione di 65 alunni ebrei. Applicò le leggi «per la difesa della razza nella scuola fascista», promulgate
dall'omonimo Regio Decreto del 5 settembre 1938.
Il
15 settembre 1938, il preside comunica al Collegio Docenti che «nessun
insegnante dell'istituto sarà colpito dal provvedimento che esclude i docenti
di razza ebraica», mentre «dovranno essere eliminati (sic) circa
50 alunni, di cui una quindicina di stranieri»; nel verbale del 17
ottobre si fa menzione di libri di testo sostituiti perché di autori
ebrei. Infine, nel verbale del collegio plenario del 3 dicembre, Pochettino informa
che «nonostante l'eliminazione degli alunni ebrei», il numero
degli iscritti è aumentato. Invita
tutti gli insegnanti a voler curare l’aggiornamento dello stato di famiglia,
che per molti è in arretrato e incompleto. Tutti dovranno aggiungervi, in
particolare, una dichiarazione riguardante la razza.
Dall'interesse suscitato dalla lettura di questi verbali, è nato il dossier Oltre la memoria. La ricerca, effettuata da due docenti e da un gruppo di nove studenti del Liceo-ginnasio Manzoni, ha verificato l'applicazione delle leggi razziali del 1938. In realtà furono circa 65 gli studenti del «Manzoni» cacciati a seguito delle leggi razziste volute dal regime fascista. La possibilità di accedere all'archivio storico della scuola e di consultare direttamente le fonti dell'epoca, è stata la condizione di base che ha consentito di verificare i dati. In seguito, attraverso il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, gli studenti hanno contattato due ex -manzoniane "epurate" ancora superstiti: Anna Marcella Falco, che nel 1937/38 aveva frequentato la V Ginnasio C, ed Emma Pontremoli, alunna nello stesso anno della V D. La loro testimonianza, corredata di documentazione fotografica di quegli anni, ha consentito di ricostruire molti aspetti della vita del "Manzoni" durante il Ventennio, quando la scuola è fortemente "fascistizzata".
Anna Marcella Falco ed Emma Pontremoli (rispettivamente la seconda e la quarta da sinistra)
Le ex allieve hanno raccontato la loro esperienza di studentesse "emarginate" dai compagni quando, insieme a tanti loro coetanei, furono cacciate dalla scuola pubblica. Interessante è la storia della scuola ebraica di via Eupili, che le accolse, retta dal preside Yoseph Colombo.
La ricerca Oltre la memoria, è stata effettuata tra il gennaio 2001 e il giugno 2002. I materiali sono stati raccolti in un fascicolo cartaceo e rielaborati in forma multimediale. L'ipertesto è postato sul sito web del liceo Manzoni all'indirizzo: www.liceomanzoni.it. Il lavoro è dedicato a Regina Gani, una delle studentesse del Liceo eliminate dal preside Pochettino, morta nel 1945 ad Auschwitz.
Il prof. Pochettino insegnò al Lanza di Foggia
Ma
chi era il preside che, così cinicamente, annunciò l’espulsione degli
studenti ebrei dalla propria scuola? Il suo nome non ci è nuovo. Lo incontriamo
scorrendo gli elenchi dei libri di testo del «Lanza» di Foggia degli
anni Trenta. Ben due libri di storia di questo autore risultano adottati dal
liceo classico foggiano; era suo anche il manuale di Elementi di Coltura
fascista, edito dalla SEI.
Giuseppe
Pochettino, nato nel 1880 a Castellazzo Bormida (Alessandria), laureato in
Lettere e Filosofia, nel 1908/1909 aveva insegnato anche a Foggia. Dalla
documentazione raccolta dagli studenti del Manzoni, risulta che aveva ottenuto,
per concorso, una cattedra di lettere nel Ginnasio inferiore del Lanza.
Trasferitosi in seguito al liceo di Avellino, durante la prima guerra mondiale
prestò servizio come capitano di fanteria in zona di operazioni belliche. Nel
1923 iniziò la carriera di Preside. Fu nominato al «Manzoni»
nell'anno scolastico 1932/33, e manterrà la carica sino al collocamento a
riposo per motivi di salute nell'aprile 1943. Varie onorificenze gli furono
conferite per l'attività svolta nella scuola e a favore delle iniziative del
PNF in ambito scolastico: fu nominato Cavaliere e poi (1940) Commendatore della
Corona d'Italia; ricevette la medaglia di bronzo e il diploma di benemerenza
della G.I.L.
Scrivono
gli studenti del Liceo Manzoni: «All'immagine di Pochettino quale convinto
interprete della politica del regime, che emerge dai dati biografici sopra
citati o dal ricordo di alcuni ex-allievi, che ne rievocano i discorsi
celebrativi in varie cerimonie di regime, tenuti con molta enfasi dal balcone
dell'Aula Magna davanti agli studenti schierati nel cortile, si contrappone la
testimonianza di altri ex-manzoniani, che lo dipingono come uomo
"insignificante", o comunque mite».
La «Difesa della Razza» al Palazzo degli Studi
La
prof.ssa Maddalena Pacifico fu sospesa dal Magistrale «Poerio» perché ebrea
Il
Regio Decreto Legge 5 settembre 1938, n. 1390, pubblicato sulla «Gazzetta
Ufficiale» n. 209 del 13 dello stesso mese, e convertito senza modifiche nella
legge 5 gennaio 1939, n. 99 (GU n. 31, 7 febbraio 1939), riguardante le
disposizioni «per la difesa della razza nella scuola fascista»,
imponeva che: gli alunni «di razza ebraica» non potessero essere
iscritti in nessuna scuola statale, parastatale o legalmente riconosciuta di
qualsiasi ordine e grado; tutti gli insegnanti «di razza
ebraica» appartenenti ai vari ruoli fossero sospesi dal servizio, compresi
presidi, direttori didattici, personale di vigilanza; gli stessi provvedimenti
di sospensione si estendessero al personale docente universitario di ogni grado,
a quello delle Accademie, degli Istituti e delle Associazioni di scienze,
lettere e arti.
Nell'elenco
dei 171 insegnanti di ruolo «di razza ebraica”' colpiti da tali
provvedimenti in tutta Italia abbiamo ritrovato, nell’elenco pubblicato dal
Ministero nel 1938, il nominativo di una professoressa che insegnava al Regio
Istituto Magistrale «Poerio» di Foggia: si chiamava Maddalena Pacifico.
Nella relazione finale al ministero il preside Flaviano Pilla ignora il fatto.
Che fine fece questa docente? Ci sono ex alunni e persone che l’hanno
conosciuta e possono aiutarci a ricostruirne la storia?
Nessun
altro professore delle altre scuole di Foggia risulta nell'elenco ministeriale. Per
il Liceo Lanza abbiamo verificato che nessun docente venne sospeso e dispensato
dal servizio per le leggi razziali. Per quanto riguarda gli studenti espulsi,
non è stato possibile rilevare il dato. Mancano, nell’archivio storico della
scuola, i verbali del Collegio Docenti o del Consiglio di disciplina del 1938,
documentazione che potrebbe illuminarci in proposito. Bisognerebbe selezionare,
come hanno fatto gli studenti del Liceo Manzoni per la loro ricerca Oltre
la memoria, i cognomi (paterni e materni), compresi nell'elenco
di 9.800 famiglie ebraiche, in appendice ai Protocolli dei Savi Anziani di
Sion, 1938, curata da Giovanni Preziosi, e destinata a istituzioni pubbliche e
al PNF. Bisognerebbe esaminare anche i registri delle iscrizioni, scrutini ed
esami di tutte le classi del ginnasio e del liceo per gli anni 1937/38 e
1938/39, prendendo nota dei nomi e dei dati - paternità, cognome materno,
possibile esonero dall'insegnamento della religione cattolica - degli studenti
che hanno frequentato nel 1937/38 e che, indipendentemente dall'esito finale,
non compaiono nei registri dell'anno successivo e non risultano trasferiti ad
altre scuole.
Ma
il nuovo clima "razziale" si respira anche al Lanza. Scorrendo
i testi acquistati per l’anno scolastico 1938-39 dal preside Guerrieri,
vediamo che per la biblioteca dei professori fu comprato, fra gli altri, un
libro legato all’attualità del momento storico: Gli ebrei in Italia di
Schaert Samuele. Fra le riviste acquistate per la sala professori spicca La
Difesa della Razza. Al Liceo Lanza ci furono alcuni abbonamenti
"privati" a questa rivista,
sollecitati dal Preside.
Copertina di un numero della rivista «La Difesa della Razza»
Il
primo numero del quindicinale, diretto da Telesio Interlandi e voluto dallo
stesso Mussolini come strumento di divulgazione e propaganda delle idee
razziste, era uscito il 5 agosto 1938. La tiratura dei primi numeri fu
altissima per quei tempi: circa centocinquantamila copie. Il materiale
iconografico insiste su illustrazioni di vari “tipi” di ebrei, di cui era
messa in rilievo la sgradevolezza fisica e morale. Il "logo"
della rivista riproduce l'immagine di una spada che separava l'ariano dall'ebreo
e dal nero. Nel numero del 20 settembre 1938, un'impronta digitale con la stella
di Davide deturpa il volto "ariano" di una statua classica. L'idea che
si voleva suggerire era che le "razze" ebraica e nera fossero
portatrici di corruzione fisica oltre che morale. Le pubblicazioni procederanno
fino al 1943, con minore tiratura.
Nel
1939-40 la scuola foggiana, come tutte le scuole italiane, era ormai
pericolosamente avviata verso la «difesa della razza ariana», come
testimoniano due pubblicazioni acquisite l’anno successivo per la biblioteca
del Liceo Lanza; qui furono acquisiti Inchiesta sulla Razza di Paolo
Orano; Razza e razzismo di Gino Sottochiesa.
Il
preside Guerrieri comunica allo Spettabile Ministero dell’Educazione Nazionale
che sono stati acquistati dagli alunni - tramite il suo Ufficio
di Presidenza - 69 copie del Primo Libro del Fascista e 200 copie
del Libro del Fascista, in aggiunta alle 300 già acquistate
l’anno precedente.
I “libri del fascista”, hanno struttura catechistica, a domanda e risposta e trattano soprattutto il tema della razza. Pubblicati da Mondadori, ad opera del PNF, Il Primo libro del fascista, Il Secondo libro del fascista ed Il Libro del fascista (che li riassume in un volume unico), trattano «la "programmazione" dell’uomo nuovo e dell’italiano di Mussolini». Sono destinati «alla cultura dei semplici e dei giovani»: «Ogni Italiano deve vivere consapevolmente nel tempo fascista, e l'ignoranza di tali basi della nostra esistenza di Nazione è inammissibile; perciò si è voluto offrire ai Fascisti e ai giovani della G.I.L. questa semplice guida, necessaria per la cultura dello spirito come per i quotidiani rapporti dell'esistenza». Nella prefazione leggiamo ancora: «Il Libro del Fascista è un manuale a tutti accessibile che contiene quanto è indispensabile conoscere circa la Rivoluzione, il Partito, il Regime, lo Stato mussoliniano». Vi sono, difatti, riassunti in brevi capitoli, sotto forma di domande e risposte formulate «con tutta praticità e chiarezza», gli aspetti morali, politici, sociali, organizzativi del Fascismo e vi è data notizia dei princìpi, istituti e ordinamenti su cui è basata l'Italia, «nella sua nuova grandezza». La lettura di queste pagine può “illuminarci”, più di tante parole, sulle nozioni di “pulizia etnica” inculcate dal regime agli studenti dell'epoca. Oltre la memoria…
©2004 Teresa Maria Rauzino