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       LA MEMORIA DIMENTICATA

a cura di Teresa Maria Rauzino


 


L'epigrafe de' Sangro.

    

La riapertura delle sezioni del Museo Civico di Foggia, arricchite di nuovi reperti, offre ai visitatori l’opportunità di conoscere aspetti interessanti sulla storia della Daunia dalla Preistoria fino ai nostri giorni.

La novità assoluta per il Museo è rappresentata dall’apertura del Lapidario che arricchisce la cultura della città di nuove testimonianze indispensabili per la conoscenza dei percorsi storici.

Un’inedita e quanto mai utile esposizione, curata egregiamente fin nei particolari dal dott. Francesco Picca storico dell’Arte dello stesso Museo, invita gli studiosi locali ed i cultori della storia ad individuare tali reperti, ed a collocarli nei relativi periodi storici restituendo loro una propria identità che diversamente non avrebbero.

è questo il caso di due splendidi esemplari. Il primo è rappresentato da un’epigrafe esposta in una delle sale di questa nuova sezione del Museo, rinvenuta sul verso di un pluteo risalente al VI secolo d. C. quest’ultimo quale elemento architettonico parte di una basilica paleocristiana. L’epigrafe commemora l’edificazione e la relativa dotazione della chiesa della SS. Annunziata di Foggia che, sorta come cappella dell’omonima Confraternita nel XV secolo, nel 1665 fu concessa alle Clarisse che vivevano nell’attiguo monastero. Fu poi demolita e fatta ricostruire nel 1690 per merito di mons. Antonio de’Sangro, vescovo di Troia.

Tale elemento marmoreo, studiato da Giuliana Massimo durante la catalogazione dei reperti custoditi nei depositi del Museo, rappresenta una sorta di unicum per la storia della città, non solo per il recto ma anche per il verso dello stesso, in quest’ultimo caso quale testimonianza della presenza dell’aristocrazia napoletana in Capitanata e recita:

D[EO] O[PTIMO] M[AXIMO]

TEMLU[M] HOC MONIALIU[M] S[ANCTAE]  CLARAE D[ive o  ivinae (?)] ANNUNCIAT[AE] DICATUM ANT[ONIUS] CL[ERICUS] REG[ULARIS] EP[ISCOP] US TROIANUS EX C[omitibus (?)] MARSOR[UM] MARCHION[IB]US S[ANCTI] LUCIDI D[OMI]NI D[e] SANGRO, ET ALVINAE EX DIIS PENATI[BUS]… [Frangi]PANORU[M] FAMILIA DE TOLF[a] D[OMINI] [L]UTII FILIUS PROPRIIS SU[M]PTIB[US] A FU[N]DAME[N]TIS EREX[it] [or]NAVIT DOTAVIT AN[N]O SUI PRESULATUS XV IN[DITION]IS

Il secondo reperto è rappresentato dal blasone adottato da mons. de’ Sangro nei primi anni del suo ministero. Si tratta di un rarissimo esemplare in pietra, probabilmente proveniente dalla chiesa Collegiata e collocato, forse, su una delle pareti della stessa chiesa in occasione di alcuni interventi di restauro fatti eseguire dal vescovo, ma se ne ignora l’anno preciso.

Tale esemplare, miracolosamente recuperato, era depositato nel Museo tra i reperti da catalogare. Anche dopo la sua catalogazione e relativa  sistemazione nel Lapidario era rimasto privo di attribuzione fino quando è stato riconosciuto da chi scrive in occasione di una recente visita presso la sezione lapidea.

Lo stemma di Antonio de' Sangro.

Questo pezzo unico, uno scudo partito, riporta a destra i colori di casa di Sangro: di oro a tre bande di azzurro ed a sinistra quelli della famiglia Frangipane della Tolfa: di azzurro alla torre d’argento.

La rarità di questo reperto è dovuta al fatto che il vescovo lo utilizzò quasi certamente  per un periodo limitato del suo ministero. Resta, pertanto, un blasone ignoto ai più, in quanto sia nella letteratura specialistica (Cronotassi ecc.), sia nelle testimonianze riscontrabili attraverso i manufatti nei vari interventi di restauro fatti eseguire dal vescovo, specie nell’ultimo periodo del suo ministero, presso la chiesa Collegiata di Foggia e la Cattedrale di Troia, appare sempre la seconda arme utilizzata da mons. de’Sangro, composta di uno scudo a tutto campo con i soli colori di casa de’ Sangro, così come si può notare nei bassorilievi a stucco scolpiti sulle lesene ai lati del Paliotto di tre dei cinque altari minori presenti nella stessa chiesa dell’Annunziata, nonché dal portale della Cattedrale di Troia.

L’attuale difficoltà di poter accedere agli archivi diocesano e capitolare di Troia, non ci ha dato la possibilità di riscontrare con prove tangibili  quanto da noi fin qui asserito. Ci riserviamo, pertanto, di essere più precisi dopo aver avuto l’opportunità di accesso agli archivi.

A questo punto ci sembra utile tratteggiare, brevemente, la figura di questo personaggio protagonista della scoperta. Monsignor de’ Sangro discendeva da un’illustre casata di stirpe longobarda cui furono assegnati possedimenti nei territori di Roccasecca, Rocca Tre Monti, Rocca Cinquemiglia, Alfedena, Barrea e Castel di Sangro. Per tale ragione i membri della famiglia furono decorati del titolo di conti dei Marsi.

Antonio, appartenuto alla linea dei baroni di Casignano e dei marchesi di San Lucido, era il settimo figlio di Luzio, marchese di San Lucido, ed Alivina Frangipane della Tolfa dei conti di Serino.

Nacque a Napoli nel 1629; seguendo le regole imposte dal Maggiorasco intraprese la carriera ecclesiastica entrando nell’Ordine del Chierici Regolari Teatini; divenne professore di Teologia Sacra e per le sue virtù fu ordinato vescovo di Troia il 16 dicembre 1675 e fu consacrato il 26 gennaio 1676. Il 19 luglio 1682 tenne un Sinodo per regolare i costumi del clero e del popolo; nel 1693 partecipò al Sinodo Beneventano celebrato dall’arcivescovo mons. Orsini con il quale collaborò per fissare le norme di disciplina ecclesiastiche. Morì a Foggia il 24 gennaio 1694 ed ivi fu sepolto nella chiesa Collegiata.

Tale scoperta è senz’altro un motivo in più per essere stimolati a visitare il Museo Civico di Foggia, da sempre culla della cultura e della storia delle nostre radici.

    

          

  

©2006 Lucia Lopriore

   


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