LA MEMORIA DIMENTICATA |
a cura di Teresa Maria Rauzino |
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Fresco di
stampa il volume di Rita Borgia,
attenta cultrice della storia delle tradizioni popolari, dal titolo:
La religiosità popolare di Foggia, le edicole devozionali (pp. 120, ill.
b/n e colori, Foggia 2004).
Il volume inaugura la collana Tradizioni e Culti in Capitanata curata della nuova casa editrice foggiana Parnaso.
Unico nel suo genere, il libro racconta spaccati di vita e di tradizioni
che vanno dalla storia delle origini del capoluogo dauno alla fondazione degli
ordini religiosi presenti nella città, alla presenza del culto religioso come
espressione devozionale attraverso le edicole votive.
Per troppo tempo, i simboli devozionali sono stati ignorati, trascurati,
depredati e distrutti.
è abbastanza
semplice, a volte, rilevare come le vicende storiche dell’agglomerato urbano
di Foggia coprano un arco cronologico relativamente lungo. Le origini della città
tradizionalmente si fanno risalire all’anno Mille circa con il rinvenimento
del Sacro Tavolo della Madonna Iconavetere affiorata dalla acque di un pantano.
Secondo il prof. Giovanni De Vita, docente di Storia delle Tradizioni Popolari
presso l’Università degli Studi di Cassino, è opportuno sostenere che gli
aspetti costitutivi e fondanti delle vicende storiche, senza puntare su rigide
indicazioni temporali, siano da ricercarsi nelle questioni della transumanza
appulo-abruzzese, tradotta in istituto giuridico dagli aragonesi [1].
Ma perché
sorgono le edicole devozionali? Quando si hanno le prime tracce della loro
esistenza? Non c’è, in effetti, una risposta a questi quesiti, esse sono
presenti nella città in numero sempre maggiore, e solo di alcune si hanno
notizie certe.
Secondo gli
storici delle tradizioni esse sono sorte quasi spontaneamente probabilmente per
illuminare le strade durante le ore notturne e per evitare assalti da parte
delle frange di briganti verso i passanti. Altri cultori sostengono, invece, che
non essendoci una datazione precisa della loro origine, esse sono sorte nel
tempo per ragioni personali o legate a momenti particolarmente significativi per
la famiglia che le commissiona. Certamente c’è un nesso fra sviluppo
urbanistico e realizzazione delle edicole.
Il prof. Giovanni De Vita, a proposito delle edicole votive, sostiene
che i segni di fede schedati e ubicati all’interno delle aree urbane delle
città, spesso in alcuni casi non sono riconducibili alla tipologia
dell’edicola o perché monumenti di devozione pubblica e municipale o perché
cartelli indicatori
[2].
Nel suo volume
Rita Borgia, affiancata nel lavoro dalla restauratrice foggiana Maria Cirillo,
non si limita solo a schedare le edicole per tipologie architettoniche con
relativa datazione, ma le colloca in un contesto storico preciso e ne fa
un’analisi storiografica puntuale, attraverso la descrizione anche della vita
religiosa della città. Non sono tralasciate, infatti, la storia, la provenienza
dei Santi venerati, le origini del culto con relative date di fondazione delle
chiese, che l’Autrice pone in evidenza attraverso il dovizioso apparato
iconografico nel quale non manca la documentazione d’archivio. Sono
contemplate le riproduzioni degli atlanti antichi come quello del Michele o del
Capecelatro, nonché le planimetrie dei palazzi, rinvenuti presso l’Archivio
di Stato di Foggia, che impreziosiscono il testo.
Non mancano
immagini di edicole ubicate in altre parti d’Italia o nei siti archeologici.
La panoramica
che l’Autrice traccia della storia cittadina vista da altre angolazioni
diventa nella parte centrale del volume, un insieme di immagini e colori che
fanno riaffiorare alla memoria dei più anziani antichi ricordi.
Per il passante
era consuetudine pregare davanti all’edicola devozionale, com’era
consuetudine provvedere al riempimento delle lampade, che dovevano rimanere
perennemente accese, con l’olio.
Dallo scorrere
delle pagine del testo si evincono la fatica ed il duro lavoro costate
all’Autrice per reperire le antiche e preziose immagini di Foggia, qualcuna
gentilmente concessa da altri studiosi e cultori della storia cittadina tra cui
emergono i nomi di Gennaro Arbore, Gaetano Spirito, Maria Teresa Masullo Fuiano,
autrice di una delle presentazioni.
Sono riportate,
inoltre, molte curiosità tra le quali: la trascrizione della canzone in
vernacolo dedicata alla Madonna Iconavetere, scritta da Silvia Marangelli e
Roberto Carreca, e della poesia di R. Lepore dedicata all’arco di San Michele.
A conclusione
del bellissimo lavoro, segue una carrellata di edicole scomparse o riutilizzate
per altri scopi, o dimenticate, o atipiche. Ogni edicola con peculiarità
diverse l’una dall’altra.
Grazie all’impegno di Rita Borgia, questo contributo offre alla città uno strumento cognitivo attraverso il quale esaminare la parte inedita della nostra storia.
©2005 Lucia Lopriore.