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MARCO BRANDO

 

«Le Crociate» di Scott? Meglio Monicelli

 

Ovvero: Brancaleone batte Scott 1-0. Il professore di Storia medievale ospite alla Feltrinelli per «pellicole a duello»

 

   

Parola del professor Raffaele Licinio, docente di Storia medievale nell'Ateneo barese, durante un incontro del ciclo «Pellicole a duello», alla Feltrinelli di Bari. Nei tre quarti d'ora precedenti egli non aveva certo lesinato le critiche al filmone hollywoodiano costato 150 milioni di dollari. Ma ha spezzato una lancia a favore del mitico Gassman Brancaleone e di Monicelli quando («Come prevedevo, c'avrei scommesso...») un ragazzo, in totale buona fede, ha osservato che «un film è un film e non un libro di storia, quindi anche se non è del tutto attendibile, poco male...». Apriti cielo. Il professore è partito in quarta.

Che fine hanno fatto gli ebrei, che in tutto il film non si vedono? E come mai appare in battaglia la bandiera con la mezza luna turca qualche secolo prima che questa comparisse? E perché il protagonista viene spacciato per francese mentre era toscano, come ha scritto lo storico Cardini in un libro su Saladino? Perché Saladino viene affiancato da uno sciita visto che lui era sunnita? E via elencando strafalcioni, errori, omissioni.

«Omissioni ed errori che i critici cinematografici mi dovrebbero spiegare... Di questi tempi ignorare gli ebrei in un film del genere pare quasi una scelta politica precisa», ha detto Licinio. Oltre tutto c'è da dire che Scott al quale devono essere certamente fischiate le orecchie malgrado i diecimila chilometri e i 150 milioni di dollari che lo separavano da Bari quelle critiche se le è pure cercate: ha più volte dichiarato, in varie interviste, di aver basato il suo film su una fedele ricostruzione storica.

Cosicché è stato difficile cercare di farsi dire da uno storico che a un regista non si devono far notare quegli errori in nome del diritto alla creatività: «Di quei 150 milioni di dollari - ha sbottato il professore - Scott poteva usarne qualche migliaio per pagare uno storico che lo consigliasse. I miei studenti delle crociate sanno molto ma molto di più... altrimenti li boccerei».

Insomma, il film è stato vivisezionato. Né c'era via di scampo. Se, ad esempio, s'invitasse uno chef in odor d'accademia a dire la sua opinione nel corso di un dibattito dedicato agli hamburger rifilati in qualche fast food, qualcuno potrebbe aspettarsi un'autocritica nei confronti, tanto per fare un esempio, del «Foie gras del Perigord» accompagnato dal, per fare un altro esempio..., mitico Brunello di Montalcino? Potrebbe mai osannare qualche frattaglia col ketchup accompagnata da una bibita gasata? Ovviamente, no. E il professor Licinio, nel suo campo di battaglia, non è stato da meno.

I critici cinematografici Gaetano D'Elia, tra i relatori, e Vito Attolini, tra il pubblico, hanno potuto e voluto «difendere» il diritto dei registi alla «licenza cinematografica», anche al cospetto della storia. Attolini ha pure ricordato che persino Ariosto e Shakespeare hanno commesso qualche errore di questo genere, nelle loro opere, pur essendo stati ampiamente perdonati.

Tuttavia i critici (e lo stesso Licinio nelle vesti di spettatore) hanno dovuto concordare sul fatto che, fedeltà storica a parte, il filmone stramilionario di Scott uscito in contemporanea in tutto il mondo il 6 maggio scorso, con 700 copie distribuite da Medusa in Italia non è granché. A prescindere, come direbbe Totò».

 

Marco Brando

 

 

dal "Corriere della Sera-Corriere del Mezzogiorno" del 18/05/2005

 

  

 

 

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