GLOSSARIO RAGIONATO DELLE OPERE DI FORTIFICAZIONE
a cura di Ester Lorusso, con la collaborazione di Alfredo Magnatta
Fig.
1.
Treviso. Sbocco
della biforcazione del cunicolo difensivo passante sotto il torrione di Santa
Sofia (epoca rinascimentale).
Tecnica di assedio consistente nella escavazione, mediante picconi e barre metalliche, di gallerie sotterranee al di sotto della cortina muraria della struttura difensiva da conquistare.
Origini ed evoluzione storica
L'attacco mediante scavo di cunicoli sotto le fortificazioni nemiche, particolarmente insidioso per i difensori e praticato in Francia già nella seconda metà del XII secolo, compare nell'Italia settentrionale, e poi in quella meridionale, solo nei primi decenni del Trecento.
Inizialmente affidato all'utilizzo di strumenti e materiali semplici, facilmente reperibili nell'area oggetto degli scontri, subisce, nel corso dei secoli, trasformazioni legate allo sviluppo dell'arte bellica e comporta continui adeguamenti delle strutture difensive alle nuove tecniche di attacco, ma con l'avvento della polvere da sparo entra in disuso, a causa delle più rapide applicazioni di questa invenzione, e viene citato dalle fonti documentarie sino agli assedi delle fortezze piemontesi nel Sei e Settecento.
Caratteristiche costruttive
Le operazioni di mina si svolgono in due sole fasi: il lavoro di scavo e successivo puntellamento dei cunicoli condotto dai genieri al lume di torce ed il momento in cui si appicca il fuoco ai puntelli.
La cava inizia, di solito, con un pozzo molto profondo proseguito con un cunicolo progressivamente risalente verso l'obiettivo. Man mano che la galleria procede, la volta viene puntellata con travi di legno avvolte da fascine e sterpaglie che, non appena completata l'operazione di scavo, vengono incendiati provocandone il crollo insieme al tratto di mura sovrastante.
Solitamente si ricorre a questa tecnica quando si vogliono far crollare le torri di difesa o radere al suolo città o fortificazioni già conquistate. Tuttavia richiede tempo, personale specializzato e notevole attenzione sia per la difficoltà di conservare l'orientamento dello scavo in galleria, sia per la possibilità, lasciata alla difesa, di sentire gli inevitabili rumori prodotti dall'avanzamento dei lavori e quindi di controbatterli in tempo utile.
Al contrario, i vantaggi di un simile sistema di demolizione sono due: la rapidità di esecuzione e la produzione di quantità notevoli di materiale di ingombro, tali da obbligare il nemico, qualora decida di liberare il terreno dalle rovine per ricostruire un nuovo edificio, a frantumarlo in pezzi più minuti e, quindi, ad impiegare per i lavori più tempo del previsto.
Rimedi contro la mina sono la scarpatura, ossia l'aggiunta di un muro inclinato alla base della cinta muraria, oppure la cosiddetta contromina, vale a dire lo scavo di una galleria in grado di intercettare quella degli assedianti, nel tentativo di bloccarne l'avanzamento. Quest'ultima, in particolare, risulta spesso costituita da una ragnatela di tessuti sotterranei, accessibili dalla "gola" del bastione, di sezione mediamente pari a 2 x 2 metri e serviti a loro volta da un anello primario, contenuto nei contrafforti di scarpatura e tale da metterli in comunicazione con veri e propri cunicoli di emergenza, protesi a spinapesce verso la campagna e percorribili solo strisciando. Talvolta, tuttavia, l'avversario, invece di "controcavare" dall'interno, allaga inaspettatamente la cava in via di esecuzione con acqua prelevata dalla cisterna o dal fossato e, così facendo, pur senza risolvere completamente il problema della difesa, prende tempo ritardando l'attacco.
Esempi
La natura non statica dell'opera fortificata descritta non consente, purtroppo, di citare esempi atti a comprenderne esaurientemente le caratteristiche, ad eccezione della torre di Montecastrese, a Camaiore (Lucca) (fig. 7-10), nella quale sono ancora visibili le tracce lasciate da antiche operazioni di mina. Più documentabili i resti di cunicoli e gallerie di contromina, ad esempio a Treviso (fig. 1 e figg. 2-3), Torino (fig. 4 e fig. 5), Firenze (fig. 6), e in altre località.
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Figg. 2-3. Treviso: a sinistra, particolare dei cunicoli che circondano il bastione del castello, lungo la cortina muraria cinquecentesca; a destra, l'ingresso del cunicolo rinvenuto nel 1996 sotto il torrione cinquecentesco di Santa Sofia.
Fig. 4. Torino, il Mastio della Cittadella: nel suo sottosuolo si stendevano due piani di gallerie di contromina scavate fra i 6-8 metri e tra i 12-14 metri di profondità.
Fig. 5. Torino, la Cittadella: ricostruzione grafica della cosiddetta Scala di Pietro Micca prima dell'esplosione nell'assedio del 1706; la freccia indica la camera di mina, destinata a bloccare il passaggio in caso di emergenza (da Guido Amoretti, La verità storica su Pietro Micca, Torino 1996).
Fig. 6. Firenze, fortezza di San Giovanni, detta da Basso: la galleria che conduce al cosiddetto «corridoio delle troniere».
Figg. 7-10. Camaiore: nelle prime due immagini la località; nelle ultime due il castello di Rotaio, dotato di una fitta rete di cunicoli e camminamenti sotterranei.
Indicazioni bibliografiche
C
assi Ramelli A., Dalle caverne ai rifugi blindati. Trenta secoli di architettura militare, Bari 1996.LUISI R., Scudi di pietra, I castelli e l'arte della guerra tra Medioevo e Rinascimento, Bari 1996.
MALISPINI R., Storia fiorentina di Ricordano Malispini col seguito di Giacotto Malispini, a cura di V. Follini, Roma 1976.
Settia A. A., Castelli e villaggi nell'Italia padana. Popolamento, potere e sicurezza fra IX e XIII secolo, Napoli 1990.
©2002 Ester Lorusso