GLOSSARIO RAGIONATO DELLE OPERE DI FORTIFICAZIONE
a cura di Ester Lorusso, con la collaborazione di Alfredo Magnatta
Fig.
1.
L'assalto alle cortine nell'assedio di Antiochia (miniatura XV sec.).
Nel
contesto dell’architettura difensiva indica la costruzione perimetrale in
muratura che delimita e protegge una città, una fortezza, un castello o anche
solo un edificio dimensionalmente rilevante.
Origini ed evoluzione storica
L’introduzione della cortina muraria risale all’antichità ed è comune a numerose civiltà, in quanto consente di rispondere in maniera semplice ed efficace tanto alle esigenze difensive di collettività medio-grandi, quanto a quelle abitative dei singoli. Di conseguenza rappresenta una soluzione costruttiva dalle caratteristiche estremamente legate alle alterne vicende della storia e, per questo, uno dei principali simboli del potere e della ricchezza delle popolazioni che ad essa hanno fatto ricorso.
Limitando
l’indagine alla Penisola si osserva, infatti, che le genti italiche edificano
mura con enormi blocchi trapezoidali giustapposti a secco e disposti secondo un
andamento poligonale; i Greci importano dalla madrepatria una soluzione basata
su due cortine murarie di conci collegate da elementi trasversali (“conci
diatoni”, cioè di lunghezza pari allo spessore murario) e da un riempimento
interno di terra battuta; i Romani realizzano mura “a sacco” di grande
spessore, con nucleo interno in malta cementizia e paramenti accurati in opera
quadrata o laterizia; le popolazioni altomedievali, infine, introducono semplici
cortine spesse poco più di un metro, rivestite da paramenti con blocchetti di
piccole dimensioni talvolta intervallati da mattoni (“opera listata”),
oppure mura in ciottoli fluviali o in “opera incerta”.
A partire dall’ultimo Medioevo, invece, la cortina muraria si arricchisce di nuovi elementi, come la scarpatura delle mura verticali, la realizzazione di
fossati protettivi e vari espedienti architettonici di supporto, trasformandosi così in un’opera sempre più complessa e dalla progettazione riservata a veri esperti.Caratteristiche costruttive
Considerando
prevalente l’aspetto difensivo su quello architettonico, nello studio della
tecnica di realizzazione di una cortina
muraria
occorre
fare una netta distinzione tra
l’antichità e l’inizio dell’epoca medievale, in quanto si assiste ad un
progressivo e rapido affinamento della tecnica costruttiva in risposta a
strategie belliche in continua evoluzione.
Una cortina interna deve infatti comandare quella più esterna che la raddoppia sfruttando una differenza di altezza che, nel caso migliore di due difese concordi, consente ai rispettivi ordini di fuoco di sommarsi tra loro per battere il terreno antistante. Quando la cortina muraria, alta intorno ai 10 metri (cioè la misura di due scale sovrapposte), non viene munita con torri, risulta difesa da salienti, vale a dire opere murarie di forma angolata con il vertice verso il nemico, sempre distanti tra loro meno della gittata delle armi disponibili, in modo da permettere all’assediato di colpire lateralmente l’aggressore che si muove frontalmente contro la cortina perché, vedendola sguarnita di torri, la ritiene più vulnerabile.
Normalmente,
però, le opere fiancheggianti del Medioevo comandano dall’alto le opere
frontali: il fiancheggiamento, date le scarse gittate delle armi disponibili presenta aspetti ancora
incerti. Infatti, per
garantire la consistenza dei muri contro il tiro diretto dell’avversario, si
evitano particolari inclinazioni della proiezione a terra degli elementi
superiori mediante altezze dell’ultimo piano calpestabile rispetto al piano di
campagna pari a due quinti della larghezza dell’antistante fossato.
Ove presenti, le torri non sono più piene nelle parti inferiori come quelle antiche, ma vuote, per sistemarvi piani a diversi livelli in corrispondenza delle feritoie (le fessure dalle quali i soldati rispondevano con le armi all’attacco esterno) e, in un primo momento, sopravanzano notevolmente in altezza le cortine stesse, delle quali non risulta pratico né economico aumentare oltre misura l’altezza e alle quali non è possibile fornire, in caso di pericolo, altro che pochi difensori. Non sono troppo sporgenti dal piano di facciata, hanno pareti esterne verticali e pianta quadrata o rettangolare, più raramente circolare o poligonale, e devono, a loro volta, interrompere la continuità della cortina con porte ben robuste, scale fisse o mobili o, ancora, con piccoli ponti levatoi gettati su slarghi realizzati appositamente lungo un camminamento superiore o, infine, con tutti questi accorgimenti insieme. In alcuni casi sono addirittura semicircolari, staccate dal recinto murario e ad esso collegate per mezzo di una gola.
Quando
la scalata nemica si indirizza verso una cortina non
irrobustita esternamente, e quindi presunta meno efficiente, la difesa si attua
o procurando un preventivo concentramento di forze dietro le loro merlature
o richiamando tali aiuti, solo nel momento del bisogno, attraverso linee interne
dette cammino di ronda (fig.
3), di larghezza pari allo spessore del muro
sottostante, eventualmente allargato (nel caso più elementare) con pochi corsi
di mattoni a sbalzo verso l’interno se la merlatura è a filo della parete
oppure con maggiori sporgenze ottenute in maniera più o meno complessa, la cui
più completa intercettabilità viene raggiunta e realizzata in quasi tutti gli
esempi dal XII secolo in poi.
A partire dall’ultimo Medioevo si provvede ad incrementare la difesa delle cortine e delle relative torri mediante la scarpatura delle mura verticali, con camiciature aggiunte contro la base del muro, per evitare il gioco delle mine sotterranee e l’approccio delle scale e delle torri d’assalto, e si ritiene utile riempire una striscia del fosso e contenere il rinterro con un secondo argine in muratura. Nel basso antemurale così ottenuto a spese dell’ampiezza del fossato, oltre ad ottenere una più valida sede per la difesa leggera vicina e radente della controscarpa, si aggiunge un cuscinetto di ammortamento e difesa del muro. Tuttavia l’espediente dei terrapieni elevati nel fosso, intesi tanto come cuscinetti di copertura del muro quanto come traverse di copertura dei fossati (capannati) o come elementi ammortizzatori misti (false braghe), pur apprezzato per la sua economica rapidità, viene abbandonato quando, per l’aumentata potenza dei proiettili, si presenta il pericolo che queste opere, sfasciandosi e riempiendo il fosso, facilitino troppo la scalata e l’urto del nemico, per cui si preferiscono ad essi ripari più leggeri volanti e meno impegnativi come gabbionate o barriere di pali infissi nel terreno (per le diverse fasi evolutive vedi la fig. 3).
Esempi
A causa della sua ampia diffusione (figg. 4-7), la cortina muraria consente di individuare non singoli e specifici esempi, ma piuttosto insiemi di realizzazioni accomunate dalla omogeneità delle caratteristiche costruttive e morfologiche. è questo il caso delle fortezze greche, dei castra romani, dei primi esempi di castella medievali e poi, a seguire, degli edifici fortificati dell’epoca moderna, fino al momento in cui la cortina viene fusa con il circuito murario urbano e diventa un elemento di difesa complesso e variamente articolato.
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Fig. 2. Il cammino di ronda nel castello Caetani di Sermoneta (Latina).
Fig. 3. Le fasi evolutive della cortina muraria, da quella alta con torri interposte (fase 1) sino a quella con muro basso staccato (fase 6).
Figg. 4-5. Le cortine del castello di Calatayud, in Aragona (a sinistra), e quelle del castello di Pirou, in Normandia.
Figg. 6-7. Le cortine del Crac des Chevaliers, Homs, Siria (a sinistra), e quelle del castello di Lagopesole, in Basilicata. Per la scheda e altre immagini sul castello: Lagopesole.
Indicazioni bibliografiche
CASSI RAMELLI A., Dalle caverne ai rifugi blindati. Trenta secoli di architettura militare, Bari 1996.
LUISI R., Scudi di pietra, I castelli e l’arte della guerra tra Medioevo e Rinascimento, Bari 1996.
MAURO A., Le fortificazioni nel Regno di Napoli, Napoli 1998.
©2001 Ester Lorusso