GLOSSARIO RAGIONATO DELLE OPERE DI FORTIFICAZIONE
a cura di Ester Lorusso, con la collaborazione di Alfredo Magnatta
Figg.
1-2.
Resti del castello di Restormel, in Cornovaglia, edificato su una
motta.
Significato
Il termine motta compare nel X secolo ed indica una collina artificiale eretta con il terreno di risulta proveniente dallo scavo del
fossato che circonda l’altura stessa ed il sistema di difese in terra e legno, più o meno articolato e di forma solitamente circolare o ellittica, contenuto all’interno del recinto.Diffusosi dapprima nei territori d’Oltralpe, a partire dal Duecento diventa comune anche nell’Italia settentrionale nella specifica accezione di rialzo di terra dotato di struttura difensiva di non grande importanza e di forma anche poligonale, mentre, nel secolo successivo, assume il significato specifico e particolare di abitato munito di nuova fortificazione e generalmente privo di organi amministrativi, come testimoniano, a ricordo di ciò, toponimi quali Motta Visconti (Milano), Motta di Livenza (Treviso), Motta Baluffi (Cremona), Motta Vagnoni (Torino).
Origini ed evoluzione storica
Dopo un periodo iniziale di scarsa diffusione, la motta comincia ad imporsi a larga scala nella prima metà dell’XI secolo e resta largamente in uso per tutto il Trecento, anche se con radicali trasformazioni, come il restringimento dei grandi recinti tipici dell’epoca precedente, per poi divenire, nel XIV secolo, parte o apprestamento difensivo del castello ad essa sussidiario, posto a distanza più o meno ravvicinata ed utilizzato contemporaneamente durante le operazioni di difesa. Le ragioni della durata piuttosto limitata del ricorso a questo insieme elementare di difese (essenzialmente tumuli di terra più o meno battuta), risiedono nel clima di generale disorganizzazione e diffuso cattivo armamento europeo dal quale hanno origine. Tuttavia proprio dai primi esempi di motta tronco-conica deriva l’espediente della torre centrale, quella che, successivamente, fornirà lo spunto per il castello-torre normanno ed il dongione francese.
Caratteristiche costruttive
Nell’arco di tempo che va dal X al XII secolo la realizzazione di edifici fortificati in muratura è subordinata a quella delle difese in terra e legno che, pur essendo indubbiamente meno efficaci, risultano di gran lunga più economiche e, soprattutto, più “flessibili” nell’organizzazione distributiva e nella varietà di tecniche costruttive utilizzabili per la loro realizzazione.
Questi presupposti sono alla base del ricorso alla tipologia difensiva della motta, che in numerosi casi diventa anche, per la nobiltà feudale delle regioni italiane e centroeuropee, strumento di potere dalla doppia funzione di mezzo difensivo contro possibili attacchi esterni e di valido simbolo di affermazione sociale tanto sugli altri signori quanto sulla popolazione dell’area governata.
Come
primo atto, dunque, si provvede a delimitare l’area ammassando una quantità
di terra dalla forma tronco-piramidale del diametro variabile tra i 30 ed i 300
metri ed altezza tra i 3 ed i 20 metri rispetto al piano di campagna, e a
munirla scavandovi intorno un fossato
il più largo e profondo possibile e circondando il basamento di questo
terrapieno con un recinto di assi di legno compatto come un muro di pietra e, a
seconda delle possibilità, con una o più torri disposte perimetralmente con
funzione di arricchimento della difesa. Successivamente, per dominare tutta la
zona circostante, si edifica, all’interno e tangenzialmente all’area munita,
un secondo tronco di cono, anch’esso in terra ma più piccolo del primo e
coronato da una seconda palizzata legata alla prima e da una fortezza in
struttura lignea (arcem), che funge da
abitazione e rifugio sicuro del signore ed è articolata in modo da garantire
l’accesso alla porta d’ingresso alla motta solo attraverso un ponte
che, estendendosi sino all’estremità più lontana del fossato
e appoggiandosi su coppie di pilastri in legno o muratura collocati ad
intervalli regolari, lo scavalchi e giunga all’altezza del terrapieno,
toccandone l’estremità e terminando direttamente dinanzi alla porta. è
molto probabile che il fossato,
nell’XI secolo, fosse difeso da una palizzata e da una torre di legno e che,
nel secolo successivo, le scarpate fossero progressivamente sostituite da cinte
in muratura
e da una torre di fiancheggiamento.
Esempi
Molti sono i resti di questo tipologia difensiva nei territori un tempo dominati dai normanni, specie in Gran Bretagna - la motta normanna del XII sec. a Elsdon Castel, la motta con relativo castello di Restormel (figg. 1-2, 4-5), e i castelli di Dover (fig. 6) e Windsor (figg. 7-9) - e nel nord della Francia; più scarsi quelli italiani, anche se il Meridione, avendo subito l’invasione normanna, conserva numerosi toponimi legati a scarse tracce, come motta di San Marco Argentano (figg. 10-11), Cosenza; motta di Scribla, Cosenza (figg. 12-14); motta Vaccarizza presso Troia, Foggia; motta di Petralia Soprana, a sud-est di Cefalù, Palermo; i ponticelli di Segesta sul monte Barbaro, nel trapanese.
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Fig. 3. Esempio di una motta.
Figg. 4-5. Il castello di Restormel: veduta dall'alto e pianta del nucleo centrale.
Fig. 6. Il forte di Dover, sulla costa inglese della Manica, si è sviluppato a partire da una motta.
Figg. 7-9. Tre immagini del castello di Windsor.
Figg. 10-11. Resti del castello di San Marco Argentano (Cosenza).
Figg. 12-14. La collina di Scribla (Cosenza), e due immagini dei resti del castello: la torre grande e la torre di fiancheggiamento.
Indicazioni bibliografiche
CASSI
RAMELLI
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Bari 1996.
Cuozzo E., “Quei maledetti Normanni” Cavalieri e organizzazione militare nel Mezzogiorno normanno, Napoli 1989.
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Maurici
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bizantini ai normanni, Palermo 1992.
Settia
A. A., Proteggere e dominare.
Fortificazioni e popolamento nell’Italia medievale, Roma 1999.
©2001 Ester Lorusso