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GLOSSARIO RAGIONATO DELLE OPERE DI FORTIFICAZIONE

a cura di Ester Lorusso, con la collaborazione di Alfredo Magnatta

Fig. 1. Le torri di San Gimignano (Siena).


Significato

Il termine turris viene utilizzato dalle fonti documentarie per indicare tanto la torre di cortina o quella isolata quanto la casa di campagna in pietra o il piccolo fortilizio.


Origini ed evoluzione storica

Nota anche come casa forte, in quanto autosufficiente dal punto di vista difensivo, la torre a pianta quadrata è l’organismo architettonico per antonomasia dell’alto Medioevo e, per questo, segue le diverse tradizioni costruttive locali.

Le sue dimensioni, soprattutto se paragonate a quelle delle torri edificate nei secoli successivi, risultano piuttosto ridotte e pari, mediamente, a circa quattro metri per quattro in pianta e sei-sette metri in altezza.

Quando il piano terra viene utilizzato come cisterna d’acqua, particolarmente curato è il sistema di adduzione e di emissione dell’acqua stessa, utilizzato, ove possibile, per mettere in movimento una vicina mola. Ai piani superiori, invece, la costruzione è arricchita con strutture aggettanti rispetto al filo murario e coperture provvisorie in legno che rendono attuabili azioni di difesa piombante.

Pur non escludendo la funzione residenziale, a partire dal XII secolo le mutate esigenze della difesa inducono trasformazioni sempre più vistose nella tipologia della torre a pianta quadrata e tali da limitare la sua diffusione, insieme a quella della torre a pianta rettangolare, agli avamposti militari destinati ad ospitare una sola guarnigione. Infatti la sua configurazione morfologica lascia verso l’esterno una porzione piuttosto ampia di terreno preclusa al tiro dei difensori (il cosiddetto angolo morto), nella quale l’aggressore deve temere solo le offese che provenivano dall’alto delle mura, per cui nel XV secolo si assiste alla completa sostituzione, nelle strutture difensive, delle torri a pianta quadrata con quelle a pianta circolare.


Caratteristiche costruttive

La torre a pianta quadrata, simbolo della cultura e della società medievale, presenta solitamente pianta con lato di lunghezza variabile dai quattro agli otto metri e spessore compreso fra gli ottanta centimetri ed i due metri e prospetti compatti di altezza proporzionale alla base (dai dodici ai trentacinque metri circa); orizzontamenti interni consistenti, al piano terra e all’ultimo piano, rispettivamente in volte a botte e volte a crociera e, ai livelli intermedi, in solai lignei; apparecchi murari, infine, realizzati con blocchi lapidei di varia natura e dimensione, solitamente edificati con scarso impiego di malta.

A livello del piano di campagna una cisterna raccoglie l’acqua piovana; alcuni metri più in alto, per motivi di sicurezza, è ricavato l’unico ingresso, raggiungibile solo mediante una scala di legno che può essere facilmente ritirata al suo interno in caso di necessità, mentre lungo tutto il perimetro si aprono strette feritoie e balestriere ai livelli inferiori e, al contrario, più ampie finestre strombate nei tratti centrali e sommitali dell’alzato.

Le facciate sono alquanto simili, in quanto rispondenti ad un’organizzazione rigorosamente simmetrica che trova giustificazione tanto nelle esigenze militari quanto in quelle statiche ed impone la realizzazione di una struttura il più possibile equilibrata nella distribuzione dei carichi e nel posizionamento delle bucature sia in pianta che in alzato.

Elementi introdotti per intensificare la difesa possono essere: l’attacco a terra a scarpa e l’ampia distribuzione di “buche pontate” (nelle quali incastrare le testate delle travi di legno per realizzare quelle strutture oggi note come “ponteggi”) in posizione evidente, ma la costruzione è in grado di difendersi già con la sua mole, i suoi spessori, la sua robustezza, tanto che, eccetto pochi esempi, non si riscontra neanche la presenza di merlature, necessarie in futuro, ma pressoché inutili al momento, in quanto nessuna gittata, dal basso, riesce ancora a raggiungere l’altezza del difensore, peraltro ben riparato dalla copertura.


Esempi

Degne di nota sono la torre centrale di rocca Sillana (fig. 6) e del castello di Ripafratta (figg. 7-8), entrambe in provincia di Pisa, la torre di Casa Faggiolo (figg. 9-10) a Malfolle (Marzabotto, Bologna), quella trecentesca di Cento (fig. 11) nel Ferrarese, le torri quattrocentesche di San Gimignano in provincia di Siena (figg. 1 e 2-5) e quelle di Lugo, tenute dagli Estensi dal 1436 al 1579.


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Figg. 2-5. Le torri di San Gimignano (Siena).

Figg. 6. La torre centrale di rocca Sillana (Pisa).

 

Figg. 7-8. La torre quadrata del castello di Ripafratta (Pisa).

 

Figg. 9-10. La torre di Casa Faggiolo a Malfolle (Bologna).

Fig. 11. La facciata della rocca di Cento (Ferrara).


Indicazioni bibliografiche

LUISI R., Scudi di pietra. I castelli e l’arte della guerra tra Medioevo e Rinascimento, Bari 1996.

Maurici F., Castelli medievali in Sicilia. Dai bizantini ai normanni, Palermo 1992.

       

     

©2001 Ester Lorusso 

      


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