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a cura di Felice Moretti


di Felice Moretti

Granada, Alhambra: Patio dei Leoni


Negli antichi culti pagani europei e afro-asiatici, 1’immagine del leone racchiudeva gli attributi della Divinità.

Presso gli antichi Egizi, la dea Sekhet portava una testa leonina; presso gli Ammoniti il sole era adorato col nome di Camos, il Leone-sole, e in Siria il leone aveva il carattere divino. In Persia era uno degli animali sacri al culto di Mitra, e gli antichi Persiani dedicavano al leone alcune feste che prendevano il nome di “Leontiche” in onore di Mitra “il Sole invincibile”, la cui statua portava una testa di leone su un corpo umano. Ancora oggi in Iran il leone è il simbolo araldico dello Stato; porta sul dorso un sole risplendente e brandisce una spada.

Nell’antica Assiria, il Dio del coraggio guerriero era rappresentato da un leontocentauro con quattro zampe leonine e due braccia umane. Questo simbolo del coraggio fu in seguito adottato dalle legioni romane in Oriente, che applicarono 1’immagine del leone sulle insegne militari. Segno della regalità e della potenza, 1’immagine leonina fu incisa anche su monete, come quelle coniate ai tempi di Alessandro il Grande, e su quelle degli imperatori Probo e Gallieno.

Simbolo della forza e del coraggio, il leone lo fu anche della giustizia. Gli antichi dicevano che esso non si avventava mai sulla preda se non spinto da un eccezionale bisogno di nutrirsi e che, anche in questo caso, non spiccava il balzo sull’avversario caduto a terra prima che avesse avuto inizio il combattimento. Si raccontava inoltre che il leone sapeva mostrarsi riconoscente per un bene ricevuto al punto tale che gli uomini lo additavano ad esempio di giusta gratitudine. Il Medioevo non aveva rotto questi legami riferiti al leone e al senso della giustizia. è noto infatti che in età medievale le cause di giurisdizione civile ed ecclesiastica venivano discusse e risolte sui sagrati delle chiese, dinanzi ai portali incorniciati da leoni di pietra; i giudizi venivano formulati ed emessi secondo la nota formula inter leones et coram populo, cioè tra i leoni e il popolo assemblato. Il motivo non è solo cristiano e occidentale. Se i leoni sono piazzati dinanzi ai portali delle nostre cattedrali come vigili perenni dell’ortodossia cristiana, leoni di granito montavano la guardia a Micene o dinanzi a templi indiani e, per le credenze religiose orientali, i leoni come i draghi, non chiudono mai gli occhi.

Cattedrale di Bitonto, particolare del finestrone absidale: il leone che artiglia e strazia un animale.

Nell’arte cristiana, il leone è il simbolo della misericordia, della regalità e della Resurrezione di Cristo. Nella cattedrale di Bourges, su una vetrata, esso monta la guardia dinanzi alla tomba di Cristo resuscitato. Simbolo di Cristo e della Sua Resurrezione perché il Signore sembrò solo addormentarsi nella morte, il leone è anche il simbolo della Sua Incarnazione, perché Cristo nascose accuratamente le tracce della Sua divinità quando s’incarnò nel seno della Vergine.

Principio della nostra futura resurrezione, 1’immagine di Cristo è associata a quella della leonessa quando, nel deporre sulla terra i suoi piccoli appena nati, che per tre giorni non danno alcun segno di vita, al terzo giorno la riacquistano col soffio materno.

Gli autori dei Bestiari medievali, nel processo di trasformazione in senso cristiano delle notizie di antichi autori pagani sulle abitudini del leone, si sono serviti in modo particolare delle interpretazioni di Origene e del Physiologus.

L’unione in Gesù Cristo di due nature, la divina e 1’umana, ha costituito il tema di numerose immagini allegoriche che ritroveremo applicate ad altri animali fantastici. Per quanto riguarda il leone, gli antichi autori pagani e cristiani concordano nell’asserire che tutte le qualità attive del leone sono localizzate nella parte anteriore del suo corpo, nella testa, nel petto e nelle sue zampe anteriori, mentre la parte posteriore del corpo non ha altra funzione se non quella di sostegno, di punto d’appoggio a terra: anterioribus partibus coelestia refert, posterioribus terram. Pertanto, essi fecero della parte anteriore il simbolo della natura divina di Cristo; di quella posteriore, 1’immagine della sua umanità.

Ma la simbologia del leone è ambivalente a seconda che la sua forza è messa al servizio del bene o del male. è interpretata come immagine di Cristo quando combatte il serpente, il drago o altre bestie maledette come il caprone (e questo è un tema iconografico che ricorre frequentemente nelle sculture delle nostre cattedrali), ma anche come simbolo di Satana, dei vizi e dell’eresia. Un leone che strazia con le zampe e con i denti un animale è 1’immagine della giusta severità della chiesa contro coloro che si ostinano a disconoscere la sua autorità. I commentatori dei libri sacri riconoscevano esplicitamente 1’immagine del demonio nel leone di cui Davide fu il vincitore. Sin dall’alba della Chiesa, Pietro aveva detto: «Siate sobri, o fratelli e vegliate; perché il diavolo vostro nemico è come il leone che ruggisce e cerca di divorarvi» (San Pietro, I epist.).

Il ruggito del leone è interpretato dagli antichi Padri della Chiesa anche come la potente parola del Signore di cui si servirà la liturgia latina: De Sion rugiet, et de Jerusalem dabit vocem suam.

 

I leoni (a sinistra, dal Bestiario manoscritto Bodley 764, metà del XIII sec.; a destra, da un manoscritto del secolo XI del Physiologus)

Nel suo ruolo satanico, il leone è spesso il simbolo di una delle tre concupiscenze alle quali 1’ascetismo cristiano attribuisce la perdita delle anime: «concupiscenza della carne», da cui la lussuria, la gola, 1’ignavia; «concupiscenza degli occhi», da cui ancora la lussuria, 1’avarizia e 1’invidia; «concupiscenza dell’orgoglio della vita», da cui 1’orgoglio e la collera. In queste tre derivazioni dei peccati capitali, il leone rappresenta 1’orgoglio della vita. A seconda dei contesti, oltre ad essere il demone dell’eresia, è anche il vincitore dei culti idolatri quando 1’arte medievale lo associa ad altro animale o ad una figura umana femminile che soggiace sotto le sue zampe.

Pur nell’ambivalenza dei suoi ruoli simbolici, a partire dal IV secolo, la visione di Ezechiele e dell’Apocalisse di Giovanni assegnano al leone un posto stabile nella rappresentazione del Tetramorfo a significare 1’evangelista Marco accanto al vitello (Luca) e all’aquila (Giovanni), le cui più antiche rappresentazioni risalenti al V secolo si trovano nei mosaici del battistero di Napoli e nell’abside di S. Prudenziana a Roma.

Il Tetramorfo che sintetizza un solo Essere dalle multiple facce a significare i diversi sensi cristici dei quattro animali (uomo incluso: Matteo), fu un soggetto preferito nell’arte medievale del XII secolo per la decorazione dei portali principali delle grandi chiese e cattedrali.

Nel simbolismo medievale il corpo e il viso umano del Tetramorfo, nel richiamare «il Figlio dell’Uomo che per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo», significano attributi diversi nell’unità della divinità: il leone significa che Cristo è re; il toro significa che Egli è sacerdote e vittima; 1’aquila proclama che Dio, Uomo nello stesso tempo, è venuto dal cielo. «Egli fu Uomo nella nascita, vitello nella morte, leone nella Resurrezione, aquila nell’Ascensione»: Fuit homo nascendo, vitulus moriendo, leo resurgendo, aquila ascendendo.

 

Da leggere:

F. MacCulloch, Mediaeval Latin and French Bestiaries, Chapel Hill, 1960.

P. Testini, Il simbolismo degli animali, in L’uomo di fronte al mondo animale, II, Spoleto 1985.

F. Zambon, Il Fisiologo, Milano 1985.  

F. Moretti, Specchio del mondo. I ‘Bestiari fantastici’ delle cattedrali. La cattedrale di Bitonto, pref. di F. Cardini, ed. Schena, Fasano 1995 (dal volume è tratta la seconda immagine di questa pagina).

     

        

©2002 Felice Moretti

       


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