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BIBLIOTECA. PROPOSTE DI LETTURA SUL MEDIOEVO

pag. 108

Gabriele PEPE

Il Medio Evo barbarico d’Italia

Einaudi, I ediz. 1941

 

"Le prime monografie di Pepe apparvero con l’avallo di Benedetto Croce e Adolfo Omodeo. Laterza pubblicò nel 1938 Lo Stato ghibellino di Federico II; Einaudi, nel 1941, Il Medio Evo barbarico d’Italia; entrambe le opere vennero positivamente recensite nella Critica, la prima da Omodeo, la seconda da Croce. …

L’alto Medioevo di Pepe era radicalmente diverso da quello romantico-germanico. La lettura di Pirenne contava: non c’era stato reale contributo germanico di civilizzazione, e le invasioni erano state solo un fattore di declino. Non apporti di vigore fisico, di lealtà e di libertà, com’era stato scritto nell’Ottocento; e Pepe insisteva sulla violenza e rozzezza, in specie del dominio longobardo. La questione longobarda veniva ripercorsa guardando ad Alessandro Manzoni e Carlo Troya; né da quella disorganizzazione politica sarebbe potuta scaturire una efficace soluzione unitaria. A dar conto di quell’età di dolore poco valevano le analisi legate a sottigliezze giuridiche; erano la rovina dell’economia, il tracollo demografico e la crisi del sistema sociale, il tramonto e la tormentata sopravvivenza della cultura classica che attraevano l’interesse di Pepe, convinto poi del fatto che non la sopravvivenza formale degli istituti romani, ma quella della vita urbana negli spazi latino-bizantini fosse stata alla base della nuova storia di un popolo nuovo. Del resto, Pepe era netto nell’indicare nel cristianesimo la religione di una civiltà superiore; e Gregorio Magno era stata la più grande figura del Medioevo europeo (dal Dizionario Biografico Treccani)".

    

 

 


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