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TUTTE LE FORTIFICAZIONI DELLA PROVINCIA DI IMPERIA

in sintesi

I castelli della provincia trattati da collaboratori del sito sono esaminati nelle rispettive schede. I testi presentati nella pagina presente sono tratti invece da altri siti internet: della correttezza dei dati riportati, castello per castello, sono responsabili i rispettivi siti.

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Apricale (castello della Lucertola)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito it.wikipedia.org

  

«La formidabile posizione del Castello, sopra uno sperone roccioso emergente dall'erta dorsale collinare e a dominio della sottostante insellatura poi trasformata in piazza, autorizza a ipotizzare che in età preromana il sito ospitasse un castellaro, anche se finora sono mancati riscontri archeologici. Di certo si sa che furono i conti di Ventimiglia a sceglierlo intorno al X secolo per farne il baluardo difensivo del luogo attorno al quale si è poi sviluppato il Borgo medievale. La facciata era fiancheggiata da due torri quadrate, di cui la superstite, venne trasformata in campanile. Il toponimo Brìcure, attribuito alla zona immediatamente posteriore, è stato interpretato quale luogo di stazionamento delle macchine per lanciare pietre, o brìcole. Nel corso del secoli il Castello fu sottoposto a numerosi rimaneggiamenti. Passato il comune ai Doria, venne forse ingrandito e rafforzato, ma nel 1523 non potè resistere all'assedio del vescovo Agostino Grimaldi, che lo distrusse parzialmente senza tuttavia riuscire a catturare Bartolomeo Doria l'assassino del fratello, che vi si era rifugiato. La successiva ricostruzione lo rese nuovamente agibile, ma con funzioni militari ridotte. Passato ai Savoia nel 1634 e ancora a Francesco Doria nel 1652 (quando questi venne nominato marchese), fu venduto nel 1806 per 3.400 lire genovesi a Stefano Cassini, che iniziò la sua trasformazione in residenza privata. All'inizio del Novecento, il chirurgo Fruttuoso Cassini, che lo aveva ereditato, vi ricavò due appartamenti che fece affrescare da Leonida Martini, e realizzò il giardino pensile sostenuto da un nuovo muraglione verso la chiesa. La palma che vi troneggia al centro risale a quella fase di ristrutturazione.
Oggi. Dopo un periodo di decadenza è stato acquistato dal Comune e sottoposto a un provvidenziale e radicale restauro, che lo ha restituito alla sua antica dignità. Sono stati inoltre recuperati gli ambienti sotterranei, mentre i signorili ambienti affacciati sul giardino pensile del piano rialzato accolgono diverse sezioni del Museo della Storia di Apricale. Il grandioso salone del piano superiore e le sue appendici laterali sono una sede perfetta per le mostre d'arte e le manifestazioni culturali che vi si susseguono durante tutto l'anno. Una foresteria garantisce inoltre agli ospiti illustri, un confortevole soggiorno. Superato il portone d'ingresso un breve corridoio immette nel giardino pensile (fiorito e profumato, diviso a metà da un vialetto coperto da un pergolato in ferro battuto reallzzato in loco nel 1930), che si prolunga anche ai lati. ... Visto dalla sottostante piazza principale, il Castello della Lucertola, si mostra al visitatore con un alto muraglione in pietra a vista, che nella parte rivolta verso la chiesa presenta un doppio ordine di tre arcate a tutto sesto. La più interna dell'ordine Inferiore, chiusa da una cancellata e accessibile dall'interno, custodisce sulla parete il dipinto di Enzo Cini San Bartolomeo dei Fiori, che fu realizzato per l'oratorio di Apricale.
Visita. Il panoramico e fiorito giardino pensile è anche il punto di partenza per una visita alle meraviglie che il Castello racchiude al suo interno. Sulla sinistra entrando si nota subito la doppia scalinata che immette nel museo del Castello (ingresso 5 euro): qui vi verrà incontro un simpatico personaggio dal fare bohèmién, René, il custode del Castello nonché poeta nostrano; egli vi condurrà alla scoperta delle 7 stanze tematiche del Museo proseguendo poi verso il piano superiore che è interamente occupato dal grande salone delle esposizioni, in cui vengono allestite le mostre temporanee che si succedono nell'arco dell'anno. Sempre dal giardino pensile si può scendere nei sotterranei del Castello, coperti da volte a botte e già adibiti a cantine e depositi di derrate varie (alcuni ambienti erano probabilmente destinati a prigione). Recuperati e divenuti sede abituale della Festa dell'Olio nuovo in primavera, conservano alcuni attrezzi per il lavoro agricolo. Scendendo nella parte più bassa, formata da due antiche cisterne, si accede alla Loggia superiore che si affaccia sul sagrato della chiesa parrocchiale, e si entra nella Galleria del Teatro, un corridoio ricavato tra le mura antiche del Castello e i muri più recenti costruiti durante i lavori di sistemazione del giardino pensile all'inizio del Novecento. Qui sono esposti i manifesti delle varie rappresentazioni teatrali e le sagome della scenografia dei Tarocchi di Emanuele Luzzati».

http://www.apricale.org/it/ilturismo_cosavedere_ilcastello.asp


Aquila d'Arroscia (resti del castello dei marchesi di Clavesana)

Foto di Piervi, dal sito www.quotazero.com   Foto di Silvana B., dal sito www.facebook.com/ponentfoto/photos/

«Il castello sarebbe stato eretto nel 1090 ma mancano notizie precise fino al 1202, quando, entrato il territorio a far parte del marchesato di Clavesana, questi signori strinsero alleanza con Genova. Nel 1286 Albenga vorrebbe impadronirsene ma Emanuele l, che vi aveva preso dimora, lo difende strenuamente. Se ne impossessa invece il marchese Giorgio Del Carretto nel 1346. Trascorsi pochi anni il feudo torna ad essere dominio dei Clavesana e ciò fino al 1393, quando il marchese Giovanni di Saluzzo lo vende al Comune di Genova della quale, da questo momento, Aquila d'Arroscia seguirà il destino. Dal 1928 al 1947 fu aggregata al Comune di Borghetto d'Arroscia» - «Eretto intorno al 1090 per controllare lo spartiacque tra la valle Arroscia, Ranzo e la val Pennavaira, il castello, di evidente importanza strategica, è stato conteso nei secoli tra i Clavesana, il comune di Albenga e i Del Carretto di Zuccarello finché non è stato venduto ai genovesi nel 1393. I ruderi superstiti, poco distanti dalla Rocca Grande, risalgono al XII secolo. Tra di essi i resti della torre poligonale mozzata, con i quattro lati ben visibili, a muratura di pietre irregolari disposte in filari orizzontali e alcuni tratti del perimetro esterno del castello, che conservano nella parte settentrionale tracce di merlatura. Dalla torre è ben visibile il castello di Alto nella valle Pennavaira, anch'esso parte del medesimo sistema di castelli collegati a vista tra loro per le segnalazioni e l'avvistamento».

http://www.giorgiorigon.it/magazin/evocazioni/vestigia/castellaquila.htm - http://www.culturainliguria.it/cultura/it/Temi/Luoghivisita...


Aregai (torre)

Dal sito www.galame1.it   Dal sito www.facebook.com

«In località Aregai - presso il torrente detto "degli Annegati", da cui forse il nome del borgo - esiste una torre, oggi di proprietà privata. È in ottimo stato di conservazione e non ha subito manomissioni. È a pianta romboidale, ha un'alta base a ripida scarpa, sormontata dal cordolo e da un basso parapetto. Ai due angoli opposti di nord-est e sud-ovest conserva due piccole garitte. Attribuita alla seconda metà del Cinquecento, come anche le torri dell'Arma e di Riva Ligure, fu costruita con l'aiuto della Repubblica, di cui sono documentati gli interventi per mantenerla in buone condizioni e ben armata».

http://www.sullacrestadellonda.it/torri_costiere/torriaregai.htm


ARMA DI Taggia (torre dell'Arma)

Dal sito www.gentecomune.eu   Dal sito www.actafungorum.org

«Nel mese di giugno 1561 la costa ligure fu flagellata dalle scorrerie dei pirati barbareschi, che approdarono a Capo Don e devastarono la costa fino a Santo Stefano. Taggia, invece, riuscì a respingere l'attacco del rinnegato Ulugh-Alì, il "Lazzaro Calabrese", alias Giovanni Galeni, rapito da bambino dalle orde di Kair-el-Din Barbarossa, durante un'incursione barbaresca nei pressi di Capo Rizzuto. Probabilmente per sottrarsi alla schiavitù, non ammessa dal Corano per i Musulmani, si era convertito all'Islam ed era diventato una figura chiave nella marineria ottomana, specialmente dopo la morte, nel 1565, di Dragut, ucciso durante un assalto all'isola di Malta. Le devastazioni e i rapimenti continuarono negli anni successivi, mentre le comunità rivierasche andavano rapidamente innalzando baluardi di difesa e allertamento. Nel 1563 la popolazione di Taggia e di Bussana si accollò l'onere della costruzione di una torre, probabilmente su di un precedente impianto romano del II secolo, di cui tuttavia sono andati perduti i ruderi e la lapide che ne testimoniavano l'esistenza. Quel primo castello era stato occupato dai Saraceni in più riprese prima del Mille e, quando era stato nuovamente espugnato e trasformato in covo corsaro nel 1270, il Senato ne aveva disposto la distruzione per sconfiggere gli occupanti. Ripresentatasi la minaccia turco-barbaresca nel Cinquecento, la torre fu riedificata. Il manufatto - a pianta romboidale, con alta scarpa e cordolo di raccordo al soprastante parapetto e scala interna in muratura - si erge sul promontorio della grotta dell'Arma e non ha subito trasformazioni nel corso del tempo. Per queste sue caratteristiche somiglia alle torri di Aregai e di Riva Ligure. La torre è di proprietà privata ed è strutturalmente solida. Si trova sul confine del territorio di Arma, frazione di Taggia, e amministrativamente ricade oggi nel territorio di Sanremo».

http://www.sullacrestadellonda.it/torri_costiere/torriarma.htm


Aurigo (palazzo De Gubernatis Ventimiglia)

Dal sito www.imperia-online.de   Dal sito www.terrediriviera.it

«L'architettura di Aurigo nasconde un intrigo, perché il tempo ha nascosto il suo centro. L’attuale forma del paese deriva infatti dal castello edificato dai signori Ventimiglia, alla cui ombra gli abitanti di Aurigo costruirono il paese allungato su uno sperone collinare. Il castello dei Ventimiglia oggi è scomparso, anche se nelle vicinanze è stato costruito nel XVII secolo Palazzo De Gubernatis Ventimiglia, ancor oggi abitato dai discendenti degli antichi signori, a testimonianza di un legame durato nei secoli. Ad oggi vivono ad Aurigo il marchese Luca Ferrero De Gubernatis Ventimiglia (sindaco fino al 2006) in un edificio dei primi anni del Novecento, costruito sulle rovine del castello; e il conte Mario Bianco di San Secondo De Gubernatis Ventimiglia, appartenente ad un ramo collaterale della stessa famiglia, che vive nello storico palazzo del XVI secolo, nei pressi dell'antico castello» - «Costruito nei pressi delle rovine dell'antico castello (collocate sotto l'asfalto della piazza e nel giardino di casa Ferrero De Gubernatis Ventimiglia) a partire dal XVII secolo, con i materiali di recupero da esso provenienti. Impreziosito da un bel portale d'accesso, l'edificio, caratterizzato da vani ariosi e maestosi all'interno e da un aspetto rustico in pietra all'esterno, è abitato dalla famiglia Bianco di San Secondo De Gubernatis Ventimiglia».

http://www.terrediriviera.it/contenuto/comuni/aurigo.ashx - http://www.comune.aurigo.im.it/Default.aspx?pageid=page520


BADALUCCO (fortificazioni, porte)

Dal sito www.visitriviera.info   Dal sito www.gustarelitalia.it

«Dell'antico castello e delle mura medioevali di Badalucco non rimangono che poche tracce: sulle rovine del maniero venne edificata, nel Seicento, la chiesetta di San Nicolò. Dell'apparato difensivo non rimangono che poche tracce riconoscibili nelle cinque porte della città: la porta di San Rocco, con sbarramento e piccolo corpo di guardia (attuale cappella di San Rocco); la porta del Poggetto, con l'antica torre ora ridotta ad abitazione ma recante i cardini e le aperture delle feritoie; la porta di Santa Lucia, sul ponte omonimo, la porta del Beo con cardini e buchi per le chiusure, e la porta della Castella, pure con tracce di sistemi di chiusura. Caratteri tardomedievali presentano i due ponti più antichi sull’Argentina, entrambi articolati in una grande arcata centrale fatta di pietre squadrate con accuratezza: quello detto della Madonna degli Angeli che ha preso nome dall’adiacente santuario seicentesco e quello di Santa Lucia, ingentilito dalla cappella porticata dedicata a questa santa (1606), soluzione urbanistica che poneva il ponte sotto una protezione sacra e al tempo stesso provvedeva la città di una sorta di ingresso monumentale. Il Quattrocento è il tempo in cui si definisce buona parte del tessuto urbano di Badalucco: le case in pietra, spesso intonacate, tendono ad assieparsi lungo i principali assi viari: quello longitudinale che percorre il paese da nord a sud (attuali vie Antonio Boeri e Marco Bianchi), e quello trasversale, perpendicolare al precedente, che si dirige verso il ponte di Santa Lucia. Passeggiando in via Ponte ci si rende conto di come questa strada servisse ad un tempo per il lavoro, il commercio e la rappresentanza (non per niente, forse, è qui che si concentrano le ceramiche degli artisti di oggi); vi si affacciano ancora resti di antiche botteghe, con il banco in pietra accanto all’ingresso e vi si trovano i portali più interessanti e ambiziosi della cittadina, che evidentemente distinguevano le abitazioni dei maggiorenti».

http://www.valleargentina.it/pagine/snicolo_c6.html


Bajardo (resti del castello e del borgo)

a cura di Stefano Favero


Bestagno (ruderi del castello)

Dal sito www.culturainliguria.it   Dal sito www.london-se1.co.uk

  

«...Risalente al periodo medievale, ubicato poco fuori il centro abitato della frazione, il castello di Bestagno fu alle dipendenze del Marchesato del Monferrato e del Ducato di Savoia. Nel 1430 rientrò tra i possedimenti del duca Amedeo VIII di Savoia che poi, intorno al 1435, lo restituì al marchese monferrino Gian Giacomo. Successivamente passò pure alle dipendenze dei Doria e fu un suo esponente, Domenico, ad avviare una pressoché riedificazione della postazione difensiva oramai vetusta e devastata dai conflitti tra le varie potenze della zona. Si presenta attualmente allo stato di rudere. La costruzione è dotata di un corpo centrale risalente al XII secolo con aggiunte del XIII secolo come la torre quadrata verso est. La cinta difensiva più esterna con merli e torri appartiene invece ad interventi del XVI secolo. Nel 1611 è stato conquistato e distrutto dagli Spagnoli e da allora versa in uno stato di completo abbandono».

http://castelliere.blogspot.co.ke/2017/01/il-castello-di-sabato-21-gennaio.html


Bordighera (borgo fortificato, porte)

Porta del Capo, dal sito www.bordighera.net   Porta Sottana, dal sito www.bordighera.net   I bastioni, dal sito www.fantamondo.altervista.org

«"Poche case ammucchiate sopra un'altura che formano un labirinto di vicoli in salita e discesa, dove spira l'uggia della fortezza antica eretta in difesa dei Saraceni ". Così Edmondo de Amicis descriveva la pittoresca città vecchia (o città alta) di Bordighera. Cent'anni dopo, non è molto cambiata. Conserva intatto il suo semplice fascino. Ancora oggi infatti, il centro storico di Bordighera è un borgo fortificato, a forma di pentagono irregolare, cinto da robuste mura tardo medievali rinforzate a metà del '500. Al borgo si accede attraverso tre porte. A Mezzogiorno la secentesca Porta del Capo, o Nuova. A Oriente la Porta Soprana, o della Maddalena, aperta nel 1780. A Occidente, la Porta Sottana, costruita nel 1470, all'epoca della fondazione della città, e rifatta in epoca barocca sovrastata dallo stemma (genovese) di San Giorgio. Il borgo è attraversato da una fitta trama di vicoli e piazzette, distribuiti intorno alle due vie principali: la Via Lunga e la Via Dritta. La maggior parte delle case sono collegate da archi di sostegno, memoria di un pauroso terremoto che nel 1887 scosse la città».

http://www.bordighera.it/storia/approfondimenti/bordighera_alta


Bordighera (torre Beraldi o di Sapergo)

Dal sito www.bordighera.it   Dal sito www.sanremonews.it

«Una torre di avvistamento esisteva sul Promontorio di Sant'Ampelio già nel XII secolo, poi distrutta dalla Repubblica. Tuttavia il primo insediamento risale al 1470, quando parte della popolazione di Borghetto San Nicolò decide di trasferirsi nella località nota come "La Burdigheta", perché zona accogliente e favorevole alla creazione di una nuova comunità. All'inizio del secolo successivo il borgo risulta difeso da cento fuochi, atti a respingere le scorribande saracene nonché contrastare l'espansione dei Savoia nella contea di Ventimiglia, alla quale Bordighera era soggetta come "villa", alla pari con svariati borghi limitrofi. ... Nell'area di Bordighera si trovano diverse vestigia di fortificazioni antibarbaresche, dalla torre cinquecentesca dei Mostaccini, oggi inserita nel parco di una villa privata, alle torri dell'adiacente borgo di Sasso, alla torre di Sapergo. La Torre Beraldi o di Sapergo, costruita a cavallo tra il XV e il XVI secolo su un poggio soprastante le cittadina, riceveva l'allarme dalla vicina torre dei Mostaccini e lo trasmetteva a Sasso e ai paesi vicini, che a loro volta lo rimbalzavano alle torri più lontane. È un manufatto di modeste proporzioni, a pianta quadrata, con scala interna, scarpa leggera, cordolo di raccordo alla terrazza di copertura, cinta da parapetto. La merlatura odierna è di imprecisata epoca posteriore. È oggi di proprietà privata».

http://www.sullacrestadellonda.it/torri_costiere/torre_bordighera.htm


Bordighera (torre dei Mostaccini)

Foto di Sara Campora, dal sito www.sullacrestadellonda.it   Dal sito www.bordighera.net

«Bordighera ha conservato diverse testimonianze di antiche fortificazioni: Torre Beraldi o di Sapergo, costruita a cavallo tra il XV e il XVI secolo su un poggio soprastante la cittadina, alle spalle della Villa Garnier; parte dell'antica cinta muraria che racchiudeva il borgo originario; due torrioni ai vertici delle cortine di mura, a sud e a ovest, di cui il secondo - a pianta semicircolare, ormai ridotto a rudere - si scorge dalla Villa tra la fitta vegetazione. E infine, sulla collina che domina la cittadina, a 115 mt sul mare, sorge la torre dei Mostaccini, costruita nel XV-XVI secolo. Serviva probabilmente per la segnalazione e l'avvistamento, ma forse anche per la difesa. Quadrangolare, con una leggera scarpa nel muro a sud fino all'altezza del cordolo di raccordo al parapetto della terrazza di copertura, presenta ancora i resti dei sostegni delle caditoie sopra la porta di accesso sul lato ovest. Il materiale usato per erigerla è la pietra irregolarmente squadrata mista a laterizi e malta. È in buono stato di conservazione, anche se rimaneggiata nella parte terminale».

http://www.sullacrestadellonda.it/torri_costiere/bordighera_torre_mostaccini.htm  (a cura di Sara Campora)


Boscomare (torre)

Dal sito www.boscomare.eu   Dal sito www.sullacrestadellonda.it

«Il paese di Boscomare è una frazione di Pietrabruna (IM), nell'entroterra di San Lorenzo, lungo il rio omonimo. Fu fondato nel IX secolo da un gruppo di abitanti della costa, messi in fuga dai Barbareschi. Da rifugio temporaneo divenne poi un insediamento permanente, sviluppandosi attorno alla torre saracena, la cui costruzione fu iniziata nel 1400. Ciò nonostante nel 1564 il paese fu saccheggiato dai Turchi, come tutti i paesi della vallata. La torre è di forma leggermente tronco-conica e ha conservato tracce dell'antico intonaco, mentre si è perduta la copertura originale, sostituita da un tetto di coppi. Oggi è di proprietà privata ed è stata recentemente consolidata, ma la sua struttura risulta modificata dalle manomissioni e deturpata da costruzioni anomale recenti ad essa addossate».

http://www.sullacrestadellonda.it/torri_costiere/torreboscomare.htm


Bussana Vecchia (castello)

Dal sito www.italia-eventi.com   Dal sito http://guide.supereva.it

«Il castello di Bussana fu costruito, con ogni probabilità, all’inizio del XII secolo da Ottone dei conti di Ventimiglia. In origine doveva trattarsi di una piccola costruzione fortificata, a difesa della quale si ergevano due torri (di cui oggi non restano che pochissimi resti, difficilmente leggibili), con funzioni di presidio territoriale e di concreta manifestazione del potere feudale, ma nel tempo subì progressivi ampliamenti, perdendo via via i suoi connotati difensivi per assumere sempre più caratteristiche puramente residenziali. Già nella seconda metà del Duecento, parte dell’edificio era disabitata e, con il passare dei secoli, l’abbandono del nucleo fortificato divenne sempre più evidente; alla fine del Quattrocento gli interni erano già in rovina».

http://www.bussanavecchia.com/docStoria/dettStoria.asp?id=7


CASTELLARO (castello)

Dal sito www.comunedicastellaro.it   Palazzo Arnaldi, dal sito www.comunedicastellaro.it

«L'origine del nome della località di Castellaro, con ogni probabilità, va riferita ad un insediamento fortificato di epoca preromana, della cui esistenza sono prova i reperti ritrovati sul vicino colle Grange. In epoca medioevale sorsero una fortezza e le prime case e sia la posizione favorevole sia l'ottima visibilità sulla via costiera e sul vicino abitato di Taggia, favorirono lo sviluppo di questo paese. La prima citazione in cui si trova menzione di Castellaro porta la data del 1153, anno in cui i marchesi di Clavesana lo concessero in feudo ad Anselmo de Quadraginta; nel 1228 i Lengueglia, suoi discendenti, si sottomisero alla Repubblica di Genova in cambio dell'investitura feudale. Nel 1341 Castellaro aderì ad una congiura ordita dai signori di Lengueglia contro Genova, allora governata dal suo primo doge, Simone Boccanegra, che fece abbattere la fortezza del borgo. Nel 1472 i signori di Castellaro divisero il feudo in due parti e le vendettero a Luca e Tommaso Spinola: il territorio restò alla famiglia genovese fino al 1695, anno in cui Maria Brigida Spinola, ultima erede, lo consegnò a Marcantonio Gentile. L'amministrazione dei Gentile, che diede vita ad un periodo di pace e benessere, si protrasse fino all'invasione napoleonica del 1797 che portò alla nascita della Repubblica Democratica Ligure. Con il Congresso di Vienna Castellaro fu, insieme a tutto il territorio dell'ormai tramontata Repubblica di Genova, annesso al regno sabaudo. VISITA DEL BORGO DI CASTELLARO. L'abitato si presenta con le case disposte l'una accanto all'altra, ai lati della strada, formando due cortine che si aprono in archi e slarghi su cui convergono le viuzze secondarie. Del castello che sorgeva nel cuore del borgo, in posizione rialzata, rimane solo una torre a pianta semicircolare corredata di caditoie. Sullo spiazzo rialzato che la demolizione del castello aveva lasciato libero furono costruiti, in epoca barocca, la parrocchiale di San Pietro in Vincoli e l'oratorio dell'Assunta. La chiesa conserva all'interno un tabernacolo quattocentesco, otto pregevoli altari nelle cappelle laterali e interessanti sculture come il Crocifisso tardomediovale ritenuto miracoloso, la cassa processionale lignea raffigurante San Pietro liberato dal carcere e le seicentesche statue di San Pietro e San Michele. Nel vicino oratorio è custodita un'Assunta ritenuta opera di Anton Maria Maragliano. Di fronte alla torre è il palazzo dei marchesi Gentile, mentre il merlato castello Arnaldi che domina piazza Ruffini è un tipico esempio di neogotico e risale al XIX secolo. ...».

http://www.rivieraligure.it/IT/castellaro.k3c1173.htm


Ceriana (borgo fortificato)

Dal sito www.comune.ceriana.im.it   Dal sito www.mondodelgusto.it

«La prima fondazione di un abitato nei pressi di Ceriana sembra risalire all'epoca dell'Impero Romano. Fonti storiche certificano la presenza nella zona di una “gens Coelia” che avrebbe dato il nome all'abitato di Coeliana, in accordo con la toponomastica in uso nell'antica Roma. Il paese, tuttavia, assume il suo aspetto inconfondibile tra l'XI e il XII secolo. A quell'epoca prendono forma alcuni dei suoi monumenti più suggestivi, come l’antica Chiesa romanica di Santo Spirito e la struttura urbanistica “a chiocciola” tipicamente medievale. A partire da allora, la storia di Ceriana si unisce a doppio filo con quella della Repubblica di Genova. Sotto il suo dominio Ceriana attraversa tutte le epoche storiche dal basso medioevo all'età moderna, fino all'epoca napoleonica e al passaggio sotto il Regno di Savoia.  Il paese si sviluppa lontano dalla costa, abbarbicato sul fianco scosceso della valle, e assume nei secoli le caratteristiche difensive dell'antico Castrum circondato da mura possenti e solidi contrafforti. Il nucleo abitativo è appoggiato sulla roccia che ancora affiora tra i muri delle case, costruite in pietra arenaria. Collocando la nascita del borgo verso la fine del X secolo, Ceriana subisce per più di metà della sua storia il flagello delle incursioni perpetrate dai pirati saraceni e barbareschi. ...».

http://www.comune.ceriana.im.it/it-IT/turismo/storia-e-cultura


Ceriana (palazzo dei Conti Roverizio di Roccasterone)

Foto di Fiore S. Barbato, dal sito www.flickr.com   Dal sito www.estaplace.it

«...è interessante soffermarsi a valutare i particolari architettonici degli edifici che rimandano alla vita quotidiana di un tempo: porte e portali, decorazioni e fregi, stemmi nobiliari, botteghe cinquecentesche, cisterne e vasche in pietra. Sorprendenti l'architettura religiosa e l'arte sacra, che in poco spazio raccolgono tanti esempi di epoche e stili diversi, come i quattro oratori sedi delle confraternite cittadine (distinte per colore: Rossi, Azzurri, Verdi e Neri), vere istituzioni sociali e religiose. La parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo è del XVII secolo: al suo interno un polittico del 1526 di autore ignoto, il coro ligneo e l'organo di Lorenzo Paoli. La chiesa del Santo Spirito, dei secoli XII e XIII, è stata completata nel 1500: notevoli i portali con decorazioni scultoree. La chiesa di Sant'Andrea è stata forse edificata su un tempio pagano, e custodisce al suo interno un crocifisso ligneo quattrocentesco. Il palazzo dei Conti Roverizio, del XVII secolo, presenta dei curiosi mascheroni barocchi in pietra sui pilastri dei portici».

http://www.italien.com/Ferienregion/Ligurien/italia_liguria_sanremo_ceriana.php


Cervo (castello Clavesana)

a cura di Stefano Favero

  


Cipressa (torre Gallinaro)

Dal sito www.comune.cipressa.im.it   Dal sito www.galame1.it

«Simbolo della cittadina è la Torre Gallinaro, a poche centinaia di metri dal centro urbano, in un'ampia zona verde, da cui si domina la costa del Ponente, fino a Sanremo, che consentiva di traguardare le torri di Capo Berta e della stessa Sanremo, fondamentali per il sistema di avvistamento e segnalazione in quel tratto di costa. Fu eretta dopo il 1560, per iniziativa della popolazione, minacciata dalle incursioni barbaresche, che in quell'anno chiese al Governo della Repubblica il permesso di munirsi di difese adeguate. Non si conoscono altre notizie sulle vicende successive, ma la Torre doveva essere completata prima del 1588, perché in quell'anno il capitano Bartolomeo Bogiano ne loda la solidità e l'efficacia. Contemporaneamente ordina la chiusura della porta e di una finestra non molto alta, che avrebbero potuto comprometterne la sicurezza, e dispone nel contempo che la porta sia rinforzata con chiavarde e sia protetta da un ponte levatoio. Ha pianta quadrangolare leggermente allungata in direzione nord-sud, è costruita con pietre regolari, presenta numerose feritoie e alcune bucature più ampie sulle facciate nord ed est, ed è sormontata da un coronamento fortemente lacunoso, poggiato sui beccatelli ricorrenti nelle torri della regione. Alla fine degli scorsi anni Ottanta la Torre ha subito un intervento di consolidamento statico e di restauro conservativo. Si presentava, infatti, fortemente fessurata in più punti, o per effetto di un cedimento delle fondazioni, o per l'azione di spinta degli archi interni sui muri perimetrali. Né erano da sottovalutare l'azione degli agenti atmosferici e gli effetti del salino. Sono stati tra l'altro inseriti alcuni tiranti metallici per assorbire le spinte delle volte e delle arcate interne. Sono state ricucite le lesioni con operazioni di ripristino della tessituria muraria o con impiego di iniezioni di malte reoplastiche. Il paramento murario è stato restaurato con stuccatura incassata dei giunti, mentre non è stato manomesso il parapetto».

http://www.sullacrestadellonda.it/torri_costiere/torrigalli.htm


Civezza (torre degli Svizzeri)

Foto di Giames (Giacomo A. Turco), dal sito www.comune-italia.it   Dal sito www.sullacrestadellonda.it

«Civezza sorgeva in origine sulla costa e leggenda vuole che il borgo fosse fondato da due esuli veneziani nel secolo XI: da questa origine deriverebbe la disposizione a forma di gondola dell'abitato. Tuttavia, a causa delle continue scorrerie barbaresche, gli abitanti cercarono rifugio in una zona più elevata e arretrata, sul pianoro di un contrafforte montuoso a circa 200 metri sul mare, sulla riva sinistra del torrente San Lorenzo. Pur in tale posizione più riparata, il paese fu ulteriormente difeso con cinque torri e ciò nonostante fu saccheggiato dalle orde del pirata Dragut nel 1564. Di tali torri, alcune sono state inglobate nel tessuto urbano, riconoscibili ma completamente trasformate. La cosiddetta torre "degli Svizzeri" e la torre in via Dante, invece, non hanno perso la propria identità: la prima - nella parte alta del paese, in piazza Venezia - è praticamente intatta, salvo le aperture recenti, rese necessarie dal suo impiego come abitazione privata. è una robusta costruzione in pietre grezze a corsi orizzontali, a pianta quadrangolare e scarpa leggera senza cordolo. Il coronamento aggettante ha conservato le caditoie poggiate su beccatelli».

http://www.italiamappe.it/arte_cultura/palazzi_ville_castelli/105977_Torre-degli-Svizzeri


Conio (castello dei conti di Ventimiglia)

Dal sito http://mapio.net   Dal sito www.imperia-online.de

  

«Una delle più importanti roccaforti dell'entroterra onegliese, appartenne ai conti di Ventimiglia e poi agli angioini di Francia, ai Lascaris di Tenda e ai Savoia. Venne distrutto dai genovesi nel XVII secolo e passò in seguito ai Doria. Oggi ne restano solo poche rovine» - «Situato nella frazione di Conio ed edificato dai conti di Ventimiglia intorno al XIII secolo, si presenta in posizione strategica; dal piazzale infatti si ha un'ampia visuale su tutta la valle del Maro. Oggi, grazie ad un recente restauro, è divenuto un importante centro culturale utilizzato per mostre e manifestazioni».

http://www.culturainliguria.it/cultura/it/Temi/Luoghivisita/architetture - https://it.wikipedia.org/wiki/Borgomaro#Architetture_militari


Diano Calderina (torre saracena)

Foto di Sabrina 399, dal sito www.alltravels.com   Dal sito www.sullacrestadellonda.it

«A poca distanza dall'abitato e dalla Chiesa di Diano Calderina, frazione di Diano Marina, si trovano i resti di una torre saracena. È un manufatto in abbandono, fortemente deteriorato. La sua posizione e la forma circolare possono suggerire un'originaria destinazione mista, di torre d'avvistamento e di mulino a vento, come altre simili del Ponente ligure (in particolare la torre Caso, la torre di Santa Croce, la torre di Capo Cervo). Vista da ponente sembra in buono stato ma, in realtà, sul versante di sud-est è completamente sventrata ed è totalmente priva di copertura. La muratura è di pietre rozzamente squadrate, irregolari, disposte a corsi orizzontali, con tracce dell'intonaco originale sia all'interno sia all'esterno della torre. Il varco di accesso è sul versante a nord. La caratteristica peculiare di questa torre è che sulla copertura del vano a volta si trovava un secondo corpo, di diametro più stretto, di cui restano solide tracce nel versante di ponente. Si può ipotizzare che fosse il braciere da cui partivano i segnali di fuoco e di fumo per allertare la popolazione e le torri in allineamento (resti di un altro braciere, collocato invece in prossimità del manufatto, si trovano presso la torre di Punta Manara). All'interno ci sono tracce di un terzo muretto basso, come fosse un sedile, profondo circa 30 cm. Come riferisce l'articolo a firma di F. Biga nella "Rivista Periodica di Studi Storici e Artistici della Communitas Diani" (anno 2000/01, pag. 21-26), la torre era collegata all'oratorio della chiesa di San Giacomo, situato a circa mezzo chilometro dal borgo, per mezzo di una galleria sotterranea lunga meno di un centinaio di metri. Tornò ad esercitare un ruolo attivo nella difesa del territorio, nel periodo 1747-1815, quando ci fu una ripresa di incursioni, sembra anche da parte di navi sabaude, in concorrenza con i Barbareschi nella caccia alle navi nemiche. Un altro elemento di particolare interesse sta nel fatto che sulla torre erano incisi ben due graffiti di navi: una probabile galea, all'esterno della torre, a est del varco di ingresso, a oggi esistente; e un probabile sciabecco all'interno della torre, sul versante meridionale, fotografato nel 1972 e poi crollato».

http://www.sullacrestadellonda.it/torri_costiere/torre_calderina.htm


DIANO CASTELLO (borgo fortificato)

Dal sito www.blumenriviera.nl   La porta presso la loggia comunale, foto di Davide Papalini, dal sito it.wikipedia.com

«Immerso nel verde dei boschi e degli uliveti, non lontano dal mare, Diano Castello unisce la felice posizione in cui sorge alla suggestione del suo centro storico in cui si respira intatta l’atmosfera dell'antico borgo fortificato, con stradine anguste che corrono tra le case costruite strette l’una all'altra in un efficace sistema difensivo. Il borgo era dotato anche di una cinta muraria di cui, nonostante sia andata largamente perduta, si può ancora intuire il tracciato: essa era aperta da quattro porte, quella della Marina, a sud, quella del Borgo a nord, quella del Portello di San Pietro a est e quella del Mercato a ovest, ed era rinforzata da alcune torri di cui resta parzialmente riconoscibile solo quella in via delle Torri, oggi trasformata in abitazione. La loggia municipale che si incontra immediatamente all'ingresso del paese e decorata con gli stemmi dei comuni che costituirono la Communitas Diani, da due lapidi trecentesche e da una riproduzione della pianta di Diano Castello tratta da quella realizzata da MatteoVinzoni nel Settecento. ... Il Comune ha sede nel palazzo Quaglia, costruito nel XV secolo, che ingloba anche una torre merlata un tempo adibita a prigione: l'affresco seicentesco sulla facciata raffigura la battaglia della Meloria, a ricordo dello scontro tra Genova e Pisa a cui parteciparono alcuni abitanti del paese. ...» - «Sono ancora visibili i ruderi del castello dei marchesi di Clavesana, nei pressi della piazza principale, oltre a quelli delle mura di cinta e delle antiche torri dell’XI e XII secolo. Notevole il palazzo comunale con il suo affresco che rappresenta la battaglia della Meloria, oltre alla chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari e quella di Santa Maria Assunta».

http://www.comunedianocastello.it/Home/Guidaalpaese... - http://www.paesionline.it/liguria/diano_castello/comune_diano_castello.asp


Diano Marina (torre Alpicella)

Dal sito www.dailypeloton.com   Dal sito www.sullacrestadellonda.it

«Sulla costa, si innalza la torre Alpicella, costruita al tempo delle scorrerie piratesche che terrorizzavano tutta la piana, da cui si gode di una splendida vista sulla costa e sulle Alpi liguri. La torre di Diano Marina si trova nel punto più alto di capo Berta, a 267 m sul livello del mare e, quindi, la sua posizione elevata fa pensare a funzioni di avvistamento più che di difesa: come si è avuto modo di indicare nell'introduzione, mentre lungo le coste si innalzavano torri armate per la difesa del territorio, sulle alture con ampia visuale sul mare si trovavano le torri-lanterna, prevalentemente destinate alle segnalazioni e armate solo per la propria difesa. A volte a questo uso venivano adibiti anche i mulini a vento che - pur destinati a sfruttare la ventilazione costante delle aree elevate, in zone povere di energia idraulica - per la loro ubicazione erano atti al controllo del territorio. La forma circolare e la posizione della torre dell'Alpicella potrebbero indicare quindi un mulino; tuttavia lo spessore della muratura - in pietra grezza locale - e la collocazione della porta d'ingresso a nord-est, soprelevata rispetto al piano di campagna, secondo una pratica difensiva caratteristica che si ritrova anche nella torre di Prarola, suggeriscono invece la destinazione a torre d'avvistamento. La torre dell'Alpicella è sormontata da una copertura tronco-conica caratteristica, di cui non sono noti altri esempi. è pertanto difficile individuarne l'artefice e la datazione. Va infatti ricordato che sia la progettazione sia la costruzione delle difese costiere erano affidate all'iniziativa locale, a meno che non esistessero ragioni strategiche importanti, tali da consigliare l'intervento diretto della Repubblica. Le maestranze del luogo seguivano quindi criteri costruttivi personali a volte ricorrenti, il che consente in qualche caso di datare le torri e ricondurle al loro artefice».

http://gorlerotta-51.blogspot.it/2012/01/la-torre-alpicella.html


Dolceacqua (rocca dei Doria)

redazionale

  

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Antonio Musarra (https://www.facebook.com/antonio.musarra)   Foto di Antonio Musarra (https://www.facebook.com/antonio.musarra)   Foto di Antonio Musarra (https://www.facebook.com/antonio.musarra)   Foto di Antonio Musarra (https://www.facebook.com/antonio.musarra)   Foto di Antonio Musarra (https://www.facebook.com/antonio.musarra)   Foto di Antonio Musarra (https://www.facebook.com/antonio.musarra)

 

Foto di Antonio Musarra (https://www.facebook.com/antonio.musarra)   Foto di Antonio Musarra (https://www.facebook.com/antonio.musarra)   Foto di Antonio Musarra (https://www.facebook.com/antonio.musarra)   Foto di Antonio Musarra (https://www.facebook.com/antonio.musarra)   Foto di Antonio Musarra (https://www.facebook.com/antonio.musarra)   Foto di Antonio Musarra (https://www.facebook.com/antonio.musarra) 


Grimaldi (castello o villa Bennet-Voronoff)

Dal sito www.menuturistico.com   Dal sito www.italianbotanicalheritage

«Entrando in Italia attraverso l'estremità del Ponente Ligure ci si ritrova in uno straordinario spazio tra la montagna e il mare, nel quale Ventimiglia offre alla Riviera lo stesso paesaggio che i viaggiatori dell’Ottocento hanno descritto e che attribuisce a Ventimiglia il titolo di “entrata al Giardino d’Italia”. A cominciare, il Giardino e la Villa Bennet-Voronoff di Grimaldi. Villa Voronoff, edificata nell'ultima decade dell'Ottocento, era impostata su due piani e un attico con tetto spiovente. A sinistra si notava la torretta merlata guelfa, con dieci finestre e una vasta terrazza panoramica. Sopra il pianterreno si osservava un portico con balconata da cui si poteva ammirare il Mar ligure e una loggia-poggiolo centrale con belvedere. Il retro della costruzione era scandito da una teoria di monofore con terrazzini sporgenti ed un elegante portico al piano terra con ampia loggia e veduta sulla riviera francese ed italiana: a destra una raffinata scalinata esterna conduceva ai piani superiori. Il castello, che disponeva di vani sotterranei, era dotato di cinta muraria e di ingresso principale con cancellata. L'interno era caratterizzato da un piano nobile ed uno per la servitù e gli aiutanti del dottor Voronoff: nel primo, oltre alle camere di rappresentanza, di riposo e ad una ben fornita biblioteca, si evidenziava un'ampia sala da pranzo rettangolare con due pareti di cristallo (una verso la Francia e l'altra verso l'Italia). Gli elementi dell'arredamento erano in stile liberty e russo. I protagonisti del rigoglioso giardino erano soprattutto gli aranci e le palme, ma pure fichi d'India e roseti. Da tradizione ligure, è basato su terrazzamenti che si sviluppano dalla base all'estrema altezza della proprietà. Tra la vegetazione vivevano uccelli esotici di ogni tipo. Nel 1925 il medico russo Serge Voronoff acquistò il castello e il parco da un vice console. ...».

http://www.italianbotanicalheritage.com/it/scheda.php?struttura=1595


Grimaldi (torre Grimaldi o dei Balzi Rossi o della Dogana)

Foto di S. Campora, dal sito www.sullacrestadellonda.it   Foto di S. Campora, dal sito www.sullacrestadellonda.it   Dal sito www.cumpagniadiventemigliusi.it

«La torre Grimaldi si trova nell'omonimo centro abitato, da cui prende il nome, frazione di Ventimiglia a poca distanza dal confine italo-francese, per cui è anche detta "della Dogana". Ma è anche nota come "torre dei Balzi Rossi" perché domina dall'alto la località celebre per le abitazioni rupestri di epoca paleolitica, ai piedi di una parete rocciosa di calcare dolomitico alta circa 100 metri, nota nel dialetto di Mentone come Baussi Russi, "rocce rosse", da cui il nome. Si trova all'interno del parco della Villa Voronoff ed è un piccolo edificio in pietra a faccia vista, a tre piani, con garitta sulla terrazza di copertura. L'origine della torre è incerta. Nella tradizione locale è chiamata "Torre dei Saraceni" perché sarebbe stata costruita nel IX secolo dai pirati, che si erano insediati sulla costa in occasione di una delle loro incursioni. Secondo altri sarebbe stata costruita dai Grimaldi intorno al sec. XII, di cui rappresentava un avamposto fortificato. Era anche detta "dei Corsi" perché probabilmente aveva ospitato una guarnigione di soldati corsi assegnati dalla Repubblica di Genova alla difesa della frontiera con la Francia. La rappresentazione più antica risale all'atlante delle Riviere liguri del Vinzoni, dove appare come edificio articolato su tre livelli, con ingresso a scaletta esterna, piccole finestre verso mare e coronamento aggettante con fitti beccatelli, secondo un modello architettonico comune alle cinquecentesche costruzioni militari per avvistamento. È quindi possibile che la Repubblica avesse realizzato una torre a difesa del confine su di un preesistente impianto medievale dei Grimaldi. Persa questa sua funzione, nella seconda metà dell'Ottocento la torre, all'interno di un giardino botanico, fu acquistata dal medico J. H. Bennet, che apportò alcune modifiche e vi realizzò la propria abitazione. Il comprensorio divenne successivamente proprietà del conte russo Serge Voronoff, endocrinologo di fama, il quale costruì una villa con annesso laboratorio nel quale conduceva esperimenti divenuti famosi. Danneggiata durante la guerra, alla fine degli scorsi anni Settanta la villa fu acquistata da una società immobiliare che la trasformò in residence, alterandone radicalmente gli interni».

http://www.sullacrestadellonda.it/torri_costiere/torre_ventimiglia.htm


Imperia-PORTO MAURIZIO (mura, porte)

Dal sito www.lepietreeilmare.it   Dal sito it.wikipedia.org

«Le mura di Porto Maurizio non esistono più, né la cerchia medievale, più stretta, né quella successiva, rinascimentale. La cerchia più recente comprendeva, seguendo la tecnica militare di allora, quattro baluardi sporgenti:
-della SS.Nunziata: dove fu poi costruita l'attuale Basilica di S. Maurizio
-di S.Bernardo (o del Macello): nella zona di fronte alla Basilica
-di S.Gio Batta (o della Foce o Miradore delle Erbe): è l'unico in parte rimasto, adiacente all'attuale Palestra Maggi (in via Barnabò Silorata)
-di S.Maurizio (o Miradore d'Oneglia): in cima all'attuale via Aurelio Saffi. La fortificazione è scomparsa, ma i muri di sostegno dei palazzi sulla Piazzetta Miradore inglobano ancora una piccola garitta, risalente probabilmente a quell'epoca.
e tre porte principali: L'antica Porta Martina di Porto Maurizio, ora rimontata a Genova, dove è nota come Porta Pila.
-Porta Martina: una doppia porta ad arco che fa capire quanto fosse piccola allora la città. Quella superiore è quella medievale ed è l'unica rimasta intatta. L'inferiore, rinascimentale, si trova in cima all'attuale via Carducci (ex Via Maria Cristina, luogo di nascita del poeta Conte Giuseppe). In passato era molto più grandiosa, ma la costruzione originale fu smontata e trasportata a Genova dove per anni, col nome di Porta Pila, segnò la fine dell'attuale via XX Settembre. Quando questa strada fu allargata, la porta fu nuovamente spostata appena sopra la stazione di Brignole, dove si può vedere tuttora (e naturalmente non fu più restituita a Porto Maurizio, nonostante varie richieste in tal senso).
-Porta da Strà: era fra i baluardi della Nunziata e di S. Bernardo ed immetteva direttamente, dall'attuale via S. Maurizio, nel centro commerciale del borgo (Ina strà, l'attuale via Strafforello). Non ne resta più nulla
-Porta di S. Gio Batta (o della Foce o delle Erbe): nei pressi del bastione omonimo. Anche se la porta non esiste più, è comunque rimasto identico il sottopasso che porta verso Borgo Foce tramite la muntà di Féri ("salita dei ferri"), l'attuale via Bartolomeo Bossi
Esistevano infine due Portelli, di minore importanza perché solamente pedonali:
-il Portello di S. Maurizio: adiacente all'omonimo baluardo (nei pressi dell'attuale Salita Carrega), che immetteva su una mulattiera che scendeva velocemente a Borgo Marina attraverso gli orti (bràie). Anche questo è scomparso, ma quel percorso è rimasto nelle attuali vie (pedonali) Francesco Petrarca e Croce di Malta.
-il Portello delle Chiàzore (Purtéllu de Ciàsure): ancor oggi esistente e molto suggestivo (è in cima alla scalinata di via Fiume), che dal Parasio scendeva direttamente sulla scogliera sottostante (i cosiddetti Bundàsci o Ràtteghe)».

http://it.wikipedia.org/wiki/Porto_Maurizio#Le_antiche_mura_e_porte_della_citt.C3.A0


Imperia-PORTO MAURIZIO (palazzo Lercari-Pagliari)

Dal sito www.geolocation.ws   Dal sito www.initalytoday.com

«Il Palazzo sorge nel centro del nucleo storico portorino, il cosiddetto Parasio, ed è destinato ad accogliere il costituendo Museo cittadino. Palazzo Lercari-Pagliari, dai nomi delle famiglie che lo abitarono, è un edificio storicamente stratificato con apporti murari dalla fine del XII al XVII secolo, con fasi principali medievali (XIV, XV secolo), rinascimentali (fine XV, XVI secolo) e testimonianze secondarie del XVII secolo. La fronte verso via Zara si presenta come un vero e proprio museo a cielo aperto per le sovrapposizioni di stili architettonici diversi: archi ogivali, a tutto sesto in pietra e mattone, bifore e aperture rettangolari. La facciata che prospetta su Piazza Pagliari è l'unico esempio, assieme all'interno del Palazzo, di architettura rinascimentale-manieristica della città. “All'interno particolarmente rilevante è il 'piano nobile' cui si accede attraverso uno scalone e la loggetta di sinistra: esso presenta soglie, portali, un caminetto in pietra nera scolpita di notevole finezza esecutiva e uno stupendo soffitto in travi lignee a vista”. Nel Palazzo è stata collocata la collezione epigrafica del Comune di Imperia, recuperata dopo anni di giacenza presso locali esterni, composta da cinque lapidi della Comunità di Porto Maurizio, comprese tra i secoli XIV e XVII e tre misure di capacità risalente al periodo medioevale».

http://guide.travelitalia.com/it/guide/imperia/palazzo-lercari-pagliari-imperia/


Imperia-Porto Maurizio (resti del castello)

Dal sito http://mainiadriano.blogspot.it/   Dal sito www.sullacrestadellonda.it

«Sotto il Monastero di Santa Chiara, si trova ancora un grande loggiato, di costruzione antica, annesso a un torrione ben conservato: è quanto rimane dell'antico “Castello” di Porto Maurizio. Del Castello fa cenno il Petrarca, in una sua lettera del 1343 al cardinale Colonna, e certamente risale a prima del 1000. Il complesso costituiva il nucleo della popolazione, era chiuso fra alte mura e formato da una grande ellissi, attorniata da fossi e controfossi che lo rendevano inespugnabile. Terminata la giornata dei traffici marittimi, gli antichi Portorini usavano ritirarsi nel Castello, le cui porte venivano chiuse e sino all'alba non venivano riaperte per nessun motivo, né alcuno poteva domandare di accedervi. Ancora oggi si ricordano i nomi delle “Porte” del castello e si vedono di qualcuna di esse le vestigia. Il Castello aveva una periferia di 1800 passi e quattro baluardi difensivi, ognuno dei quali si estendeva per una misura di cento passi al di fuori. La costruzione era difesa dal mare e da scogli inaccessibili, nonché da tre Torri; fra queste, più in fuori, si alzavano opere di difesa, i cosiddetti Torrioni, presidiati da 400 uomini ciascuno. Uno di questi torrioni si vede a fianco del loggiato del Monastero. Almeno nelle sue parti principali, il Castello sopravvisse fino al Settecento inoltrato».

http://guide.travelitalia.com/it/guide/imperia/castello-di-porto-maurizio-imperia/


Imperia-Porto Maurizio (torre Prarola)

Dal sito http://digilander.libero.it/luca.manu1989   Dal sito http://spazioinwind.libero.it/oneglia

«La Torre di Prarola, detta un tempo "Pratariola", si trova alla foce del torrente Prino, a pochi chilometri dal centro di Porto Maurizio. Essa costituiva un anello del sistema fortificato, eretto dai Genovesi per contrastare le incursioni dei Saraceni, iniziate nel IX e X secolo e, in particolare, le scorribande del corsaro Barbarossa, di "Lazzaro Calabrese" e del corsaro Dragut. Nel Cinquecento poi, la Repubblica di Genova (che possedeva Porto Maurizio) era alleata della Spagna e si trovò coinvolta nel conflitto franco-spagnolo, nel quale - nel 1535 - s’inserirono i Turchi a fianco dei Francesi. Eretta sulla roccia viva fra il 1562 e il 1564, la Torre controllava il mare per ampio tratto da San Lorenzo a Capo Berta ed era in contatto visivo (per segnalazioni) con la Chiesa di San Pietro al Parasio, da dove gli avvisi luminosi potevano essere trasmessi all'interno, verso altre torri come quella di Torrazza. Analogamente al Torrione di Vallecrosia, la Torre di Prarola era una struttura circolare da combattimento, munita dell’artiglieria tipica del XVI secolo».

http://guide.travelitalia.com/it/guide/imperia/torre-di-prarola-imperia


Imperia-Porto Maurizio (torri di avvistamento)

Dal sito it.wikipedia.org   Foto V. Rossi, dal sito www.sullacrestadellonda.it

«Nel passato, dal Medioevo al Settecento, anche la costa della riviera ligure di ponente era infestata da frequenti attacchi dei saraceni, pirati musulmani provenienti dalle coste del nordafrica. Per difendersi da queste scorrerie, visto che i pirati contavano soprattutto su attacchi di sorpresa, fu costruita una rete di torri per l'avvistamento e l'allarme costantemente presidiata, che per mezzo di fuochi accesi sulla loro sommità in caso di avvistamento di naviglio ostile permetteva di trasmettere in breve l'allarme da una torre all'altra, fino all'entroterra (con questo sistema si poteva arrivare a distanze considerevoli: vi sono infatti torri di questo tipo anche fra Ormea e Garessio, ovvero a oltre cinquanta chilometri di distanza dal mare). Molte di queste torri, a base sia rotonda che quadrata, rimangono ancora oggi (qualcuna è stata trasformata in abitazione, ma la sua funzione originaria rimane leggibile). Negli immediati dintorni di Porto Maurizio ve ne sono parecchie, di cui la Torre di Prarola, immediatamente ad ovest del centro storico, ancora oggi è ben visibile, direttamente sul mare. Una è oggi inglobata nel complesso delle Logge di Santa Chiara. Una delle frazioni di Porto Maurizio si chiama proprio Torrazza ed è dominata ancora oggi dalla torre di avvistamento medioevale».

http://it.wikipedia.org/wiki/Porto_Maurizio#Le_torri_saracene


Isolabona (castello Doria)

a cura di Stefano Favero


Lingueglietta (fraz. di Cipressa, chiesa-fortezza)

Dal sito

redazionale


Maro Castello (ruderi del castello del Maro)

Parte dei resti, dal sito www.localidautore.it   Parte dei resti, dal sito www.imperia-online.de

«Una delle sette frazioni del comune di Borgomaro, in provincia di Imperia, sorge nelle immediate vicinanze del capoluogo, e consiste in un mucchietto di case collocato su un'altura ricca di vegetazione. Del suo temuto forte, il castrum macri, l'insediamento più antico, fondamentale per la difesa dell'intero territorio, ormai rimangono solo poche tracce, benché ugualmente siano in grado di rendere l'idea di quanto fosse solida la fortificazione. Tuttora visitabile è il prato della corte, luogo in cui veniva amministrata la giustizia. Suggestiva è l'antica e ripida mulattiera che conduce a Borgomaro da cui si possono ammirare stupefacenti scorci panoramici. ... A partire dal Seicento il centro di Borgomaro acquisì maggiore importanza dal punto di vista tanto sociale quanto economico a danno del feudo "collem de castro Macri" che vide nel corso degli anni i dominii dei conti di Ventimiglia, degli Angioini, dei Lascariis di Tenda, dei Savoia e dei Doria. Da vedere: i resti dell'antico fortilizio, uno dei più importanti dell'entroterra onegliese, distrutto definitivamente nel XVII secolo dalla Repubblica di Genova durante gli scontri contro i Savoia, sovrastano l'abitato» - «Il piccolo borgo di Maro Castello sorge a ridosso del capoluogo. Se già intorno al 1600 il feudo "collem de castro Macri" non avesse perso l'importanza economica e sociale propria dei centri curtensi, a vantaggio del paese di fondovalle, Borgomaro, si potrebbe ammirare il castello del Maro. Esso fu in tempi diversi possesso dei conti di Ventimiglia, degli Angioini di Francia, dei Lascaris di Tenda, dei Savoia e dei Doria. Il castello fu definitivamente distrutto nel XVII sec. dai genovesi in lotta contro i Savoia. Purtroppo, ai giorni nostri, non rimane che un misero rudere soprastante le attuali case, la grande piazza della chiesa e la fontana con lunghi lavatoi ed abbeveratoi su ambo i lati».

http://www.localidautore.it/paesi/maro-castello-borgomaro-2318 - http://www.comune.borgomaro.im.it/Cultura_e_turismo.html


Molini di Triora (rocca di Andagna)

Dal sito http://luoghidasogno.altervista.org   Dal sito www.alpimistiche.it

«La Rocca di Andagna si trova nella Valle Argentina, ad est dell'abitato di Triora. Posta a 1080 metri s.l.m., questo castellaro, costruito in blocchi di arenaria, è posto in posizione di difesa con due lati su di un precipizio. Presenta, nel lato scoperto a monte verso il Passo Drego, un muraglione lungo da 20 a 30 metri: esso corre a 20-30 metri dalla sommità ove sorge la Rocca, ha spessore variabile tra 0,75 e 1,25 m. nei tratti meglio conservati, si eleva per non più di 1,50 m. rispetto all’attuale area di sedime, ma si evince che, in origine, presentasse una maggiore altezza per la presenza di cumuli di pietre grezzamente lavorate; da alcuni scavi effettuati in corrispondenza del muraglione si può calcolare che questo oggi affonda nel terreno di 2,5 metri. L’area interna, cui il muraglione fa da recinto, era usata per piccolo pascolo di ovini, l’area esterna si presenta a balze e fasce e, verosimilmente, era coltivata a cereali; sono stati trovati, infatti, alcuni scheletri di animali ed una macina in pietra di sicura origine celto-ligure. Come si può osservare dalla sommaria lavorazione del basamento nonché dalle primitive ceramiche trovate, il manufatto aveva funzione di rifugio temporaneo per le comunità stanziali e anche di difesa contro incursioni dal mare sia in occasione di lotte tribali sia nelle guerre tra Romani e Liguri. Dai ritrovamenti di monete e di ceramiche romane e dagli scritti di Tito Livio, apprendiamo che la Rocca fece parte del sistema difensivo romano (un piccolo presidio con una modesta guarnigione) nelle età repubblicana e imperiale, fino in età tardo medievale (probabilmente fino al 998 d.C., quando i Saraceni occuparono stabilmente il Passo della Mezzaluna)».

http://www.giorgiorigon.it/magazin/evocazioni/vestigia/andagna.htm


Perinaldo (castello Maraldi)

Dal sito www.terrediriviera.it   Foto di Adriano Maini, dal sito http://mainiadriano.blogspot.com

«...Il castello è già menzionato in una dichiarazione del 1164 da parte di Guidone Guerra, conte di Ventimiglia, che si impegna a proteggere la persona e i beni del vescovo di Nizza, offrendo in garanzia alcuni sudditi dei feudi di Sospel, Roquebrune, Perinaldo, e Pigna. Nel 1220 il castello di Perinaldo si era già costituito in comune, eleggendo dei propri Consoli in rappresentanza della comunità. A seguito dell'indebolimento dei conti di Ventimiglia e del rafforzamento del potere di Genova nei territori del Ponente Ligure, i Conti vendettero i feudi di Perinaldo e Gionco al genovese Fulcone da Castello, che li tenne fino al 1251, anno in cui vennero di nuovo ceduti a Zaccaria de Castro. I feudi perinaldesi rimasero nelle disponibilità della famiglia Zaccaria fino al 1288, anno in cui vennero acquistati dall'ammiraglio genovese Oberto Doria, che insieme a Dolceacqua, Apricale e Isolabona andarono a costituire il più antico nucleo della Signoria ghibellina dei Doria. I Doria fecero del proprio dominio il centro di raccolta dei ghibellini genovesi, che si contrapposero con dure lotte ai guelfi di Monaco, capeggiati dalla famiglia Grimaldi. Tale rivalità si protrasse fino al 1491, anno in cui le due famiglie si allearono a seguito del matrimonio tra Luca Doria e Francesca Grimaldi di Monaco. Ma la pace durò pochi anni. ...» - «Il "Castello" è una costruzione dei primi del 1500. Era in origine una roccaforte a difesa di una delle porte di accesso al paese di Perinaldo posto su uno splendido crinale, a 572 m sopra il livello del mare e si affaccia sopra un anfiteatro naturale coperto da argentei e secolari uliveti che, intercalati da fasce di ginestre, mimose e vigneti, accompagnano lo sguardo giù sino al mare. La vista di cui si gode affacciandosi qui come da un balcone si estende dai più lontani profili dei monti Bignone, Ceppo, Toraggio, Pietravecchia e Grai fino al mare».

http://castelliere.blogspot.it/2016/06/il-castello-di-giovedi-23-giugno.html - http://www.napoleoncities.eu/index.php?article_id=466&clang=3


Piani di Cipressa (torre dei Marmi)

Foto Vilma Rossi, dal sito www.sullacrestadellonda.it   Dal sito http://cipressa.wordpress.com

«La località è a poca distanza da San Lorenzo al Mare, la cui torre fu distrutta durante i lavori di ampliamento della chiesa parrocchiale. La Torre dei Marmi a Piani di Cipressa è un'armoniosa struttura a pianta pentagonale, collocata su uno sperone roccioso della costa. Ben conservata nel tempo, è stata restaurata e trasformata in abitazione privata...».

http://www.sullacrestadellonda.it/torri_costiere/torremarmicipressa.htm


Pietrabruna (torre-mulino)

Dal sito www.rblob.com   Dal sito www.rblob.com

«Pietrabruna era protetta da una doppia cinta fortificata, ma il comune di Porto Maurizio ne dispose l˜abbattimento verso la fine del XII secolo, per scongiurare il pericolo che potesse diventare una minaccia, se l˜area fosse caduta in mano nemica. Delle difese della zona sopravvissero solo la torre d'avvistamento della vicina frazione di Boscomare e la torre-mulino di Pietrabruna, a circa trecento metri d˜altitudine. La torre aveva una sua rilevanza perché vedeva il mare, era in allineamento con il borgo fortificato di Civezza, sul crinale adiacente verso levante, ed era in posizione dominante sulla valle. è una piccola costruzione con muratura in pietra. è di proprietà privata, adibita a deposito agricolo, ha subito rimaneggiamenti, con l'apertura di porta e finestre, e la sostituzione della copertura originale a volta di pietra, con una copertura di coppi rossi».

http://www.rblob.com/hamradio/scheda.asp?num=44


Pigna (borgo)

a cura di Stefano Favero


Pompeiana (centro storico, casa fortificata di Case Soprane)

Da un video youtube   Da un video youtube

«Il paesino di Pompeiana sorge sulla villa rustica romana del fundus Pompeianum, da cui il nome della località, collegato alla mansio di Costa Balenae, la stazione di sosta per le merci che si trovava sulla litoranea via Julia Augusta e connessa alla vicina via per la Gallia. Durante il Medioevo, il borgo fu dei Clavesana e, a differenza dei territori circostanti, non fu donato dalla contessa Adelaide di Susa ai Benedettini di Santo Stefano, ma sentì comunque l'influenza dell'ordine monastico che a partire dal 1226 estese la sua autorità anche sulla chiesa di Santa Maria di Pompeiana e introdusse nuove colture, tra cui quella dell'ulivo, ancora largamente praticata. I due nuclei da cui il paese è costituito, divenuti possesso dei Lengueglia, ebbero in epoca moderna due storie differenti: quello superiore fu, dal 1472, feudo degli Spinola e poi, in seguito al matrimonio tra Maria Brigida Spinola e Marcantonio Gentile, celebrato nel 1695, dei Gentile, che lo amministrarono fino all'epoca napoleonica. Il nucleo inferiore, invece, venne inserito nella Podesteria di Taggia. Nel 1831 la parrocchia di Pompeiana, da sempre parte della diocesi di Albenga, entrò a far parte di quella di Ventimiglia; il paese divenne comune autonomo a partire dal 1815. Fin dal Medioevo il borgo fu minacciato dai pirati e anche in epoca moderna Pompeiana visse un periodo molto difficile quando, nel XIX secolo, moltissimi dei suoi abitanti, ridotti alla povertà per la crisi delle attività agricole, emigrarono in cerca di fortuna. Lo spopolamento fu massiccio e la situazione si aggravò quando, dopo il terremoto del 1887, più di cento famiglie abbandonarono il paese. Chi rimase si diede da fare per ricostruire gli edifici distrutti e per risollevare l'economia dedicandosi alla floricoltura che, insieme alla ripresa coltivazione dell'ulivo, costituisce ancora oggi un'importante attività produttiva. La bellezza del luogo e il felice stato di conservazione del centro storico hanno consentito a Pompeiana, nel XX secolo, di conseguire un notevole successo turistico. ... La parte superiore del paese, dotata di fortificazioni di cui restano importanti testimonianze architettoniche, è costituita da quattro borgate: Barbarasa, Case Soprane, Valloni e Conio. Questo borgo, oltre alle sue stradine strette e tortuose, ha conservato anche degli edifici nati con funzioni militari. Nella borgata di Barbarasa si può ammirare una torre cinquecentesca .... Anche la casa fortificata di Case Soprane rappresentava un sicuro rifugio per gli abitanti. Nella parte inferiore di Pompeiana si conserva un esempio di struttura militare nella torre dei Panei, a Costa Panera...».

http://www.rivieraligure.it/IT/pompeiana.k3c1199.htm


Pompeiana (torre di Barbarasa)

Dal sito www.comunedipompeiana.net   Dal sito www.alpimistiche.it

«Nel mese di giugno 1561 Ulugh-Alì si presentò davanti alle coste del Ponente ligure e sbarcò a Capo Don. Furono saccheggiati i paesi rivieraschi circostanti, tra Taggia e Santo Stefano, compresi centri interni quali Terzorio e Pompeiana. Nell'estate 1563 nuove incursioni danneggiarono gli stessi nuclei, vittime di razzie e rapimenti. Pompeiana si trova nell'interno, a pochi km a nord-ovest di Santo Stefano. Conserva ancora due torri per la difesa: una, a pianta quadrata - la Torre di Barbarasa, inglobata nell'abitato - fu ricavata su un precedente impianto medievale ed è in buone condizioni. L'inusuale coronamento conserva intatte le caratteristiche caditoie. ...».

http://www.italiamappe.it/arte_cultura/palazzi_ville_castelli/105997_Torre-di-Barbarasa-e-Torre-Panei


Pompeiana (torre Panei)

Dal sito www.comunedipompeiana.net   Dal sito www.alpimistiche.it

«Costruita nel Medioevo (verso il 1500) è tuttora in ottimo stato di conservazione. Restaurata nel 1992 ospita ora il Museo Etnografico, allestito grazie all'opera entusiastica e disinteressata di alcune collaboratrici. Ivi sono custodite notevoli raccolte di reperti e testimonianze del passato di Pompeiana: al piano terra vi sono oggetti agricoli e di cucina e al piano superiore, cui si accede con la scala esterna sono visibili notevoli raccolte di fotografie e documentazioni, anche antiche della Pompeiana di un tempo. In estate il Museo Etnografico viene aperto tutte le domeniche...».

http://www.metropolis.it/comuni/storia.asp?ID=8044


Prelà Castello (ruderi del castello di Petralata)

Foto di Giacomo Turco, dal sito www.icastelli.it   Dal sito www.imperia-online.de   Dal sito www.imperia-online.de

«Il castello di Petralata (Petra Lata, ovvero pietra larga, toponimo che fra l'altro dà il nome a tutto il comprensorio di Prelà) risale probabilmente alla metà del XIV secolo, quando fu edificato come residenza dei Lascaris; subì molti assalti nel corso delle locali lotte feudali, e venne infine ceduto ai Savoia nel 1576. Successivamente abbandonato, oggi è un rudere immerso fra gli ulivi. ... Edificato su un poggio a picco sulla valle del torrente Prino, il castello di Petralata versa oggi in condizioni alquanto negative; la struttura si intuisce piuttosto massiccia, con un mastio turrito sovrastante il borgo, cinto da una cerchia di mura appoggiate ad un possente sperone roccioso. Purtroppo, l'intero corpo di fabbrica è talmente eroso dai crolli subiti in secoli d'abbandono da rendere difficoltosa una lettura analitica della forma originaria del tutto. Il lato delle mura a valle è adiacente ad abitazioni private, mentre a monte le strutture murarie sono letteralmente annegate in un mare di ulivi, tanto da essere quasi inavvicinabili».

http://www.icastelli.it/it/liguria/imperia/prela/castello-di-petralata


Rezzo (palazzo-fortezza e resti del castello dei marchesi di Clavesana)

Foto di Davide Papalini, dal sito https://it.wikipedia.org/wiki   Dal sito www.marittimenelsole.it

  

«Il Palazzo-fortezza è un esempio di dimora signorile montana, fatto costruire dai Marchesi di Clavesana alla fine del XVII secolo sulla sommità del borgo a controllo della viabilità e di tutta la vallata. Si tratta di una struttura a pianta quadrangolare, con le garitte pensili agli angoli. All'interno si conserva intatta la distribuzione degli spazi, con l'antica cucina, il granaio, la cantina e il locale adibito a corpo di guardia e nel sotterraneo esistono ancora la prigione e il passaggio segreto. Si accedeva al palazzo da un ponte levatoio, che è stato sostituito da un passaggio in muratura. Il castello è stato edificato nel XII secolo, ma è stato poi distrutto nel 1672, durante la lotta fra il Ducato di Savoia e la Repubblica di Genova. Rimangono soltanto due torri e pochi resti di muratura. Sotto al castello, un altro edificio degno di nota è la cosiddetta Casa degli Armigeri, a pianta irregolare, a due piani piuttosto alti. Ai lati si osservano due archivolti sovrapposti, mentre su un lato si trovano due portali in pietra accostati e impostati a livelli diversi».

http://www.culturainliguria.it/cultura/it/Temi/Luoghivisita/architetture.do;jsessionid...


Riva Ligure (torrione antibarbaresco)

a cura di Stefano Favero


San Bartolomeo al Mare (torrione di Santa Maria)

Dal sito www.rivieraligure.it   Foto V. Rossi, dal sito www.sullacrestadellonda.it

«Il torrione di Santa Maria, sulla passeggiata a mare di >San Bartolomeo, a pochi km da Imperia, è fortemente consunto dal tempo e dall'abbandono. Era una robusta struttura difensiva a pianta circolare, secondo un modello frequente nella zona, di cui oggi rimane la sola muratura a scarpa fino all'altezza del cordolo, mentre si è perso del tutto il piano rialzato. Nel versante posteriore restano tracce dell'antica scala di accesso all'ingresso, come di consueto soprelevato rispetto al piano di campagna. Sulla targa, murata di recente, il nome dello spiazzo - piazza Torre di Santa Maria - e l'anno di costruzione della torre: 1564».

http://www.sullacrestadellonda.it/torri_costiere/torrisanbartolomeo.htm


Sanremo (castello Devachan)

Dal sito www.ilvangelo-israele.it   Dal sito www.sanremonews.it

«Il castello “Devachan” fu costruito su progetto dell’ingegnere di Sanremo Pietro Agosti con la collaborazione dell’ing, Winter in una posizione scelta anche dal progettista e impresario Costanzo Sappia. L’edificio, in stile “Liberty”, fu voluto dal conte inglese Orazio Seville di Mexbourough.  Il nome del Castello deriva dal termine Devachan che in lingua indiana significa “secondo cielo del paradiso dell’anima” e, in genere indica un luogo di deliziosa sosta per il riposo dei buddisti in cammino verso il Nirvana e quindi uno stato di pace assoluta e di beatitudine perfetta, ben adattabile ad un luogo di piacevole soggiorno e villeggiatura. Questo castello era stato acquistato nel 1890 dal conte inglese Orazio Savile di Mexbourough. L’anziano lord l’aveva acquistato per venirci a stare con Lady Lucy, una ancora giovane donna, che il nobiluomo, incurante delle sue 75 primavere, aveva spostato in seconde nozze. Il castello precedentemente si chiamava “Villa Silvia” dal nome della prima moglie del conte di Mexbourough, il quale, dopo un soggiorno di trent’anni in India, durante il quale si era convertito all’induismo, lo ribattezzò appunto “Devachan”.  Il castello fu successivamente di altri proprietari: fu di un certo signor Roberto Cibrario, un facoltoso e misterioso piemontese; dopo alcuni anni, fu acquistato dal colonnello inglese Spencer Stenfield, sposato con una bella donna russa, ex celebre ed apprezzato contralto, che egli conobbe a Parigi, dove la donna era giunta esule dopo la Rivoluzione di ottobre. ... L’edificio si eleva maestoso sulla collina del Berigo a ponente della città, a pochi minuti dal centro, in una località dove ricche e maestose sorgono altre ville, tra palmeti, aranceti, uliveti, agavi, cactus, banani, e flora tropicale lussureggiante che invade l’edificio di magnifica architettura. Circondato da un grande parco, maestosa spicca la sua struttura di pietra scalpellata a mano, che parla della sua sontuosa e ricca “austerità”. ... Il castello “Devachan” di Sanremo entrò nella storia europea del 900 quando il suo nuovo proprietario il comandante Edoardo Mercegaglia, lo mise a disposizione del Governo Italiano, per le riunioni dei Plenipotenziari dei Paesi vincitori della prima guerra mondiale, che lì tennero una conferenza internazionale per risolvere la cosiddetta “questione degli i Stretti”, ossia definire il nuovo assetto politico dell’Europa alla fine della Grande Guerra. ... Oggi, dopo 79 anni di sfarzo e di storia, il castello “Devachan” è diventato un anonimo anche se esclusivo residence per famiglie facoltose».

http://www.comunedisanremo.it/pagina/chiese-e-monumenti#link


Sanremo (forte di Santa Tecla)

Dal sito www.sanremonews.it   Dal sito www.comunedisanremo.it   Dal sito www.info-sanremo.com

«Il Forte di Santa Tecla situato nei pressi del Porto Vecchio di Sanremo, sino a pochi anni fa era utilizzato come Carceri Giudiziarie, ombreggiato all'ingresso da un piccolo giardino di pini marittimi, è un interessante esempio di fortificazione militare del settecento ligure. Deve il suo attuale nome al fatto che nella posa della prima pietra fu posta una reliquia di Santa Tecla, ma il suo nome originario era di Fortezza San Giorgio. La sua costruzione fu voluta dalla Repubblica genovese, che da secoli contrastava l'aspirazione marinara e commerciale di Sanremo, a seguito di una sollevazione popolare sanremese che, dopo la guerra di successione austriaca, aveva chiesto l'annessione al Regno di Sardegna. La Repubblica genovese reagì con violenza e decise la costruzione del forte non tanto per la difesa della città e del porto quanto per intimidire, con le proprie artiglierie, la popolazione ribelle. Dopo due tentativi andati a vuoto, nel 1753 venne approvato il progetto dell'ingegnere militare Giacomo De Sicre per una spesa totale di circa 70.000 lire genovesi e la prima pietra venne posata il 6 luglio del 1754 senza che la popolazione partecipasse all'evento in quanto la costruzione della fortezza prevedeva la demolizione di numerose abitazioni.

Il Forte fu edificato sulla base di una pianta triangolare, con un bastione verso il mare e un'opera a corno verso la città formata da due mezzi bastioni, separati da una lunga cortina su cui erano posti numerosi pezzi di artiglieria a minacciare la città. All'interno, al piano terra, vi era la cappella al centro del cortile, i magazzini, la cisterna e l'appartamento del comandante; al primo piano gli alloggi per i soldati e gli addetti, con la polveriera nell'antica torre cinquecentesca che era stata inglobata nel forte; al secondo piano gli alloggi per i bombardieri e gli artiglieri, i comandanti, la fanteria e il magazzino. La fortezza venne innalzata in soli undici mesi di lavori che si conclusero il 12 marzo del 1756. Nel 1796 fu occupata senza combattimenti dalle forze napoleoniche di invasione e la popolazione che si sentiva liberata dal secolare giogo genovese, festeggiò, abbattendo anche parte degli spalti, che impedivano un comodo accesso al molo. Con la Restaurazione, nel 1815, la Liguria passò al Regno di Sardegna e il forte divenne una caserma per la fanteria sabauda; più tardi, nel 1835, caserma dell'arma dei Bersaglieri. Dal 1864 fu adibita a casa circondariale di pena fino al 1997, con solo due interruzioni: fu base per idrovolanti tra gli anni 1915-1918 e divenne deposito di munizioni durante l'occupazione tedesca dal 1943 al 1945. Trasferito il carcere ad altra sede il Forte di Santa Tecla viene assegnato alla Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici della Liguria ed infine, recentemente acquisito dal Comune, è ora in fase di recupero e restauro per destinarlo a sede di museo e manifestazioni».

http://www.info-sanremo.com/forte-di-santa-tecla.html


Sanremo (la Pigna)

a cura di Stefano Favero


Sanremo (torre Ciapela o Chiappella o dei Saraceni)

Dal sito www.sanremonews.it   Foto di Adriano Maini, dal sito https://collasgarba.wordpress.com   Dal sito http://consorz.blogspot.it

«La Torre della Ciapela o “Torre dei Saraceni” è situata nel centro della città, nella Piazza del Mercato. Questa venne costruita intorno al XV secolo per difendere la città dagli assalti barbareschi, e fu ristrutturata dopo la metà del XIX secolo. L'edificio ha una pianta rotonda, con corpo a forma di tronco-conico e numerose aperture per le bocche da fuoco e la fucileria. Numerosi turisti sono rimasti affascinati dalla visita di questa struttura» - «Torre circolare edificata nel 1550 al fine di difendere la città dalle scorribande dei barbari. Sul bordo superiore della torre, verso sud-est, si può notare una grossa palla di bombarda inserita dai costruttori subito sotto la merlatura».

http://www.visititaly.it/info/960829-torre-della-ciapela-sanremo.aspx - http://wikimapia.org/7166761/it/Torre-della-Ciapela


Santo Stefano al Mare (torre ennagonale)

Dal sito http://castelliere.blogspot.it   Dal sito www.imfromim.it

«Si trova all'estremità di levante della cittadina, alla foce del Rio Torre. A seguito delle numerose invasioni e scorribande dei pirati Saraceni il borgo marinaro di Santo Stefano fu dotato di numerose torri per la difesa e avvistamento, tra cui questa dalla forma non comune, ultimata nel 1566. è l’unica in Italia ad avere nove lati ed è munita di una sola porta di accesso con guardiole pensili. Riccardo De Maestri (Opere di difesa del sec. XVI nella Riviera di ponente, p. 71) ipotizza che la sua progettazione possa essere attribuita a Giovanni Maria Caravisio, costruttore della torre di Oneglia. Rimase armata di cannoni fino al XIX secolo; nel 1916 il navigatore Enrico Alberto D'Albertis ne fece dono alla Congregazione di Carità di Santo Stefano per destinarla a luogo di ricovero dei malati poveri. Fu così munita di copertura e di finestre; a parte questa modifica, è stata perfettamente restaurata e oggi - altro bell'esempio di recupero - è utilizzata come Sala Consiliare del Comune, collegata all'adiacente palazzo comunale da un ascensore esterno e da una modernissima scala elicoidale. Nel mese di agosto 2005 la torre ha ospitato una mostra di modellismo navale, organizzata dall'Associazione Magellano in collaborazione con l'Amministrazione Comunale, che ha riscosso un vastissimo successo di pubblico».

http://castelliere.blogspot.it/2012/04/il-castello-di-lunedi-2-aprile.html


Santo Stefano al Mare (torre quadra)

Foto di V. Rossi, dal sito www.sullacrestadellonda.it   Foto di V. Rossi, dal sito www.sullacrestadellonda.it

«A Santo stefano al Mare, a ponente della torre ennagonale e poca distanza dalla ferrovia, si erge una torre a base quadrata, di modeste dimensioni, simile alla torre Santa Lucia di Pontedassio e alla torre cosiddetta "dei Doganieri", di Sestri Levante. Fu eretta nel 1546 contro le incursioni saracene che affliggevano la fascia costiera e i borghi dell'immediato entroterra, ma negli anni immediatamente successivi si mostrò rapidamente inadeguata alla difesa del territorio. La Repubblica deliberò pertanto la costruzione di una torre più robusta e impose tributi agli abitanti per far fronte alle spese. Nel 1556 il torrione, dall'inconsueta pianta ennagonale, era completato».

http://www.sullacrestadellonda.it/torri_costiere/torre_quadra_santostefano.htm


Seborga (castello, borgo fortificato)

a cura di Stefano Favero


Siestro (torre Biancheri o del Ruffini)

Dal sito www.cumpagniadiventemigliusi.it   Foto di Sara Campora, dal sito www.sullacrestadellonda.it

«Costruita nel XVI secolo, quale torre magazzino ed abitativa da difesa, sulla collina di Siestro, a levante del fiume Roia, diventò particolarmente famosa nel XIX secolo, per aver ospitato il fuggiasco mazziniano Giovanni Ruffini. La sua struttura, vincolata nel 1939, presenta una pianta quadrangolare, ma non possiede più le fattezze originarie. Adibita ad abitazione è oggi di proprietà privata».

http://www.cumpagniadiventemigliusi.it/Territorio/Torre_Biancheri.htm


Taggia (borgo, mura)

Dal sito www.culturainliguria.it   Dal sito www.neldeliriononeromaisola.it

«Taggia, fin dai primi secoli della sua fondazione, forse altomedioevale (si parla del 641, dopo l’invasione dei Rotari), ebbe una posizione di prestigio e di potere, come testimoniano testimoniano le tre cerchie concentriche di mura che furono edificate in epoche diverse a sua difesa e i numerosi palazzi civili e religiosi di gran pregio architettonico. Taggia fu legata, in epoca medievale, al comune di Albenga. In seguito, fu dei Clavesana e, dal 1228, di Genova. ... Attorno ad un castello (oggi in rovina) si addensò il nucleo originario del borgo, che in seguito si sviluppò verso valle. La zona più antica è la più densa dal punto di vista urbanistico, attraversata dai tipici vicoli-scalinate della tradizione ligure. Questa parte del paese era circondata dalla prima cerchia di mura, mentre il secondo perimetro fortificato, sempre di epoca medioevale, fu edificato poco più in basso, con quattro porte (una in più rispetto alla prima cerchia). Le vie sono lastricate in ciottoli e qui si possono ammirare la fontana di Santa Teresa, il palazzo del Clavesana, con le sue caratteristiche torri decapitate, e la chiesa di Santa Lucia, fuori le mura. La terza cerchia di mura, la più bassa, venne edificata tra il 1540 e il 1564 per abbracciare l’intera Taggia, sviluppatasi fino a raggiungere la valle dove scorre il torrente Argentina. All’interno di questo terzo perimetro troviamo le strade e gli edifici di maggior valore monumentale: soprattutto la via S. Dalmazzo e la via Soleri, sulla quale si affacciano il palazzo Curlo, con porticato ad arcate gotiche, e il palazzo Asdente-Carrega. Altri palazzi degni di nota sono i barocchi Lercari (1676) e Curlo-Spinola (1636), decorati con stucchi su disegno attribuito al Bernini.Suggestiva è anche la triangolare piazzetta Gastaldi, porticata, ricostruita nel 1600, e il palazzo Anfossi-Imperiale. Portali in pietra nera scolpita, insegne patrizie, portici, la tabella con le vecchie misure genovesi in canne e palmi, appaiono al visitatore che passeggi per i caruggi. ...».

http://www.rivieraligure.it/IT/taggia.k3c127.htm


Taggia (porte)

Porta dell'Orso, dal sito www.rivieraligure.it   Porta Pretoria, foto di Adriano Maini, dal sito http://mainiadriano.blogspot.it

«Porta dell'Orso. Porta monumentale, con terminazione a cimasa di tipo barocco, rappresenta il principale accesso alla città dal mare. Ha retto, ben difesa, l'attacco barbaresco del 1564. Oggi come all'epoca della sua costruzione, reca i blasoni della città e della Repubblica di Genova. La sua sistemazione iniziale è datata 1540. ... Porta Pretoria. Questa porta aumenta le possibilità di accesso alla città. L'aspetto difensivo è ancora integro, munito di tutti gli elementi militari della sistemazione cinquecentesca. Porta Sottana. Con la porta soprana è l'accesso più antico alla città: è stata rimaneggiata nel corso del XVI-XVII secolo e permetteva un rapido collegamento con la fontana di Santa Lucia. ...  Porta Soprana. Antico accesso alla città assieme alla porta sottana, questo ingresso su distingue per il suo arco ribassato, dalle linee arcaiche e simile ad altri passaggi obbligati presenti nelle cerchie murarie delle città della Liguria occidentale».

http://www.rivieraligure.it/IT/guida-taggia-storia-terra-mare.g15.htm


Taggia (ruderi del castello di Campomarzio)

Foto di Adriano Maini, dal sito https://collasgarba.wordpress.com   Dal sito www.programmaurbano.it   Dal sito www.arisanremo.it

«Campomarzio è una collina alta 139 m. s.l.m., posta a 4,5 km. da Taggia, prima di Badalucco. Si tratta di un’altura posta a chiusura della valle Argentina. La sua posizione è strategica e di interesse militare per un controllo della valle Argentina in ogni direzione. Si è ipotizzata una sua prima occupazione come castelliere ligure preromano. Il nome di Campomarzio ha però una dimensione latina legata alla natura militare. La collina appare oggi interamente fortificata, con possenti mura, sistemi difensivi ed una chiesa sommitale. La fortificazione può essere assegnata alla necessità dei Bizantini per la difesa della Liguria contro i Longobardi, attuata nella prima metà del VII secolo ed abbandonata per l’arrivo del re longobardo Rotari, nel 643 d.C. Il titolo della chiesa può essere riferito a San Giorgio, santo bizantino, il cui nome rimane legato alla regione vicina ed alla non lontana chiesa antica di Montalto ligure. Il toponimo rimane vivo e l’area castello è rimasta di proprietà del Comune di Taggia. Risulta interessante anche l’indagine della viabilità circostante, data la presenza dei vicini ruderi medievali del ponte detto della Canaglia. Rilievo e primo scavo sono del 1950-51, ma si attende una indagine più approfondita per apertura al pubblico. Notati sedimi abitativi e tombe povere con ceramica tardo-romana ed altomedievale. La zona si segnala anche per il suo pregio ambientale».

http://www.programmaurbano.it/attachments/article/85/sito44.pdf


Taggia (torre cinquecentesca, torre dell'Orso, torre del Ciazzo)

La torre cinquecentesca, foto W. Rossi, dal sito www.sullacrestadellonda.it   Torre del Ciazzo, foto W. Rossi, dal sito www.sullacrestadellonda.it   Torre dell'Orso in una foto del primo Novecento, dal sito www.sullacrestadellonda.it

«...Nel Cinquecento si resero necessarie misure difensive contro le incursioni dei Saraceni, che iniziarono con l'ampliamento delle mura e continuarono fino al 1615, quando fu incluso nella cinta fortificata anche il convento dei Domenicani, il complesso monumentale più importante della Liguria occidentale. Nel 1543 Taggia aveva subito l'attacco del Barbarossa e vent'anni dopo era stata incendiata da Dragut e nuovamente assaltata dal "Lazzaro Calabrese", alias il rinnegato Giovanni Galeni, noto come Occhialì, corruzione di Ulugh Alì. Gli attacchi ripetuti di quest'ultimo erano stati tuttavia respinti, a dimostrazione dell'efficacia delle strutture di difesa, costituite da mura raccordate da torri. Dalle cronache del tempo si desume che la cinta includeva l'intero nucleo abitato fino al torrente Argentina, ed era munita di otto porte e otto torri, di cui oggi sussistono la torre dell'Orso e, a poca distanza, la minore torre del Ciazzo, con gli adiacenti tratti di mura che inglobavano il convento dei Domenicani. Sono entrambe torri tronco-coniche dalla struttura robusta in pietra, con tracce residue dell'intonaco esterno. Presentano scarpa modesta, cordolo di raccordo allo scudo superiore e ampie feritoie per artiglieria. ... Procedendo verso nord lungo la via principale del borgo antico si raggiunge ancora una torre, seminascosta alla vista dalla folta vegetazione che la ricopre. Come le precedenti, è di forma tronco-conica, dalla struttura robusta in pietra, con scarpa modesta, cordolo di raccordo allo scudo superiore e ampie feritoie per artiglieria».

http://www.sullacrestadellonda.it/torri_costiere/torri_taggia.htm - ...torri_costiere/taggia_torre.htm


Terzorio (torre antibarbaresca)

Foto di genovaliguriafc, dal sito www.flickr.com   Dal sito www.sullacrestadellonda.it

«Terzorio (IM) è a circa 200 metri di altitudine, nelle vicinanze di Santo Stefano al Mare, composto da un borgo antico a nord e il borgo moderno a sud. L'origine medievale del paese è dimostrata da alcuni edifici del XI e del XII secolo. Fu feudo dei Conti di Ventimiglia e poi appartenne al principato di Villaregia dei Benedettini di Santo Stefano a Genova. Nel 1353 fu integrato nella Repubblica di Genova e da allora la sua storia si identifica con quella di Santo Stefano al Mare. A nord della Parrocchiale - sulla quale si trova una meridiana settecentesca - si staglia la torre in pietra a faccia vista, con la terrazza di copertura tagliata in senso obliquo, in questo simile alla torre dei Doganieri, a Sestri Levante. È una costruzione a pianta quadrangolare, costruita nel Quattrocento, come attesta la targa, ed è in allineamento con la torre di Pompeiana».

http://www.sullacrestadellonda.it/torri_costiere/terzorio_torre.htm


Torrazza (torre circolare di avvistamento)

Dal sito http://temalibero.forumfree.it/   Dal sito it.wikipedia.org

«Dal paese di Torrazza - soprastante la valle del torrente Prino, a circa 8 km da Imperia - una passeggiata attraverso il borgo medievale conduce alla torre cinquecentesca. Il manufatto, restaurato e rimaneggiato nel 1993, si trova su un poggio tra gli ulivi, a circa 140 metri di altitudine. Ha forma circolare, diametro di circa 7,60 metri, altezza complessiva di oltre 10 metri, con leggera scarpa alla base, priva del cordolo consueto. è in muratura di pietra grezza a corsi orizzontali e preserva tracce dell’intonaco originario. Del coronamento si sono conservati, quasi intatti, solo i beccatelli di sostegno delle antiche caditoie. Presenta molte feritoie strombate per bocche da fuoco, di varie dimensioni, e tre ampie aperture. Una di tali aperture, di epoca recente, si trova sul versante di levante, all’apice del sentiero lastricato che dal paese sale al poggio. È protetta da una robusta grata, attraverso la quale si vede l'interessante esposizione di oggetti rappresentativi della locale cultura materiale, allestita nel vano a piano terra, con volta a cupola. All’interno, una scala fissa di legno - che sostituisce quella originale probabilmente retraibile - conduce al locale superiore, anch’esso con volta a cupola: vi è ospitata una ricostruzione - con fantocci di legno - dell’attacco sferrato dalle orde di Ulugh Ali nel Cinquecento. Dall’esterno della torre si accede al piano rialzato attraverso un’apertura orientata a ponente, a poco più di due metri sopra il piano di campagna, anch’essa recente, come si desume dalla muratura di contorno. Alla porta si giunge mediante una scala di pietra, sul fianco della quale è stata apposta una targa che rievoca l’attacco barbaresco del 1562, nonché il restauro del 1993 da parte del Comune di Imperia, con il finanziamento della Società Italgas di Torino:
IN QUESTA ANTICA TORRE / LA NOTTE DEL 18 MARZO 1562
GLI UOMINI DI TORRAZZA / RESISTETTERO / ALL'ATTACCO DEI TURCHI
DI HASAN KELLJ E ULUGH ALI / LUOGOTENENTI DI DRAGHUT
ASSISTENDO / AL LACRIMEVOLE SACCHEGGIO / DEL LORO PAESE
IL COMUNE DI IMPERIA / NE CURO IL RESTAURO / NELL ANNO 1993
GRAZIE AL CONTRIBUTO DELLA / SOCIETA ITALGAS DI TORINO
.
Nel locale si trova la terza ampia apertura rettangolare della torre, orientata a nord-est verso la valle del torrente Prino: probabilmente ne costituiva l’accesso originario, fortemente rialzato rispetto al piano di campagna, anche per effetto dell’andamento irregolare del terreno; presumibilmente era quindi raggiungibile con scala esterna retraibile. Sull’architrave di tale apertura si trova infatti l’impronta di una probabile caditoia, al di sopra della quale si apre un’ampia feritoia strombata. All’interno del locale si è conservata la scala originale in pietra che conduce al terrazzo di copertura, protetto da parapetto di circa due metri».

http://www.sullacrestadellonda.it/torri_costiere/torretorrazza.htm


Torre Paponi (fraz. di Pietrabruna, borgo)

a cura di Stefano Favero


Triora (borgo)

a cura di Stefano Favero


Vallebona (ruderi del castello dei Gabbiani)

Foto di Luciano Gabrielli, dal sito www.panoramio.com   Dal sito www.arimperia.net

«La bellezza di questo paesino, nascosto tra le falde di un colle, sono le case addossate l’una all’altra, con mulattiere e carruggi, uno spettacolo che incanta a prima vista, dando l’impressione di una cartolina antica, l’intero complesso, sorge su due diversi livelli, donando alla piazza un effetto di singolare movimento architettonico. Caratteristica è la parrocchiale di S. Lorenzo, dove è conservato con grande cura un bel Portale scolpito in ardesia, con l’architrave datato 1478; dell’antica chiesa del XIII secolo è rimasto il campanile tozzo e rustico alla base, che la collega all’Oratorio barocco. Poche e inconsistenti le tracce delle "Torri" di avvistamento del XVI secolo che sorgevano a Vallebona. Ben conservata invece la "Porta" con arco a tutto sesto.  Con una breve gita a piedi (un quarto d’ora circa) si può raggiungere il castello "Gabbiani", che sorge su un terrapieno quadrangolare con angoli arrotondati, sostenuto da una muratura con evidente scarpa e un rozzo pregio a gocce. Restano i muri perimetrali del castello e quattro vani interni posti su due piani. Un’apertura ad arco ogivale doveva essere il principale accesso. L’esterno è in pietra con una bellissima sfumatura giallo-dorata, l’interno è intonacato. Eretto come normale residenza, il castello di proprietà privata, risale ai primi anni dell’Ottocento».

http://www.metropolis.it/comuni/storia.asp?ID=8062


Ventimiglia (castello della Rocca)

Dal sito www.cumpagniadiventemigliusi.it   Dal sito www.cumpagniadiventemigliusi.it

«Il CASTELLO DELLA ROCCA raggiunse un massimo di 33 ed un minimo di 21, con una media di 25 soldati. ... Il CASTRUM ROCHE era un estremo presidio di Ventimiglia mentre il Castello di Appio stava, al pari di avamposto, sul colle Magliocca ad intercettare gli invasori che procedessero per le giogaie del Roia: in caso di assedio questo forte (cui si accedeva per una via sotto la località in Podio ove erano campi di S. Michele e dei cittadini intemeli Guglielmo Boveto ed Ingone Burono poteva fruire di autonomo vettovagliamento ed in caso d'assedio avrebbe sopportata lunga resistenza (nel comprensorio erano torri e rocche minori, di cui è impossibile far rassegna: resta da citare la Rocha che il di Amandolesio registrò in località Seestro cioè Siestro, forse collegabile alle costruzioni del Martinengo durante l'assedio genovese di Ventimiglia ai primi di quel secolo. L'abitato di Piena Alta (borgo di crinale nella media val Roia, che si raggiunge dalla stradale Breglio-Nizza) è oramai quasi del tutto privo di residenti stabili e sorge nei pressi dei resti del CASTELLO DELLA PENNA costruito dagli ingegneri militari di Genova. La sua funzione strategica sui percorsi di media valle risulta indiscutibile: qualsiasi espansionismo sabaudo verso il mare di Ventimiglia avrebbe sempre fatto i conti con questo avamposto idoneo per una lunga difesa. Il nome del castello ha alla base una rappresentazione linguistica dei luoghi irti su cui fu eretto ("Vetta rocciosa di forma aspra ed acuta") come prima del 1406 il Buti scrisse:"La capra è animale che volentieri va pascendo sopra la penna de' monti": il termine è un derivato, per la descrizione di una vetta, dal latino pinna nel significato di "penna o freccia" ma anche di "merlo di muro" ... Ai tempi della guerra ligure-piemontese del 1672-73, combattuta perlopiù nelle valli del Roia, del Nervia e dell'Argentina merita una citazione la resistenza eccezionale della guarnigione genovese del forte della Penna agli ordini di Gerolamo Gastaldi che non cedette neanche alla minaccia del comandante sabaudo di far impiccare 2 suoi figli fatti prigionieri».

http://www.culturabarocca.com/roia.htm#rocca


Ventimiglia (castello di Portiloria)

Dal sito http://adrianomaini.posterous.com   Dal sito http://adrianomaini.posterous.com

«Il FORTE (O CASTELLO) DI PORTILORIA guardava il porto canale del Nervia (e quindi l'omonima piana sulla riva occidentale, alla foce, di questo torrente) e poi la via di fondovalle, i resti del tragitto costiero romano, il ponte di legno sul torrente: tale castro confinava più in alto con la terra di Giorgio Cataneo, inferiormente con l'acqua del Nervia, da un lato con la terra di Mauro de Mauri, dall'altro con quella di Guglielmo Maroso...": da altri documenti si apprende che vi eran nei pressi terre coltivate ed un pozzo per l'abbeveraggio: il toponimo, da cui il FORTE traeva nome, risulta variamente nominato dal notaio di Amandolesio quasi a testimoniare che, accanto alla struttura militare, vi esistessero dei casolari con residenti stabili, impegnati nell'attività rurale. L'importanza del FORTE (O CASTELLO) DI PORTILORIA, attesa la desertificazione dell'area in cui era sorta la città romana di Ventimiglia, si proponeva per l'IMPORTANZA DEL NODO VIARIO CHE GUARDAVA: là ove - dopo la scomparsa della VIA JULIA AUGUSTA, anche per le DEVASTAZIONI DEI BARBARI, e successivamente con la CACCIATA DEGLI ULTIMI INVASORI, I "SARACENI" - si andava riprendendo grazie anche al rilevante CONCORSO DELLA CHIESA DI ROMA e in dettaglio delle sue DIOCESI un pieno CONTROLLO DEI PERCORSI deputati all'EPOCALE FENOMENO DEI PELLEGRINAGGI NEI LUOGHI SANTI ma anche ad una lenta rivisitazione delle ATTIVITA' COMMERCIALI. Sempre dal duecentesco notaio genovese si evince la presenza nel luogo di strutture funzionali per la vita agricola oltre che come detto di terreni posti a coltura: doc. 260 del 9 giugno 1260 (citazione di troilum et fons [che sfruttavano ancora la portata degli acquedotti romani?]), doc. 515 del 25 novembre 1262 (citazione di peciam unam terre agregate ficuum et amindolarum [colture di fichi e mandorle]), doc. 563 del 18 maggio 1262 (colture di viti e fichi [in questo caso, oltre al comsueto toponimo, compare nel documento la citazione in plano Nervie evidentemente per indicare la zona pianeggiante, a sud dell'area vera e propia del castello, dove grossomodo corrono oggi la via statale e la ferrovia, sino a confinare con la prebenda episcopale, area dell'ex officina del gas e dell'attuale comprensorio ospedaliero intemelio]). Il FORTE sorgeva verosimilmente in una posizione egemone rispetto a queste proprietà e agli eventuali insediamenti, sul sito relativamente in altura dell'odierna parrocchiale nervina di Cristo Re eretta ove stava nel '700 la ridotta o forte Orengo degli Austro-Sardi, a sua volta edificato nel PREDIO ORENGO già prebenda episcopale dal 1260-1261: poco più in basso di dove stava il CASTRUM AQUAE [o distributore alle condotte cittadine del rifornimento idrico portatovi da due acquedotti provenienti da rio Seborrino] eretto dagli ingegneri e dagli operai idraulici di Romani e nei pressi una struttura basilicale del medio Impero, rilevata di recente, su cui in seguito venne forse costruito un edificio paleocristiano».

http://www.culturabarocca.com/roia.htm#portiloria


Ventimiglia (castello di Tenda)

Dal sito www.cumpagniadiventemigliusi.it   Dal sito it.wikipedia.org

«Significati diversi nella strategia della valle del Roia e delle potenze che se la contesero è poi costituita dai castelli di Tenda [che permetteva un importante controllo su un'asse viaria fondamentale in relazione sia alla "via del sale" sia allo storico, aspro percorso dell'orrido di Tenda ed al celebre passo alpestre], di Briga e soprattutto di Saorgio. L'essenza di tutte le riflessioni su Tenda è fondamentalmente collegata al fatto che tale sito costituì per secoli il "nodo viario naturale" [ancora menzionato nel xvii-xviii secolo] che determinava il passaggio dal Ponente ligure al basso Piemonte [dove toccava importanti nodi viari come Fontan dalla romanità al medioevo; tale tragitto era fondamentale per raggiungere l'alto "Piemonte", Susa e quindi la valle del Cenischia [in cui peraltro esistevano convergenze religiose preromane analoghe a quelle scoperte alta valle del Nervia da Dolceacqua ad Isolabona e soprattutto da Castelvittorio a Pigna]: qui sorgeva il monastero benedettino della Novalesa [che esercitò tanta influenza sulla Liguria occidentale e governò un suo priorato o convento minore nel territorio di Dolceacqua]. Da lì, donde Carlo Magno avrebbe iniziata la sua impresa contro i longobardi, si apriva quindi la grande via del Cenisio che immetteva pellegrini e mercanti sulla strade per la "Moriana" e quindi la vasta area franco-borgognona e germanica: alla luce di tutte queste relazioni non pare quindi sorprendente che dopo la sconfitta dei saraceni un vescovo di Ventimiglia sia stato chiamato dai monaci di Novalesa a riconsacrare il territorio che dal mar Ligure portava sin al loro grande convento. L'importanza strategica di Tenda continua nel medioevo quando il borgo entrò a far parte del capoluogo della "Signoria dei Lascaris", appartenenti ad un ramo dei conti di Ventimiglia. Successivamente la località giunse sotto controllo dei Savoia entrando a far parte della sfera di influenza piemontese allorché ne assunse il controllo Renato conte di Villars foglio naturale di Filippo II di Savoia in virtù del matrimonio d'interesse politico contratto nel 1501 con Anna Balbo Lascaris. In seguito i discendenti di Renato lasciarono la contea a Emanuele Filiberto che ne trasmise il possesso per via ereditaria ai suoi successori. Il borgo prosperò particolarmente sotto la dinastia sabauda in funzione della sua posizione strategica e commerciale come importante nodo viario dei tragitti "mare-monti": simbolo di questa importante storia di sentinella delle vie e dei monti fu naturalmente il castello comitale del XII secolo la cui tipologia - per quanto alterata di modifiche ed ampliamenti - può esser ricostruita solo dalle carte antiche, visto che al giorno d'oggi rimangono ben pochi resti dell'edificio fatto demolire per ordine del Catinat)».

http://www.culturabarocca.com/tenda.htm#forte


Ventimiglia (forte dell'Annunziata)

Dal sito www.visititaly.it   Dal sito http://ventimiglia.ponenteoggi.it

  

«A picco sul mare di punta Rocca, protesa verso la Costa Azzurra, terrazza dischiusa su uno dei panorami più belli del mondo, racchiuso fra Capo Ampelio e Capo D'Esterel, fra Bordighera e Saint Tropez. Un tempo convento poi fortezza, oggi scrigno prezioso per i tesori giuntici dall'epoca romana e palcoscenico unico per l'arte, la musica e la cultura in genere. Sorge su uno sperone roccioso di conglomerato a picco sul mare con, alla propria sinistra, il centro fortificato della Ventimiglia medioevale e, alla propria destra, la costa che precipita a strapiombo sulla più bella spiaggia di sabbia dorata della Liguria. ... Nel Trattato di Parigi stipulato dopo la caduta di Napoleone, l'Austria impose che una cospicua parte dell'indennità imposta alla Francia venisse assegnata al Piemonte per fortificare il proprio confine occidentale. Sarà il giovane Carlo Alberto a farsi esecutore del grande programma di fortificazioni sul confine con la Francia, arrivando a far raddoppiare le fortificazioni che chiudevano i passi delle Alpi. Con il ripristino della strada di collegamento con la Francia lungo la costa vi furono delle lagnanze da parte austriaca e in seguito fu deciso di costruire in Ventimiglia, vista la sua posizione strategica, una cittadella destinata a chiudere ai francesi quella troppo agibile via di penetrazione verso la pianura padana. Furono incaricati degli studi il colonnello Malaussena e il tenente-colonnello Podestà inviati a Ventimiglia con il diciottenne luogotenente Camillo Benso di Cavour. La progettazione segue i criteri del campo trincerato, visto anche la limitata portata delle artiglierie dell'epoca, aggiungendo le innovazioni introdotte dai generali napoleonici. L'esistente Forte San Paolo, risalente alla metà del 1200, venne modificato e ampliato collegandolo alle mura della città con una cortina muraria e alla Ridotta o Fortezza dell'Annunziata con dei bastioni articolati e con un passaggio coperto. Si presenta alla fine dei lavori come un sistema fortificato tendente al triplice scopo di battere i vicini paraggi, di chiudere la via della riviera e di servire di punto estremo di sinistra della linea militare della valle del Roja. Dopo la cessione di Nizza e dei territori affini, con regio decreto del luglio 1883 si ordinò la cessazione di ruolo di piazzaforte per Ventimiglia, Forte San Paolo venne demolito e la Ridotta dell'Annunziata declassata a Caserma con successivi lavori di modifica. Dopo la guerra vi è l'abbandono fino alla cessione dal demanio militare al Comune di Ventimiglia che la cede alla nascente Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo che la utilizza come deposito e officina e, restaurati alcuni locali, come sede direttiva. Nel 1984 viene deciso di destinare il piano rialzato in epoca fascista come sede definitiva del Civico Museo Archeologico "Girolamo Rossi", aperto al pubblico nel 1990. All'inizio degli anni novanta, liquidate le Aziende di Soggiorno e Turismo, la proprietà passa alle APT di competenza regionale. Oggi vuole rinascere come grande centro culturale».

http://www.fortedellannunziata.it/la_storia_lafortezza.htm


Ventimiglia (forte San Paolo o forte del Colle)

Dal sito vallodiponente.altervista.org   Dal sito https://it.foursquare.com

  

«Il Forte San Paolo fu un'antica fortezza del comune ligure di Ventimiglia, in provincia di Imperia, costruita sui resti del castello di Castelvecchio ad occidente della cinta muraria fortificata della città intemelia. Assieme alla fortificazione di Castel d'Appio e alla Fortezza dell'Annunziata fa parte degli antichi edifici difensivi eretti a Ventimiglia durante la dominazione genovese e successivamente napoleonica. La fortezza fu costruita dalla Repubblica di Genova nel XIII secolo sui resti di un antico e preesistente castello detto Castelvecchio. Il forte fu teatro di importanti avvenimenti bellici durante la guerra di successione austriaca tra l'esercito austro-sardo e le truppe franco-spagnole a metà del XVIII secolo. Nel 1746, ad ottobre, il fortilizio fu occupato dai soldati francesi che si erano progressivamente ritirati verso Mentone, ma l'edificio fu strenuamente assediato con successo dalle truppe di Carlo Emanuele III re di Sardegna. Un nuovo assedio fu compiuto nel giugno del 1747 ad opera dell'esercito franco-spagnolo, ma la fortezza resistette all'attacco grazie alla difesa dei soldati sabaudi. All'inizio del XIX secolo, oltre ad un restauro conservativo, furono realizzati collegamenti coperti e cunicoli sotterranei con la sottostante fortezza dell'Annunziata - detta anche Ridotta dell'Annunziata - mantenendo in servizio l'uso difensivo della Piazza di Ventimiglia. Verso la fine dell'Ottocento il cessare degli eventi bellici portò il forte, oramai obsoleto, ad un abbandono; un Regio decreto dell'8 luglio 1883 stabilì la cessazione del ruolo di piazzaforte per Ventimiglia e, pertanto, nel febbraio del 1884 fu decisa la demolizione di alcune parti del Forte. Secondo alcune fonti il forte a metà del XVIII secolo risultava avere una struttura semplice, a pianta quadrangolare, e possedeva quattro bastioni denominati dell'Annunziata, di san Bartolomeo, di san Paolo e di san Bernardo. Lo smantellamento compiuto nel 1884 ha inciso profondamente sull'originaria struttura della fortezza e ad oggi rimangono visibili soltanto parti dell'antico perimetro esterno; oggi questa area - chiusa al pubblico - è divenuta sede di alcuni ripetitori televisivi e di depositi privati. Sono tuttavia ancora visibili le mura dei bastioni del ridotto centrale, sostenute da enormi speroni di roccia locale intonacata».

http://it.wikipedia.org/wiki/Forte_San_Paolo


Ventimiglia (porte)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito http://vallodiponente.altervista.org

«1 Sestiere Oliveto – Porta Piemonte. Era l’antica Porta San Michele posta sulla strada medievale che collegava la città alla valle Roia e attraverso il Passo della Strafurco al Piemonte, da cui il nuovo nome. L’aspetto attuale risale come Porta Nizza ai primi decenni del 1800 con il paramento in blocchi di puddinga. Mantiene ancora il piccolo cortile del corpo di guardia e nelle sue adiacenze si conserva la popolare fontana cinquecentesca il “Funtanin”.
2 Sestiere Oliveto - Porta “Morro de Bo”. Questa apertura nello sperone delle mura cinquecentesche risale solo alla fine del 1800. Cessato l’uso militare delle stesse, essendo la città non più piazzaforte, il comune acquista gli spalti delle mura urbane. Nell’agosto del 1892 nell’angolo della muraglia detto “Morro de Bo” (Muso del Bue) viene aperto una porta per dare comunicazione colle circostanti campagne e offrire maggiore comodità agli abitanti in gran parte agricoltore.
3. Porta Canarda. Robusta struttura in puddinga, risale al XIII sec., ad un solo fornice con arco acuto sul prospetto principale sormontato dallo stemmo di San Giorgio. In due documenti del 1300 la troviamo con il nome di “Porta Cachena” e “Porta Cayanarda”. Posta in una posizione strategica fuori dalla città sulla strada della Provenza aveva una funzione difensiva sbarrando l’accesso dell’unica strada che entrava nel territorio della repubblica di Genova lungo la costa. Nella cronaca del passaggio del papa Pio VII l'11 febbraio 1814 il pontefice viene ricevuto da tutto il clero e dall’autorità a questa porta, in quanto in quegli anni la via della costa era ancora quella medievale. In un atto notarile del 3 gennaio 1881 Giuseppe Lorenzi la vende al cav. Tommaso Hanbury per L. 3000.
4 Sestiere Marina – Porta Marina. Era la parte terminale delle mura del XII sec che dal castello proteggevano l’accesso alla città ed alla valle in uno dei punti più vulnerabile della sua difesa.
5 Sestiere Borgo - Porta del “Cioussu”. Delle porte urbane antiche è l’unica conservata con un bel arco a tutto sesto, in un tratto di mura del XII sec con inclusa una semitorre. È posta nelle vicinanze della chiesa di S. Michele. Nelle citazione dei documenti più antichi può essere identificata come “Porta Paramuri”. Collegava la zona del “lago” con la “Carreria S. Michele” ora Via Piemonte. È l’unica porta per il momento non visitabile.
6 Sestiere Campo - Porta di Salita Lago. Questa porta è una tra le più antiche: l’architettura e i materiale la fanno risale alle mura del XII sec.
7 Sestiere Piazza – Porta Nuova. Porta Nuova o della Colla in un atto del 7 novembre 1259 si legge “Actum in colla Vintimilii ante portam novam”. Questa porta è molta antica ma nel 1874 il comune, visto il suo stato di precario, delibera la ricostruzione della mura e dell’arco di porta nuova.
8 Sestiere Oliveto – Porta Nizza. Nel 1600 il priore del convento di S. Francesco in una sua richiesta al comune la chiama ancora “Porta S. Francesco”. È successivamente che viene chiamata “Porta Nizza”. Era la porta principale sulla via della Provenza. Nel 1895 il comune la compera del demanio con la promessa di conservarla nel suo stato. Il paramento in grandi blocchi di pietra risale agli anni 30 del 1800 quando con la costruzione della Ridotta dell’Annunziata e la ricostruzione del soprastante Forte San Paolo si adeguano le mura Genovesi del 1500 ai nuovi sistemi difensivi moderni».

http://www.ventimigliaalta.it/guida%20passeggiata%208%20porte.html


Ventimiglia (rovine di Castel d'Appio)

Dal sito www.ventimiglia.biz   Dal sito http://waatp.it/people/vallo-alpino/

  

«Tra storia e leggenda le origini del Castel d'Appio rimangono ancora da chiarire. Secondo la tradizione il nome deriverebbe da Appio Claudio, console romano che nel 185 a.C., sottomessi i liguri Intemeli, pose una guarnigione con relative fortificazioni a difesa dei territori conquistati; situato sulle alte pendici del monte Magliocca, a cavaliere del colle di Peidaigo, gode di una vista superba che spazia dalla Costa Azzurra alla Riviera Ligure. La documentazione storica di Castel d'Appio inizia dal 1140 quando Ventimiglia venne conquistata la prima volta dai Genovesi questi si impossessarono di tutte le fortificazioni della città, è poi possibile che nella seconda metà del secolo XII i Genovesi abbiano edificato una vera e propria fortificazione come estrema difesa dei possedimenti della Repubblica sul confine con la Provenza. Il Castello ebbe una notevole importanza non soltanto durante il periodo delle lotte tra Genova e Ventimiglia, che si protrassero fino al 1251, ma anche durante i contrasti tra Guelfi e Ghibellini che infuriarono nella seconda metà del secolo.  Nel 1318 Roberto d'Angiò attaccò i Ghibellini che asserragliati in Ventimiglia e in Castel d'Appio cedettero alla vittoriosa avanzata Guelfa. Il Castel d'Appio ebbe ancora un ruolo discretamente importante durante la guerra di successione Austriaca, quando nel 1746 i Francesi che sostenevano la difesa di Ventimiglia, avevano inviato 4500 soldati a Castel d'Appio per difendere il forte tesso dalla parte del monte e per bloccare e sorvegliare la linea della Magliocca. Lo scopo non fu raggiunto poiché le truppe Austro-Sarde per ordine di Emanuele III riuscirono ad impossessarsi del caposaldo».

http://www.lariserva.it/casteldappio.htm


Ventimiglia (torre Nova)

Dal sito www.cumpagniadiventemigliusi.it   Dal sito www.ventimiglia.it

«Con la determinazione di occupare definitivamente Ventimiglia, nel 1221, i genovesi avevano costruito le mura di Levante, sulle Maure, per isolare la città dal suo Contado; mentre a Ponente, escogitarono un complesso di costruzioni militari per usufruire del baluardo naturale che isola il territorio di Peidaigo dalla Vallata del Latte. Il già esistente Forte del Colle, 1 fungeva da fortezza di regia ed acquartieramento. Castel d'Appio, opportunamente congeniato, era la sentinella da Ponente, con estensione di compiti, a controllo del Valico di Sant'Antonio, tra il Latte e la Bevera. Porta Canarda chiudeva a Sud il baluardo naturale, controllando la strada dalla Provenza, mentre isolava da Levante il camminamento sul Vallo, ricavato sul ciglio del bastione roccioso di Peidaigo, controllato a Ponente da una nuova porta, costruita sulle adiacenze meridionali di Castel d'Appio. Per ottemperare alla trasmissione ottica, tra i due fortilizi e Porta Canarda, altrimenti fuori vista, i genovesi progettarono una "Torre nova", da situarsi su "il Colle", l'altura retrostante il Forte del Colle, sito sul Poggio. La Torre nuova sarebbe stata il cercato tramite visivo, oltre a badare al controllo della strada di crinale verso il Valico di Sant'Antonio ed il Passo dello Strafurcu, ossia, la strada dal Piemonte. Non si sono ancora ritrovate le vestigia della Torre nuova, sul Monte, anche a causa dello sbancamento effettuato durante l'Ultima Guerra Mondiale, per la costruzione di una poderosa casamatta, e il relativo parziale abbattimento della medesima, al termine del conflitto. La base della Torre potrebbe essere stata demolita in quelle occasioni, come pure: la Torre progettata, potrebbe non essere stata mai costruita, rimanendo allo stato di progetto, rinvenuto in un documento catastale».

http://www.cumpagniadiventemigliusi.it/Portasse/Porta_Canarda.htm


Villa di Pornassio (castello)

Dal sito www.imperiapost.it   Dal sito https://imganuncios.mitula.net

«Su un poggio dominante l'intero paese, si erge il castello. Anticamente era proprietà dei Conti di Badalucco, di Ventimiglia fin dal 1192, passando poi ai Genovesi. Nella prima metà del sec. XII Oberto Doria fu assediato dagli abitanti di Pornassio a causa di un diritto di fedrum imposto ingiustamente da Genova in alleanza con Dolceacqua (governata appunto da Oberto) nella lotta contro Carlo d'Angiò. Inizialmente l'edificio doveva, avere pianta quadrangolare allungata in direzione est/ovest. In seguito ha subito distruzioni e rifacimenti...La primitiva costruzione, demolita nel 1405, sorgeva su di una collinetta che ancora oggi è proprietà dell'attuale castello. Lungo il perimetro si trovano quattro guardiole semicircolari.  Al cortile interno si accede attraverso un passaggio con volte a botte. A sinistra la Cappella padronale con tratti di affreschi e rozze decorazioni a stucco. A sud un'ala cinquecentesca ben conservata con i muri in pietra regolare e malta. All'interno l'atrio con la scala, una grande cucina, un salone con soffitto a vela e altre sale. L'ala sud del castello, cinquecentesca, discretamente conservata nelle strutture esterne, in muratura di pietra irregolare mista a malta e, negli interni ove si succedono un vano scala alla genovese, un'ampia cucina, sale con volte a vela e mensole in ardesia, un vasto salone di rappresentanza. L'edificio non riesce attualmente a comunicare il carattere e il fascino che doveva avere nei secoli passati, data la sua suddivisione e relativa differente manutenzione e conservazione, in tre parti distinte: quella a sud (ora adibita ad abitazione), proprietà degli eredi dei Marchesi Scarella (famiglia che ricevette Pornassio in feudo dal doge di Genova nel lontano 1385), la parte ovest ancora di proprietà privata, la parte a nord che invece appartiene alla Provincia di Imperia».

http://castelliere.blogspot.it/2017/09/il-castello-di-martedi-26-settembre.html


      

 

 

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