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DE CASTRO VENANDI CUM ARTIBUS  a cura di Falco, Girifalco e Metafalco

di Girifalco

 

Introduzione

Il prezzo del successo

 

Quale prezzo deve pagare un monumento per diventare famoso, per attirare l’attenzione dei turisti, per essere conosciuto e riconosciuto, per essere ascoltato?

Mettersi a nudo? Svendersi? Accettare qualsiasi proposta, anche le più indecenti? Alienarsi dietro un ruolo costruito per lui?

Sì.

Perché allora non fare un calendario? Perché allora non diventare scenografia per un talk-show pomeridiano (così, forse, saranno finanziati i lavori di deumidificazione!) oppure di qualche reality-show di quelli tosti… Chi è capace di resistere per i prossimi 3 mesi nel castello senza bagni (per il pubblico) con una umidità impressionante, con un gelo alpino, con il primo centro abitato a 20 km (anche i cameramen  avrebbero difficoltà a raggiungere la civiltà)?

Perché no.

Castel del Monte sta diventando sempre più famoso, lo dicono i dati, le presenze dei turisti, i servizi radiofonici sul mistero, le trasmissioni televisive sull’ignoto, le pubblicazioni su ciò che c’è ma non si vede, i siti internet sull’occulto.

Cosa fare?

Gridare allo scandalo? Arrabbiarsi? Censurare?

Mai.

Una pulce nell’orecchio non sarebbe più utile? Il dubbio non sarebbe più costruttivo?

Chi racconta, a quale target racconta, quale reazione vuole, quali riscontri pretende, quale messaggio vuole vendere?

Perché utilizzare una sola chiave di lettura per parlare di un castello così complesso (vedi il commento dell’UNESCO)?

Perché bisbigliare ai pochi eletti, perché non cercare un confronto, perché non mettersi in discussione?

 

CIAK, CHI GIRA?

Attenzione! Fate largo!

Sorrisi, cortesia, discreti inchini. C’è la TV.

Una scia ingombrante, disorganica e spaesata valica l’ingresso, attraversa il portale del castello. Turisti reclutati in qualche modo, pochi bimbi, tanti adulti (alcuni stranieri), un regista, degli operatori vari, degli schiavetti, una ragazza bionda liscia.

Chi siete? Dove andate? Quanti siete? Onore e gloria alla cultura ed ai suoi canali… ma cosa dovete fare?

Un sopraluogo? Un’intervista? Una parodia? Uno spettacolo? Con chi, per chi? Comparirò in televisione?

Una guida. Solo una visita guidata, invece.

Il copione prevede pagine scaricate da internet; parole insaccate, l’una dietro l’altra, in fogli evidenziati, per raccontare ciò che hanno raccontato altri, per descrivere ciò che, spesso, non si è visto (altrimenti non si spiegherebbero i numerosi errori!), per narrare storie che normalmente (per fortuna) non si afferrano.  

Ciak si gira.  

Il corteo silenzioso, con i capi abbassati e sottomessi, marcia in maniera composta (quasi da parata militare) dietro un patriarca-santone serio ed orgoglio del suo pozzo di conoscenza.

Le telecamere, anzi i cameramen (che di tutto il mistero conoscono il contratto firmato per quella giornata) incespicano a causa dei passi indiscreti ed incerti dei seguaci-ascoltatori e curiosano e si guardano attorno con animo umile ed ingenuo, non appena hanno messo a fuoco la scena dettata dal regista.

Per dar lustro all’avvenimento, ai sarti del carrozzone, qualcuno ha fatto confezionare un abito dorato, stile egizio-alchemico, per il santone-studioso, mentre gli scenografi hanno fornito luccicanti scudi crociati ai visitatori più piccoli e quindi indifesi.

Il timore per l’occulto misto alla forza del rito dell’iniziazione scandiscono i passi della processione in una solare, fresca, secca e serena giornata d’inverno.

Il regista ed i suoi fermano con cortesia (perentoria) la plebe, ossia i turisti che poverini non visitano il castello con loro e per loro, per inquadrare, filmare e dare dignità solo agli eletti (ma da chi?).

Mi chiedo poi: quali manovre compieranno le teste e gli occhi di quei seguaci? Quali saltelli, iperboli, spirali compieranno i pensieri di quegli spettatori? Di quali nutrimenti sarà abbeverata la sete di conoscenza? Di quali sospiri sarà scandita la voglia di scoperta?

E soprattutto, troveranno la vasca ottagonale posta, sicuramente per la tradizione (ma quale!), al centro del cortile?

Avranno con sé il metro per misurare la perfezione delle sale? Avranno con sé i sali per riprendersi dai mancamenti che avverranno all’ingresso dell’ottava sala?

Cosa racconteranno loro i tanti Re Mida-Baphemet incastrati nel castello? Quali conoscenze saranno rovesciate dalle scale che ruotano in senso antiorario?

A quali magie assisteranno?

Quali verità saranno acquisite affacciandosi dalla finestra orientata ad est (che non si apre)? Avranno una fantasia così sviluppata da immaginare la figura di Alessandro Magno nel bassorilievo lacunoso che è nel cortile?

Per cosa spalancheranno i loro occhi?

Quali manovre farà compiere loro il boss dorato?

Contempleranno forse la breccia di versante (detta corallina) che tanto affascina i turisti “ignoranti”?

Ammireranno l’investimento di risorse umane ed economiche compiuto per erigere questo castello osservando le chiavi di volta rimaste?

Si chiederanno quale valore storico-artistico ha ciò che stanno visitando?

Si sentiranno responsabili della conservazione dello status quo delle condizioni del castello?

Rifletteranno su quanto la stupidità umana ha distrutto e portato via da questo gioiello?

Vorranno immaginare le facce degli scalpellini federiciani e di quelli di solo un secolo fa che hanno lavorato durante il restauro? Vorranno immaginare gli umori di chi ha lavorato o lavora nel castello?

Quale messaggio porteranno con sé? Quale cronaca faranno al ritorno dal viaggio? E quali messaggi arriveranno agli spettatori televisivi, quali saperi saranno acquisiti, come verranno filtrati?

Intanto seguo a distanza di sicurezza, il loro iter.

Ma cosa fanno? Leggono i muri e contemplano scritte? Colmano di significato delle lettere? Perché spiegare anche incisioni che potrebbero non avere gli anni del castello?

Ma avete visto, invece, che i portali del cortile sono diversi tra loro? Avete osservato il cielo ottagonale incorniciato dalle pareti del cortile?

Contemplano invece i buchi nascosti.

Ma avete notato che le stanze sono a forma trapezoidale, che ogni stanza ha una chiave di volta diversa?

Contemplano invece i buchi nascosti.

E perché il santone parla in silenzio? Perché non far versare qualcosa (di concreto e di valore) anche a chi si incontra per caso, a chi ha voglia di sapere, a chi vorrebbe discutere, a chi ha voglia confrontarsi?

E le telecamere? Dove sono finite?

Sono in pausa; a loro interessava riprendere alcuni frammenti della gita, smontarli e rimontarli per realizzare un filmato di soli 4 minuti in cui la bionda liscia, con la sua dizione perfetta, dirà frasi che il santone le ha detto di dire, frasi che il regista approva, che il produttore elogia e che lo sponsor troverà giuste per anticipare la pubblicità del suo prodotto da bagno.

La giornata sarà arricchita di mistero, condita dai cibi e vini locali, ricompensata dal valore commerciale della cultura, ma la sua cronaca sarà, per me, solo: un punto interrogativo scritto sulla prima pagina del mio block notes immacolato.

Grazie.

    

   

©2004 Girifalco, anche per i disegni

    


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