Sei in: Mondi medievali ® Medioevo filatelico ® I castelli francesi nei francobolli ® Bretagne (Bretagna)


           MEDIOEVO FILATELICO

    a cura di Ruggero Gormelli


I CASTELLI NEI FRANCOBOLLI

FRANCIA: la Bretagne

pag. 17

    

XII secolo.

Cento anni dopo, Enrico II Plantageneto, Re d’Inghilterra, è già padrone della Normandia, poi – per la dote di sua moglie Aliènor d’Aquitaine – del Poitou, della Guyenne e della Gascogne (NdT.: la Guascogna. Ricordate, cari amici, Aliènor e la Guyenne, quando abbiamo visitato l’Aquitania ?). La Bretagna, a lui, sembra una facile preda. Egli assedia il Castello di Fougières nel quale il Signore, Raoul II (1130-1194), ha apertamente preso la testa di un movimento di resistenza avverso alle sue mire. Il Castello, valorosamente difeso, è preso dopo aspra lotta e smantellato. Il Torrione viene raso al suolo nel 1166. Degli scavi recenti hanno scoperto le vestigia d’una torre a palancato al culmine del promontorio roccioso intorno al quale si erge il Castello. Si tratta molto probabilmente dei resti dell’edificio distrutto nel 1166.

Nel frattempo Raoul II, sicuro dell’importanza strategica del luogo, va a ricostruire con ostinazione un’ampia fortezza con solide ed alte mura di pietra ed irta di torri. Dopo di ciò, allo straniero che giunga al limite di queste colline, il Castello apparirà d’improvviso, all’incrocio delle vallate, potente recinto che difende i tempi e gli uomini.

Il suo combattimento esemplare contro gli Inglesi, varrà a Raoul II l’essere un capo riconosciuto e rispettato. La sua grande pietà farà di lui il benefattore insigne dell’Abbazia di Savigny, a qualche lega da Fougères, e lo condurrà a prendere parte alla III Crociata, al fianco di Filippo Augusto e di Riccardo Cuor di Leone. Rientrato a Fougères morirà in abito monacale.

   

    

XIII secolo.

La piazzaforte di Fougères è ormai il caposaldo delle difese avanzate del Ducato bretone. Ora : i suoi Baroni sono vassalli dei Duchi di Bretagna, i quali a loro volta sono vassalli del Re di Francia. Se, per avventura, l’ambizione conduce qualche volta i Duchi ad essere in disaccordo, e persino in ribellione, con il loro Sovrano, i Signori di Fougères, nella posizione chiave in cui si trovano, rimangono, con loro bretone sollievo, fedeli al Re.

Così, Raoul III fa omaggio di Fougères a San Luigi, quando Pierre de Dreux, detto Mauclerc, sposo dell’ereditiera di Bretagna, è in aperta rivolta contro il Re. E’ con sorpresa che Mauclerc s’impadronisce di Fougères nel 1231.

L’Esercito del Re riconquista la città e San Luigi in persona arriva in breve sotto le mura di Fougères, determinato a farla finita con il Duca fellone, trinceratosi a Saint Aubin du Cormier.

Raoul III, proclamato Cavaliere da San Luigi, diviene suo famiglio e suo compagno d’arme in occasione della VII Crociata, in Egitto. Al suo ritorno, egli dà in sposa la sua unica figlia, Jeanne de Fougères, a Hugues de Lusignan, nato da un’antica famiglia del Poitou, che fa risalire la sua origine all’affascinante fata Melusina.

  Dopo la morte di suo padre nel 1256, Jeanne sarà una castellana molto amata dal popolo, poiché ella abbellisce e fortifica la sua città. Il Castello trova un nuovo profilo ed una vera maestà con la costruzione delle grandi Torri, Melusina e Gobelin, e la città, dotata di porte corazzate, si rinserra in un fascio di fortificazioni. Questa posizione di forza e di sicurezza permette un rapido sviluppo del commercio e dell’artigianato. Fougères conosce la pace e la prosperità.

  

    

XIV secolo.

Il matrimonio d’amore dei Lusignan e dei Fougères purtroppo non dura a lungo. Dal 1307, la Baronia di Fougères viene confiscata da Filippo il Bello, principe dai modi spicci, ed apparterrà d’ora in poi a dei padroni lontani, prima di tutto ai Re di Francia, Carlo IV il Bello, Filippo VI di Valois, Giovanni II il Buono, e poi al Principe d’Alençon, che la riceve in appannaggio.

Questi ultimi, incalzati come sono dalla micidiale Guerra dei Cento Anni (Carlo d’Alençon viene ucciso a Crecy), occuperanno poco il Castello, nonostante l’apparato logistico interno. A tal punto che il nuovo Duca di Bretagna, Jean de Montfort, sostenuto dagli Inglesi e cosciente dell’importanza della piazzaforte, va a rimettervi ordine e vi installa la sua propria guarnigione, come già ha fatto a Saint Aubin ed altrove.

 

Il Du Guesclin, il fedele Conestabile di Carlo V, (NdT.: che già ben conosciamo! ) viene a liberare le città della Haute Bretagne (Alta Bretagna) per conto del Re di Francia e rende Fougères al suo Signore, Pierre d’Alençon, nel 1373.

 
    

XV secolo.

Di nuovo il Castello di Fougères va a conoscere il fondo della sfortuna. Il valoroso Raoul II fu a suo tempo il soccorritore, il difensore della città. Oggi, i d’Alençon sono lontani. Il primo Jean d’Alençon è stato ucciso ad Azincourt, ed il secondo Jean è stato fatto prigioniero a Verneuil. Delle bande mettono a sacco la regione di Fougères. La città, più o meno lasciata a se stessa, si rivolge al Duca di Bretagna. D’altra parte, è al Duca che Jean II d’Alençon vende il Castello di Fougères per pagare il suo riscatto agli Inglesi, nel 1428. La piazza fortificata, andrà a ritrovare il suo ruolo di Cittadella avanzata ? Le manca decisamente un capo, un’anima, come si vedrà nel 1449.

In effetti, in piena tregua d’armi, un avventuriero aragonese, di nome Surienne, alla testa di una truppa inglese, attacca le fortificazioni nel mezzo della notte. L’effetto sorpresa è totale, poiché la difesa non è organizzata. Per la maggior parte, gli abitanti vengono massacrati e la città viene saccheggiata da cima a fondo. è un disastro.

Ma questo episodio drammatico sarà decisivo. Di fronte all’emozione generale, Carlo VII riprende infine le armi, questa volta per buttare fuori dalla Francia gli Inglesi. Quattro anni dopo è la fine della Guerra dei Cent’Anni. Frattanto Fougères, dove il Surienne si è trincerato, avrà per due mesi da subire un nuovo assedio da parte del Duca di Bretagna, Francesco II. Si sviluppa una epidemia di peste, e l’avventuriero deve arrendersi. Il Ducato bretone sembra dunque poter nuovamente contare sul bastione di Fougères. Per meglio parare i colpi dell’artiglieria, divenuta formidabile, il Castello viene dotato di due torri tozze, a potenti strati, la Françoise e la Tourasse.

Ma, a partire dal 1488, sorge un nuovo contenzioso fra la Francia e la Bretagna, e Fougères va a trovarsi ancora una volta al centro degli avvenimenti. La Tremoille, Capitano Generale dell’Esercito Reale, s’impadronisce vivamente di Saint Aubin e poi di Dol. Egli circonda immediatamente la piazzaforte. La sua potenza di fuoco ha ragione delle porte della città, intanto che il prosciugamento degli stagni mette la cortina del Castello a portata delle truppe. Fougères cade in una settimana. Tre giorni dopo, La Tremoille sconfigge l’Esercito bretone quattro leghe più lontano, sulla campagna di La Rencontre, vicino a Saint Aubin du Cormier. Questi giorni portano alla fine dell’indipen-denza bretone. Senza indugio, il Re di Francia mette una guarnigione  a Fougères e ve la mantiene. Questa è anche la fine del ruolo attivo del Castello nella storia militare. All’ombra del Castello, divenuto inutile, la città ritrova la pace e si fa dimenticare…

 

 

    

XVI secolo.

Pertanto Fougères ha un nome. La sua passata grandezza e le sue fiere mura ne fanno un appannaggio di lusso. Essa gode anche del favore reale che la attribuisce ad un valoroso capitano che si è distinto a Pavia. Poi, dal 1547 al 1566, essa tocca in sorte alla favorita d’Enrico II, la bella Diana di Poitiers. Così come proviene dalla lontana Italia e dalla Corte di Francia lo spirito nuovo del Rinascimento, che è l’arte di vivere.

In cambio, il Protestantesimo non toccherà Fougères. Feudo cattolico, quando Vitrè – sua vicina – ospita numerosi Ugonotti, la città viene praticamente risparmiata dalle Guerre di Religione. Ma quando il Duca di Mercour, Governatore di Bretagna e caldo partigiano della Lega (NdT.: come abbiamo già visto, la Lega dei Cattolici contro i Protestanti), si ribella contro la mollezza e la tiepidezza d’Enrico III; quando egli investe la piazzaforte di Fougères, vi si rinserra e si fortifica, attizzando la guerra civile per venti leghe tutto intorno, il Castello ed i villaggi sono messi a mal partito, una volta di più, dai mercenari delle due fazioni, realisti e leghisti. Mercour non renderà la città che dopo l’abiura di Enrico IV e dopo che Fougères ne ottenga il perdono.

 

    

XVIII secolo.

Fougères sonnecchia al riparo delle sue mura d’altri tempi; attenderà per quasi due secoli un nuovo incontro con la Storia.

  Verso il 1775, alcune società di pensiero riuniscono regolarmente i loro begli spiriti, nobili e borghesi, nei palazzi della città alta. Delle altre, frequentano assiduamente la loggia massonica. Il Marchese de la Rouërie, di Fougères, con la generosa turbolenza della gioventù, valica i mari per mettere la sua spada al servizio degli insorti americani in lotta per l’indipendenza e la libertà. Ritornato dagli Stati Uniti, vuole difendere, a Versailles, anche le prerogative del Parlamento di Bretagna, ma si fa imprigionare per due mesi. Il suo ritorno a Fougères sarà trionfale …

… Le nuove idee si sono quindi diffuse. Democrazia e Libertà sono di moda. Anche la riunione degli Stati Generali del 1789 suscita di colpo un vivo entusiasmo.

Ma la costituzione civile del clero, l’installazione effettiva di preti giurati, poi la coscrizione, vanno rapidamente ad indisporre una grande parte della popolazione. Un uomo del nome del La Rouërie può facilmente raccogliere tutta la nobiltà dei Castelli circostanti e della Alta Bretagna ed arruolarli nella Congiura Bretone, soprattutto dopo i massacri parigini del settembre 1792. Questa fedeltà al Re, molti la pagheranno con la vita.

Nel contempo appare la Chouannerie (NdT.: Insurrezione della Vandea del 1791), che si accende nella foresta di Fougères ed in Mayenne, non lontano da Laval. Il movimento è contadino, più ancora Cattolico che Realista, ma molti dei capi sono nobili, come tale Aimé du Bois Guy, un nativo di Fougères di 17 anni, tanto impetuoso quanto prode.

Gli insorti si ricongiungono all’armata vandeana sulla strada verso Granville e 30.000 uomini assediano Fougères. I Repubblicani, trinceratisi nella città, sono velocemente sopraffatti. Il Castello e la città soccombono sotto il loro numero; il sindaco viene fucilato. I Blu torneranno in forze quindici giorni dopo. Dopodiché l’Esercito Cattolico e Reale investirà Fougères di nuovo. Flussi e riflussi delle truppe lasceranno ogni volta giungle di morti e si completeranno con le ferite sui lettini d’ospedale.

In tutta la landa di Fougères, imboscate, assassinii, saccheggi, denunce, vendette genereranno dell’odio tenace che sussisterà ancora ben dopo la fine di questa guerra non espiabile, nel 1800.

 

 

    

XIX secolo.

L’Impero estende i suoi fasti, Napoleone percorre l’Europa con al fianco una coorte di vincitori. Fra loro un nativo di Fougères, il Generale Baston de la Riboisiere, del quale si notano i fulmini dell’Artiglieria, ad Austerlitz come a Jena, a Eylau come a Smolensk, od ancora alla Moscova. Ma a Fougères, le ferite sono troppo fresche ed i combattimenti fratricidi troppo recenti, per essere facilmente dimenticati dalle fanfare della nuova gloria.

Tutto questo chiasso non dura molto, e Fougères resta come stupefatta e segretamente nostalgica di questo lungo passato che sembra essersene andato. Così essa si accontenta delle sue fiere mura, tutte invase dall’edera. In un luogo che guarda alla sua grandezza, il Castello, ormai deserto, si erge ancora con il suo solido profilo. Fougères è pronta per la poesia. Essa vuole darsi a quegli artisti e scrittori, che va a sedurre con le sue vallate romantiche così come anche con la sua dirompente storia. Essa entra nella letteratura.

Essa aveva già lungamente ospitato Chateaubriand. Disceso alle sue fonti, egli era stato adottato. Ecco oggi Balzac, Hugo, Musset, Devéria, Maxime du Camp, e più tardi Nerval e Mérimée. Tutti attratti dal suo fascino, trovano poi l’ispirazione.

Se la vita artigianale e commerciale è certamente rimasta molto attiva a Fougères, nel contempo si può anche dire che la città si risveglia alla metà del secolo. Essa si apre all’era industriale, che va a conferirle un nuovo slancio ed a rimodellare la configurazione delle sue imprese urbane, a tal punto che, dopo il 1900, essa sarà conosciuta soprattutto come centro manifatturiero di calzature e come città operaia. La promozione turistica arriverà più avanti.

 

 

    

XX secolo.

Fougères deve soffrire ancora una volta la prova della guerra. Occupata dopo il 1940 dalle Armate Tedesche, essa subisce il 9 giugno 1944 un severo bombardamento dell’aviazione anglo-americana. Il bilancio fu pesante: 300 morti, 500 feriti, alcune fabbriche inutilizzabili, la metà delle abitazioni distrutte o gravemente danneggiate.

 

Gli abitanti di Fougères hanno riedificato sulle rovine con coraggio, ma il volto della nuova città si è trovato profondamente cambiato. Dopo i combattimenti per la Libera-zione, Fougères si è vista insignita della Croce di Guerra, come ricorda a tutti, non senza fierezza, una decorazione floreale dei giardini pubblici. Questa decorazione vuole rendere omaggio ai combattenti, ai resistenti ed ai deportati della città. Essa onora anche una città che pagò a caro prezzo gli assalti ed i drammi della sua posizione di Cittadella avanzata del Ducato bretone, sempre esposta ai colpi, ma nella quale la fedele lealtà ai paesi di Francia, malgrado qualche volta i suoi padroni del momento, non venne mai a mancare.

   

E dopo la lunga storia di questa città, che - del resto - molto aveva da raccontare, ancora una vista delle sue mura, prima di raggiungere il prossimo obiettivo …

    

Nel corso della storia di Fougères, si è parlato ad un certo punto di Fougères “feudo cattolico” e di un’altra città – a lei vicina – che, invece, “ospita numerosi Ugonotti”…

è proprio lì, dove ora andremo, ovvero solo un poco più a Sud, nella città di ..

 

   

    

©2005 Ruggero Gormelli

  


  indietro

  su

 Medioevo filatelico: indice

Home

avanti