L'altra
faccia di Cristoforo Colombo,
schiavista e violento
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«Un Cristoforo Colombo peggiore, ma
più umano»: così la storica spagnola Consuelo Varela ha commentato un documento inedito di 66 pagine ritrovato nell'archivio di Simancas attraverso il quale si ricostruisce un Colombo avido, schiavista e assassino. Il documento storico
è stato illustrato in anteprima mondiale al convegno
Genova Europa Mondo organizzato per i 500 anni della morte dello scopritore dell'America.
Il grande navigatore
sarà anche ricordato [stasera] con una messa nella cattedrale di San Lorenzo dall'arcivescovo di Genova, cardinale Tarcisio Bertone, che nel portare il suo saluto al convegno, prima della rivelazione del documento, aveva ricordato che la Chiesa aveva cominciato un processo di beatificazione, poi sospeso. Il cardinale ha ricordato la parte positiva della
personalità di Colombo, la sua capacità di guardare oltre ed il suo spirito missionario.
«Certo - ha sottolineato - occorre poi analizzare i suoi comportamenti, non solo le sue
intenzioni».
Ritrovato dall'archivista Isabella Aguirre nell'archivio della
città spagnola di Simancas, dove è custodita la documentazione regia, il documento
è il verbale del processo pubblico condotto nella fortezza di Santo Domingo nel settembre del 1500 dal plenipotenziario Francesco Bobadilla inviato dalla corona spagnola. La sentenza tolse a Colombo i titoli di
Viceré e governatore di Santo Domingo e ordinò che fosse imbarcato in catene alla volta della Spagna. Del processo gli storici
già sapevano, perché ne fa menzione il domenicano spagnolo Bartolome' de las Casas, ma per la prima volta viene alla luce la documentazione completa, come Varela illustra in maniera diffusa in un volume,
La caida de Colon. El judicio de Bobadilla, che esce per l'editore madrileno Marcial Pons.
«Bobadilla
ascoltò 22 persone, tra cui servitori e amici del navigatore genovese - ha raccontato Consuelo Varela - ponendo loro tre domande: se Colombo era fedele alla corona spagnola, se permetteva che fossero battezzati gli indigeni e se amministrava correttamente l'isola. Dalle risposte - racconta la ricercatrice de la
"Escuela de Estudioso Hispano-americano" di Siviglia, autrice di diversi volumi su Colombo e la conquista - emerge che Colombo stava organizzando un governo alternativo a quello spagnolo; che non lasciava che gli indigeni fossero battezzati in modo da sfruttarli come schiavi e che con molta
avidità stornava le ricchezze (nei primi tempi soprattutto schiavi
più che oro), destinate alla regina Isabella di Castiglia e al re Ferdinando
d'Aragona».
Un Colombo violento, dunque, che governava con mano ferma, mozzava lingue e nasi, mandava alla forca chi si opponeva al suo potere o voleva screditarlo spargendo la voce che i Colombo erano di umili origini. In
più dalle carte, si ritroverebbero anche le prove che Colombo fu il mandante di un assassinio: quello del marito della cognata portoghese, Miguel Muliart, strangolato per aver tradotto una missiva che un frate francese voleva far arrivare alla corona spagnola per denunciare le malefatte di Cristoforo Colombo.
«L'immagine del Nuovo Mondo che emerge da questo documento
è struggente per tutta la crudeltà con cui ci si poneva in un mondo di frontiera dove trionfavano la fame e le malattie - ha concluso Varela - D'altra parte questa era la
Conquista».
«La storia della scoperta affonda le sue radici in una
realtà complessa e per molti versi
inafferrabile», scrive la storica Gabriella Araldi, presidente del centro studi
"Paolo Emilio Taviani" che presenta un altro libro scritto da lei con Elena Parma,
L'avventura di Colombo. Storia, Immagini mito, edito dalla Fondazione Carige. La ricerca storiografica degli ultimi quindici anni non fa che confermarlo.
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