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MANLIO TRIGGIANI

 

Templari, cavalieri senza paura (e con qualche macchia)

 

Un volume del pugliese Paolo Lopane

 


  
  

  
 
Il 15 luglio del 1099, dopo cinque settimane di assedio, i primi crociati entrarono in Gerusalemme guidati da due cavalieri fiamminghi, Litoldo e Gilberto di Turnai, alla testa di centinaia di soldati. Dopo aspri combattimenti, i crociati ebbero la meglio e occuparono la città santa. Ventiquattro ore dopo, fu ultimato un orrendo massacro che sarebbe rimasto nella memoria dei musulmani per secoli. Ma i problemi non mancavano: febbri malariche, dissenteria, caldo torrido, e l'attesa controffensiva saracena. Non solo: alcuni cavalieri avevano anche cominciato il «controesodo» ed erano tornati in Europa.

La situazione, insomma, non era delle migliori. Conti e duchi di Fiandra e di Normandia erano tornati nei loro feudi europei e fu affidato a Goffredo di Buglione il titolo di difensore del Santo Sepolcro. Nel giro di tre anni dovettero far fronte a tre assalti di truppe egiziane. Soprattutto le strade che dal porto di Giaffa portavano a Gerusalemme erano infestate da predoni che assalivano, derubavano, rapivano e uccidevano.

Particolare impressione fece il massacro della Pasqua del 1119 quando settecento pellegrini furono accerchiati e sterminati. Così, alcuni cavalieri franchi decisero di dedicarsi alla difesa dei pellegrini nei loro spostamenti. Baldovino II li ospitò nella moschea al Aqsa, nella spianata del Tempio di Salomone, luogo sacro per cristiani, musulmani ed ebrei. Questi cavalieri furono il primo nucleo dell'Ordine dei Templari. E fra loro, Ugo di Payns fu il primo gran maestro del Tempio (era originario dello Champagne o della Campania, secondo altri autori) e Goffredo di Saint Omer.

Uno studioso barese, Paolo Lopane, ha pubblicato un testo chiaro e completo nonostante non sia di grande mole. È un libro nel quale spiega la storia di questo ordine cavalleresco diventato potente, una sorta di Stato nello Stato, con sedi in buona parte d'Europa. Erano sottoposti all'autorità soltanto del papa, e in due secoli i templari divennero più ricchi e potenti di molti Stati grazie anche ad attività finanziarie e commerciali. I templari furono accusati di praticare l'esoterismo e di contraddire le leggi della Chiesa. Resta aperto il discorso sul perché questo fu l'unico ordine cavalleresco sciolto e i cui dignitari furono messi in catene e, spesso, mandati al rogo. La soppressione dell'ordine fu voluta dal re di Francia, Filippo IV il Bello, e il papa Clemente V si è sempre pensato che avesse deciso in tal senso. Un documento recentemente scoperto negli archivi vaticani, invece, ha dimostrato che l'ordine fu assolto dal pontefice e Lopane riporta questo dato non secondario. Tutti i beni furono confiscati e a Parigi, nel 1314, fu mandato al rogo l'ultimo gran maestro, Jacques de Molay. Come detto, mandati al rogo dopo che si era tentato di estorcere loro confessioni su presunte pratiche demoniache. Ci furono confessioni, ritrattazioni, accuse, dinieghi. Ma molto forte rimase il mito di questo ordine sul quale in seguito sono state costruite molte leggende.

Lopane sottolinea il ruolo importante che ebbe la Puglia e non mancano testimonianze sulla loro presenza. C'è chi ne vede il segno anche in Castel del Monte, ma Lopane smentisce questa interpretazione. Di grande interesse anche la vasta bibliografia sui testi migliori sui templari.

   

Manlio Triggiani

 

da "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 7/05/2005

 

  

 

 

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