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SIRE UT... FAMI RE! Musiche di re e di cialtroni |
a cura di Olimpia Amati musica in sottofondo: il suono della viella |
Premessa
- La viella
- La ghironda
- La tromba marina
- Il salterio
- La rebecca
- 2. Il liuto e
l'arpa
Alla memoria del M° Hans Granberg, costruttore di strumenti storici
Ritengo
doveroso, per ciò che scrivo qui di seguito, ringraziare con tutto il mio cuore
la Sig.ra Rosa Lionetti, moglie del M° Granberg, per avermi dato accesso alla
sua vastissima biblioteca musicale, per le fotografie fornitemi, per i suoi
validi consigli, l’aiuto e la pazienza dimostratami.
Senza
di lei non sarebbe stato possibile trattare gli strumenti a corde del Medioevo.
Quando
ho conosciuto il Maestro ero poco più che ventenne e mi colpì subito
l’affabilità della sua famiglia, il fascino del suo laboratorio e l’idea
che quella villetta in cima alla collina fosse il fulcro attorno al quale
gravitava l’allora sommerso mondo meridionale (e non solo) medievale della
musica.
Non
intendo raccontare la vita privata del Maestro Granberg, poiché, data la sua
recente scomparsa, ritengo giusto affidare al cuore il segreto dei ricordi.
Hans
Granberg ha passato parecchi anni qui in Puglia ricordandoci la storia
dimenticata, la storia delle nostre corde e della nostra musica, ricostruendo
strumenti musicali dal Medioevo al 1600.
Quasi
tutti gli strumenti a corde medievali trovano le loro radici nei Paesi arabi e
solo di alcuni di loro ci è chiara la provenienza (liuto come oud, rebecca come
rabab).
Certamente
il più rappresentato nell’iconografia sacra è la viella, strumento
largamente utilizzato dall’anno 1000 d.C. fino al 1300 ed oltre e spesso da
noi confuso con il violino (assolutamente inesistente in quelle epoche!).
Considerato
“strumento angelico” è stato spesso confuso nella trattatistica musicale
antica con la rebecca e con la lira, e fu
largamente usato anche nelle composizioni profane dei trovieri, data la sua
leggerezza nel trasporto e la praticità nell’uso1.
Tanti
sono stati i nomi della viella nella storia, il più diffuso è fidula2. Ha la cassa di risonanza piatta (con o senza rientranze ai lati) ed il
manico robusto ma corto e può contare da due a sei corde. L’archetto è
piccolo (rispetto a quello del violino) e ricurvo, anch’esso di legno. La sua
origine, secondo gli studi dei maggiori musicologi, la si deve ad una evoluzione
della crotta gallese piuttosto che della rebecca, la cui somiglianza è
indiscutibile.
Foto n° 1: crotta, salterio triangolare e due vielle
Nella
foto n°1 possiamo vedere la particolarità delle riproduzioni (fedeli alle
originali) delle vielle ad opera del M° Granberg ed il loro sviluppo dello
strumento nella storia. La prima viella ha quattro corde doppie ma un ponticello
bassissimo che non permette un grande volume sonoro, la seconda ha solo tre
corde (originariamente di budello) ma il ponticello è simile a quello delle
viole.
Riporto
qui di seguito un passo tratto dall’enciclopedia della musica (ed. Utet) circa
l’accordatura dello strumento: «l’accordatura
della fidula ci è stata tramandata da Hieronymus de Moravia (dopo il 1270), che
la denomina “viella diritta” (ossia priva di rientranze laterali); secondo
il trattatista medievale le 5 corde dello strumento potevano essere accordate in
uno dei seguenti modi: RE2-SOL1-SOL2-RE3-RE3 (forse quest’ultima era una corda
di bordone, passante a lato della tastiera), oppure
RE2-SOL1-SOL2-RE3-SOL3, oppure
SOL1-RE2-SOL2-RE3-SOL3, o ancora SOL1-SOL1-RE2-DO3-DO3, o infine, se dotata di
sole 4 corde, SOL1-DO2-SOL2-RE3»3.
Anche
questo particolarissimo strumento, il cui scopo originario era
l’interpretazione di musica sacra, ha avuto svariate denominazioni a seconda
del periodo storico e del luogo geografico in cui è stato usato, da lyra
organica, cinfonìa (nota come
symphonia), vielle à roue, fino a lyra
mendicorum (largamente utilizzata dai mendicanti per tutto il ‘400).
La ghironda ha una meccanica simile ad un rudimentale strumento a tastiera…per la precisione la mano sinistra spinge dei veri e propri tasti (detti tangenti) che bloccano la corda ad una data altezza, mentre la mano destra gira una ruota (attraverso una manovella) che fa vibrare la corda precedentemente bloccata dal tasto insieme alle altre corde vuote più una per il bordone. Alcune ghironde hanno le meccaniche visibili, altre sono coperte da una cassetta (symphonia)4.
Foto n° 2: Glasgow, Hunterien Museum, disegno (1170 circa). Immagine tratta da Enciclopedia degli strumenti musicali, a cura di A. Buchner, ed. ital. Fratelli Melita Editori, La Spezia 1990
L’iconografia
europea la ritrae già dal 1100 ed è forse l’unico strumento utilizzato dal Medioevo
fino al secolo scorso! (vedi foto n°2).
Foto n° 3: ghironda di Granberg; foto n. 4: nyckelharpa di Granberg
La ghironda
costruita da Hans Granberg (vedi foto n°3) è una copia di strumento posteriore
al 1200, poiché leggero e portatile, a differenza delle precedenti
(tanto ingombranti da essere suonate da due musicisti!) e fu proprio la
praticità a trasformarla nello strumento “profano”, principe della danza,
fino a diventare lo strumento dei cantastorie e degli artisti di strada (in
particolar modo nell’Europa settentrionale, in Francia ed in nord Italia).
Riprese il suo posto nella musica “nobile” solo nel 1700, rivalutato
da grandi autori quali Boismortier, Naudot e Corrette, nonostante abbia
continuato il suo lavoro nell’accompagnamento dei cantastorie fino al termine
del 1800.
1 Il suo utilizzo variava dal bordone alla riproduzione della melodia stessa e la si poteva imbracciare (viella da braccio) o tenere in verticale fra le gambe (da gamba).
2
«La denominazione compare già in uno
scritto del tedesco Otfrid von Weissenburg (IX sec.), ed a quanto sembra
proviene dal termine latino “vidula”, derivato dal verbo “vitulari” che
significa: saltellare come un vitello:
Otfrid si riferirebbe dunque ad uno
strumento suonato con l’arco che, appunto, saltella sulle corde»: Dizionario
enciclopedico della musica e dei musicisti, Edizioni Utet, Torino 2000, ristampa,
vol. II, Il lessico.
3
Hieronymus de Moravia era un frate domenicano ma anche un teorico musicale che
riunì in un’unica raccolta (nota come Tractatus
de musica), verso la fine del 1200, i più importanti trattati di musica del
tempo.
4
L’unica rappresentazione di ghironda senza il sistema di tangenti
(probabilmente usata esclusivamente per i bordoni) la si ritrova nell’Hortus
deliciarum di H. Von Landsberg.
©200
3 Olimpia Amati