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SIRE UT... FAMI RE!

Musiche di re e di cialtroni

a cura di Olimpia Amati


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Premessa - La viella - La ghironda - La tromba marina - Il salterio - La rebecca - 2. Il liuto e l'arpa


La tromba marina

A forma trapezoidale, suonata con l’ausilio di un archetto piccolo e ricurvo, è chiamata anche tromba degli angeli poiché nata dalla necessità delle suore nordeuropee di riprodurre la voce maschile mancante nei loro cori. Per la gran parte dei teorici e musicologi, la sua etimologia deriva da “mariana”, ovvero “di Maria” piuttosto che da un termine legato al mare. Lo strumento risultò indispensabile come bordone in DO1 (dotato, fra l’altro, di armonici particolarmente sonori) e per mantenere l’intonazione delle cantanti.

Foto n. 5: al centro, tromba marina di Hans Granberg

La foto n°5 mostra una tromba marina costruita da Granberg, copia dei primi strumenti, ancora rudimentali perché ad una sola corda. Solo nel 1400 circa fu aggiunta un’altra corda ed in seguito altre esterne (Praetorius ne cita 4, per il sol e per il do) ed interne che vibravano per simpatia (trompette marine organisée). Per quanto la tromba marina di Granberg sia particolarmente alta (lunghezza cm 190), alcune di esse venivano costruite in piccole dimensioni (vedi foto n°6, tromba marina “da braccio”, di largo uso fra i mendicanti italiani).

Foto n. 6: Trittico degli angeli musicanti, Hans Memling, XV sec. Immagine tratta da Enciclopedia degli strumenti musicali, a cura di A.Buchner, ed. ital. Fratelli Melita Editori, La Spezia 1990

Anche questo strumento vanta una lunga vita: Lully lo introdusse nel suo organico alla corte del Re Sole, ma fu usato anche da Philidor e, intorno alla prima metà del 1700, Jean Baptiste Prin ne pubblicò addirittura un breve trattato (Mémoire sur la trompette marine).

 

Il salterio

«Accanto all’arpa, si trova spesso nelle mani del re Davide uno strumento a corde, chiamato nabulum o decacordum  nel trattato di Boezio, De Musica… e conosciuto con il nome di salterio…»5.

Il salterio più noto è quello trapezoidale le cui corde vengono pizzicate con le dita (dal greco psaltirion, odierno santouri) o con il plettro e non sfiorate dall’archetto o percosse da bacchette, per quanto già dal IX secolo appare anche in forma triangolare (da braccio).

Il salterio trapezoidale è il diretto discendente dell’antico qanùn arabo (cannale in Italia), inizialmente a 10 corde singole (pizzicate da entrambe le mani) ne aumentò ben presto il numero (corde doppie entro il 1200 fino a diventare triple già dai primi anni del 1300) e si suona tenendolo in grembo. Contemporaneo al cannale è il salterio triangolare già citato, che viene imbracciato con la mano sinistra tenendo la punta rivolta verso l’esterno, quindi pizzicato dalla mano destra.


5  Enciclopedia degli strumenti musicali, a cura di Alexander Buchner, edizione italiana Fratelli Melita Editori, La Spezia 1990, pag. 71. Il termine “decacordum” appare nel 1600 circa con Praetorius.

 

©2003 Olimpia Amati

 


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