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LURATE CACCIVIO, CASTELLO DELL'ABATE
a cura di Vittorio Mastrolilli
L'ingresso attuale al castello.
Epoca: altomedievale nel suo primo impianto.
Conservazione: la struttura, ampiamente rimaneggiata, è parzialmente abitata da privati.
Come arrivarci: da Como si percorre per circa 10 km la strada statale Varesina e, dopo essere giunti a Lurate Caccivio, occorre prendere la direzione per la frazione denominata "Castello".
Quel che è chiamato tutt'oggi dalla popolazione e dagli storici locali "Castello dell'Abate" è in realtà un palazzo fortificato, sito sulla sommità della collina su cui si estende l'attuale frazione di Castello del Comune di Lurate Caccivio (Como), al cui ingresso si imponeva una torre merlata a coronamento piano, segno dell'appartenenza guelfa, dal momento che Lurate Abbate - questo l'antico nome della comunità fino al 1927 - era un feudo ecclesiastico.
La stessa toponomastica, limitatamente alla suddetta frazione di Castello, indica la presenza di un castrum, mentre per quanto attiene all'araldica comunale sul gonfalone è riportata la mitra vescovile per sottolineare la rilevanza del ruolo svolto dalla comunità benedettina circa lo sviluppo economico e sociale del borgo.
Per tutto il Medioevo il Castello, sorto su un preesistente vicus romano ed edificato dai benedettini con un'originaria, verosimilmente struttura di casa-forte, fu, essenzialmente, residenza dell'abate ed era costituito, oltre che dagli appartamenti del presule, dalle adiacenti abitazioni coloniche e dei servi e, infine, da magazzini e stalle. In particolare l'abate elesse la sua dimora nella parte meridionale e, tuttora, sono visibili alcune sale di rappresentanza, ciascuna contraddistinta con un proprio nome. Il "castro" aveva mura solide e una massiccia torre merlata, aspetto che, gradualmente, si modificò assumendo forme meno simili a quelle di una fortificazione.
Della cappella dell'abate rimane poco; analogo destino subì la torre, mutila della parte superiore da circa duecento anni. Se l'abate risiedeva nel "castro", in prossimità del torrente Lura si sviluppava il convento dei frati benedettini, presenti già dal IX secolo (proveniendo dalla comunità di San Simpliciano), in località che ancor oggi assume il nome di "Benedetta" (mediocre e discutibile stato): furono i benedettini a bonificare il torrente Lura (Lurate prende il nome da Lura), a conferire l'attuale assetto territoriale al "Territorio" o "Cura" di Lurate, consolidando la base fondiaria ecclesiastica.
L'importanza di questa fortificazione, che non subì mai aggressioni e il cui stato di conservazione non è catalogabile - nel senso che risulta parzialmente abitata da privati cittadini e, perdipiù, caratterizzata, dalla presenza di numerose sovrastrutture recenti, tali da rendere difficilmente riconoscibile l'originaria conformazione, oltre che da fonti circoscrivibili nelle opere di storici e antiquarii - è testimoniata anche da un'epigrafe, risalente al XV secolo, apposta sul lato destro della vicina chiesa parrocchiale di San Martino di Castello (nell'ultima foto), con funzione celebrativa, in cui si legge:
«ANGUIGENAE GENTI, IMPERIUM QUI NOBILE FIXIT
MAGNANIMUS PRAESUL, DUX GENEROSUS OTHO
EFFUGIENS QUONDAM, VICTUS TELA INTER ET HOSTES
HOSTES UT TANDEM VINCERET, HIC LATUIT».
èquesta la lapide detta di Ottone Visconti, «Otho Vicecomes» o «Vicecomitibus», insediato come arcivescovo di Milano da papa Urbano IV nel 1277, senza tuttavia occupare la cattedra milanese per l'opposizione della rivale famiglia dei Torriani. Il vescovo guerriero Ottone, nel castello dell'abate, trovò asilo e protezione, in seguito alla sconfitta di Castelseprio del 1276 inflitta dalla parte avversa dei Torriani prima della definitiva vittoria di Desio del 21 gennaio 1277, in virtù della quale i Visconti divennero signori di Milano (vedi De Rosmini, Dell'Istoria di Milano,1820): perché un personaggio della levatura di Ottone Visconti potesse ricevere ospitalità nella residenza abbaziale, era necessario che la stessa fosse già importante, che avesse relazioni rilevanti con il capitolo arcivescovile, che godesse di molti privilegi.
Una fonte, costituita da un diploma risalente al 1147 mediante il quale l'arcivescovo di Milano Oberto conferiva nuovamente poteri alla comunità benedettina sulla Cura di Lurate formata dalle Cappelle San Martino, San Michele, San Pietro e San Protaso, dalla Parrocchia, dal Castro, dai servi e dalle albergariae, conferma l'importanza del Castello dell'Abate in Lurate.
Le sanguinose vicende delle lotte tra Torriani e Visconti per l'egemonia su Milano ebbero il tragico epilogo della reclusione e uccisione di Napo della Torre nel Castel Baradello in Como (eventi significativi della dialettica istituzionale culminante nell'ambiguità della simbiosi regnum-sacerdotium).
Lurate Abbate seguirà le sorti di Como, compreso nel territorio del Ducato di Milano.
La presenza medievale in Lurate è rappresentata, inoltre, dalla piccola chiesa dedicata a Maria SS. Bambina, consacrata, secondo una tradizione discussa, dal pontefice beato Urbano II nel 1095. Si legge infatti in un'iscrizione: «Sacellum hoc dicatum nativitati diparae B.V. Mariae S.P. Urbanus II consecravit A.D. 1095».
Il pontefice vi fece visita dopo la consacrazione della Basilica di S. Abondio in Como.
©2003 Vittorio Mastrolilli (testo e immagini)