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Glenda Bollone - Federica Sesia
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«Rocca innalzar sulla scoscesa china
le rosse torri, simili a possenti
braccia,
protese contro le fuggenti nuvole e i neri uccelli di rapina».
(Pinin Pacòt, poeta piemontese, passo tratto da A Castello d’Annone, in Poesie e pagine di prosa, Torino 1967).
I castelli, le torri e i forti sono realtà molto diffuse in Piemonte, tanto che il Nigra, storico locale, ne documentò più di trecento dislocati in varie aree geografiche: pianura, montagna e collina; alcuni di essi nel corso dei secoli hanno mantenuto le forme architettoniche originarie, altri, invece, hanno subito notevoli trasformazioni, testimoniando in questo modo i passaggi di proprietà e i cambiamenti di funzione.
X-XI
SECOLO
La documentazione scritta attesta la
presenza d’insediamenti fortificati fin dal X secolo soprattutto nell’astigiano
e nel novarese, ma è a partire dall’XI secolo che si assiste ad un vero
proliferare di nuove costruzioni.
I primi castelli, nati su iniziativa
privata, per difendere la popolazione locale e le merci dai predoni e dal temuto
pericolo delle invasioni
ungare e saracene erano molto semplici; infatti, nella maggior parte dei casi erano
costituiti da una palizzata lignea, circondata da uno o più fossati e da
terrapieni, con una bertesca lignea e una torre posta al centro. All’interno
della cinta vi erano spazi abitativi e coltivabili.
XI
SECOLO
Pur rimanendo predominante l’uso del legno, già nella seconda metà dell’XI secolo cominciarono ad apparire elementi difensivi in muratura, come quelli che, per esempio, il vescovo di Torino, Landolfo, fece costruire nei castelli di Chieri e Testona. |
Il castello, in questo periodo, cominciò ad assumere per il territorio circostante valenze non soltanto difensive ma anche economiche e politico-giurisdizionali.
X
Con lo sviluppo delle tattiche belliche e delle armi i castelli vennero resi più solidi, rinforzando le mura in pietra, dotando le cortine di parapetti in muratura e sostituendo le torri quadrangolari con quelle a pianta circolare più resistenti agli assalti.
La residenza del signore collocata
all’interno della cinta, venne protetta mediante una struttura muraria detta
«dongione», di cui si ha una traccia a Rado nel Vercellese, e nello stesso
tempo si apportarono anche delle modifiche per renderla più confortevole.
In questo modo l’architettura del
castello rappresentava, concretamente, il simbolo del potere che le famiglie
signorili esercitavano sul territorio.
Poteva, però, avvenire che queste nobili
famiglie cadessero
“in disgrazia” per motivi politici o economici, perciò
il possesso della fortezza passava nelle mani del Comune attraverso atti di
vendita o mediante il cittadinatico, patto che stabiliva la donazione forzata
del castello in cambio dell’investitura per il signore
Il castello, quindi, diventava per il
Comune un punto d’appoggio per esercitare un più forte controllo sul contado.
XIII-XIV
SECOLO
I castelli del XIII secolo accentuarono il loro aspetto di strutture fortificate in forte relazione con il borgo, mentre l’area circostante il palazzo del signore fu ampliata e abbellita con zone destinate a giardino.
Tra il XIII e il XIV secolo
s’inasprirono le lotte di preminenza fra i grandi feudatari, a cui presero
parte attivamente anche i Visconti; i castelli divennero, quindi, vere e
proprie roccaforti militari rafforzate non solo dallo spessore delle mura ma
anche da torri angolari, fossi molto più ampi, ponti levatoi, saracinesche e
mura con caditoie merlate.
Alcuni di questi castelli erano talmente
ben muniti da essere considerati inespugnabili, come le fortificazioni di Frinco
e Costigliole d’Asti.
APPROFONDIMENTO
LE INVASIONI UNGARE E SARACENE
A partire dall’VIII secolo e per tutto
l’alto medioevo il timore di eventuali attacchi di predoni e pirati
Di poco successive alle incursioni
“saracene” furono quelle degli ungari o “magiari”, che ogni anno nella
bella stagione scendendo dalla Pannonia e ripercorrendo sostanzialmente le
stesse strade saccheggiavano e rapinavano ogni luogo
PER SAPERNE DI PIù:
Clara Palmas, Castelli medievali e loro trasformazione in dimore gentilizie in Cultura castellana (Atti del corso 1994), Istituto Italiano dei castelli 1995, pp. 117-123; Aldo A. Settia, Castelli e villaggi nell'Italia padana. Popolamento, potere e sicurezza fra il IX e il XIII secolo, Liguori, Napoli 1984.
©2001 Glenda Bollone e Federica Sesia