CANOSA DI PUGLIA, RUDERI DEL CASTELLO
a cura di Luigi Bressan
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Veduta aerea dei ruderi del castello sulla collina dei Quaranta Martiri.
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Epoca:
primo
impianto di età altomedievale.
Conservazione: ruderi.
Come arrivarci: uscita Canosa (a circa 86 km da Bari) dell'autostrada A14, o strada statale 98 Bari-Foggia.
Il primo impianto del castello, ormai ridotto ad un rudere, risale probabilmente ai tempi del longobardo Autari. Costruito in funzione strategica (controllo in particolare della via Traiana) sulla sommità della collina dei Santi Quaranta Martiri, è stato utilizzato e rafforzato durante le dominazioni bizantina e normanna.
Inserita tra i castelli demaniali dell'imperatore svevo Federico II, poi dei sovrani angioini (è attestato l'intervento dell'architetto militare francese Pierre d'Angicourt negli anni Settanta del secolo XIII), successivamente la struttura ha conosciuto altri signori, gli Orsini, gli Affaitati, i Capece Minutolo (che lo acquisirono agli inizi del secolo XVIII), fino a quando, ridotto a pochi resti che comprendono torri in blocchi di pietra e tufo, è stato acquistato dal Comune nel 1956.
«Castello alto-medievale costruito su resti della cinta dell'acropoli greca i cui ruderi megalitici sono ancora visibili; distrutto dai saraceni, ricostruito dai normanni. Ebbe sei torri. Danneggiato da terremoti, si ridusse a rudere rovinando nel 1856. Ubicazione: Via Baudenere Collina dei SS. Quaranta Martiri Canosa di Puglia BA Puglia. Intorno alla collina si sviluppa il grosso centro agricolo dell'antica Canusium, città di notevole importanza storicasino dall'antichità e nel medioevo, in quanto all'incrocio delle più importanti vie di comunicazione della Puglia. Il castello fu costruito sulle rovine dell'antica acropoli di cui incorporò i resti. Aveva forma di esagono irregolare con due lati quasi in linea retta sul lato sud, con sei torri quadrangolari sporgenti agli spigoli, e copriva una superficie di circa 2.000 mq. I ruderi monumentali del castello di Canosa sorgono a m. 143 sul livello del mare sulla collina detta dei SS. Quaranta Martiri che domina isolata l'Adriatico, il Gargano, il Vulture, le Premurge e la Valle del Fortore. Oggi rimangono grandiose rovine delle mura di cinta o cortine e delle sei torri quadre, tre delle quali sporgono ormai solo un poco al di sopra del piano pavimentale; mentre due, pur presentando lieve differenza nelle dimensioni, sono evidenziate dal corpo avanzato e dalla loro posizione. La torre posta sullo spigolo estremo di sud- est è la meglio conservata e la più alta, misurando m. 8,50 di altezza e m. 7 di larghezza. Procedendo da est verso nord s'incontra una torre che ha la base più larga di tutte, m. 8,20, ed un'altezza di m. 6. Al centro del lato nord si trova la terza m. 5,30 e larga m. 6,70. Le altre torri sono crollate sino all'altezza del piano di calpestio; per questo le loro dimensioni non sono facilmente accertabili. è da tenere presente che le misure sopra citate, riferentisi all'altezza, potrebbero già essere inferiori, poiché tutti i muri sono soggetti a continua distruzione e a crolli. Nelle strutture murarie di questo castello sono visibili tracce di due epoche ben distinte. All'epoca più antica appartiene la parte inferiore, costituita da grandi blocchi di pietra a forma parallelepipeda. è certamente questo un materiale riadoperato o adattato, appartenente all'antica acropoli greca e romana, come si puo' dedurre considerando la fattura squadrata e massiccia delle pietre. La parte superiore è costituita da blocchi di tufo durissimo. Nessun dettaglio decorativo può testimoniare la fastosità architettonica dell'antico maniero, che pur molti storici assicurano essere stata grande e splendente.
Oggi il castello di Canosa è un rudere che minaccia di rudersi ancora di più a causa dell'asportazione continua dei blocchi di calcare e di tufo che vengono utilizzati in altre costruzioni. Le origini del castello sono oscure. Al tempo di Autari, Re dei Logobardi, il castello era già presente sulla collina dei SS. Quaranta Martiri (584-590). A quel Re e ai suoi guerrieri la rocca, già munita di torri quadrate, di merli e di feritoie, oppose valida resistenza. Successivamente gli stessi Longobardi resero inespugnabile il castello e sede ambita di operazioni belliche. Durante le secolari dei Saraceni, specialmente nel IX secolo, il castello di Canosa non conobbe mai l'onta della presenza degli infedeli tra le sue mura, ma fu baluardo della resistenza bizantina, anche se mal tollerata dagli abitanti canosini. La rocca fu infine occupata dai normanni che ne fecero una magnifica loro sede tra le più importanti della regione. Nei saloni di questo castello s'incontrarono Boemondo e Ruggiero Borsa nel 1089 per mettere fine alle loro ostilità con una pacifica composizione. Durante il periodo dei lavori per la costruzione di Castel del Monte Federico II dovette quivi risiedere. Incerta e discussa eè la notizia della prigionia fino alla morte di Elena D'Epiro, moglie di Manfredi, e dei suoi giovani figli, rinchiusivi sotto falso nome. Al tempo di Carlo I d'Angiò (1271) il castello subì riparazioni e rifacimenti ad opera di Pietro d'Angicourt. Nel 1294 Carlo II d'Angiò assegno' il castello a Maria, figlia di Boemondo IV, pretendente al trono di Cipro e di Gerusalemme. Durante il periodo aragonese fu dimora pacifica di modesti feudatari. Gli Spagnuoli cedettero la rocca ad Horato Grimaldi, signore di Monaco, che si meritò la stima e l'affetto della popolazione. Nel 1643 Canosa e il castello furono venduti all'asta e non una sola volta. Il secolo XVIII rappresenta un periodo di rovinosa decadenza per il centro abitato di Canosa e per il castello, il quale in buona parte subisce dei crolli, mentre sulla sua area e col suo stesso materiale viene costruito un palazzo baronale. Nel 1704 il castello fu comprato dalla famiglia Capece- Minutolo. Quando questa famiglia si trasferì a Napoli, esso fu lasciato nelle mani di procuratori sino al 1956, anno in cui l'antica rocca, ormai malridotta a ruderi ancor instabili e decrescenti, fu acquistata dal comune di Canosa».
http://www.ba.itc.cnr.it/CNS/CNS0066.html
©2002 Luigi Bressan; aggiornamento 2012. La foto riquadrata è tratta dal sito www.canosaweb.it