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MANFREDONIA, CASTELLO
a cura di Luigi Bressan
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Immagini del castello.
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Interno del castello: il testo dell'iscrizione mutila della lapide dell'immagine seguente
«[...] PREDICTUS REV(ERENDUS) PRESBITER CARDIN[...] ARCHIPRESULATUS SUI ANNUS [...]»
Epoca: seconda metà del XIII secolo.
Conservazione: discreta a seguito di restauri.
Come arrivarci: dalla strada statale 16 nord, svincolo per Margherita di Savoia sulla strada statale 159 per Manfredonia; dalla circonvallazione di Foggia, seguendo le indicazioni.
Il castello fu costruito da Manfredi nel 1256 unitamente alla nuova città che da lui prese il nome e che doveva accogliere i profughi di Siponto, distrutta da un terremoto nel 1223. L’opera, artefice Giordano da Montesantangelo, fu terminata nel 1264. Carlo I d’Angiò nel 1273 vi aggiunse all’interno una nuova fortificazione parallela alla prima, ed esternamente un profondo fossato. In seguito Aragonesi e Francesi apportarono altre modifiche. Successivamente il castello cambiò diversi "inquilini" fino a quando, solo in anni recenti, si sono avviati restauri tesi a liberare la costruzione dalle aggiunte borboniche.
«Il castello di Manfredonia non è il frutto di un progetto unitario concepito fin dalla sua origine così come oggi ci appare, ma è il risultato di trasformazioni, ampliamenti e rifacimenti avvenuti in epoche diverse. In origine tutta la struttura consisteva in uno spazio quadrilatero racchiuso da una cinta muraria raccordata da cinque torri a pianta quadrata, di cui quattro poste agli angoli e la quinta ubicata presumibilmente nei pressi della porta principale di Nord-est. Tale primitivo impianto non corrisponde più alla realtà attuale in quanto della quinta torre restano solo poche tracce, mentre le altre, ad eccezione di quella posta a Sud-est, hanno cambiato la loro struttura formale. Infatti, un'opera di inglobamento avvenuta in epoca successiva, ha trasformato le precedenti strutture quadrangolari in torrioni a pianta cilindrica.
Il castello di Manfredonia si
connota sotto il profilo architettonico per un'impronta di chiara marca
sveva caratterizzata dalla estrema regolarità geometrica e dalla linearità
delle strutture, elementi questi che lo accomunano ad analoghi modelli
difensivi realizzati dagli Svevi. Ma se sul piano comparativo il Castello di
Manfredonia, denuncia una evidente "facies sveva", a livello documentario
esso e da attribuire a Carlo I d'Angio. Infatti i primi documenti che
parlano del Castello di Manfredonia provengono proprio dalla Cancelleria
angioina e risalgono all'aprile del 1279. In essi si fa riferimento al
reclutamento di manodopera specializzata per l'inizio dei lavori. Certo non
e da escludere l'ipotesi che gli angioini abbiano usufruito di strutture
preesistenti, riferibili a Manfredi, e che le abbiano poi inserite in un
progetto più organico e definitivo. Con il governo della casa d'Aragona,
(1442), si assiste ad un ulteriore processo di visibile trasformazione del
Castello. Negli ultimi anni del XV secolo, infatti, gli Aragonesi,
all'interno di un complessivo progetto di fortificazione delle strutture
difensive delle più importanti città costiere, dispongono per il Castello di
Manfredonia la costruzione di una nuova cortina muraria inglobante la
struttura primitiva. A queste mura viene data una leggera inclinazione a
scarpa tale da renderle più rispondenti alle mutate esigenze dell'arte
difensiva conseguenti all'uso dell'artiglieria.
Agli angoli di questa nuova cortina muraria vengono posti quattro torrioni
cilindrici casamattati, questa volta più bassi di quelli del recinto
interno, più idonei alle nuove tecniche di difesa. La costruzione del grosso
bastione posto ad Ovest del Castello, denominato dell'"Avanzata" o
dell'"Annunziata", segna per l'edificio un'altra tappa nella storia della
sua edificazione. Con esso l'immagine del Castello risulta finalmente essere
rispondente alla realtà attuale. Il bastione, realizzato attraverso
l'inglobamento della precedente torre circolare, probabilmente all'indomani
dell'assedio messo in atto nel 1528 dal maresciallo Lautrec, doveva servire
come elemento di difesa per attacchi nemici provenienti dalla città. Il
programma di inglobamento, che avrebbe dovuto interessare anche gli altri
torrioni della cinta muraria esterna, non fu portato a termine. Non ci è
dato conoscere i motivi che sospesero questo programma, ma certamente su
tale decisione dovette influire la convinzione che il proseguimento
dell'opera di trasformazione non avrebbe comunque impedito la capitolazione
del Castello di fronte ad un nemico ben armato. Nel 1620, infatti, sotto il
fuoco dei tiratori turchi appostati sugli edifici più alti della città, il
Castello dovette capitolare a causa anche della esiguità dei pezzi di
artiglieria e perché privo di parapetti protettivi sufficientemente alti a
garantire l'incolumità dei difensori.
Perso oramai il suo originario significato di fortezza difensiva, il
Castello assume nel corso del XVIII secolo la funzione di comune caserma
mentre il torrione Ovest del circuito interno viene adibito a prigione. Gli
interventi operati in tale periodo sono diretti a rendere più funzionale la
struttura per i nuovi scopi a cui è destinata. Durante il regno dei Borboni
e in epoca successiva fino al 1884 il Castello viene tenuto in efficienza in
quanto Manfredonia viene qualificata "Piazza Forte". Dal 1888 fino al 1901,
anno in cui l'edificio fu acquistato dal Comune di Manfredonia, appartenne
all'Orfanotrofio Militare di Napoli. Nel 1968, con D.P.R. del 21 giugno n.
952, il Castello viene donato dal Comune allo Stato con l'impegno, da parte
di quest'ultimo, di istituire al suo interno un Museo Archeologico per
conservare i reperti provenienti dal territorio circostante» (a cura di
Ginevra D'Onofrio - Elvira Saccotelli, Museo Nazionale Manfredonia).
http://www.comune.manfredonia.fg.it/aast/castello.htm
Manfredonia: mura, torri e porte
©2002 Luigi Bressan; aggiornamento redazionale 2012. La prima immagine riquadrata (2016) è tratta da http://notizie.comuni-italiani.it. I video non sono stati realizzati dall'autore della scheda.