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Finestra
sul passato
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Capitanata Capitanata
a cura di Barbara
Di Simio
FINESTRA
SUL PASSATO:
pagina 1
Quando
i Frati Osservanti furono scacciati dal convento del SS. Salvatore, si
spostarono fuori le mura e decisero di dare vita ad una nuova struttura
religiosa lungo la strada che da Lucera conduceva a Troia, rinomato
centro cattolico. Poiché la città non aveva extra moenia
un convento di frati francescani, essi ottennero dal vescovo Pietro de
Petris il permesso di creare un nuovo centro di preghiera e di
assistenza spirituale a tutti quei pellegrini in viaggio verso i luoghi
sacri della nostra Provincia. (CHIESA
DELLA PIETà) La
nuova chiesa venne dedicata a S. Maria della Pietà in seguito a due
eventi prodigiosi che guarirono un cieco e un infermo di Biccari che si
erano recati alla cappella della Madonna in preghiera. Il culto della
Vergine Maria è molto antico nella città lucerina, infatti ancor prima
dell’ VIII secolo si era diffuso nonostante le persecuzioni che ebbero
larga fioritura in Oriente e poi in Occidente. Nel periodo iconoclastico
le statue mariane vennero accolte così bene in Italia che sorsero un
po’ ovunque santuari mariani; Lucera, pur abitata dai saraceni, volle
chiamarsi “Città di S. Maria”, nome che conservò fino al XVI
secolo. Nei secoli tante furono le donazioni elargite da nobili e
facoltosi signori della città alla Madonna che permisero la costruzione
di altari e statue di ringraziamento. La chiesa di S. Maria della Pietà
è situata a Sud - Ovest del centro abitato appena fuori le mura in
prossimità di via Troia. La facciata semplice e sormontata da un rosone
con un’iscrizione sottostante e un frontone spezzato contenente la
data di inaugurazione dell’apertura della chiesa si trova a Est.
L’attuale convento a Sud, attiguo alla chiesa, anche se ormai ridotto
e riadattato e circondato da un piccolo cortile, si apre alla vista
dell’Appennino.
Convento,
veduta del territorio in stato di abbandono Il
complesso conventuale, sin dal XIII secolo inteso come conventus, collegium, communitas,
si trova lungo la strada Sannitica sulla via Appula che conduce a
Biccari verso Napoli. La chiesa, costruita lungo il tratturo che dal
Celone si spingeva fino a Lucera, sorge nei pressi di Porta Troia, una
delle quattro porte che costellavano la città. Essa è caratterizzata
da una sola navata scandita ai due lati sui lati Nord e Sud da cappelle
che conservano sei altari barocchi dedicati a S. Antonio, S. Matteo, S.
Domenico, S. Francesco, Incoronata e Madonna Immacolata; l’altare
maggiore in marmo nasconde l’immagine della Madonna col Bambino di età
precedente alla costruzione della chiesa.
L’abside
ad Ovest di forma pentagonale è suddiviso in vele dipinte, in cui è
possibile percepire la raffigurazione di cori angelici in cattivo stato
di conservazione, mentre lateralmente sono situate due nicchie, che
probabilmente un tempo dovevano conservare delle statue, e che recano
due grandi conchiglie, emblema del Barocco.
Abside
affrescato Il
coro ligneo è di pregevole interesse artistico. La volta del
presbiterio presenta un grande ovale dal candido colore celeste,
delineato interamente da elementi naturalistici e da volute. Il soffitto
di chiara impronta barocca è caratterizzato da pannelli in legno
decorato, dai colori chiari e rappresentante tre soggetti sacri. Al
centro in una sorta di ovale vi è l’immagine della Pietà con ai due
lati l’Arcangelo S. Michele che debella i demoni e S. Francesco di
Assisi in estasi circondato da quattro angeli. Agli inizi del 1867 la
chiesa venne chiusa al pubblico. Vi furono proteste del sindaco De Troia
e di quarantasei cittadini, fra i quali Luigi Di Giovine che non riuscì
ad ottenere il risultato sperato. Il convento mai ceduto al Comune, per
ragioni comprensibili, passò all’Amministrazione militare. Subito
dopo, grazie all’intervento del coraggioso sindaco Gaetano De Troia, i
Frati Osservanti rimasero nelle cinque celle del convento della Pietà.
Nonostante nell’ultimo decennio del XIX secolo si fossero verificati
rivolgimenti politici, i religiosi poterono tornare ad abitare i
conventi e ad officiare le funzioni religiose con maggiore libertà
anche se il convento continuava ad essere governato
dall’Amministrazione militare che lo aveva utilizzato prima come
caserma e poi ne aveva ceduto alcuni locali alla Colonia Agricola.
Nell’arco del XVI secolo avvennero, come già detto, diverse riforme
all’interno dell’Ordine Francescano e nel 1525 sorse una nuova
famiglia, quella dei Cappuccini, ad opera di Fra Matteo da Bascio. Il
frate volle una disciplina più rigida e più conforme alla regola
dettata dal Santo Patriarca. Il papa Clemente VII, vistane la rapida
diffusione, approvò la riforma e concedette vita canonica alla nuova
congregazione di Regolari. Nel 1569 lungo le mura della città di Lucera
sorse il complesso conventuale di S. Maria di Costantinopoli, detto
anche dei Cappuccini. Tra i documenti si conserva ancora una ricevuta
del 1661 relativa alla somma di duecento ducati, rilasciata dal Capitolo
ai Cappuccini per conto di Antonia Bosco. Fu edificato a spese dei cittadini con materiale proveniente, forse, dal tempio di Cerere e con l’intervento del prelato Pietro de Petris (1553-1580). La chiesa, originariamente di stile gotico ha subito nei secoli restauri ed interventi barocchi; è possibile accedervi da piazza Martiri di via Fani.
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5 Barbara Di Simio