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FINESTRA SUL PASSATO:

Terra di Bari. Bitonto e il suo territorio

     a cura di Pasquale Fallacara


 

In alto, la torre di Santo Spirito ritratta in un’immagine recente.  Sotto, la spiaggia di Santo Spirito con il suo torrione sullo sfondo, e due vedute in cartoline d’epoca.

 

 

    

   

È noto come risalisse all’epoca cristiana (IV-VIII secolo) il fenomeno della prima costruzione di torri e castelli lungo le coste meridionali “siciliane” minacciate dalle scorrerie dei pirati saraceni, i quali vi hanno imperversato fino alla fine del Quattrocento facendo ingenti razzie di uomini e schiave.

In seguito, con l'editto del 1502 che decretava la definitiva cacciata dei Mori dalla Spagna, i Saraceni si unirono ai corsari Berberi del Nord Africa, e fu così che le coste del meridione d'Italia vennero nuovamente prese d'assalto con aumentate forze tanto da svolgersi terribilmente in tutta la prima metà del Cinquecento per opera dei corsari barbareschi, i quali seminavano distruzione e terrore tra le popolazioni locali.

Intorno al 1569, la Corona di Spagna decise allora di intervenire con un piano di difesa, che prevedeva la realizzazione di un sistema difensivo ben articolato sul territorio, costituito appunto da torri di avvistamento sulle coste e un complesso radiale di torri vedetta-difensive interne. Di conseguenza, nel 1581, Filippo II re di Spagna istituì la “Reale Amministrazione delle Torri”, un corpo armato stabile con la funzione di organizzare e gestire l'intero sistema difensivo costiero, provvedendo tanto all'arruolamento dei soldati per le guarnigioni quanto al rifornimento di armi e munizioni, nonché alla manutenzione delle torri.

Queste ultime furono a loro volta suddivise in tre tipologie fondamentali, ognuna con la propria connotazione in fatto di importanza e dimensione strutturale. Le torri da “difesa pesante”, cioè le più imponenti, erano dotate di circa quattro cannoni di grosso calibro, due spingarde e cinque fucili: esse venivano presidiate da una guarnigione composta da un capitano, un artigliere e quattro soldati. Le torri da “difesa leggera” invece, quelle cioè di media grandezza, disponevano in genere di due cannoni di medio calibro, una spingarda e tre fucili, ed erano presidiate da una guarnigione con un numero minore di uomini rispetto alle prime. Da ultimo venivano le torri “vedette”, cioè le più piccole, e fungevano per lo più da punto d'avvistamento, disponendo solo di due fucili e una spingarda per i soli due soldati del presidio.

In tutte le torri indifferentemente i “torrieri”, per la guardia costante che montava tanto di giorno che di notte, erano dotati di un cannocchiale per gli avvistamenti lungo costa, di alcune trombe o corni marini per avvisare acusticamente le altre torri dell'eventuale pericolo imminente, e sul terrazzo erano provvisti di grosse cataste di legna da impiegare nelle segnalazioni di fumo diurne e luminose notturne. A completamento del sistema difensivo, i tratti di costa in cui non c'erano torri erano perlustrati da ronde marine.

Nella Istoria Generale del Regno di Napoli di Placido Trojli, si legge «…il Regno di Napoli per ogni intorno della parte di mare è circondata da 366 bellissime Torri, tutte quadrate, alte e forti, ed una alla veduta dell’altra fatte fabbricare dal Vicerè Don Pietro di Toledo nell’anno 1537». In “Terra di Bari” ad esempio esisteva una catena di 16 torri, che andava dalla Torre dell'Ofanto sino a Torre Canne.

Anche Santo Spirito ("Sanctus Spiritus de tenimento Bitonti") era dotato per la difesa di due avamposti-vedetta sul mare, uno ad ovest e uno a est dell’attuale porto, rispettivamente denominati “Castello di Argiro” e "Torre S. Spirito". Secondo lo storico V. Faglia, nel suo Contributo alla conoscenza delle torri costiere in terra di Bari (Roma 1970), quest’ultima fu terminata verso la fine del 1569, anno in cui venne finalmente dotata dell’artiglieria d’ordinanza.

L’alta torre, quella a ovest, era a pianta quadrangolare, ed era dotata di 9 minacciose caditoie in “controscarpa”, impiegate proprio per la difesa piombante. Essa è menzionata in più documenti: nelle Carte Asburgiche (1569), in quella del Geografo Gambacorta (1598), dal Magini (1720), dal Guerra (1807), dallo Zuccagni Orlandini (1860), e con la denominazione “Torre Maggiore” nel Libro delle Sante Visite (sec. XVII).

In epoca moderna la torre a est viene riportata sulle Carte dell’Istituto Geografico Militare con la denominazione “Castello di Santo Spirito”, e con l’attestazione nelle sue vicinanze delle famose “furche de Petro”, celebre luogo di esecuzioni capitali dotato di alti pilastri utilizzati per «sospendere i ladroni e la mala gente condannata all’estremo supplizio».

Caduta in disuso nell'Ottocento, la Torre S. Spirito fu adibita dalla comunità di Bitonto come luogo di riposo per gli invalidi, e in seguito come caserma per la stazione della Guardia di Finanza.

La Torre, di proprietà del demanio marittimo, è posta sotto vincolo ambientale, e grazie ai recenti lavori di restauro sta tornando al suo antico splendore.

           

   

  

©2008 Pasquale Fallacara

    


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