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MEDIOEVO RUSSO |
a cura di Aldo C. Marturano, pag. 12 |
Mindaugas
è una figura molto importante per la storia medievale russa poiché non è
soltanto il fondatore dello stato lituano, ma è soprattutto il personaggio che
cercò di non far scomparire la cultura originale delle genti baltiche contro
l’assimilazione coi russi o coi polacchi e contro la forzata germanizzazione
da parte dei Cavalieri Teutonici e di Livonia.
Il
nome Mindaugas
è chiamato nelle Cronache tedesche Mindowe e in quelle russe Mindovg, ma quel
che è notevole è che gli si attribuisce un padre di nome Rimgaudas (in russo
Ringold). Questo nome corrisponde sicuramente al nome norreno (antica lingua dei
Variaghi scandinavi) Ragnvald che è l’antenato della casata che regnava a
Polozk (Rogvolod della CTP) e, siccome sappiamo che nel Medioevo il nome (non
esistendo i cognomi) dava precise indicazioni sul lignaggio dei nobili, è
evidente che Mindaugas doveva essere un lituano assimilato agli slavi Krivici di
Polozk. Probabilmente la sua famiglia doveva essere un ramo cadetto dei
Rogvolodidi. Sappiamo
che viene nominato per la prima volta nelle Cronache di Galic’ dove si legge: «Per volontà di Dio mandarono dei principi lituani ... a proporre la pace. Ecco i nomi dei principi lituani: Il più vecchio è Zhivinbudas, Dauiomas, Dausprungas e suo fratello Mindaugas, il fratello di Dauiomas Vilikaitis. Poi i principi della Zhamitia: Jerdivilas, Vikintas. Questi di Rusc’kov: Kintibudas, Volibutas, Budvetis, Vizheikis e suo figlio Vislis, Kitenis, Plieskus. Ed ecco i figli di Bulionis Vismuntas … [seguono altri nomi]. Tutti costoro stipularono la pace con Danilo e Vasilko e regnò la pace nelle loro terre». Abbiamo
riportato questo brano perché molti di questi nomi riappariranno nella nostra
storia, ma, tornando al nostro Mindaugas, sappiamo che ebbe almeno due mogli di
cui una, Martha, sicuramente cristiana ortodossa. Di qui dobbiamo quindi dedurre
che al principio Mindaugas era un ortodosso, benché si racconta che indulgesse
a pratiche e superstizioni pagane. Infatti
nelle Cronache di Bikovez è ricordato per l’anno 1246 che lui e i suoi nobili
presero la fede di Cristo dell’Oriente (cioè l’ortodossia
cristiana). Sono raccontati vari episodi a riguardo delle sue superstizioni
pagane, ma soprattutto è da notare qui che continuasse a bruciare i cadaveri
dei suoi morti invece di inumarli. Il
dominio Si
sa che Mindaugas nacque a Kernave (russo Kernovo) verso il principio del Duecento (nel Medioevo sono sempre noti gli anni della morte e quasi mai quelli
della nascita) e che il suo dominio era la regione intorno alla città di
Novogrudok (ora in Bielorussia) poiché fu proprio in questa città che si
celebrò la grande festa della sua incoronazione a re cattolico intorno al 1253. I
popoli baltici, intendendo qui quelli che parlavano una lingua indoeuropea del
gruppo balto-slavo, erano a quei tempi moltissime e slegate tribù che vivevano
per lo più nelle radure dei fitti boschi dell’area prebaltica estendentesi in
pratica dalle foci della Vistola (Weichsel in tedesco e Visla in russo e Wisła
in polacco: è il fiume che attraverso Varsavia) fino all’odierno Golfo di
Finlandia, alla foce del fiume Nevà dove oggi si trova San Pietroburgo. L’archeologia
(M. Gimbutas e V. Sedov soprattutto) ci mostra che questi popoli furono
costretti dagli scandinavi a retrocedere lontano dalle rive del mar Baltico e a
vivere della loro povera agricoltura sempre più nascosti all’interno. Erano
però non solo agricoltori (il clima non era favorevole per poter vivere solo
dei prodotti della terra!), ma anche raccoglitori dei prodotti della foresta che
per secoli furono molto richiesti e ben pagati in tutta Europa. Sono questi
popoli che Tacito nomina col nome di
Aestii, che esportavano l’ambra dai giacimenti che oggi si trovano nella laguna
chiamata Golfo di Curlandia, davanti alla moderna Kaliningrad (in tedesco Königsberg
e in lituano Karaliaučius, patria del grande filosofo europeo Immanuel Kant).
Gli altri prodotti importanti erano però la cera e il miele delle api
selvatiche, le pellicce di vari piccoli mammiferi e gli scambi avvenivano
attraverso l’esercizio del commercio muto. Questo tipo di commercio permetteva
ai baltici di non venire a contatto con i “mercanti-pirati” scandinavi ed
evitare così le improvvise retate da parte dei Variaghi dei loro giovani e dei
loro bambini che finivano venduti come schiavi. Per questo motivo però rimasero
per secoli degli esseri misteriosi sia per Slavi che per gli Scandinavi del
X-XIII secolo e generarono leggende e favole sui misteri e i pericoli delle
foreste. Le
tribù baltiche erano numerose, come abbiamo detto, ma le più ricordate nelle
cronache sono i Pruzzi o Prussiani che abitavano a nord della Polonia attuale
nell’area di Kaliningrad (una volta chiamata dai tedeschi Ostpreussen, ossia
Prussia Orientale), i Jatviaghi (o Jotvinghi) del bacino del Bug Occidentale
(regione intorno a Grodno e Brest), i Goljadi (o Ghelindi) che abitavano poco a
nord di Kiev, i Lituani, gli Aukstaiti (o uomini del fiume alto) e i Zhemaiti (o
uomini del fiume basso) nel bacino del Neman, i Lettigalli (antenati dei Lettoni
attuali) e i Curoni della regione di Riga del bacino della Dvina. Tutte queste
genti parlavano dei dialetti dell’antico-baltico, di cui oggi si sono
conservati solo il Lettone e il Lituano. Situazione
politica della Lituania e delle zone limitrofe nel XIII secolo Nel
XIII secolo verso la Pianura Russa si verificano alcuni grandi movimenti di
popoli. Dal
sudest arrivano i Tatari, i quali, insediatisi nella loro capitale sul Volga,
dopo aver battuto i principi russi coalizzati contro di loro sul fiume Kal’ka
nel 1223, pongono tutta una serie di limitazioni economiche e militari al
governo autonomo delle diverse città-stato russe che fino ad allora si erano
governate da sole sotto la famiglia dei principi (knjaz in
russo) rjurikidi. I
Tatari tentano di invadere anche il nord, ma arrivati al lago Seligher alle
sorgenti del Volga, sono costretti a ripiegare per varie ragioni. Novgorod e la
parte nordorientale della Pianura Russa sono così salve. Tentano anche di
attraversare le micidiali paludi del Pripjat per penetrare nel nord dove oggi
sono Lituania e Bielorussia, ma anche qui non riescono a mantenere alcun
caposaldo. Kiev
viene da loro distrutta nel 1240 e
così il sistema rjurikide della Rus è definitivamente scompigliato. Alessandro
Nevskii, principe di Suzdal, riesce ad arrivare ad un compromesso coi Tatari e
così le Terre Russe di nordest vengono lasciate in una certa pace, dietro
pagamento di una tassa per famiglia e col controllo dei poteri locali da parte
dei tatari. Altro
discorso è con la Rus di Galic’, all’altro estremo della Pianura Russa, che
nelle mani di Danilo, contemporaneo di Alessandro e Nevskii e suo cugino
germano, riesce a staccarsi politicamente da Suzdal e a condurre politiche
proprie, anche nei confronti del nuovo stato lituano che comincia a fare i primi
passi verso sud. Mindaugas
è contemporaneo di questi due principi russi ed è probabilmente anche loro
stretto parente, vista la sua parentela con la dinastia di Polozk, e si scontrerà
con loro giungendo a risultati molto diversi con entrambi. Ad
occidente c’è l’Impero Romano Germanico che nel 1204 ha conquistato
Costantinopoli e che avrà a suo massima autorità Federico II di Hohenstaufen.
A Costantinopoli è successo un fatto molto grave per la Pianura Russa e per la
sua Chiesa: il patriarca ortodosso è stato sostituito con uno latino che
riconosce la supremazia del papa ed ora sta tentando in vario modo di mettere
sotto controllo le ricche zone orientali d’Europa. Il papa di Roma dichiara
tutta questa parte d’Europa PATRIMONIUM SANCTI PETRI e, essendosi ormai
esaurite le Crociate in Terra Santa, attraverso le diverse compagnie di
Cavalieri-monaci (Ordini cavallereschi) mette in moto un programma di
evangelizzazione delle Terre Russe. I
Cavalieri Teutonici della Santissima Vergine Maria ottengono alcune dispense e
concessioni dal duca Corrado di Masovia (Polonia) e cominciano la loro azione di
attacco alle Terre Prussiane. Anche
i Regni scandinavi di Svezia e Danimarca guardano alle Terre Baltiche con grande
interesse e così con la benedizione papale cominciano anch’essi a cercare di
fondare capisaldi commerciali e militari sulle coste per la penetrazione
sistematica della Pianura Russa settentrionale. Gli
svedesi si scontreranno con Alessandro Nevskii nella famosa Battaglia sul fiume
Nevà (il fiume di San Pietroburgo). I Danesi fonderanno Tallin in Estonia e i
Cistercensi protetti dai tedeschi Riga nel 1201 sulla foce del fiume Dvina (Daugav
in lettone) dove più a monte si trova Polozk. Successivamente a Riga per poter
portare avanti campagne militari viene fondato dallo stesso arcivescovo
l’Ordine dei Cavalieri di Livonia, chiamati i Portaspada a causa del loro
emblema sui mantelli crociati, il
quale, più tardi, si fonderà con quello dei Cavalieri Teutonici che così
domineranno tutta la costa baltica. Con
queste forze intorno a sé Mindaugas avrà a che fare per tutta la sua vita. Le
imprese di Mindaugas Il
nome di Mindaugas appare per la prima volta in una lista di principi lituani che
fecero un accordo di pace con Danilo di Galic’ nel 1219. Nelle Cronache russe
è detto semplicemente che Mindaugas prese il potere e diventò un principe
indipendente, ma purtroppo non si dice come giunse a concentrate il potere nelle
sue mani sottraendolo ai suoi fratelli e a gli principi uguali a lui. Non
si sa invece come arrivasse a stabilirsi a Novogrudok benché, probabilmente,
ricevesse questo dominio da suo padre Ringold o, come dicono provocatoriamente
alcuni storici, fra cui il bielorusso Cigrinov, fosse invitato a governare da un
gruppo dagli influentissimi bojari locali. Nel
1235 si parla di una Lituania unita nelle mani di Mindaugas, ma non si dice qual
è l’estensione di questa regione, né la capitale, né altro, salvo che
Mindaugas sembra facesse fuori tutti i suoi rivali e altri li cacciasse fuori
dai loro domini, requisendoli per sé. Nel
1240, tenendo conto della distruzione di Kiev e dello sgretolamento degli stati
russi dei riurikidi, Mindaugas comincia ad intromettersi in tutte le questioni
dei vicini, siano russi, baltici o polacchi. Addirittura
Alessandro Nevskii si è contato che si scontrasse con lui o con i suoi ben 8
volte! Risultato? Mindaugas si volge verso sudovest, giacché specialmente in
questi anni comincia la sua politica di avvicinamento e di imparentamento coi
principi di Galic’, con Danilo e i suoi figli. Nel 1242 batte i tatari nelle vicinanze di Lida (cittadina vicino l’odierna Minsk) e sette anni dopo addirittura ottiene una vittoria clamorosa sullo stesso nemico sul fiume Neteci. è una vittoria notevole perché scoraggia i tatari da ulteriori penetrazioni nel nord e avvicina Mindaugas al suo obiettivo di incorporare nel suo dominio le terre russe vicine, proprio mentre Alessandro Nevskii, suo antagonista, è assente perché mandato in Mongolia. Nel
1245 aveva condotto una campagna in Curlandia con il probabile appoggio della
Zhemaitia di suo cugino Vykintas, ma non si sa quali obiettivi raggiungesse. Nel
1246 lo troviamo coinvolto indirettamente nelle beghe dei principi polacchi,
intorno a Grodno e nel 1248 i nipoti Tautivylas e Edyvidas vengono allontanati
dalla regione della Lituania di Mindaugas, insieme al principe Vykintas,
nominato prima, verso le Terre Russe della Volynia (Galic’). La
compagnia corre infatti a Galic’, per rifugiarsi da Danilo, il cognato di
Tautivilas e di Edyvidas. Il principe russo li accoglie con benevolenza perché accarezza da tempo il progetto di unificare le Terre Russe contro il progetto
di suo cugino Alessandro Nevskii, sedicente Gran Principe di Kiev e quindi di
autorità superiore a tutti i principi rjurikidi. Probabilmente i tre principi
lituani possono servire a questo progetto. Danilo
infatti convince anche i Jatvjaghi a stare dalla sua parte e quindi alla fine
tutti si forma una minacciosa coalizione contro Mindaugas. Viene
messo a punto un piano d’intervento e Tautivilas è inviato a Riga per cercare
di avere un appoggio anche da nord dall’arcivescovo latino. Qui però riceve
il battesimo cattolico, condizione fondamentale per qualsiasi alleanza o
appoggio politico e militare, da parte di Riga. Mindaugas
non ha scelta, anche lui deve chiedere l’aiuto o, perlomeno alleggerirsi della
minaccia da nord dei Cavalieri Portaspada, e così si reca dal Gran Maestro
dell’Ordine, fra’ Andrea di Stierland, il quale, in certo qual modo, è in
contrasto con l’arcivescovo di Riga. Andrea offre a Mindaugas prima di tutto
una Corona da Re che sarà, nientedimeno!, benedetta dal papa Innocenzo IV,
purché si converta al cattolicesimo romano, anche lui! E
il 1251 e Mindaugas accetta e si fa battezzare. Si
racconta che tutti gli orefici e gli artigiani di Riga si affaccendarono attorno
a questa corona, affinché venisse fuori un gioiello unico al mondo! A
questo punto i Cavalieri sono alleati di Mindaugas, ma rimangono nemici di
Novgorod, Pskov e Polozk e quindi di Alessandro Nevskii, principe di Suzdal.
L’arcivescovo di Riga è neutralizzato e Tautivilas e i suoi compagni sono
isolati. Quest’ultimo, visto la mala parata, si rifugia ancora da Vykintas in
Zhemaitia sperando di mettere insieme delle forze per la rivincita su Mindaugas.
Quello
stesso anno perciò i due con i loro uomini assediano Mindaugas in un castello
chiamato di Voruta che non si sa bene dove si trovi. è
un insuccesso completo
e la rivincita di Mindaugas non si fa attendere. Questi assedia a sua volta il
castello di Vykintas a Tverai. Anche per Mindaugas però l’assedio
risulta in un fallimento e per il momento le liti vengono lasciate cadere.
Tautivilas infatti abbandona il nord e si rifugia di nuovo da Danilo di Galic’,
mentre i Jatvjaghi e gli Zhemaiti rinunciano alla lotta e si riappacificano con
Mindaugas. è
una pace momentanea poiché Danilo, non avendo mai abbandonato il suo progetto
di ingrandire e rafforzare il suo regno persino con l’appoggio del papa e
degli Ungheresi cattolici, comincia le sue campagne annuali contro i territori
sottoposti a Mindaugas e alla sua Lituania. Le ostilità dureranno per ben 6
anni… Nel
1253 Mindaugas ricorre ai Cavalieri Portaspada perché gli diano un aiuto contro
Galic’, ma ritorna il problema dell’incoronazione che finora non si è
ancora fatta. Sia come sia, il papa Innocenzo IV benedice l’incoronazione e
Mindaugas con una festa famosissima per la grandiosità e la pompa viene fatto
re cattolico. Nel
1254 c’è la pace con Danilo di Galic’, sigillata dal matrimonio del figlio
di quest’ultimo, Sc’varn, con la sorella di Mindaugas e con la mediazione
del papa. Parte della provincia di Novogrudok passa come dote al figlio di
Danilo, Romano di Galic’. è
una mossa strana ed azzardata, ma probabilmente
senza scelta, che non lascia contento il figlio di Mindaugas (e suo eventuale
erede) Voiscelk, che aveva sempre visto il rafforzamento di suo padre e dei suoi
domini come un’eventualità molto allettante. Addirittura Voiscelk, forse
nell’ira e forze preso da una crisi mistica, si ritira dalla vita secolare,
facendosi monaco. Tautivilas
invece lo troviamo alla stessa epoca, quale principe di Polozk, evidentemente
riconciliato con Mindaugas. Nel
frattempo bisogna ora istituire e organizzare una diocesi in Lituania, con
vescovo e chiese e prebende per i prelati che verranno ad evangelizzare i
sudditi di Mindaugas. A questo scopo vengono organizzate varie ambasciate per il
papa e negli altri stati vicini sotto l’egida dei cavalieri. L’incoronazione
di Mindaugas probabilmente non era avvenuta in una chiesa, ma in una qualche
costruzione provvisoria, giacché non si sono trovati reperti archeologici, se
non le fondamenta di una chiesa negli scavi condotti nella cripta della cattedrale barocca di Vilnius che è lontana, da
Novogrudok, ma
denuncia già uno spostamento del baricentro politico di Mindaugas verso nord. I
Cavalieri per tutte queste intermediazioni ottennero la loro ricompensa che
consistette nella rinuncia di Mindaugas a qualunque ingerenza e pretesa sulle
terre a ovest, lungo il Bug. Così
comincia il rafforzamento del nuovo regno lituano, guardato non di buon occhio
soprattutto dalla Volynia, da Danilo e da Romano. Infatti
Galic’, con la promessa di farsi battezzare da cattolici, riesce a coinvolgere
nella lotta contro Mindaugas i polacchi. Si crea dunque una situazione di grande
instabilità in cui anche quelli che si erano dichiarati sudditi ora si
defilano, oppure tornano con Mindaugas, come accade coi Jatviaghi, ad esempio. Mindaugas
nel frattempo è impegnato a costruire il suo nuovo stato con le consulenze dei
cattolici. Deve istituire ed organizzare la nuova struttura ecclesiastica e si
scontra di conseguenza con i costi di tutte queste istituzioni: cedere la
decima del suo patrimonio per il mantenimento della Chiesa, imporre nuovi
balzelli sui traffici, regolamentare i mercati alla latina, concorrere nelle
spese delle crociate contro i pagani, allearsi (e sottomettersi in un certo qual
modo) con la nuova realtà dell’Hansa, etc. Intanto
nel 1253 da Gnezno, in Polonia, viene nominato quale vescovo di Lituania un
certo Vito, un monaco domenicano, benedetto dal papa. Costui però non giunse
mai in Lituania e quindi non si sa nulla delle sue attività, mentre sappiamo
che i Cavalieri mandarono un loro vescovo e che nel 1255, Vito viene destituito
motu proprio dal papa. Anche
di questo vescovo “dei Cavalieri” sappiamo però poco, mentre sappiamo che
l’evangelizzazione della Lituania, secondo il rito latino e finché ci fu
Mindaugas, risultò un vero e proprio insuccesso, perché il vescovo dei
Cavalieri nel 1259 lo ritroviamo ad operare in Germania invece che nella sede
lituana, fino al 1271 quando muore. Così
la Lituania, al di là dei conflitti di competenze fra le diocesi polacche,
tedesche e di Riga, rimase in ultima analisi senza preti e ricadendo, a quanto
sembra, nei vecchi costumi pagani di sempre. Dal
1251 al 1261 dunque è un decennio di riorganizzazione e di pace relativa e
vediamo i Lituani occupati ad imparare nuove tecniche agricole e con le nuove
tecnologie della costruzione coi mattoni, invece che col legno. Una grande
rivoluzione insomma! Tutti
questi sommovimenti in terra lituana naturalmente suscitarono le preoccupazioni
(soprattutto economiche) dei tatari di Sarai. Questi vedono diminuire i traffici
dal nord verso Sarai, vedono nascere un nuovo stato che, se appoggiato dai
latini di Occidente, potrebbe creare problemi negli stati russi nordorientali,
ma è proprio il cambiamento di politica della Volynia nei riguardi della
Lituania, con i matrimoni dinastici e l’apparente amicizia di Galic’ e di
Novogrudok che provocarono le
preoccupazioni dei tatari di Sarai. Una
prima spedizione punitiva viene inviata nelle terre del nord con a capo il
tataro Kuremsa. Questi penetra nella Volynia intenzionato a proseguire nel nord,
ma, dopo qualche distruzione, a causa della morte del khan Batu di Sarai deve
abbandonare tutte le operazioni e tornare indietro. Infatti
Danilo, udita la notizia della morte del khan e senza aspettare i rinforzi di
suo figlio Romano che dovrebbe scendere in Volynia dalla Lituania per conto di
Mindaugas, cerca di attaccare la regione della vicina Kiev per riconquistare la
città santa russa. A Vozvjagl, caposaldo militare tataro prima di Kiev, c’è
la grande vittoria di Danilo e quando vi giunge Romano coi lituani non rimane
altro da fare che ripiegare verso suo padre Danilo. Il padre convince il figlio
a questo punto di rivolgersi contro la Lituania e ricomincia l’ostilità fra
Danilo e Mindaugas per la supremazia nell’area. Lunghe
sono le trattative e le discussione, ma alla fine Romano ritorna da Mindaugas. Ritorniamo
dunque a questi momenti vitali e importanti per le relazioni fra le diverse aree
del nordovest russo. In
realtà, come abbiamo visto, tutto questo avviene a spese del figlio di
Mindaugas Voiscelk che deve restituire Novogrudok a Romano. è
evidente che
Voiscelk è proprio per questo motivo di dover cedere il potere a Romano che
decide di farsi monaco, ma… ortodosso, nel monastero di Ugrovesk, in Volynia, sotto l’occhio vigile di Danilo! Quest’ultimo dettaglio prova che
il cattolicesimo nella famiglia di Mindaugasa aveva fatto ancora poca breccia e
che la vocazione di Voiscelk era, a dir poco, una costrizione! Danilo,
vedendo che Voiscelk è ormai fuori gioco, addirittura lo autorizza a fondare un
altro monastero, lontano dalla Volynia… in Lituana, lungo il Neman. è
un
grande errore! Voiscelk
infatti, ora fuori dalle grinfie di Danilo, comincia le sue manovre, poco
religiose, di riprendersi Novogrudok e cominciare a prepararsi ad ereditare il
trono di suo padre. Anche
Tautivilas naturalmente entra nel gioco, sebbene con altre intenzioni. Per
farla breve, nel 1258 Tautivilas con Voiscelk a suo fianco che, come si dice, gettato il suo
saio alle ortiche, toglie Novogrudok a Romano, e sembra che
quest’ultimo venga ucciso in questa circostanza. Voiscelk,
padrone del campo, abbandona l’idea di alleanze con le forze cattoliche e
comincia cercare di riorganizzare l’ortodossia in terra lituana, provocando
uno scompiglio in tutti gli equilibri fino ad allora creatisi. è
chiaro che tutto questo riattizza tutti i contrasti e i vecchi odii di suo padre
Mindaugas, il quale, se da una parte è contento che ora in Lituania sia suo
figlio a comandare, vede in Tautivilas un ostacolo al potere sulle vie di
traffico della Dvina, visto che Tautivilas è il principe di Polozk. Inoltre le
troppe concessioni agli ortodossi avvicinano troppo Voiscelk ai russi e mettono
in pericolo i rapporti con i Cavalieri e con l’Hansa i quali ultimi alla fin
fine garantiscono la ricchezza ai loro domini. Liti
in famiglia Contrasti
si creano anche con suo cugino Gherden e con Tronjata. Con quest’ultimo il
problema è ben più complicato giacché questi dopo essersi liberato
dall’oppressione dei cavalieri Portaspada, per mantenere la sua posizione
indipendente in Zhemaitia, si è segretamente messo in accordi con Daumantas,
principe di Pskov. è
bene sapere a questo punto perché Daumantas e Mindaugas erano in inimicizia,
poiché ciò influisce pesantemente sulla nostra storia, sempre tenendo conto
del modo di vedere di quei tempi e dei legami famigliari che erano allora la
cosa più importante della vita di un uomo. Nel
testo che abbiamo riportato sopra della Cronaca di Galic’, dopo
il nome del principe di Zhemaitia Vismustas, si legge: «…
fu
ucciso da Mindaugas il quale prese per sé sua moglie e uccise anche i fratelli
[di Vismuntas] Edivydas e Sprudeikis». Evidentemente
prima del 1219 Mindaugas aveva una moglie, madre di due figli a quanto consta:
Voiscelk (in lituano Vaisc’vilkas) ed una figlia di nome non tramandato che
andò in sposa al figlio di Danilo Sc’varn. Tuttavia c’erano altri legami
che vogliamo qui mettere in evidenza per poter poi capire tutto quello che
abbiamo raccontato finora. Il
marito della sorella di Mindaugas era
Vikintas e suoi cugini stretti erano i figli del fratello Dausprungas.
Tautivilas e Edivilas e, come abbiamo più volte detto, il primo era il principe
della città più importante di tutta quella regione: Polozk! Quando a Sciauliai,
oggi poco più a nord di Vilnius, Tautivilas era riuscito a battere i Cavalieri
nel 1236, sicuramente Mindaugas aveva temuto una crescita dell’influenza di
questi sulle terre che aveva nei suoi progetti di espansione. Per questo motivo
aveva liquidato Tautivilas, mandandolo nelle Terre di Galic’, sicuramente
fomentato dai Cavalieri! Ma
non basta! è
tramandato che Mindaugas avesse assoldato dei sicari con
l’incarico di uccidere Tautivilas, Edividas e Danilo! Gli
intrighi a questo punto talmente si complicarono che Mindaugas fu costretto a
chiedere all’Ordine di Livonia di aiutarlo a venirne fuori senza macchia,
visto che l’assassinio non era riuscito. Ecco la ragione del suo abboccamento
con Andrea di Stierland! Altro che conversione
al cattolicesimo… Certo,
gli costò un bel po’ riuscire a parlare col Gran Maestro. Dicono le Cronache
«gran
quantità di oro e di argento, vasi bellissimi e una miriade di cavalli» (lituani, famosissimi)! Né
si convertì, come si auguravano Stierland e gli altri cattolici, alla fede romana
perché continuò nelle sue vecchie superstizione: e riportiamo qui il
famosissimo episodio in cui mentre stava attraversando la foresta a caccia, il
cammino gli fu tagliato da una volpe e Mindaugas, secondo una vecchia
prescrizione in cui si credeva di essere stati avvisati dalla volpe che il suo
dio era stato offeso, voltò il cavallo e se ne tornò a casa, senza osare
muoversi per tutto il giorno! E comunque, come abbiamo visto, in pratica nel 1261
ritornò alle sue tradizioni… In
realtà poi, se non sappiamo localizzare il castello di Voruta, a causa di
mancanza di dati archeologici, possiamo però sapere come esso era fatto, dato
che la tradizione ci ha lasciato qualche informazione a proposito. Era
un vasto recinto doppio (spesso circa 3 metri) di tronchi verticali, saldamente
infissi nel terreno e serrati l’uno all’altro, come se ne vedevano a quel
tempo in tutta la regione, costruiti con sapienza anche da Slavi e Germani che
vivevano nelle foreste del nord. Davanti ad esso era stato costruito una specie
di sperone, sempre di legno e alto quanto il muro, contro gli assalti della
cavalleria che era molto usata fra i lituani. All’interno del castello
c’erano un centinaio di piccole costruzioni per l’alloggiamento dei
difensori, tantissimi pozzi per poter spegnere gli eventuali incendi che
l’assediante avrebbe continuamente cercato di attizzare, e poi stalle per i
piccoli cavalli lituani, canili per i cani da combattimento e da guardia, e una
costruzione un po’ più grande per l’alloggio di Mindaugas stesso! Suo
figlio Voiscelk persino lui non era uno stinco di santo e, come dice la
tradizione, «non era contento ogni giorno se non avesse ucciso uno o due
uomini»! Quando si era battezzato aveva ricevuto il nome di Davide e
quando suo padre aveva sentito della sua entrata in convento, ne aveva riso e
aveva detto che sotto il saio sicuramente nascondeva una spada! Dopo
tre anni nel monastero dei Carpazi di cui abbiamo parlato prima, si recò
persino in eremo al Monte Athos, in Grecia! Però
è bene subito notare una cosa, il fatto che la scomparsa di Voiscelk metteva in forse la
continuazione del lignaggio di Mindaugas. Bisognava trovare una nuova moglie a
Mindaugas perché generasse un altro figlio! Furono
mandati i messi per tutti i castelli dei principi lituani e la sorte cadde sulle
figlie, ancora minori, di Ghirdianis (in russo Gherden), principe di Lepen’.
Mindaugas scelse la più grande delle due, Morta (ossia Marta). Questa bimba,
aveva ancora il seno piatto e nessun pelo pubico, dice la tradizione, diventò
in pratica la padrona di casa Mindaugas, la più dura e severa che ci fosse mai
stata! Comunque sia, sul maturare della sua adolescenza, Marta diede alla luce
il primo figlio Ruklis e dopo un anno il secondo, Repekius. Ambedue rossi di
capelli e dagli occhi talmente azzurri da non riuscire neanche a distinguerne le
pupille! Le
Cronache tedesche in verità gliene attribuiscono ancora altri due, Replys e
Gherstukas, ma probabilmente sono una lettura storpiata dei due nominati sopra! Intanto
la sorella di Marta, offesa per la scelta di Mindaugas, quando diventò grande
abbastanza chiese, ed ottenne, di venire a Voruta per trovar marito.
L’accompagnava suo padre e quando Mindaugas la vide, subito gli si infiammò
il cuore. Gheborda (questo è probabilmente il nome) era diventata una splendida
biondina, alta e ben fatta! Marta
notò tutti i cambiamenti di suo marito e si accese in lei la gelosia. Dopo i
due parti si era ingrassata e non attraeva più Mindaugas come prima. Anzi! Non
appena poteva, questi se ne andava nella sua nativa Kernave con la scusa di
riunioni e assemblee… Sicuramente
Mindaugas fu molto prudente e cominciò a cercare per davvero un marito per
Gheborda. Per primo propose il suo cortigiano Kobris, subito rifiutato perché
zoppo e ubriacone. Poi entrò in lizza Pilipenis principe della vicina Pinsk. E
poi Danilo di Galic’ e Ottocaro di Premisl (vicino alla odierna Lvov in
Ucraina) e, perché no?, Bela l’ungherese… Gheborda
invece rifiutava tutti con varie scuse: quello era calvo, quell’altro non
sapeva parlare, quell’altro ancora vestiva in modo strano… E Mindaugas? Il
caro lituano cominciava ad accorgersi che Gherboda si era innamorata proprio di
lui! Mindaugas
però capì il pericolo di scivolare in una situazione difficile, e decise che
Gheborda dovesse sposare Daumantas, principe di Pskov (Dovmont in russo)! Lo
sposalizio fu celebrato e sarebbe finito tutto lì, se nel 1263 non fosse morta
Marta. Immediatamente dopo la cremazione Mindaugas mandò a chiedere a Daumantas
di rescindere il suo matrimonio poiché… Marta, prima di morire, gli aveva
chiesto come pegno di sposare sua sorella, poiché solo lei poteva comportarsi
con i figli di Mindaugas, ancora piccoli, come una vera madre, perché solo
Gheborda aveva lo stesso sangue! Daumantas
naturalmente non poteva subire un tale affronto, ma temeva Mindaugas e la sua
potenza e ingoiando veleno rinunciò a sua moglie. Non
passò molto tempo che Daumantas, con l’aiuto dei molti nemici che Mindaugas
s’era ormai fatto nella famiglia, il 12 settembre 1263, quando i suoi armati
si trovavano nella zona di Brjansk (vicino all’odierna Mosca), tradito dalla
sua guardia del corpo Ostap, figlio di Costantino originario della città russa
di Rjazan’ sul Volga, fu ucciso nel sonno insieme ai suoi figli! Gli
strascichi e la fine della prima Lituania Naturalmente
con la morte di Mindaugas tutta la costruzione dello stato lituano tremò. La
lega, mai pubblicamente riconosciuta o dichiarata, contro i Cavalieri di Livonia
di cui facevano parte Alessandro Nevskii di Suzdal, Tautivilas di Polozk, il
figlio di quest’ultimo, Costantino principe di Vitebsk, e Treniota principe di
Zhemaitia, cominciò a frantumarsi, dopo il quasi successo dello scontro del 1262
coi Cavalieri, con la scomparsa di colui che la sosteneva più di tutti. Treniota
infatti tentò di consolidare la sua posizione a spese di Voiscelk e di
Tautivilas. Quest’ultimo attirato con l’inganno a discutere con Treniota la
divisione delle terre di Mindaugas fu ucciso, senza troppi scrupoli, dal suo
ospite ospitante, mentre Voiscelk, informato dell’evento scappava a Pinsk.
Daumantas per timore e presagendo che anche a lui sarebbe toccata la stessa
sorte si richiuse a Pskov dove si fece battezzare prendendo il nome di Timoteo e
diventando tutt’uno con i magnati russi locali. Vi rimarrà per ben 30 anni… Naturalmente
la città più importante della regione, Polozk, fu affidata ad un uomo fidato
di Treniota di cui però non sappiamo il nome. Costui non si sa per quale
ragione cedette parte del suo territorio ai Cavalieri e il successore, Gherden,
letteralmente regalò la Semigallia lettone ai suddetti Cavalieri… in cambio
della sicurezza dei traffici lunga la Dvina e con l’Hansa di Gotland. Anche
Treniota viene ucciso e Voiscelk, saputo che il “suo” trono è libero da
Pinsk, ritorna a Novogrudok e tenta la riunione dei territori da lui considerati
lituani e la sua eredità. Non trova molto appoggio nei magnati locali e così
per affermare la sua politica, come suo padre e poco da ex-monaco, si libera
degli antagonisti… uccidendoli! Procede
poi a far pace coi suoi parenti di Galic’ e addirittura per assicurarsi la
sicurezza a sud si dichiara vassallo di Vasilko di Galic’ e invita di nuovo
Sc’varn ad aiutarlo negli affari di stato. Anche
coi Cavalieri con qualche concessione si assicura la pace da nord. è
chiaro però che la situazione non è rosea. Malgrado
ciò Polozk, insieme con Vitebsk, rimangono associate a Novogrudok in un unico
stato lituano e successivamente con l’annessione di altri territori come la
Nalscia ed altri la Lituania diventa sempre più consistente, benché
etnicamente mista di russi e lituani. Stranamente
Voiscelk nel 1268 cede il potere a Sc’varn e ritorna… in convento! Non
sappiamo bene che cosa accadde poiché le fonti non ci sono, però sappiamo che
Sc’varn fu preso quasi alla sprovvista da questa decisione del cugino, tanto
che lo implorò di continuare a governare con lui perché da solo non riusciva a
mettere insieme le diverse anime etniche della Lituania! Voiscelk
rifiuta… fino alla morte di Sc’varn! Infatti quando questo muore senza
eredi, eccolo di nuovo fuori del convento chiamato dai suoi ad
esser principe! Leone,
il fratello di Sc’varn, si oppone alla sua presenza perché ha più diritto di
Voiscelk. Ad evitare inutili litigi interviene Vasilko di Galic’ che invita i
due antagonisti e pretendenti a parlarne con lui e mettere le cose al loro
posto. Insomma alla fine Voiscelk ritorna in convento e Leone si insedia a
Novogrudok. I
tempi però sono quelli delle offese e delle vendette e un certo giorno Leone si
reca a far visita a Voiscelk nel convento di San Michele sui Carpazi. Viene
accolto con grande rispetto e i due ex amici e rivali cenano fino a tardi in
pace. è
però tutta una finta perché Leone tira fuori il pugnale e uccide Voiscelk, per vendicarsi delle offese fatte a lui e a suo fratello. E
qui si chiude il primo ciclo della storia del primo stato baltico.
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©2004 Aldo C. Marturano