GLOSSARIO RAGIONATO DELLE OPERE DI FORTIFICAZIONE
a cura di Ester Lorusso, con la collaborazione di Alfredo Magnatta
Fig.
1.
Il castello di Quéribus, nella Francia meridionale.
Con il termine castello si comincia ad intendere, specie nei centri urbani principali, non più un’area nella quale coabitano numerose persone di diversa estrazione sociale, ma un edificio omogeneo configurato come palazzo fortificato e sede del solo signore feudale.
Origini ed evoluzione storica
Il
carattere piuttosto rudimentale delle tecniche d’assedio degli eserciti
feudali fa sì che le caratteristiche tipologiche del castello
rimangano sostanzialmente le stesse del secolo precedente e si conservino a
lungo immutate, in quanto un esercito costituito da cavalieri armati
pesantemente e da fanti male armati può impadronirsi di una simile
fortificazione solo in due modi: o con la sorpresa o per fame.
Di conseguenza, nel XII secolo i castelli si diversificano quasi esclusivamente a seconda delle guarnigioni addette alla propria difesa: permanenti e non permanenti. Le prime sono formate da cavalieri titolari di piccoli feudi; le seconde da uomini armati messi a servizio del re da signori feudali locali e da milites pagati con gli introiti provenienti da apposite tasse versate dagli abitanti dei territori difesi dai castelli stessi.
Caratteristiche costruttive
Sino
al XII secolo circa, contrariamente agli stereotipi più consolidati
dell’immaginario collettivo, la dimora signorile (salvo rare eccezioni
riguardanti personaggi molto ricchi) si presenta abbastanza modesta e, posta
vicino al mastio e distribuita al
massimo su due piani, prevede una organizzazione di spazi e funzioni mirata a
sfruttare al massimo la compattezza e semplicità delle sue strutture.
Il
piano superiore, occupato solitamente da un ambiente unico ben riscaldato da un
grande camino, viene utilizzato di giorno come cucina, sala da pranzo e sala
riunioni, di sera come camera da letto del signore e dell’intera sua famiglia;
il piano inferiore, invece, ospita le stalle e l’alloggio per gli armigeri.
Le finestre sono scarse e piccole, sia per ragioni difensive che per limitare gli effetti del freddo, essendo sprovviste di vetri. Anche l’approvvigionamento idrico è molto precario: nel migliore dei casi può avvenire da un pozzo, nel peggiore da una cisterna appositamente realizzata in fondo ad una vicina torre e quindi stagnante.
Nel
corso dei decenni, tuttavia, per consentire al castello
di espletare appieno la sua doppia funzione di fortezza e dimora signorile, si
provvede gradualmente all’introduzione di edifici di servizio, quali scuderie,
cantine e cucine, e all’ampliamento dell’appartamento privato con una sala
di rappresentanza, una o più cappelle per il culto e gli alloggiamenti per i
cavalieri al seguito del signore, i chierici e i domestici.
Di pari passo, inoltre, si diffonde la prassi di realizzare i principali elementi fortificatori costituenti, ormai, il “complesso castellare”, secondo tre ordini di ostacoli disposti concentricamente: castello,
dongione e torre.L’assalitore dunque, per impossessarsi della fortezza, deve superare la cinta muraria esterna, raggiungere il dongione ed infine, all’interno di questo, espugnare il complesso centrale costituito dalla “torre maestra” e dall’adiacente palazzo residenziale, il cassero. A questo triplice sistema di sicurezza si somma ancora la presenza di altrettante porte chiuse con chiavi diverse, che, al passaggio della consegna, vengono affidate ai subentranti anche come segno di sottomissione al potere centrale.
All’esterno,
invece, come è ormai prassi da diversi secoli, le difese sono costituite dal
fossato,
da uno steccato e da un muro a secco di altezza inferiore alla profondità del
fossato, sul quale si realizzano bertesche
e piccole torri di legno in
corrispondenza dei versanti non protetti naturalmente da strapiombi e ripidi
pendii. Tuttavia castelli di notevole importanza sono edificati interamente in
muratura e dotati di doppia cerchia
muraria,
almeno due torri, una chiesa ed una
capiente cisterna.
Esempi
Per quanto il castello sorgesse in genere isolato, vi sono numerosi esempi realizzati all’interno della città, come a Lucca, ad Isola della Scala (Verona) (figg. 13-14), ad Acqui Terme (Alessandria) (fig. 7), a Gorfigliano a Minucciano (Lucca) (figg. 11-12), a Cisterna d’Asti (Asti) (fig. 8).
In
provincia di Cuneo si trovano il castello di Manta,
ampliato dai Marchesi di Saluzzo, e quello chiamato “La Volta”, nel
territorio di Alba
(fig.
6).
Interessanti
sono anche il Palazzo dei Normanni a Palermo
(figg.
17-19), sorto su un edificio munito
arabo, il castello di Bari,
innalzato ad opera del normanno Ruggero II, Castel Belforte, nel territorio di Ripoli
(Firenze)
(fig.
10), il Castello Orsini di
Vasanello (Viterbo)
(figg.
15-16), il castello di Serravalle Pistoiese
(Pistoia)
(fig.
9), con la
suggestiva fisionomia creata dagli imponenti fortilizi che lo racchiudono, i
castelli di Romena
e Bibbiena,
nel Casentino, di proprietà dei Conti Guidi, e quelli dell’Oltrepo pavese.
All’estero
si distinguono, per mole e bellezza, i castelli di Dover in Inghilterra
(figg.
4-5) e di Quéribus
in Francia
(fig. 1 e
figg.
2-3).
Clicca su
lle immagini per ingrandirleFigg. 2-5. I castelli di Quéribus (prime due immagini) e di Dover.
Figg.
6-8. Nell'ordine, il castello detto "La Volta" presso Alba (Cuneo); il castello di Acqui Terme (Alessandria); e quello di Cisterna d’Asti (Asti).Figg.
9-12. Nell'ordine, il castello di Serravalle Pistoiese (Pistoia), e Castel Belforte, nel territorio di Ripoli (Firenze); nelle ultime due il castello di Gorfigliano, a Minucciano (Lucca).Figg. 13-16. Nelle prime due immagini il castello di Isola della Scala (Verona); nelle successive il Castello Orsini di Vasanello (Viterbo).
Figg. 17-19. Il Palazzo dei Normanni a Palermo.
Indicazioni bibliografiche
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A. A., Proteggere
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1999.
©2002 Ester Lorusso