a cura di Danilo Tancini
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La facciata della Basilica
Le origini storiche di
Agliate, piccola e ridente cittadina posta
nel cuore della Brianza, affondano nelle nebbie della preistoria quando,
approfittando della posizione favorevole nei pressi del fiume Lambro, una tribù
di passaggio decise di stanziarsi in quei luoghi. In quel tempo il fiume, allora
ricco e fecondo, formava l’antico grande lago Eupili di cui oggi restano
tracce nei laghi di Annone, Alserio e Pusiano. Gli studiosi, sulla base di
rilevamenti e indicazioni geologiche, ritengono che il corso del Lambro formasse
un piccolo lago proprio nelle vicinanze dell’antico insediamento di Agliano e
che veniva usato come punto di approdo e di partenza per le necessità
commerciali e di sussistenza degli abitanti. Il ritrovamento nei pressi della Basilica di San Pietro ad Agliate
di una serie di massi cupelliformi, fa pensare ad una ritualità religiosa di
tipo funerario stante la difficoltà di ritrovare tracce di un probabile
insediamento palafitticolo. Pur non essendo state trovate altre testimonianze
relative a quel periodo, è facile intuire che le estese foreste, boschi, corsi
d’acqua, grandi pietre, fossero dimora di riti e sacrifici propiziatori alle
divinità della natura. Terra di passaggio, la Brianza ha visto avvicendarsi nei secoli
popoli diversi generalmente provenienti dalle grandi migrazioni indoeuropee. Uno
di questi, gli Orobii, dopo essersi stanziati in Grecia, e precisamente nell’Eubea,
sotto la pressione di altre genti furono costretti a ripartire e, approdati sui
lidi italici e risalita la pianura, trovarono una confortevole sistemazione in
un’area che possiamo definire compresa tra Como e Bergamo. Testimonianze di
questo importante insediamento, che ha coinvolto anche la zona di Agliate, si
possono ritrovare nei nomi di luoghi e di città di quest’area; basti citare
le Alpi Orobiche, Robbiano, Introbbio e Monte Orobico. D'altronde,
l’etimologia del nome Orobici (Oros-Bia letteralmente Monte e Vita) la cui
libera traduzione da vivente nei monti, conferma il legame tra questa
popolazione e i rilievi montani; prima dell’Eubea e poi della Brianza. Gli Orobici, nonostante fossero un popolo combattivo e fiero,
dovettero cedere il passo alla confederazione etrusca i quali, nel territorio
che va dal Po alle Alpi con l’esclusione dell’area controllata dai Veneti,
fondarono degli insediamenti come diretta emanazione delle loro tribù. Agli Etruschi, si sostituirono i Galli Insubri, popolazione di
origine celtica, i quali si imposero rapidamente in tutta la Padana definendo i
confini di quel territorio che verrà ricordato come Gallia Cisalpina. In questo
Agliate ottiene la dignità di capoluogo di un distretto celtico, diventando la
sede centrale di un potente clan locale: è in questa fase che il nome Agliate
sembra affermarsi storicamente. La conquista romana non sembra modificare sostanzialmente la
struttura socio-economica della zona; sorgono naturalmente le villae di coloni,
caratteristiche del periodo che si integrano nel territorio lasciandoci a loro
ricordo una serie di iscrizioni su are sacrificali, cippi funerari o stradali,
monete e marmi. è nota la presenza di un tempio pagano in cui si professava
l’arte divinatoria il cui auruspice più famoso era denominato Veracilianus. Circa sei secoli dopo la nascita di Cristo, con il declino
dell’Impero Romano d’Occidente, il Cristianesimo sembra prendere il
sopravvento sui riti pagani. Grazie soprattutto all’azione missionaria di
sant’Ambrogio ad Agliate sorge una piccola chiesa destinata a diventare
“Capopieve” in base alla divisione ecclesiastica di quegli anni; solo in
questa chiesa si poteva amministrare il battesimo. Tra IX e XI secolo, si fondano la basilica e il battistero di
Agliate:
una comunità di canonici predicava giornalmente la fede nel rispetto assoluto
del voto di povertà, ospitalità ed attività contemplativa. In quel periodo di
grande confusione, ricordiamo che vi erano due papi, la presenza di questi
canonici rivestiva certamente un ruolo importante per la feste popolare. Purtroppo non si hanno memorie storiche dei due secoli che
passarono dalla fondazione della basilica al suo ordinamento in Collegiale
Canonicale. Certamente il diffondersi in ogni borgo della Pieve dell’istituto
parrocchiale rese solo onorifico il ruolo di Agliate. All’inizio del secondo millennio, un periodo abbastanza
tranquillo permise il riabbellimento della basilica; sospeso poco dopo
probabilmente per mancanza di mezzi. Nel corso dei secoli diversi arcivescovi e cardinali si
dimostrarono interessati al mantenimento e all’abbellimento della basilica. è
accertata la visita di Carlo Borromeo alla basilica di Agliate del 17
agosto 1578, durante la quale il marchese Guido Cubani e don Pietro Tonsi si
offrirono di coprire le spese per riparare la chiesa; san Carlo ordinò che tale
promessa venisse assicurata legalmente. Nel 1730, il cardinale
Odescalchi, considerate le condizioni
disdicevoli del tempio, permise una questua nelle corti vicine per rimettere le
elemosine nelle mani del prevosto di Agliate. I restauri che ne conseguirono modificarono profondamente la
struttura e l’immagine della chiesa. I documenti storici che ricostruiscono la storia della basilica si fermano al 1759 per poi riprendere nel 1883, anno in cui un decreto arcivescovile sopprimeva la più antica delle pievi pur lasciandole la nomea di Chiesa Prepositurale, ma, di fatto, togliendo dalla sua giurisdizione le chiese di Carate e di Besana elevate loro volta al rango di pievi. Nel 1874 una commissione straordinaria della Consulta Archeologica
della Provincia di Milano, propose una serie di lavori riguardanti la basilica e
il battistero che, dati gli alti costi, vennero attuati dopo oltre un ventennio
dall’architetto Luca Beltrami coadiuvato dagli ingegneri Gaetano Meretti e
Luigi Perrone. Oggi la basilica si presenta con una facciata a salienti interrotti
che rivela la tripartizione interna della chiesa. L’interno presenta uno schema a tre navate absidale, senza
transetto né tiburio; le navate, coperte da legno a vista, sono separate da due
file di sette colonne piuttosto basse; alcuni capitelli sono costruiti con
materiale di reimpiego. Sotto il presbiterio e l’abside centrale si trova la cripta a tre
navate e quattro campate, del tipo cosiddetto "ad oratorio" che si diffuse
in tutta la Val Padana tra il X e l’inizio del XI secolo. La chiesa doveva
essere interamente affrescata; il restauro del 1985-86 ha tentato di recuperare
l’aspetto originale degli affreschi rimasti, che erano stati ridipinti durante
il restauro di fine 800. Accanto alla chiesa si trovano il battistero e un edificio medievale
con i muri rinforzati a barbacane. Il battistero presenta la soluzione, unica nel suo genere, della pianta a nove lati due dei quali compresi nell’abside. Il materiale costruttivo è simile a quello della basilica, con alternanza di tratti a spina di pesce e di grossi conci. La superficie è coronata da una serie di fornici collocati in
maniera disordinata. Sotto i fornici corre una decorazione di archi ciechi che
poggiano su peducci a goccia. La parte sottostante, priva di lesene, ospita
grandi finestre strombato. All’interno non compaiono, secondo un modello
diffuso ad Arsago Seprio e Galliano, logge o matronei. La cupola è ad otto
spicchi La datazione del battistero va collocata in un'epoca di poco successiva alla costruzione della chiesa, all’inizio dell’XI secolo.
(Tratto
da: Sergio Giuffrida,
Agliate la tradizione del sacro, Carate Brianza 1990, Graffiti Edizioni).
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