Per
cinque secoli la penisola italica vide la
presenza dei Bizantini. Appendice più
occidentale dell’Impero romano d’Oriente,
territorio ritenuto sempre di notevole interesse
per Costantinopoli e i suoi imperatori,
purtroppo nei fatti fu molto trascurata e
considerata, con il trascorrere del tempo, una
colonia con la quale rimpinguare le casse
imperiali per affrontare le guerre sul versante
orientale o nei Balcani. La storia della
presenza bizantina in Italia è tracciata
magistralmente in un volume di non molte pagine
scritto da Giorgio Ravegnani, docente di Storia
bizantina presso l’Università di Venezia: I
Bizantini in Italia, Il Mulino, 2004, pagg. 240,
euro 12,50. È un libro scritto con molta cura e
precisione, rigoroso, si legge agevolmente anche
da parte di chi non è addetto ai lavori,
semplice nella comprensione e indirizzato ad un
vasto pubblico e non solo agli specialisti. Si
articola in quattro capitoli che iniziano con la
conquista giustinianea, proseguono con
l’invasione longobarda in Italia, l’età
degli Esarchi, per finire con il dominio
nell’Italia meridionale.
La
presenza dei Bizantini nel nostro Paese si
realizzò in due tempi ai quali spesso ci si
riferisce in termini di prima colonizzazione e
seconda colonizzazione. La prima colonizzazione
ebbe luogo con Giustiniano alla fine della
guerra greco-gotica (535-553), un conflitto
sanguinoso, logorante e sfiancante che vide
scontrarsi gli Ostrogoti (guidati prima da
Vitige e poi da Totila) e Bizantini (guidati
prima dal generalissimo Belisario ed in seguito
dall’eunuco Narsete). Fu un conflitto esteso
su tutto il territorio italico e a subire il
peggio furono le popolazioni locali, vessate ora
da una parte, ora dall’altra, che a turno
avevano il sopravvento nella conquista delle
piazzeforti dopo lunghi assedi. Dal racconto di
Ravegnani emerge, tra l‘altro, la presenza di
forti antagonismi personali tra i generali
bizantini, spesso derivanti da intrighi alla
corte di Bisanzio, che portarono a contrasti
nelle manovre militari e sconfitte. Altro
aspetto è quello dei soldati mercenari
bizantini tenuti sovente per lunghi anni senza
paga e che spesso finivano per passare al
nemico. Il conflitto si concluse con la vittoria
bizantina e per più di un decennio l’Italia
intera rientrò a far parte dell’impero di
Giustiniano. Tuttavia, qualche anno dopo la
morte dell’imperatore, una nuova minaccia
iniziò a paventarsi: i Longobardi che dal 568
iniziarono a sottrarre ai Bizantini territori
sia a Nord che a Sud della Penisola con la
nascita dei ducati longobardi.
Anche
la conquista longobarda non fu esente da razzie
e violenze ai danni degli italici e in tale
contesto emerse la figura di papa Gregorio
Magno, uomo di grandi virtù spirituali, ma
anche abile politico visto che si adoperò con
solerzia, mancando la volontà dei Bizantini,
per la pace con i Longobardi. La prima
colonizzazione vide come centro principale
Ravenna, ove aveva sede l’Esarca d’Italia,
il governatore bizantino dei territori italici.
L’esarcato durò molti decenni ed ebbe la sua
fine per mano di Astolfo, re dei Longobardi, nel
751 quando fu conquistata Ravenna. Purtroppo
tale conquista per il regno longobardo fu
l’inizio della fine in quanto, di fronte
all’aggressività longobarda, il papa chiamò
in Italia i Franchi. Inesorabilmente si ebbe la
dissoluzione dei domini bizantini in Italia:
parte controllati dai Franchi, parte resisi
autonomi come il ducato di Roma e quello di
Napoli e la Sardegna, parte conquistati dai
Musulmani (Sicilia, in Puglia sorsero emirati a
Bari e Taranto).
I
territori bizantini nel IX secolo si ridussero
ad alcune zone della Calabria e al Salento,
costantemente minacciate dalle incursioni degli
Arabi, con i quali inevitabilmente i Bizantini
vennero a scontrarsi ripetutamente e a subire
dure sconfitte. Il quadro si evolse a favore dei
Greci verso la fine del IX secolo, con la
sconfitta dei Saraceni in Puglia e la fine degli
emirati di Bari e Taranto ed una nuova
espansione nel Mezzogiorno. Ebbe inizio quella
che è nota come seconda colonizzazione che vide
come centro principale Bari, sede prima del Thèma
di Longobardia e poi del Catepanato d’Italia.
Il dominio bizantino si estendeva sulla Puglia,
la Calabria e la Basilicata; un confine
fluttuante divideva i territori bizantini da
quelli dei principati longobardi in Campania.
Il
governo bizantino finì per l’essere sempre più
odiato dagli italici per tutta una serie di
ragioni e spesso nelle città pugliesi
scoppiarono rivolte antibizantine: la più
importante fu quella guidata dal nobile Melo da
Bari nel 1009. La rivolta fu domata e portò ad
un consolidamento dell’autorità imperiale in
Italia meridionale. Ma fu Melo ad introdurre in
questo scenario i Normanni che impegnarono i
Greci in tante battaglie uscendone quasi sempre
vincitori. La presenza bizantina nel Sud Italia
si concluse definitivamente nel 1071, quando il
normanno Roberto il Guiscardo conquistò Bari.
Tuttavia, anche sotto i Normanni questa città
conservò molto del suo passato recente
bizantino, almeno sino al 1156, quando fu rasa
al suolo da Guglielmo il Malo a seguito di una
rivolta anti-normanna e un tentativo fallito
dell’impero bizantino di riconquista.
Ravegnani
nel libro suo descrive minuziosamente un
capitolo importante della storia alto-medievale
italiana caratterizzato da guerre, scorrerie,
capovolgimenti, narrando di eventi e di
personaggi con grande capacità di sintesi. Un
libro che non può mancare nella biblioteca
degli appassionati e degli studiosi.
Vito
Ricci
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