MARCO
BRANDO |
|
L'abate
Elia
|
|
Il
benedettino che costruì la
basilica di San Nicola
|
|
|
«L’opera di Elia... - scrive padre Gerardo Cioffari - fu simile a quella di un grande architetto, nel senso più ampio e antico della parola. Egli fu la vera anima dei lavori, guardando al futuro, pur senza mai dimenticare i protagonisti dell’impresa del 1087. E in queste mura possenti volle che fossero incisi i nomi dei marinai della traslazione, che tra gli altri avevano avuto anche il privilegio della sepoltura sotto le mura della chiesa. Anche molti di loro morirono dopo di lui, il loro nome è legato per sempre al suo».
Queste parole di padre Cioffari, direttore del Centro Studi Nicolaiani di Bari, si riferiscono alla basilica di San Nicola e all’abate Elia, che quasi mille anni fa ne promosse la costruzione. Parole che aprono già uno spiraglio sullo spirito che ha animato la pubblicazione del volume
L’abate Elia (sottotitolo Il benedettino che costruì la basilica di San
Nicola), in libreria a partire dai prossimi giorni. Sarà presentato oggi alle 18.30 nella cripta nella basilica, con gli interventi - oltre che dell’autore - di padre Giovanni Lunardi, di monsignor Gaetano Barracane (museo diocesano) e del professor Cosimo Damiano Fonseca (Accademico dei Lincei), che ha realizzato l’introduzione. Concluderà monsignor Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto.
«Inizialmente avrei dovuto redigere soprattutto un testo di carattere scientifico», spiega l’autore. «Poi, grazie all’interesse dimostrato da Giuseppe Barile, è nato questo libro assai ricco e completo». Il volume è stato infatti realizzato da Giuseppe Barile Editore di Matera (erede di La Bautta Editore), e non raccoglie solo moltissima documentazione, spesso inedita o poco nota, dedicata alla storia dell’abate e raccolta da padre Cioffari; offre pure - grazie alla notevole esperienza di Barile sul fronte dei libri d’arte - una ricchissima documentazione fotografica a colori: sono oltre cento le foto, spesso stampate su due pagine e realizzate appositamente per questo libro di ampio formato (22 per 33 centimetri, 260 pagine, in brossura con sovracoperta) e proposto dalla collana «Zetema» (in greco «ricerca applicata») diretta da Michele D’Elia, già direttore dell’Istituto centrale per il restauro e direttore tecnico scientifico della Fondazione Zetema di Matera. Il risultato è una vera chicca per i bibliofili e per i fan di san Nicola e/o della storia medievale.
Padre Elia, nato nella prima metà dell’anno Mille, fu scelto nel 1071 da san Benedetto per guidare la comunità di Bari. Quando nel 1087 giunsero in città le navi che recavano da Myra le reliquie di san Nicola, la vita di Elia ebbe una svolta. Prese in consegna le reliquie ed ebbe poi l’incarico di costruire la basilica.
Nel 1089 fu eletto arcivescovo; l’1 ottobre accolse il papa Urbano II, giunto in città per porre i resti sacri sotto l’altare della cripta.
Divenuto potente e influente, Elia nel 1096 accolse i cavalieri della prima crociata e nel 1098 ricevette i vescovi convenuti a Bari per il concilio cui partecipò anche sant’Anselmo d’Aosta. L’abate morì il 23 maggio 1105.
Nella basilica di San Nicola ancora oggi l’epigrafe posta sulla sua tomba lo ricorda paragonandolo a Salomone, costruttore del tempio di Gerusalemme, e, per carisma e santità, al profeta Elia. E di recente è stato proposto di avviare la causa di beatificazione.
Il nuovo libro scritto da padre Cioffari ripercorre così l’impresa dell’abate. Tuttavia offre anche uno spaccato della storia medievale di Bari. Storia poca nota. Un assaggio dal primo capitolo? «L’XI secolo è per Bari un’epoca splendida, sia per il livello del benessere che per il prestigio internazionale di cui ebbe a godere. Piccolo gastaldato longobardo fra l’VIII e il IX secolo, la città aveva saputo trasformare il dramma del trentennio saraceno (841-871) in un momento privilegiato per importanza politica, religiosa e commerciale. Non fece parte delle repubbliche marinare, non avendo goduto di quell’autonomia che contraddistinse Venezia, Genova, Amalfi e Pisa. Del resto non ne sentiva la necessità in quanto, come residenza del catepano bizantino del tema (provincia) di Longobardia, a partire dal 968 fu, a tutti gli effetti, una delle città marinare più vivaci. I commerci con l’Egitto, e soprattutto con la Siria, erano frequenti; il che permetteva ai Baresi di smerciare la grande produzione di olio, vino e, soprattutto, cereali, nonché di importare stoffe pregiate e altri articoli che la rendevano una città moderna e cosmopolita».
Altro che
globalizzazione.
Marco
Brando
|
|