Pulsano, la storia degli eremiti
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Il
Codice Vaticano Latino 5419
riprodotto in manoscritto originale.
Un frammento di vita spirituale-liturgica tra XII e XIII secolo
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è
considerato un monumento alla memoria storica dell'antica Abbazia di Pulsano incastonata nel Gargano che si
affaccia sul Golfo di Manfredonia. Per realizzarlo è intervenuta la
Biblioteca Apostolica Vaticana che si è riservata il copyright
unitamente all'Abbazia di S. Maria di Pulsano. Laus Deo, Anima
Pulsani, ovvero il Libro dell'Ufficio del Capitolo della
Congregazione monastica degli eremiti di Pulsano. Un tomo esso stesso
un monumento: 515 pagine, pregevolmente stampato e rilegato dalle
Grafiche Montese di Monte di Procida di Napoli.
Un grandioso progetto
culturale imperniato sul ritrovamento del «Codice Vaticano Latino
5419» riprodotto in manoscritto originale, comprendente «il
Lezionario, l'Omiliario, il Necrologio, la Regula» dei monaci
Pulsanesi. Un importante frammento di vita spirituale-liturgica e di
storia dei monaci e monache che vissero in
quell'abbazia tra il XII e il XIII secolo, baluardo di luce cristiana tra oriente e
occidente. Un inedito straordinario che apre uno squarcio su
«l'ora monastica» in cui i monaci confessavano alla comunità e
all'abate i peccati, venivano comminate le pene anche fisiche e
infine istruiti con l'omelia e la lettura della
Regula. Una parte è dedicata al martirologio in cui si ricordano i santi del giorno, e
quindi l'obituario ove si ritrovano centinaia di nomi di monaci e
monache di Pulsano che ci riportano una cospicua parte di storia
civile della nostra terra. Tra gli obiti c'è la memoria della
morte dell'imperatrice Costanza d'Altavilla e di Federico II.
Fra gli altri spunti,
le riflessioni sulla domanda «perché i pulsanesi
sentirono la necessità di essere affiancati da monache?». Autore di
tanto lavoro è Alberto Cavallini, un ricercatore perseverante quanto
appassionato della storia e della vita della millenaria abbazia di
Pulsano (la fondazione risale al VI secolo), tanto da essere
considerato il fautore dell'ultima rinascita (nel 1990 diede vita
al Movimento Cristiani pro Pulsano) di quel prestigioso complesso
monastico relegato in un deplorevole abbandono, e promotore del
ritorno di una comunità monastica latina e bizantina. Numerosi sono
gli scritti prodotti su fonti autentiche di molte delle quali si era
persa la memoria. Come appunto il Codice dei monaci Pulsanesi che per
una rocambolesca serie di circostanze è stati addirittura scomposto
in due parti finite poi in posti diversi. Cavallini è riuscito in cinque
anni di paziente impegno, a rintracciarli, accertarne l'origine e
ristabilire l'unicità del Codice, a classificarne i testi, a
tradurli e commentarli nella pubblicazione che vede ora la luce in
numero determinato di copie numerate da 1 a 1000.
«Il Libro del
Capitolo è stato fabbricato - afferma con giustificata soddisfazione -
nello scrittorio di Pulsano. All'epoca del famigerato istituto
della commenda, il codice ancora intero fu portato dal cardinale
Savelli, commendatario di Pulsano, a Benevento ove era arcivescovo.
Per ragioni ancora misteriose, il codice venne smembrato, come
squartato per cui una parte passò al monastero francescano di San
Lorenzo e da qui attraverso vari altri passaggi, alla Biblioteca
nazionale di Napoli, e l'altra parte arrivò alle Biblioteche
Vaticane e inserito tra i Codici Vaticani Latini col numero 5419.
Dagli studi che ho condotto - rileva Cavallini - ho potuto dimostrare
che la genesi del manoscritto vaticano è pulsanese e che
ab origine la sua struttura è stata unitaria con quella custodita nella
Biblioteca nazionale di Napoli. Indiscutibilmente un unico originario
codice che costituisce il Liber Capituli della congregazione maschile
e femminile della veneranda abbazia santa Maria di Pulsano sul monte
Gargano».
Il
Laus Deo, anima pulsani di Alberto Cavallini,
impreziosito dalle prefazioni di Mons. Domenico D'Ambrosio,
arcivescovo di Manfredonia- Vieste-S. Giovanni Rotondo, e di Mons.
Vincenzo Apicella, vescovo ausiliare di Roma, con i due tronconi del
Codice pulsanese finalmente riuniti, si inserisce autorevolmente
nella ricerca e nella conoscenza delle fonti medievali di Pulsano che ci
riportano la sensibilità e la cultura dei monaci in netta
contrapposizione con l'oscurantismo attribuito al
Medioevo.
Michele
Apollonio
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