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MURO LECCESE, CASTELLo, PALAZZO DEL PRINCIPE
a cura del Museo di Borgo Terra (Muro Leccese)
L'aspetto attuale del Palazzo del Principe e, in basso, una ricostruzione della precedente fortificazione.
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Epoca: primo impianto (fortificazione castellare) entro la prima metà del secolo XV; il successivo Palazzo del principe è già costruito nel 1546.
Conservazione: buona; le sale del Palazzo ospitano attualmente il "Museo del Borgo", museo medievale di recente apertura, realizzato in collaborazione dell'Università di Lecce e la supervisione in qualità di coordinatore scientifico del prof. Paul Arthur.
Come arrivarci: con le strade statali 16 Adriatica (Maglie-Otranto) e 275 (Maglie-Santa Maria di Leuca), o con la provinciale 363 (Maglie-Santa Cesarea).
Durante l'età alto medievale, quando il Salento era sotto la dominazione bizantina, l'attuale territorio comunale di Muro Leccese vide sorgere delle piccole comunità agricole, organizzate in villaggi o choria.
Di questo periodo, anteriore alla conquista normanna dell'XI secolo, l'unica testimonianza monumentale sopravissuta nel territorio di Muro è la chiesa di S. Marina. Le fonti scritte e i dati archeologici dimostrano che, giunti all'età angioina (XII-XIV secolo), la rete dei villaggi o casali medievali comprendeva Brongo, Misciano (Miggiano), Miggianello, Polisano e, probabilmente, un insediamento intorno alla chiesa di S. Marina stessa. Questi villaggi, con una popolazione di poche decine di persone, consistevano in piccoli agglomerati di case, con almeno una chiesa e annesso cimitero, ed erano basati su un'economia agricola piuttosto variegata.
Durante l'età alto medievale, quando il Salento era sotto la dominazione bizantina, l'attuale territorio comunale di Muro Leccese vide sorgere delle piccole comunità agricole, organizzate in villaggi o choria. Guarda il filmato QuickTime (ver.6)
Di questo periodo, anteriore alla conquista normanna dell'XI secolo, l'unica testimonianza monumentale sopravissuta nel territorio di Muro è la chiesa di S. Marina. Le fonti scritte e i dati archeologici dimostrano che, giunti all'età angioina (XII-XIV secolo), la rete dei villaggi o casali medievali comprendeva Brongo, Misciano (Miggiano), Miggianello, Polisano e, probabilmente, un insediamento intorno alla chiesa di S. Marina stessa. Questi villaggi, con una popolazione di poche decine di persone, consistevano in piccoli agglomerati di case, con almeno una chiesa e annesso cimitero, ed erano basati su un'economia agricola piuttosto variegata. E' difficile dire molto di questi insediamenti in assenza di scavi archeologici, ma a Misciano, a S. Marina, e all'abbazia di Pompignano è ancora possibile vedere le originali chiese. A Brongo, dove era sorto il Convento dei Francescani, è ancora visibile il menhir del Crocefisso.
Alla fine del Medioevo, tra XV e XVI secolo, una serie di cause ha portato al definitivo abbandono dei villaggi e lo spostamento dei contadini in un luogo centrale che diventerà l'attuale Borgo Terra di Muro Leccese. Fra i fattori che hanno contribuito a questo spostamento e alla nascita del centro fortificato, si può sicuramente annoverare la minaccia d'invasione da parte dei Turchi che, dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453, hanno rapidamente occupato il territorio dell'attuale Grecia ed Albania. Ma ancora più significativa sembra essere stata la volontà delle famiglie feudatarie di riorganizzare i loro possedimenti agricoli per meglio controllare la manodopera e la produzione.
Nel Salento, nell'arco di circa due secoli, si assiste a una radicale trasformazione dei vecchi fortilizi. Le modalità con le quali fra Cinque e Settecento i nobili trasformano le loro proprietà sono varie. Alcuni castelli, esclusi dal processo di riconversione, mantengono il loro carattere originario (Lecce, Gallipoli, Otranto, Copertino), altri palazzi nobiliari sono invece nuovi progetti che impiegano un linguaggio fortemente debitore nei confronti dell'architettura dei castelli; in essi coesistono sia la tipologia del castello che quella della residenza aristocratica (Casamassella, Cannole, Lizzanello).
Talvolta l'esterno mantiene l'aspetto di fortilizio, mentre sono soprattutto i cortili a essere coinvolti nelle opere di trasformazione (Morciano, Ugento, Giuliano). In numerosi casi i torrioni difensivi sono inglobati all'interno delle nuove fabbriche: dall'intervento cinquecentesco di Lucugnano a quelli di Racale e Taurisano, ma talvolta la compenetrazione in facciata fra fortilizio e palazzo è tale che si riescono a malapena a enucleare le parti della precedente struttura difensiva (Monteroni, Alessano). A Tricase, lo spazio compreso fra due torrioni medievali è colmato intorno alla metà del Seicento con l'inserimento di un lungo corpo dall'andamento a scarpata e cordone marcapiano.
Rientrano in un'altra logica d'intervento le costruzioni alle quali, soprattutto nel Settecento, sono aggiunti nuovi corpi di fabbrica senza che vi siano interventi di mascheramento: a Campi si deve probabilmente a Mauro Manieri la nuova ala (1724); a Novoli il "clan" dei Cino realizza per conto dei Mattei un braccio basso con al disopra una fontana a tre arcate. Interventi più radicali sono quelli di azzeramento della preesistenza con conseguente ricostruzione ex novo della fabbrica: del fortilizio si conserva solo il sito. Noti sono i casi di palazzo Guarini a San Cesario (primo trentennio del Seicento) e di palazzo Granafei a Sternatia, con facciata scandita da fasce orizzontali e verticali, assegnata a Mauro Manieri (1740 c.).
Il centro del potere del borgo era costituito dal castello del feudatario. L'attuale fisionomia del castello o Palazzo del Principe è il risultato di un'evoluzione edilizia avvenuta in almeno tre periodi distinti, collocabili tra il XV ed il XIX secolo. Il Periodo I è relativo all'impianto fortificato del borgo, nel XV secolo; il Periodo II, corrisponde all'edificazione del castello rettangolare ed alle sue fasi di sviluppo; il Periodo III è, infine, relativo alla demilitarizzazione del borgo e alla conseguente trasformazione dell'edificio in residenza signorile. La ricostruzione delle singole fasi edilizie, è stata possibile grazie ai dati emersi nel corso degli scavi archeologici e da quelli suggeriti dall'analisi stratigrafica degli elevati effettuata in concomitanza con gli interventi di restauro.
Periodo I (metà XV secolo)
Al Periodo I, relativo alla metà del XV secolo, appartiene il muro di fortificazione tardomedievale del borgo, con relativo fossato, rinvenuto durante gli scavi archeologici sia nel cortile, sia a nord del palazzo. Attualmente è possibile vedere le tracce di questa fortificazione a margine del fossato nord. Lo scavo ha anche messo in luce alcune strutture poste all'interno dell'angolo della cinta muraria.
Periodo II (inizi XVI secolo - inizi XVII secolo)
Il Periodo II è relativo all'impianto fortificato rappresentato nel plastico, costruito agli inizi del XVI secolo dal principe Giovanbattista Protonobilissimo. Sono state riconosciute tre fasi.
FASE
IIA.
Il castello viene impiantato a rinforzo dell'angolo sud-orientale del borgo, parzialmente all'interno del fossato, allargato per la nuova costruzione.
FASE IIB.
L'ingresso monumentale al pian terreno è costituito dal portale che reca, sull'architrave, un'iscrizione, PAX HVIC DOMVI, seguita dalla data 1546.
FASE IIC.
Nella seconda metà del XVI o inizi del XVII secolo vengono aggiunti, nell'angolo sud-est, una torre a pianta esagonale che andò ad occupare ulteriormente lo spazio del fossato medievale, e nuovi ambienti, impostati su tre livelli, a nord del cortile, tra i quali anche l'attuale scala monumentale. È da notare che la torre e gli ambienti a nord posseggono tutti lo stesso tipo di toro marcapiano. Vengono anche ampliati gli ambienti sotteranei.
Ulteriori informazioni sono nel sito del Museo di Borgo Terra e in quello del Comune di Muro Leccese.
©2004-2011.
Le immagini e il testo qui riprodotti, tratti da alcune pagine del sito del Museo di Borgo Terra (Muro Leccese), sono qui ripubblicati con il consenso dei detentori dei diritti. Il sito del Museo è stato realizzato da Giuseppe Gravili (Laboratorio di Archeologia Medievale, Università di Lecce) con la collaborazione dei proff. Paul Arthur (direzione scientifica) e Paolo Gull (consulenza scientifica). Il video non è redazionale.