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a cura di Ludovico Centola

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L'eremo della SS. Trinità

 

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  Disegni di Angelo Gualano

 

     

 

        

    

  

     

LA SCHEDA

Premetto che mai è stato condotto uno studio accurato su questa struttura. Il precursore delle ricerche è stato certamente l'illustre maestro Antonio Guida, presidente dell'archeoclub di San Marco per molti anni, che è negli ultimi decenni è stato l'unico che ha scritto e pubblicato qualcosa su codesta struttura. Io insieme ad i miei collaboratori, pur sempre con i nostri limiti, abbiamo cercato di migliorare queste ricerche e di fare delle perizie più accurate. Non per eccesso di modestia, ma posso dire che questa estate del 2007 l 'abbiam passata a studiare questo eremo (sia dal punto di vista storico che strutturale) e siamo orgogliosi di poter divulgare a voi tutti le piantine ed i prospetti dell'eremo.

Ho preferito dividere la scheda in tre parti. La prima parte, trattata dal sottoscritto, vuole essere un succinto inquadramento storico, mentre la seconda è la descrizione della struttura (allo stato di fatto dell'agosto 2007) elaborata dal mio collaboratore Angelo Gualano ed infine vi è una scheda riguardante la descrizione ambientale, elaborata dal dott. Giuseppe Nardella.

Forse è nel Gargano uno dei più bei eremi data la sua storia ed il luogo suggestivo in cui è posto. Arroccato su di un monte che sovrasta la magnifica e soleggiata valle di Stignano alla quota di c.a. 575 mt. s.l.m., l' accesso è impervio data la presenza di una folta vegetazione e di pendii scoscesi e brulli. Conteso tra il comune di San Marco in Lamis e quello di Sannicandro Garganico, tanto che la linea di confine passa proprio a metà della struttura, questo fa pensare che un tempo la costruzione di certi edifici spirituali in determinati luoghi "cardine" potesse essere incentivata dalle abbazie o dai signori feudali, per meglio marcare il territorio giacchè questa è zona di confine tra il feudo di Castelpagano e l'abbazia di San Giovanni de Lama.

Padre Giuseppe Campanozzi (1754-1810) riporta che in un documento del sig. Fiscale viene riportato che i signori di Castelpagano avevano diritto a «due partes locus de Trinità» mentre la terza parte spettava ai diritti dell'Abate di San Giovanni de Lama (G. Tardio).

Una certa malinconia si prova quando si arriva all'eremo dalla località "Sambuchello".
I resti di pagliai e di case abbandonate negli anni '50, i terrazzamenti e le gradonate sui monti scoscesi oramai ricoperti dalla felce e dalle sterpaglie infestanti, gli antichi tratturi e le vecchie mulattiere nascoste dalla vegetazione, la miriade di muretti a secco... tutto ciò fa pensare alla antropizzazione che c'è stata in quella zona sino a pochi decenni or sono.

Il solo pensare alle condizioni in cui vivevano le genti del luogo, a tutto il sudore e le lacrime che sono cadute su quella aspra terra per mettere in modo ordinato e minuzioso pietra su pietra, al fine di poter strappare qualche frutto da quei terreni tanto ostili all'uomo, ti da un senso di torpore interiore. Se ci si ferma un attimo su quelle alture e si prova a chiuder gli occhi sembra quasi che quelle abitazioni dirute vogliano raccontarti la loro storia e di quelli che ci abitavano un tempo. Se si continua a camminare si può notare l'alternanza di zone aride e spoglie sulle alture con la verde e florida vegetazione addossata ai canali, unici punti dove questa è sempre rigogliosa.

Ulteriori segni di antropizzazione sono stati ritrovati e si trovano per quel sentiero, come megaliti e grotte adattate a tombe ipogee forse risalenti al neolitico o paleolitico. Una stranezza ancora tutta da studiare è una serie di circonferenze del diametro di 60 mt. formate da pietre messe a secco, di cui una che ha per centro una "specchia" del diametro di 4 mt, con altre specchie laterali minori poste in modo quasi simmetrico ed una specchia molto più grande dalla bizzarra forma posta appena fuori dalla circonferenza ma in manieria perpendicolare alla linea di tra le specchie minori congiunzione. Questa disposizione fa pensare quasi a dei sacelli o a delle strutture usate per lo studio degli astri. Di questo ed altro si parla in modo dettagliato nella sezione "Ruderi e segni di antropizzazione nella valle di Stignano".

La struttura della Trinità coglie in pieno il significato di eremo visto che gode di caratteristiche ottime per i romitaggi come la tranquillità del luogo e il panorama incantevole che probabilmente favoriva la meditazione e la preghiera. La scelta del luogo forse non fu un caso, io credo che queste strutture avessero dei sistemi di comunicazione tra di loro, infatti da questa altura si vedono sia il convento di San Matteo che quello di Stignano ed inoltre tutta la valle della Cisternola con il diruto convento di Sant'Agostino e le sue dipendenze adiacenti.

L'epoca di costruzione di questo eremo è incerta dato che i documenti non sono molti e la struttura è di difficile interpretazione come tutti gli eremi garganici dato lo stile di costruzione con le pietre a secco o tenute da collante. La sua data di costruzione potrebbe essere la stessa di quella dell'oratorio di Stignano (quello costruito prima del convento, ovvero l'attuale sagrestia), ma prendiamo questa affermazione con le pinze dato che non vi è alcun riscontro attendibile.

Da una accurata analisi della struttura si deduce che molto probabilmente vi sono stati numerosi lavori di recupero e di allargamento. La cisterna stessa (e questo lo dico per certo) è stata costruita in epoca successiva e questo lo si capisce dal modo in cui è addossata alle mura dell'eremo, la disposizione delle pietre a ridosso della apertura della cisterna lo fanno intuire subito. Anche su alcune carte studiate dal nostro collaboratore Gabriele Tardio (che potete trovare nella sezione download) vi è la testimonianza di uno sconosciuto che narra la storia di un eremita spagnolo, tale fra Giovanni Battista Caneney, che «con l'elemosina che egli riceveva da persone divote fece abbellire e compiere la sua chiesuola; innalzò un nuovo luogo accanto». Se poi si osservano gli interni si possono notare delle zone con rifacimenti e discontinuità nelle mura che ad un tratto non sono più tenute da un collante ma diventano mura a secco. Sarebbe assurdo escludere l'ipotesi anche azzardata che prima potesse esserci una qualche edificazione pagana come ce ne furono tante nella zona, ma questo lo si può affermare solo con uno scavo. Non mi addentro molto nella descrizione della struttura perchè vi quella più accurata e dettagliata del mio stretto collaboratore Angelo Gualano.

Troviamo questa costruzione su numerose cartine e mappe antiche e ne parlano numerosi scrittori locali dei secoli scorsi. Quello che posso affermare con certezza è che tra tutti gli eremi che vanno dalle valli di Castelpagano sino a Stignano questo doveva essere il più grande e importante. Questo perchè la struttura è molto più grande di tutti gli altri eremi ritrovati, e una documentazione cartacea, anche se scarna, esiste.

Sappiamo per certo che questo eremo dipendeva dal convento di Sant'Agostino che a sua volta dipendeva dal Padre Guardiano del convento di Stignano e sappiamo che fu abitato da diversi eremiti di cui conosciamo la storia (trovate tutti i documenti ritrascritti nella sezione download). Si legge in un documento:

«Il Rev. Padre Guardiano del Convento degli Osservanti di San Francesco di Santa Maria di Stignano deve esercitare la sua autorità ecclesiastica sopra la chiesa di S. Agostino e eremi annessi, e Eremiti ivi dimoranti ne possono pretendere li SS.ri Caconici in contrario per quello che segue:
Primo: perché la chiesa di S.Agostino è filiale del Convento di Stignano con le sue cappelle e eremi come consta dalle antiche costumanze.
2. Perché comun filiale del Convento di Santa Maria di Stignano vengon dalla medesima mantenute di tutto il bisogno, e riconosciuta dal Fiscale che le dichiara ecclesiastiche fratesche non altrimenti laicale.
3. Perché sono state riconosciute e visitate per secoli intieri dalli Rev. Padri Guardiani del Convento di Santa Maria di Stignano con autorità assoluta comandando e facendo eseguire per il riparamento e restaurazione e decoro di quelle dalli eremiti terziari.
4. Perché appar sopra le muraglie delle stesse il titolo della consacrazione onde non può soggiacere al laico.
5. Perché S E il Sig. Vescovo nelli bisogni di essi eremi ha sempre ricorso al Rev. P. Guardiano e ha riconosciuto il medesimo per solo superiore nella spiritualità, come risulta dalle carte.
6. Le patenti alli eremiti vengano consegnate dal Rev.do P. Guardiano che impone la penitenza, il cordiglio e la pazienza
».

Tra i documenti ritrovati vi sono anche testimonianze di riti pagani-esoterici. Prendo spunto da una ricerca di G. Tardio che tra i suoi documenti ritrova queste affermazioni:

- «in questi eremi nel medioevo abitarono anche strigoni, ossia indovini o strologhi, non si sa per spirito di proselitismo o d'interesse».
-
«... a poco a poco si misero a spargere le loro dottrine, a destare l'odio contro del Clero, a suscitare questioni e violenze nella valle».

Anche in un documento dell'archivio di stato viene citato l'eremo della Trinità:

«Archivio di Stato di Foggia
atti di polizia serie I,
fascio 116 fascicolo 1329,

Tenimento di Apricena eremita a Sant’Onofrio
detto all’Annunziata
detto alla Trinità
detto a Santa Maria
Tenimento di Rignano eremita a Madonna di Cristo
Tenimento di San Marco in Lamis
eremita nella valle detta
eremita a Formicoso
Tenimento di Monte Sant’Angelo eremita a Pulsano
detto a S. Raffaele
Tenimento di Vieste eremita a Merino
detto a S. Tecla
Tenimento di S. Nicandro eremita a S. Maria
detto a S. Giuseppe
Tenimento di Cagnano eremita a S. Michele
Tenimento di Manfredonia eremita a S. Andrea
detto a Madonna di Cristo
detto a S. Giuseppe
».

Oramai questa struttura è abbandonata alle sorti del tempo e della natura che lentamente fa perdere ogni traccia di questi reperti che testimoniano la antica tradizione cristiana dei romitaggi sul Gargano.  

                       

      

   

©2007 Ludovico Centola, testo e immagini. L'articolo è presente anche nel sito http://digilander.libero.it/gargano85/home.htm

   


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