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a cura di Stefania Mola

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Esterno della Cattedrale

 

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Otranto

  

Portale principale  Particolare del portale  Il rosone  Interno  Interno

  

Capitello del colonnato  Scorcio interno  L’antico e il "nuovo": particolare di un capitello del colonnato e del soffitto seicentesco  La cappella dei Martiri  La cripta

    

Capitello della cripta  Capitello della cripta  Capitello della cripta  Capitello della cripta  Lo sviluppo del mosaico nella navata centrale  Particolare del mosaico raffigurante Artù

  

  

     

LA SCHEDA

La città

Racconta il geografo Edrisi, nel XII secolo, come Otranto fosse città di antiche vestigia, con mercati frequentati e vivo commercio. Per secoli ha dato il suo nome a tutta la Puglia meridionale, è stata la roccaforte del potere bizantino in Italia meridionale, sede vescovile di rito greco di importanza capitale, nonché ultimo baluardo contro la conquista normanna, che vi si affermò nel 1070 quando già la Chiesa di Roma aveva iniziato la sua opera di penetrazione mirando ad imporre in terra greca il nuovo modello di chiesa riformata. E ancora, crocevia - nonostante la sua marginalità geografica rispetto all’asse politico nordeuropeo - di interessi e culture talora opposte, che trovarono il loro punto di riferimento in due differenti luoghi di culto, la chiesa bizantina di S. Pietro e la grande cattedrale fondata in età normanna ai margini della città antica nelle forme solenni e luminose di basilica latina ampia, ricca di marmi di spoglio, con capitelli monumentali e preziosi, assai diversa nella sua imponenza dalle piccole chiese di rito greco della zona.

L'edificio

La cattedrale otrantina venne dunque fondata ex novo intorno al 1080 con la precisa intenzione di imporre in terra greca il modello basilicale della Riforma; è probabile che una prima e più semplice redazione abbia previsto una basilica orientata a tre navate, con due file di arcate su pilastri, vasto transetto ad aula unica concluso da tre absidi, e che solo in un secondo momento - comunque entro la metà del XII secolo - si sia posta la necessità di un adeguamento a necessità e tempi nuovi. Questo avrebbe comportato la tripartizione del transetto mediante possenti arcate trasverse, e la sopraelevazione del corpo longitudinale comprensiva di sostituzione dei pilastri con colonne e capitelli marmorei, anche se a tutt’oggi - a livello di percezione - la chiesa conserva nelle proporzioni e nella spazialità l’impronta arcaica risalente al progetto originario.

La cripta

Una cripta, del tipo “ad oratorio”, si estende sotto l’intero transetto secondo il modello campano sperimentato con successo nella cattedrale di Salerno. La presenza della cripta ad oratorio, vasta e suggestiva aula popolata da una «selva di colonne» che fa qui la sua comparsa per la prima volta in Puglia, va vista strutturalmente come l’espediente per compensare il forte dislivello del terreno nel punto in cui si decise di fondare la cattedrale. Conclusa ad oriente da tre profonde absidi semicircolari, è suddivisa in quarantotto campate quadrate (di cui tre nell’abside maggiore) coperte a crociere con sottarchi e sostenute da quarantadue colonne in marmo - diverse per altezza e per diametro - e da ventitre semicolonne innnestate nelle pareti d’ambito.

Gran parte delle colonne, delle semicolonne e dei capitelli è di riporto, rivelando l’esistenza di un’architettura minore scomparsa talora di altissima qualità. Qui il reimpiego genera, soprattutto nei capitelli confezionati all’epoca della costruzione della chiesa, curiose imitazioni, varianti e contaminazioni, che permettono di riconoscere di volta in volta anche i diversi modelli: avori, tessuti e bronzi di provenienza nordica vengono trasposti nella pietra, affiancandosi al marmo antico e al bestiario di tradizione orientale.

   

Le immagini che corredano queste pagine (ne sono autori Nicola Amato e Sergio Leonardi), sono tratte da volumi di Mario Adda editore, Bari.

   

   

©2002 Stefania Mola

   


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