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MEDIOEVO E MEDICINA |
a cura di Raimondo G. Russo |
Premessa - 1. Alcuni cenni storici - 2. La medicina barbarica - 3. La CHIESA E LA MAgia - 4. La medicina e la chirurgia - 5. EPIDEMIE - 6. APPROFONDIMENTI E CURIOSITà |
I.
ORIGINE
E STORIA
Il
vaiolo è causato da un virus che si trasmette da persona a persona attraverso
|
La prima sicura evidenza della malattia proviene dai resti
mummificati di alcuni faraoni Mummia di Ramsete V |
In Cina fu descritto nel 1122 a.C. e si diffuse nei primi insediamenti agricoli che s'andavano formando lungo le rive del Tigri, dell'Eufrate, del Nilo e di altri grandi fiumi ed era molto meno letale della peste, ma le sue conseguenze demografiche erano ugualmente gravi, dato che la malattia colpiva soprattutto i più giovani.
Nel 400 a.C. sembra aver contribuito alla caduta di Atene contro
Cenni riguardanti il vaiolo sono presenti in
Galeno (II
secolo Il vaiolo giunse in Europa nel VI secolo e l’abate svizzero Marius d'Avenches [26], lo battezzò con il nome latino vanus (maculato) o anche varus (pustola). |
L'Italia per la sua
posizione geografica ed i frequenti scambi con altri
La prima descrizione
del vaiolo nella letteratura medica europea si ebbe
Razes (865-925) distinse il vaiolo dal morbillo, indicò regole di terapia e fornì suggerimenti per ovviare alle butterazioni lasciate dalla malattia. Avicenna (980-1037) descrisse il vaiolo nel quarto dei 5 volumi del suo Canon medicinae che Gherardo da Cremona medico ed arabista italiano nato nel 1114 aveva tradotto in latino. I crociati ne furono afflitti (1096-1291).
Acquedotto romano |
Gabinetti pubblici romani |
Nel XVI secolo il vaiolo venne introdotto nelle Americhe e fu uno dei fattori decisivi che portarono alla conquista da parte degli Spagnoli [27].
L'inglese E. Jenner mise a punto la vaccinazione antivaiolosa (1796) che venne diffusa rapidamente in Europa.
Nel 1979 l'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato estinto il vaiolo!
RAZES
Razes
(Abu-Bakr-Mohammed-ibn-Zakariya
al-Razi, 865-932) fu il più eminente e originale rappresentante
della medicina arabo-musulmana del Medioevo, considerato da alcuni
come il padre della medicina sperimentale.
Nacque in Persia,
nell’865 (251 era musulmana) a Ray, a sud dell’attuale Téhéran. Rhazes praticò molteplici specialità mediche: la chirurgia, la ginecologia, l'ostetricia, la chirurgia oftalmologica ed anche la stomatologia. I suoi scritti, in arabo, sono contenuti in 184 volumi di cui 61 riguardano la medicina. Kitab Al-Mansuri fi al-tibb, Al-Murshid, Al-Hawi" (contenuti: enciclopedia medica in 22 volumi, pubblicata a Parigi nel 1280), Shammyeh, Al Teb al Molooki (Medicina Reale) e Al-Jadri va alHasbeh, una meticolosa descrizione diVaiolo e Rosolia) che verrà pubblicata in Italia alla fine del XV secolo. Sono
indicati i tre aspetti principali della medicina: la sanità pubblica,
la medicina preventiva e il Le
sue osservazioni sono ispirate da profonda saggezza: «La verità, in medicina, è un mezzo che non
può attendere: tutto quello che possiamo leggere nei libri ha molto
meno valore dell’esperienza A proposito della medicina aveva l’abitudine di dire che «in medicina, l’esperienza è al di sotto della scienza». Morì nel 925 (312 H) a Ray, ove era nato. AVICENNA Avicenna,
nome latinizzato del filosofo, medico e letterato persiano Le opere specificamente filosofiche di Avicenna sono il Libro della Guarigione e il Libro della Liberazione, scritte in arabo, che era la lingua dotta dell'epoca, e il Libro della Sapienza, in persiano. Nella medicina Avicenna è considerato uno dei massimi esponenti del periodo migliore della scuola medica araba; in arabo scrisse i suoi studi di anatomia, fisiologia, patologia e farmacologia, raccolti nel testo Il canone che, tradotto in latino nel secolo XII da Gherardo da Cremona col titolo di Liber canonis medicinae e ritradotto da Andrea Alpago nel secolo XV, influenzò per lungo tempo la medicina europea. La
medicina di Avicenna, in buona parte di derivazione galenica, appare
come una costruzione unitaria paragonabile, per il rigore scientifico
svincolato da influenze filosofiche, a una disciplina |
II. IL VAIOLO NEL MEDIOEVO
Il vaiolo sembra essere giunto in Europa con le invasioni degli
Arabi.
Si
sviluppò con particolare virulenza nel 1336 e la malattia colpiva soprattutto i bambini, ma procurava l’immunità ai sopravvissuti.
Fra
il 1360 e il 1363, l'epidemia del vaiolo si diffuse nuovamente in varie zone europee. Nei primi episodi di vaiolo prevalse la mortalità infantile e nella
seconda quella adulta. Si manifestò con pustolema, di colore violastro.
Secondo Girolamo Fracastoro [28], medico e scienziato, il vaiolo finiva per colpire tutti almeno una volta nella vita, a patto che non si morisse prematuramente. Il De contagione et contagiosis morbis (1546) classifica le diverse modalità di contagio.
III.
PATOLOGIA E modalità DI
DIFFUSIONE
Il vaiolo dopo ogni ondata epidemica era perpetuato allo stato endemico tra le popolazioni colpite. Il virus non dispone di ospiti animali per scatenare nuove ondate di epidemia: i soggetti non ancora infettati furono il serbatoio per la perpetuazione endemica del virus. Il vaiolo fu di per sé una malattia molto grave: morivano il 25% degli ammalati di forme ordinarie, 80% di quelli con vaiolo confluente e quasi tutti coloro che erano affetti da vaiolo emorragico.
Erano
molto frequenti le complicanze a carico della congiuntiva
ed in tal caso si determinava cecità.
Il vaiolo si
trasmette soltanto da soggetto umano a soggetto umano per contatto tramite
materiale proveniente da lesioni cutanee o mucose. Il periodo di incubazione
dura circa 10-12 giorni.
Le manifestazioni patologiche del vaiolo in forma generalizzata e grave si presentano simili alla sintomatologia dovuta alla varicella: si ha la comparsa di febbre e prostrazione con la comparsa di una eruzione cutanea diffusa alla testa agli arti alle mani ed ai piedi (comprese anche palme e piante), piuttosto che diffondersi al tronco. L'eruzione cutanea evolve da vescicole a pustole che divengono ulcerate e che una volta guarite danno origine a piccole cicatrici. La mortalità varia tra il 16% ed il 30% dei casi.
La campagna di eradicazione della malattia, iniziata nel 1958 dalla OMS, è risultata efficace. L'ultimo caso è stato segnalato il 26 ottobre 1977 in Somalia. La OMS ha dichiarato il vaiolo eradicato nel 1980.
Il virus
I virus del vaiolo dell'uomo e degli animali fanno parte del genere Orthopoxvirus, che comprende numerosi virus classificati in 6 subgeneri [29].
Virus del vaiolo al microscopio elettronico.
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Sviluppo del rash cutaneo nel vaiolo. Ai numeri corrispondono i giorni dopo l’iniziale comparsa. 3,4= papule; 5=vescicole; 7,9= pustole; 13= croste. |
I virioni sono di forma ovoidale o di mattoncino. Il loro diametro è di circa 140-260 nm, la loro lunghezza di circa 220-250 nm. Il nucleo contiene il genoma, a doppio filamento di DNA. |
Il
tempo in cui l’ammalato è contagioso è di sole quattro settimane, ragion per
cui quando le persone che potevano contagiarsi erano ridotte a pochi casi
isolati le infezioni a catena si interrompevano.
La diagnosi si articolava solitamente in possibili alternative di gravi patologie cutanee [30].
VACCINAZIONE – Vaiolazione [31]
In Cina veniva procurata una vaccinazione già nell'antichità. I cinesi conoscevano già bene il morbo e Hokung ne aveva scritto attorno al 300 d.C. la prima descrizione clinica. Il primo resoconto scritto della vaiolazione è del 590 d.C.
A quei tempi la esecuzione della vaiolazione era parte di un rituale
mistico-religioso. In India erano i sacerdoti di Brahma ad applicare il pus del
vaiolo. La inoculazione avveniva per mezzo di scarificazioni cutanee che erano
infettate con materiale vaioloso misto ad acqua del Gange. I Cinesi facevano
indossare ai bambini indumenti imbrattati di pus tolti ad ammalati oppure
introducevano nelle narici un tampone di
Questo è detto in termini moderni un procedimento di attenuazione, intendendo con ciò la attenuazione della morbigenicità del materiale biologico somministrato ai soggetti sani per suscitare una reazione immunitaria senza determinare l'insorgenza della malattia.
L'
infezione deliberata di soggetti sani fatta con pus del vaiolo di soggetti
ammalati allo scopo di prevenire la malattia ebbe origine in India e forse in
Persia in un'epoca anteriore all'anno 1000 d.C. Venivano fatte ingerire le
croste delle pustole del vaiolo. La via digerente
infatti può essere attraversata dal virus, senza diffondersi. Con il tempo il
procedimento divenne più semplice e fu applicato a livello popolare, non più
da sacerdoti. L'infezione era in genere ottenuta introducendo in una piccola
ferita praticata sulla cute un poco di pus prelevato dalla pustola di un vaioloso
verso il decimo giorno di malattia.
L'infezione
deliberata con pus del vaiolo, la vaiolazione, era da tempo nota alle contadine
greche del Peloponneso e della Tessaglia e sin dal 1500 era praticata in
Turchia, anche nella parte europea del Paese, a Costantinopoli.
Nell'Europa
occidentale qualche applicazione sporadica s'era cominciata a fare verso la fine
del 1600 in Polonia, in Scozia e nel Galles, ma le basi immunitarie del fenomeno
furono spiegate in Occidente in termini scientifico-razionali moderni solo verso
la fine del secolo XIX. La variolazione era preceduta da una accurata
preparazione dei soggetti, i quali erano messi a riposo e sottoposti ad una
serie di purghe, digiuni e bagni. L'innesto era poi effettuato strofinando
su scarificazioni della cute di un braccio il pus prelevato dalle vescicole di
un vaioloso. I sintomi conseguenti alla variolazione erano di scarsa entità e
tuttavia tra il 2 e il 5% dei variolati si ammalava gravemente e taluni
morivano.
Il sito dell'infezione era scelto, specie nell'adulto, tra il pollice e l'indice affinché la cicatrice che sarebbe rimasta dopo la caduta della crosta formasse una contrassegno facilmente visibile. Poi si copriva l' innesto con la cupola legnosa che accoglie la ghianda della quercia e si manteneva tale protezione per qualche ora.
Tale metodo andò a diffondersi tra le popolazioni dell' Arabia, dell'Etiopia, della Nubia, dell' Africa del Nord, dell' Asia Minore, del Caspio ove i Circassi, si dice, usavano vaiolare in modo speciale le bambine destinate agli harem. In queste terre la vaiolazione rimase a lungo e in alcune regioni dell'Etiopia, del Pakistan, dell' Africa Occidentale e dell' Afghanistan sopravvisse ancora molti anni dopo l'arrivo del vaccino di Jenner. Anche nelle colonie francesi e nei possedimenti italiani in Libia la si vide ancora praticare negli anni ‘20. |
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26 Il vescovo Marius d'Avenches, che la tradizione chiamò san Mario, nacque nella regione di Autun in Francia, nel regno di Borgogna e morì a Losanna nel 596. Fu tra i firmatari del Concilio di Mâcon nel 585 e fondò le chiese di Avenches, Payerne, Saint-Saphorin nel Lavaux. Fece costruire un convento a Losanna. Marius fu anche l’autore di una cronaca dei Re dei Franchi, Goti e Borgognoni, negli anni 455–581, di cui si è perduto il testo.
27
Il vaiolo fu una delle malattie epidemiche più distruttive per gli
amerindi: comparso a Hispaniola (Haiti)
nel 1518, ridusse la popolazione a poche migliaia di individui. In Messico
esplose a Tenochtitlán (Città del Messico) nel 1520, subito dopo la cacciata
degli spagnoli, permettendo il loro ritorno e la riconquista di una capitale
ormai spopolata. Intorno al 1525 il vaiolo giunse in Perù,
28
Girolamo Fracastoro (Verona 1478 - Verona 1553). Medico,
filosofo, astronomo e poeta, fu maestro all'Università
di Padova e archiatra di Paolo III, al quale dedicò l'opera astronomica Homocentrica
(1538). Autore del poemetto in esametri Syphilis
sive de morbo gallico (scritto nel 1521, ma pubblicato nel 1530), in cui
fornì la prima descrizione completa della sifilide, nel De contagione et contagiosis morbis (1546)
fu tra i primi a supporre che le infezioni erano dovute a germi portatori di malattia,
capaci di moltiplicarsi nell'organismo ospite e di passare il contagio tramite
la respirazione. Scrisse anche un dialogo di estetica dal titolo Naugerius,
sive de poetica (1555).
29
Nel primo subgenere (virus vaiolo-simili) sono inclusi il
vaiolo umano (smallpox), l'alastrim, il vaiolo bovino
(cowpox), il virus vaccinico (vaccinia), il vaiolo murino, il vaiolo delle
scimmie (monkeypox) e quello dei conigli. I
membri di questo subgenere sono sierologicamente in stretto rapporto tra
loro e sono correlati da una forte immunità reciproca. Vi è reattività
crociata.
30
Diagnosi differenziale del vaiolo:
31
Vaccinazione antivaiolosa. Edward Jenner, medico della Contea di Gloucester in Inghilterra raccolse informazioni sul vaiolo e sullo strano fenomeno delle mungitrici che risultarono immuni dall’infezione. Il
14 maggio del 1796 egli verificò sperimentalmente la sua teoria: praticò una inoculazione in un ambino di 8 anni, James Pipps, usando materiale da una pustola di vaiolo bovino anziché umano.
Il ragazzo contrasse effettivamente il vaiolo bovino e si rimise completamente
dopo sei settimane di convalescenza. Jenner procedette dunque ad una seconda
inoculazione, usando questa volta il siero di pustole umane; il ragazzo non
mostrò nessun sintomo della malattia, dimostrando che l'immunizzazione con
vaiolo bovino conferisce immunità verso il vaiolo umano.
©2006 Raimondo G. Russo