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             MEDIOEVO RUSSO

a cura di Aldo C. Marturano, pag. 39


 

          

   

Nel 1476 è annunciato l’arrivo di un’ambasceria da parte di Ahmat!

L’ambasciatore tataro a nome Boc’juk ha con sè una lettera e un disegno! La lettera in realtà era un messaggio a voce, ma il disegno era un ritratto (contro i dettami dell’Islam!) del khan di Sarai e nella lettera si richiedeva perentoriamente che Giovanni vi s’inchinasse in atto di soggezione! Il povero ambasciatore naturalmente fu subito arrestato e condannato a morte su due piedi con tutti i Tatari che lo avevano accompagnato, salvo uno che fu incaricato di portare la risposta (come ce l’ha tramandata la Cronaca di Kazan’) ad Ahmat: «Va' e di' al tuo khan quel che è successo con il suo ritratto (era stato stracciato e calpestato!) e con il resto dell’ambasciata (tutti uccisi!). Digli che la stessa cosa accadrà a lui, se non mi lascia in pace!».

E di certo in quella occasione fu dichiarato con sussiego che Mosca era la capitale della Nuova Rus’ e Giovanni III il suo signore assoluto! E giusto in questa nuova veste Giovanni rivendicò anche la sua assoluta sovranità sul nord della Bassa, come abbiamo già visto!

Non sappiamo che effetto facesse invece su Casimiro questa ostentazione di autorità da parte del suo lontano cugino, ma probabilmente non lo impressionò più di tanto. Al contrario, lo sollecitò ancora di più, dopo la conquista di Novgorod e viste le continue liti alle frontiere fra Lituania e territorio pretesi o passati a Mosca, a cercare di stringere Mosca sempre più nei suoi ancora ristretti confini.

Chi al contrario fu profondamente offeso dall’atteggiamento di Giovanni fu Ahmat che non poteva assolutamente ammettere che un ex suddito potesse ardire una mossa come quella fatta nei confronti del suo ambasciatore e del suo ritratto. Questo khan (che possiamo chiamare l’ultima favilla gloriosa fra i discendenti di Toqtamysc’) stava cercando in tutti i modi di far rifiorire lo stato dell’Orda d’Oro ormai in decadenza. A questo scopo aveva cercato non solo di annettere la Crimea, anche questa considerata un vecchio feudo dell’Orda, ma aveva inviato un’ambasceria anche a Costantinopoli da Maometto II con una richiesta di collaborazione commerciale. Persino i Veneziani che trafficavano ancora da Caffa e da Tana erano stati contattati per avviare delle trattative visto che Sarai pretendeva di controllare ancora tutte le vie d’acqua. E così nel 1480 si rifà vivo col suo antico diritto di signore del Volga, non appena viene a sapere dalla Polonia che i fratelli di Giovanni sono ricorsi a Casimiro perché in lite sulla questione dei territori e si stanno preparando ad una prossima guerra fra fratelli!

Come mai? Che cosa è successo ancora con Andrea il Maggiore e Boris? è presto detto: Avendo partecipato con le loro armate alla conquista di Novgorod e non avendo ottenuto nulla che li soddisfacesse, ora pretendevano la loro parte… Abbiamo visto come la politica di Giovanni (con Novgorod nelle sue mani) era stata invece una sfida continua. Aveva chiamato a Mosca tutti i bojari dagli udel più o meno soggetti obbligandoli a risiedere presso di lui. Lo scopo era di far sì che costoro formassero insieme una specie di “corpo nobile” (vi aveva inserito in questo rango “bojaro” anche i principi senza udel o di udel piccolissimi) da aver sempre sotto gli occhi, pur partecipando al governo del territorio… come esecutori dei desideri del Gran Principe! Avrebbero formato un consiglio, una Duma, affinché Giovanni potesse poi prendere delle decisioni che fossero sensate e valessero per tutti, se i bojari ne fossero stati i garanti! Ciò svuotava naturalmente d’autorità il principe residente in ogni udel che diventava anche lui un semplice esecutore degli ordini di Mosca e aumentava invece l’arbitrio del namestnik moscovita che si sentiva una mano più libera sui cittadini! A causa di queste innovazioni nella gestione del potere si ebbero anche episodi di violenza molto brutti nelle città amministrate dai moscoviti…

Insomma l’esasperazione dei due fratelli era giunta a tal punto che avevano deciso di impedire ogni ulteriore passo in avanti di questo processo di alienazione del potere e, visto che Giovanni era in quel momento ancora impegnato con Novgorod, decisero di muovere le loro armate per tagliargli la via del ritorno. Giovanni corse subito ai ripari e dopo qualche tentativo di ristabilire gli equilibri, ma soprattutto un armistizio, ecco finalmente arrivare i bojari di Andrea il Maggiore e di Boris a parlamentare. Naturalmente chiede come mai non siano venuti i fratelli personalmente e gli riferiscono che hanno preferito restare al sicuro in Polonia visto che il loro padre aveva nominato nel testamento proprio Casimiro quale protettore di tutti i suoi figli e che di lui non si fidavano!! Interviene la vedova di Basilio II Maria, ora monaca in un convento del Cremlino col nome di Madre Marta, e con la sua autorità di madre riesce a mettere pace e a rimandare la questione a tempi più sicuri. Giovanni si acquieta. Sa che Casimiro sta spingendo da sudest Ahmat (il re polacco interverrà non appena potrà) e dunque: Prepariamoci! Alle armi!

In piena estate si ripete l’accentramento delle armate moscovite a Kolomna mentre si aspetta Ahmat. Giovanni è preoccupato (addirittura viene a sapere che i Livonici hanno attaccato Izborsk e Pskov!) e, benché ordini a suo figlio Giovanni junior e a suo fratello Andrea il Minore (rimasto sempre al suo fianco!) di recarsi immediatamente sulla riva dove i Tatari si staranno movendo lungo il fiume Ugrà, non viene ubbidito alla lettera. E ciò lo fa montare su tutte le furie! Non capiscono, questi giovani, che qui a Mosca, insieme con sua madre, c’è il Metropolita Geronzio e l’Arcivescovo di Rostov Basiano e che devono essere protetti? Zoe-Sofia invece con tutti i suoi preziosi è già stata messa su una barca e mandata al sicuro a Lago Bianco presso sua sorella Maria e suo cognato Andrea il Minore, knjaz di quella regione. Qui starà tranquilla col piccolo Basilio finché non sarà tutto finito. Ha inviato persino un messo al nuovo amico e alleato di Mosca, il khan di Crimea Menghli Ghirei, per chiedere di dare una mano. Questi non gli invia degli uomini, ma con i suoi cerca di penetrare dal territorio ucraino per mettere scompiglio a Sarai. Menghli Ghirei spera che sia davvero la buona occasione per impadronirsi di tutta la regione della foce del Volga e vendicarsi della forzata estromissione dalla sua Crimea.

Intanto Giovanni torna a Mosca a far consiglio di guerra e qui si decide di affrontare il nemico e di mandare un paio di gonez (ufficiale postale a cavallo) a Boris ed Andrea affinché non indugiassero oltre e venissero immediatamente a mettere a disposizione le loro armate. Il famoso comandante Holmskii che abbiamo già incontrato a Novgorod viene invece mandato dal figlio Giovanni junior, ma il giovane non appena gli viene detto che costui gli è stato associato al comando e che ora deve presentarsi immediatamente da suo padre dichiara: «Uccidetemi qui, ma non vado da mio padre!». Le Cronache dicono che così facendo l’ardito giovane riuscisse ad impedire che i Tatari guadassero di nascosto il fiume per passare sull’altra riva. In realtà Ahmat si trovava in territorio lituano dove i russi non andarono in nessun caso! E allora dov’è l’atto eroico? Un’altra falsificazione storica…

Per due settimane comunque c’è un viavai intenso fra i possibili fronti aperti. Con l’intento di fare terra bruciata, molte cittadine intorno sono date alle fiamme e la gente raccolta nella capitale, mentre la difesa del Cremlino è affidata ad un bravo principe lituano da sempre a corte presso Giovanni. Certo! Ci sono obiezioni e liti occasionali, ma vengono sedate e alla fine Giovanni lascia Mosca per tornare alle sue truppe a Kolomna. Siamo già ad ottobre e Ahmat ha tentato ripetutamente di guadare l’Oka per portarsi sotto la capitale. Non c’è riuscito anche perché i russi sono schierati per oltre una sessantina di verste e in special modo a guardia dei guadi che qui non sono neppure così profondi e poi perché furono impiegati per la prima volta gli archibugi che spaventarono non poco i Tatari (e i loro cavalli!) che li vedono e li sentono la prima volta. Erano stati così costretti a ritirarsi più volte, mentre Ahmat da una parte attendeva gli uomini di Casimiro che non verranno e Giovanni dall’altra i fratelli dal nord.

Anche i russi avevano una cavalleria schierata sull’altra riva dell’Oka, ma non era gran cosa rispetto a quella tatara che aveva formidabili arcieri, ma i pochi archibugi fecero da compensazione a questa mancanza dei russi con il loro gran rumore e col fatto che le palle sparate da breve distanza penetravano meglio di qualsiasi freccia! Tuttavia malgrado tutto questo grandi scontri non ce ne sono e alla fine stanco di questa attesa Giovanni decide freddamente di aprire alle trattative visto che non ci sono eventi militari decisivi. Dapprima si accorda coi fratelli (finalmente arrivati!) ai quali ha ceduto qualche tratto di territorio pur di averli dalla sua parte. è un segno di debolezza? Non proprio! In realtà si è assicurato le spalle ed ora è più libero di trattare con Ahmat. Non di persona, beninteso! Manderà un bojaro molto fidato dal khan.

Ahmat però, memore di quanto è accaduto in passato nei confronti dei suoi ambasciatori e sdegnato di dover trattare con una persona di così basso rango, dice all’inviato: «Mi dispiace per Giovanni, ma che venga lui qui da me e mi omaggi come hanno fatto i suoi avi quando si recavano a Sarai dai miei avi!». Tuttavia neppure il khan vuol perdere troppo tempo. è già novembre e il gelo comincia a farsi sentire. Costa molto mantenere i cavalieri pazienti e se non c’è foraggio in abbondanza a disposizione per i cavalli e inoltre teme che la sua assenza da Sarai possa favorire altri pretendenti per cui, non vedendo arrivare alcun messo moscovita con una qualsiasi risposta, manda a dire: «Se Giovanni non vuol venir di persona, che mandi suo figlio o un suo fratello!». Anche a questo invito non c’è risposta. Ahmat manda l’ultimo messaggio: «Allora che faccia venire pure il bojaro Niceforo Basenkov!». Basenkov era un frequentatore assiduo di Sarai perché qui faceva grossi affari presso il khan e, guarda caso!, neanche questo Basenkov viene inviato…

Perché Giovanni temporeggia? Come mai entrambi gli avversari non vengono allo scontro? Le forze sono ormai là. dispiegate e pronte…

La ragione è abbastanza logica, a nostro avviso. Dai numerosi documenti consultati siamo stati convinti che tutti e due gli avversari temono, dopo uno scontro sanguinoso (come promette di essere questo) in cui perderebbero uomini e mezzi, di non essere in grado di evitare successivamente gli attacchi da parte di quelle potenze che stanno a guardare in attesa di fagocitare sia il perdente sia l’indebolito vincitore e cioè: la Polonia-Lituania e Istanbul! D’altronde se Sarai una volta poteva mettere in campo molti soldati a cavallo, ora che l’Orda è divisa fra quella siberiana, quella di Astrakan, quella di Kazan’ e quella di Crimea tutti questi armati non sono più disponibili. Questa tuttavia rimane una ben strana circostanza in cui due eserciti sono in parata l’uno di fronte all’altro, ma non scendono in battaglia nemmeno con il tradizionale duello dei due campioni! A questo scontro non avvenuto è stato dato il nome russo di Stojanie na Ugre ossia l’Attesa sul fiume Ugrà e molti storici hanno messo in dubbio che tutto si sia svolto proprio come la Cronaca moscovita ne parla. Noi non entreremo nel merito e diremo, per il momento, che alla fine Ahmat decise di ritirarsi!

C’è stata un po’ di confusione per gli attacchi dei Tatari di Crimea a Sarai, gli riferiscono, e non volendo trovarsi inaspettatamente senza trono, non appena i suoi esploratori gli dicono che Menghli Ghirei è tornato sul suo trono, prende di corsa la via di casa. è il 9 novembre…

L’improvviso voltafaccia di Ahmat meravigliò tutti coloro che non erano stati presenti ed anzi si disse che fu un intervento divino, ma malgrado tutto, quando Giovanni tornò a Mosca, in fin dei conti era passato in vantaggio anche questa volta!

Ahmat arrivò nella sua steppa intorno a gennaio del 1481 dopo aver devastato le cittadine di zona lituana per fare bottino e naturalmente provocando la rottura dell’alleanza con Casimiro. Tuttavia dalle notizie che abbiamo da altre Cronache russe il figlio di Ahmat, Murtozà, visto che il fiume Oka era ormai gelato pensò bene di aggirare i guadi sotto controllo dei russi e ritornare a saccheggiare Alexin. Saputo di questo ulteriore attacco tataro e prevedendo una possibile continuazione dell’assalto verso Mosca, Giovanni mandò a spron battuto la cavalleria dei due Andrea (il Maggiore e il Minore). Murtozà non aspettò e fuggì via senza neppure voltarsi tanto che i russi trovarono ancora l’accampamento con le tende e il resto! Ahmat poi sul cammino verso casa fu assalito da un’armata di ribelli della parte di Orda distaccatasi da Sarai, l’Orda di Nogai, che lo aspettava e fu ucciso prima di arrivare sul Volga.

E questa fu l’ultima mossa tatara contro Mosca dalla parte dell’Orda d’Oro! L’oppressione sulle Terre Russe, il “giogo tataro” com’era stata definita dalle Cronache ecclesiastiche, era finita per sempre…

Per Giovanni però ci sono ancora i fratelli che arrivano sono ora pronti a ricominciare le liti e dunque… ancora trattative affinché si evitino scontri armati.

A questo punto benché ancora traballante la Moscovia, possiamo già cominciare a chiamarla così, ha ora una bella estensione! Per il destino assegnato a Giovanni di Sobiratel’ Rusi ossia Riunificatore della Rus’ mancano però ancora molti territori e specialmente nel sud. Teniamo presente che non siamo in un territorio solcato da antiche strade romane da rimettere in sesto né con grandi spazi liberi, salvo il paesaggio steppico lungo le rive del Mar Nero, e dunque le comunicazioni, sempre importanti, le garantiscono solo i fiumi purché siano liberi da presenze estranee o ostili. Questo è il problema più grosso che frulla nella testa di Giovanni quando in questi anni è impegnato, a ragione o perché sfidato dall’avversario, in guerre e campagne militari: Il controllo del Volga e del Don! Anzi! Con molta fortuna riuscirà a mantenere a lungo un esercito consistente ed efficiente evitando perdite di soldati e di armamenti inutili.

Nel 1482 firma un trattato di pace decennale coi Cavalieri Livonici e per ora in verità, a quel che sembra, la parte più importante che è stata inglobata (conquistata o riconquistata, a secondo dei punti di vista) resta sempre e soltanto Novgorod e i suoi Quinti. Altre porzioni di territorio non fanno ancora parte del suo dominio sebbene molto importanti e dunque occorre prenderseli… come l’udel di Tver che trovandosi fra Mosca e i Quinti novgorodesi costituisce quasi un’anomalia. Tver però ha una storia a sé per quanto riguarda i rapporti con Mosca e noi la condenseremo nelle poche righe che seguono.

Proprio dopo Novgorod, il principe locale Michele (già cognato di Giovanni!) rimasto vedovo, entra in trattative di matrimonio per sposare la nipote di Casimiro e nella stipula del contratto si dichiara la collaborazione reciproca fra i due principi, persino in caso di guerra! è una provocazione e Giovanni non può permettere un atto del genere e muove con un’armata verso Tver. Casimiro, come al solito, non manda alcun aiuto e Michele è costretto, suo malgrado, a riconoscere la sudditanza a Mosca. Queste ambiguità di Michele tuttavia causano una certa confusione fra i suoi bojari, i quali, sollecitati dagli inviti, quasi in massa lasciano il nord e si trasferiscono presso Giovanni! Il gioco però non è finito perché viene scoperta una lettera in cui Michele ancora una volta ha cercato l’alleanza con la Polonia. C’è un’unica mossa da fare: Catturare Michele o comunque liberarsi di lui! L’8 settembre 1486 Tver è assalita e data in parte alle fiamme mentre Michele riesce a fuggire in Lituania e non tornerà. La città viene affidata ad un namestnik moscovita e la storia di Tver indipendente finisce per sempre.

Nel 1484 muore sua madre e, come dice E. Pcelov, Giovanni finalmente ha “le mani libere”. Anche Andrea il Maggiore che aveva sempre obbedito alle indicazioni della defunta genitrice, persino controvoglia a favore del fratello maggiore, dopo il funerale si ritira rancoroso nella sua Uglic’ a pensare come prevalere sul dispotismo di Giovanni. Poi decide di trasferirsi anche lui definitivamente in Lituania, ma viene scoperto ed è invitato a Mosca a colloquio per mettere le cose in chiaro. è l’occasione buona per essere neutralizzato da suo fratello! è il 1491 quando, mentre i due sono lì a parlare, ecco entrare molti altri bojari e knjaz armati che circondano il malcapitato Andrea. Uno dei knjaz, Simone Rapolovskii, dichiara: «Sire Andrea figlio di Basilio! Sei in arresto per volere di Dio e per ordine del Sire Gran Principe di tutta la Rus’, fratello tuo maggiore!». Possiamo immaginarci la sorpresa di Andrea, ma anche quella del Metropolita che subito dopo viene a sapere della tragica misura. Giovanni spiega la sua posizione intransigente al prelato con poche parole: «Se non l’arrestassi, dovrei lasciarlo libero di ordire trame contro di me e ciò vorrebbe dire scontrarsi e ucciderlo. Arrestandolo invece, lo metto in condizione di non sbagliare e a me di non compiere un fratricidio di cui mi pentirei in ogni momento della mia vita!».

è probabile che di qui cominciassero i dissidi fra il Metropolita Geronzio e Giovanni III e che vedranno l’assenza del prelato dalla corte e invece la presenza più frequente dell’arcivescovo di Rostov-la-Grande mons. Basiano, in quanto già consigliere spirituale di Giovanni. Dobbiamo a questo punto fermarci un attimo sul ruolo delle gerarchie ecclesiastiche nella corte moscovita in quel periodo e aggiungere che Basiano, dopo la “vittoria” sull’Ugrà aveva scritto una lettera a Giovanni in cui (probabilmente meglio che in altri scritti) rispecchia il pensiero di tutta la Chiesa Russa sulle attività intraprese e sul comportamento del sovrano fino a quel momento.

è vero! Ormai Giovanni, a capo del nuovo etnos slavo-russo-moscovita, firma i documenti con il sigillo d’oro con l’aquila bicipite imperiale bizantina e con la dicitura: Ioànn Vasilèvic’ Velìkii Knjaz, Bozhièju Mìlostju Gospodàr’ vsejà Rùsi, ossia Giovanni figlio di Basilio Gran Principe, per grazia di Dio Signore di tutta la Rus’. Molti lo chiamano già Cesare (Zar’), benché ufficialmente questo titolo ancora non gli sia stato ancora “legittimamente assegnato”! Si comporta però da sovrano cristiano”? E che significa comportarsi cristianamente in questa epoca tardomedievale e in questa parte d’Europa? Lo storico V. I. Bol’sciakov dice lapidario (v. bibliografia): «L’Imperatore autocrate non deve riflettere i voleri del popolo soggetto, ma soltanto la visione del mondo slavo-ortodossa e di conseguenza personifica l’Alto Potere che ha creato lo stesso alto ideale di Sovrano. Il popolo sottoponendosi ai dettami dell’autocrate cerca (e trova) l’effetto della Provvidenza Divina. Senza avere questa unità di ideali morali cristiani fra sovrano e popolo non ci può essere una monarchia autocratica». In altre parole il sovrano è legittimato a governare solo se il suo comportamento ha l’approvazione degli interpreti della Provvidenza Divina: la Chiesa! Nella lettera di Monsignor Basiano (Rylo) dunque troviamo questi elementi. C’è un alto apprezzamento del comportamento di Giovanni junior pronto a rinunciare alla sua vita pur di compiere la sua missione di combattere l’infedele! C’è il biasimo invece per Giovanni senior che va alla trattativa con l’infedele pur di conservare la sua vita e il suo potere che appartengono soltanto a Dio. Non è un biasimo diretto, attenzione! Il testo della lettera dice che Giovanni ha ascoltato voci di persone e consiglieri interessati e prezzolati, voci infide e malvagie… proprio come gli stessi musulmani (besermeny in russo in cui la prima parte della parola bes- indica il diavolo!). è possibile che un sovrano cristiano, difensore della fede greca, si metta allo stesso tavolo a discutere con un eretico e blasfemo da pari a pari? Assolutamente no! E addirittura nel testo traspare una domanda imbarazzante, benché non espressa con chiarezza: Perché hai fatto rifugiare tua moglie e il piccolo Basilio lontano al nord con tutta la cassa? Vuol dire che, se l’impresa guerresca contro Ahmat fosse andata male, eri pronto a fondarti un altro stato e rinunciare alla santità di Mosca? E infine c’è la più grande offesa che un prelato possa fare al sovrano combattente e che prevede un pentimento profondo da parte dell’offeso perché ha sbagliato! Se mi avessi affidato il comando delle armate, a me uomo di chiesa incompetente nelle arti militari, avrei saputo ben io condurre alla vittoria perché interprete di Dio! Basiano è molto vecchio e nessuno può contraddirlo, benché poi traspare il fatto che lo stesso arcivescovo non sapeva neppure lui come erano andate esattamente le cose sull’Ugrà! Invece si vede che va maturando l’idea che il sovrano è assoluto, solo se è sempre in contatto col dio cristiano! Se ciò non si verificasse, non potrebbe governare e, figuriamoci poi!, dirsi Imperatore!

Zoe-Sofia gli aveva dato già nel primo anno di matrimonio un figlio a nome Basilio e poi in seguito anche altri figli e figlie. Giovanni junior, l’altro figlio avuto dalla prima moglie, aveva sposato molto opportunamente Elena figlia di Stefano il Grande di Valacchia, un principato nato dalle lotte dei moldavi contro la Rus’ di Galic’ di Volynia e la Polonia, ed aveva avuto un figlio di nome Demetrio. Secondo la regola della primogenitura (che ormai da anni si cerca di imporre nella successione al trono moscovita) sarebbe Giovanni junior a dover succedere al padre.

Intorno agli anni ’90 Giovanni junior si ammala. Zoe si preoccupa di far venire da Venezia un medico sopraffino chiamato Leone il Giudeo il quale sottopone il principe alle sue cure speciali. Purtroppo il principe muore e presto si crea la diceria che Zoe, complice il medico, abbia avvelenato e condotto alla morte il successore al trono per favorire il proprio figlio Basilio! A questo punto il problema della discendenza diventa davvero grosso. 

Secondo lo storico M. Pokrovskii la Rus’ di Mosca, così come cominciò a crescere e a crearsi con tutta una serie di falsificazioni riguardo al destino della città per il riscatto della Terra Russa dal giogo tataro, fu una vera e propria invenzione del Metropolita Pietro quando costui decise di mettersi sotto la protezione del Principe di Mosca e contro il Principe di Tver’ che pretendeva la supremazia sulla Bassa del Volga. Questo modo di vedere però pone l’origine del problema troppo indietro nel tempo ossia quando Mosca ancora faceva parte di un sistema di udel che cercavano di sopravvivere alla pressione economica dei Tatari di Sarai e non era neppure il più importante! A nostro avviso invece è l’arrivo di Zoe Paleologo che dà la svolta.

Questo personaggio in sé è ambiguo. La famiglia di Tommaso di Mistrà si era ormai impoverita, senza le prebende che riceveva prima che tutto cadesse in mano ai Turchi e nel Monferrato era ben nota per la superbia e per i pochi mezzi finanziari. Dai documenti risulta essere già stata sposata con un membro dei principi Caracciolo e che ne fosse poi rimasta vedova, senza figli e senza mezzi. Quindi Zoe, quando si presentò l’occasione di poter diventare la sposa di uno sovrano, sebbene sapesse di lasciare un mondo, com’era la corte papale, tutto sfavillante di ricchezza ed ostentazione e di andare a finire in un angolo sconosciuto dell’estrema Europa, ne fu oltremodo soddisfatta. è naturale perciò che, come conseguenza della caduta di Costantinopoli e del desiderio della famiglia Paleologo di cercare di ripristinare ovunque potesse essere conveniente l’antico impero, trova nel matrimonio di Zoe tutte le speranze per ritornare agli antichi splendori. Inoltre il ritratto di lei portato da Gislardi a Giovanni fu fatto secondo le regole rinascimentali della pittura italiana: Far sembrare bello quello che non lo è, specialmente poi nel caso di un ritratto di una persona altolocata! Insomma Zoe non era la bellezza che le Cronache Russe sembrano dipingere e neppure la ricostruzione fatta dal grande antropologo M. Gherasimov sulla base del teschio della sua tomba ci restituisce delle sembianze attraenti! E la teoria di Cipriano sulla Terza Roma? Probabilmente sogni nel cassetto di un grande idealista diventata ideologia di stato…

Noi pensiamo che la presenza altezzosa e l’ambizione di Zoe Paleologo a Mosca ebbe un grande ruolo politico nel costruire l’idea che Giovanni e i suoi successori sarebbero stati in grado di ricostituire l’Impero Romano Cristiano universale. In Zoe Paleologo si era raccolta anche la speranza di riscatto dell’élite romea di Costantinopoli in parte trasferita in Italia e, a nostro avviso, persino il matrimonio di Giovanni junior con Stefano il Grande di Valacchia va visto in questa ottica: Un possibile accerchiamento della potenza turca oppure una spina nel fianco all’invadente Polonia, ma sempre in funzione di una eventuale riconquista della città sul Bosforo. Se al principio Zoe chiamò presso di sé i fratelli e qualche altro personaggio greco, è pure certo che trattava coi Veneziani come se fossero ancora dei sudditi dell’Impero. L’ambasciatore Morosini, la chiama despinà ossia il greco, despinì, per “signora e sovrana”. Disprezzava gli infedeli fossero Tatari o altro e non vedeva di buon occhio le frequentazioni di costoro a corte e forse credeva anche nella leggenda della fine del mondo che, secondo i calcoli antichi, si stava avvicinando e perciò non c’era più tempo per le mezze misure: Occorreva ripristinare l’Impero prima che Cristo ritornasse sulla Terra per essere ospitato nella più grande chiesa cristiana del mondo e non nella piccola e povera Cattedrale dell’Assunzione! Anche l’attesa del Giorno del Giudizio diventava un ottimo motivo per ricorrere al veleno… o no?

Questa, della fine del mondo, è una questione curiosa che aveva cominciato a circolare negli ambienti russo-ortodossi da qualche anno ormai e alla quale è bene accennare brevemente. Nella Chiesa Ortodossa erano state composte secondo la tradizione le tabelle che calcolavano i cosiddetti Paschalia ossia le date della Pasqua anno per anno e questi calcoli, sicuramente per ragioni pratiche, terminavano nell’anno 7000 dalla Creazione del Mondo secondo il computo ortodosso, anno che, secondo invece il computo della Chiesa Latina, corrispondeva al 1492 d.C. (dopo la Nascita di Cristo)!! Rifacendosi alle scritture e all’Apocalissi di San Giovanni, si ricordava che prima del grande giorno del Giudizio Finale ci sarebbero stati dei segni nel cielo e sulla terra e che chi li avesse riconosciuti e fosse ricorso quindi al pentimento per i propri peccati, avrebbe poi goduto del perdono del Signore e sarebbe stato mandato in Paradiso. Quest’anno era dunque molto prossimo… A comprovare questo sentimento di paura della fine si erano viste comete e c’erano stati terremoti (evento abbastanza raro nella Pianura Russa), inondazioni ed incendi e il ritorno della peste. Sul lago Njero di Rostov, addirittura, c’era stata la tenebra per ben tre giorni e poi si era sentito uno strano boato prima che tornasse a splendere il sole! Insomma tutto sembrava annunciare il Giudizio Finale! Uno dei segni preannunciati dall’Apocalissi era l’apparizione sulla Terra dell’Anticristo e non era proprio Giovanni III con le sue posizioni estreme e l’uso continuo del boia sulla Piazza del Mercato (oggi Piazza Rossa) il male in persona?

Per questi motivi, man mano che il 1492 si avvicinava, successe di tutto. I preti abbandonavano il loro comportamento pio e si davano al divertimento più sfrenato. I laici costruivano una chiesa dopo l’altra per comprarsi un posticino in Paradiso o salvare l’anima attraverso la preghiera dalla morte sicura del corpo. Insomma ci fu una tremenda confusione. Il nuovo Metropolita Teodosio, da santo uomo che era, decise di abbandonare il suo incarico e si dedicò a rimettere ordine e fiducia visitando monasteri e chiese. Dopodichè si rinchiuse in una cella del Monastero dei Miracoli dove visse gli ultimi anni della sua vita… servendo un lebbroso!

Quando la fine del mondo non ebbe luogo, si ritornò alla realtà e intorno a Zoe si formò un partito “greco” che vede in lei e nei suoi figli i veri successori sul trono di Mosca perché essi soli, per sangue, possono pretendere il titolo di Cesare! E se le circostanze non fossero favorevoli? Allora la soluzione è andarsene a nord dov’è sua sorella e di lì abbattere il potere di Giovanni, alleandosi con tutti i nemici che ormai si ritrova! Zoe però non ha fortuna e la congiura e i piani vengono scoperti! Apriti cielo! è subito messa agli arresti domiciliari, Basilio scaraventato in prigione e i loro complici giustiziati senza appello immediatamente. Non solo! Per eliminare qualsiasi altra tentazione il 4 febbraio 1498, quando ormai di fine del mondo non si parla più, con una cerimonia solenne Demetrio figlio del fu Giovanni junior, è proclamato successore di suo padre (non appena questo morirà) e cioè Gran Principe di Mosca e di Vladimir e incoronato dalle mani del Metropolita con la famosa corona moscovita, ossia il berretto cosiddetto di Vladimiro Monomaco (sciapka Monomaha)!

Il tarlo “imperiale” però probabilmente è ancora vivo nella testa di Giovanni III perché sente che solo la dignità di Imperatore coronerebbe nel modo giusto tutti gli sforzi della sua vita. Nel 1489 c’era stata una proposta da parte dell’Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico Federico III in cui l’Ambasciatore Nicholas Poppel aveva offerto la corona reale a Giovanni III e l’incoronazione diretta dalle mani dell’Imperatore in persona che però era stata orgogliosamente respinta in quanto prevedeva una soggezione al Papa di Roma o all’autorità imperiale. A questo proposito è bene sottolineare che le ambasciate dell’Imperatore Germanico furono più di una e tutte erano intese a tentare di capire chi fosse questo nuovo soggetto politico di cui si parlava in ambiente polacco e lituano e come fosse o apparisse questo immenso reame dell’Oriente Europeo.

Se Giovanni con parole chiare e sdegnose respinge l’offerta dell’Imperatore, allora chi può consacrare la sua quasi sicura dignità imperiale? Il suo Metropolita forse ne ha la facoltà? Alla fine a Mosca manca un Patriarca…

M. Pokrovskii scrive ancora: «…quando nel XIV-XV sec. gli imperatori di Costantinopoli, pressati dai turchi, si rivolsero all’Occidente in cerca d’aiuto, e in particolare al Papa dal quale si aspettavano l’organizzazione di una crociata contro questi turchi, il loro modo di fare per i “sudditi (nel senso religioso e culturale, n.d.A.)” sembrò estremamente incerto. Inoltre quando nel Concilio di Firenze del 1439 l’Imperatore (ossia lo zio di Zoe) e il Patriarca furono costretti , dopo la promessa dell’aiuto militare, a sottoscrivere l’unione con la Chiesa Latina, e quando 15 anni dopo Costantinopoli fu presa dai Turchi, il senso di quella firma e la necessità di continuare ad avere delle relazioni con quella Chiesa per gli ecclesiastici russi giustificarono quanto successivamente il Metropolita Filippo scrisse ai novgorodesi (1471)…», e cioè che, se fino a quel momento la Chiesa Costantinopolitana aveva illuminato ”come un sole” la Terra Russa, proprio per il fatto che il Patriarca Giuseppe aveva firmato l’unione “per soldi” (zolota radi in russo), con questo atto maledetto la sua vita era finita e anche quella di Costantinopoli e per questo la città non aveva avuto più la protezione divina ed era caduta in mano agli infedeli! Quindi da questo Patriarca e dai suoi successori non può discendere alcuna autorità imperiale! Una Terza Roma come è il destino di Mosca però deve avere il suo imperatore e il rappresentante di Cristo che lo unge! Come fare però se manca il prelato “giusto” al fianco di Giovanni III, se il Metropolita non ha mai ricevuto l’imposizione delle mani e non c’è un altro Patriarca disponibile? La questione di conseguenza rimane concettualmente ancora irrisolta…

A parte ciò Giovanni continua a tessere tutta una rete di alleanze e di rapporti politici e commerciali, sempre in veste imperiale. Questo occorre dirlo!

Nel 1493 stipula un accordo con la Danimarca ai danni dell’Hansa e dei Cavalieri allo scopo di governare senza intoppi il traffico lungo il Baltico e nel 1496 manda un ambasciata sul Bosforo a Bajazid II affinché si facilitino le comunicazioni lungo il Mar Nero e sul Danubio. Questi traffici sono vitali per Mosca…

Nel 1495 sua figlia Elena (avuta da Zoe) va in sposa al successore di Casimiro al Granducato di Lituania, Alessandro (Olelko, padre di quel Michele che abbiamo già incontrato a Novgorod)…

Non appena nel 1499 gli servirà suo figlio Basilio, Giovanni lo libera e lo proclama Gran Principe di Novgorod e Pskov e, importantissimo!, successore al trono moscovita (!!). In realtà c’è stato un ricatto verso Zoe che pure è stata liberata: Convincere Basilio a sposare Elisabetta la figlia del Re di Danimarca Giovanni (Hans) perché gli serve l’alleanza più stretta di questo regno baltico. La povera donna finirà poi rinchiusa in un monastero dopo che non è riuscita a dare neppure un erede a Basilio, diventato il nuovo sovrano di Mosca.

E il figlio Demetrio? Dopo qualche anno di liti sarà destituito, imprigionato con sua madre Elena che morirà in carcere, mentre Demetrio sarà ucciso nel 1509… forse su ordine di Basilio!

Prima di andare avanti nel nostro racconto diciamo ancora qualcosa sulla città. Questa come qualsiasi altra grande capitale di uno stato estesissimo, e dunque diventata importante dal punto di vista culturale e politico, raccolse intorno ad essa tutta una serie di leggende in merito alla sua apparizione sul palcoscenico della storia che noi qui tralasceremo perché al contrario il nostro scopo è di cercare di scoprire come mai sopravanzò ad esempio Rostov sul lago Njero, molto più antica, o Vladimir-sulla-Kljazma, che già era capitale della regione tutt’intorno. Il punto di vista, secondo noi il più ingenuo, è quello in cui si vede questa città col suo territorio immediatamente limitrofo giusto all’incrocio di due correnti di traffico fluviali e, per questa sua fortunata geografia, irrimediabilmente destinata ad un ruolo politico più importante! In realtà, a parte l’accumulazione di ricchezze che si ebbe durante il periodo di Giovanni il Borsello, Mosca si afferma sempre più… in conseguenza dell’incertezza politica della repubblica del nord, Novgorod-la-Grande, che rinuncia a scegliere di essere il centro della nuova Rus’. Quasi come era accaduto per Kiev secoli prima sotto Jaroslav il Saggio!

Questa grande potenzialità culturale ed economica concentrata in quella repubblica, impressionò talmente Giovanni III che, non appena se la vide incorporata nel suo dominio, decise di fagocitarla letteralmente per riempire il ventre della sua Mosca. Ciò facendo però perse un treno: La rinascita tecnologica e scientifica occidentale che col Rinascimento e le grandi scoperte geografiche dà lo slancio all’Europa e agli altri stati europei a porsi in lizza per diventare i protagonisti del sec. XVI! Si sta superando l’oppressione ideologica del Papato Romano e i bisogni che creano la domanda commerciale stanno cambiando. La domanda per le merci di lusso “russe” ci sarà ancora, ma sarà accompagnata dal risveglio dell’artigianato occidentale che provocherà una domanda di materie prime molto diverse da quelle esportate finora e dunque anche la diversificazione delle forniture e dei luoghi di rifornimento. Insomma l’industrializzazione sta compiendo i primi passi escludendo dai propri successi quei paesi che non si sono accorti “in tempo” dei mutamenti in atto. Fu un errore pertanto distruggere il sistema novgorodese di produzione! Questo sistema era passibile di evolvere e di modernizzarsi e invece Giovanni abbagliato dall’ambizione lo eliminò!

è anche probabile che furono proprio le carte sequestrate ai tribunali ecclesiastici di Novgorod a suggerirgli nel 1497 (dopo un lungo lavoro di selezione e raccolta) di stendere il Sudebnik (un codice penale vero e proprio) insieme ai suoi figli e ai suoi bojari che doveva valere per tutto lo stato moscovita. 

Intanto nell’aprile del 1503 intanto scompare Zoe Paleologo mentre nel luglio lo stesso Giovanni è colpito da un ictus che pone in forse le sue facoltà mentali. Ciononostante riesce a fare un altro passo nel senso del cambiamento e dell’accentramento del potere prima di perdere completamente il senno: Nell’agosto indice un Sinodo il cui ordine del giorno era… la revisione del regime di proprietà della terra e dei villaggi della Chiesa! Lo scopo è chiaro! Le casse principesche hanno bisogno di denaro e la Chiesa Russa ne ha accumulato tantissimo e perciò sarebbe bene fare un prelievo abbastanza sostanzioso onde non lasciare spazio ad eventuali ricatti economici nemmeno a quest’ordine di persone. In questo “doloroso” processo Giovanni si trova accanto come alleato un santo uomo lontanissimo dalle cose della vita reale e assorbito nel suo misticismo: san Nilo Sorskii! Purtroppo non possiamo fermarci su quest’argomento perché la nostra storia sta per finire e quindi lasciamo il nostro lettore con queste poche riflessioni e notizie.

Perché sta per finire? Perché la malattia di Giovanni III progredisce e gli impedisce sempre di più una partecipazione attiva alle cose del governo. Secondo quanto le Cronache raccontano, deve essersi trattato di ergotismo perché prima gli cade una mano e poi una gamba e infine perde anche la vista di uno degli occhi… Nel testamento spirituale che riesce però a correggere rispetto a quello che aveva messo insieme anteriormente, il tarlo imperiale ormai è scomparso. E non solo! In questo testamento divide il territorio ormai moscovita in vari pezzi: Il suo successore è Basilio con giurisdizione su Mosca, Tver e Novgorod. Ai figli Giorgio, Simone, Andrea e Demetrio (da non confondere con il nipote omonimo rinchiuso in carcere) altri centri minori. Come si vede, c’è qualcosa che non va in questa ridistribuzione dell’eredità perché si smembra di nuovo ciò che si era messo insieme, almeno sulla carta…

Intanto Giovanni nelle condizioni in cui si trova non partecipa nemmeno alle discussioni del Sinodo e, siccome uno degli argomenti è proprio la difesa della Chiesa Russa dalle eresie che si sono diffuse dal nord probabilmente arrivate dal nord coi numerosi novgorodesi trasferiti a Mosca. Già nel 1490 furono prese le prime misure contro di loro a Novgorod, ma ora che la Chiesa ha mano più libera in questo Sinodo in cui Giovanni è impedito a partecipare attivamente le condanne a morte cominciano a fioccare. Soprattutto, a quel che sembra, questi “eretici” (che oggi chiameremmo meglio contestatori dal libero pensiero) erano protetti dalla stessa Elena figlia di Stefano il Grande di Valacchia. Per questo motivo madre e figlio erano ora in prigione e dunque queste persone, individuate e riconosciute, potevano ora essere condannate. Così in presenza di Giovanni, di suo figlio Basilio e del Metropolita Simone fu letta la funesta sentenza emessa dal Sinodo. Molti furono condannati al rogo nella Piazza del Mercato, ad altri fu tagliata la lingua, altri messi semplicemente in carcere e i “recuperabili” rinchiusi in vari monasteri!

L’anno seguente Basilio festeggia il suo fidanzamento con Salomonia, la figlia del bojaro moscovita Giorgio figlio di Costantino Saburov in presenza di suo padre il quale però il 27 ottobre, rimasto un eterno aspirante alla dignità di Imperatore del Sacro Romano Impero Russo, muore…

           

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©2007 Aldo C. Marturano

  


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