Tamara
Ferrari |
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La spada nella roccia? Un
mistero
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Maurizio
Calì: Fateci scavare, lo risolveremo
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«Basterebbero degli scavi per risolvere il mistero. Invece, per una serie di problemi burocratici i lavori sono fermi da
anni». Maurizio Calì, lo "scopritore" della spada nella roccia situata nella Rotonda di Montesiepi a Chiusdino, in provincia di Siena, non ha dubbi:
«Il giallo potrebbe essere risolto». Ma a Tgcom spiega:
«Purtroppo i lavori sono fermi. E io ho ormai perso le
speranze».
Una spada nella roccia del XII secolo. Proprio come quella di cui parla la leggenda di re Artù. Solo che non si trova in Inghilterra, ma in Italia. E a metterla dov'è non sarebbe stato il mago Merlino, ma un cavaliere divenuto santo: Galgano Guidotti da Chiusdino, un giovane scapestrato vissuto nel XII secolo, che a 33 anni, dopo una visione, decise di farsi cavaliere e, poco dopo, avuta un'altra visione divenne eremita in una capanna situata non lontano dal suo paese natale. Qui, secondo la leggenda popolare, in segno di rinuncia alla violenza e in onore a Cristo, avrebbe miracolosamente conficcato una spada nel terreno, che in seguito avrebbe adorato come se fosse una croce.
«Quella spada è ancora lì - dice Maurizio Calì -, ma è circondata da un ampio mistero che ancora deve essere parzialmente svelato. Qualche anno fa sono stati effettuati accertamenti sull'arma e sulla Rotonda. E' stato accertato che la spada è quasi al 100 per cento di epoca medievale, però potrebbe essere del 1100 come del 1200. Un elemento quest'ultimo molto importante, se si considera che San Galgano morì nel 1180. Sul posto in cui sorgeva la spada si trasferirono poi i monaci cistercensi, che all'epoca si stavano espandendo in tutta Europa. Questi ultimi, dapprima si sistemarono nella Rotonda e nel 1218 costruirono la vicina
Abbazia». Secondo alcuni, potrebbero essere stati gli stessi monaci cistercensi a mettere la spada nella Rotonda e, quindi, la presenza di quest'ultima nella roccia non sarebbe affatto frutto di un "miracolo".
«Anche la figura di San Galgano è avvolta nella leggenda - continua Calì - . Mentre delle vicende dei Cistercensi, dalla costruzione dell'Abbazia in poi, si sa quasi tutto grazie alla documentazione lasciata dagli stessi monaci, di lui si sa pochissimo. Persino il suo corpo è sparito. Esiste soltanto una testa, conservata in una chiesa di un paese vicino a Chiusdino, che risale al XII secolo e che si dice sia la sua. Per il resto, tutto ciò che riguarda la sua vita è contenuto in biografie molto successive alla sua scomparsa, di cui però non esistono gli
originali».
Secondo una tradizione, il corpo del Santo sarebbe stato sepolto, alla sua morte, vicino alla spada.
«Una prospezione effettuata nella Rotonda con un georadar nel 2001 - spiega Maurizio Calì - ha evidenziato nel sottosuolo, a due metri di profondità, una forma rettangolare di un metro per due a ridosso della parete sinistra. Potrebbe trattarsi di una tomba, magari proprio quella del Santo. Ma questo è impossibile verificarlo senza scavare, e al momento, a causa di beghe burocratiche relative alle competenze specifiche di Curia e Soprintendenza ai Beni culturali, non si può farlo. Certo è che se davvero nel sottosuolo si trovasse un sarcofago, basterebbe poco per risolvere il mistero su San Galgano: se nella tomba ci fosse un corpo senza testa, sarebbe quasi certamente il suo. Gli esami del Dna sui resti, comparati con quelli effettuati sulla testa, potrebbero poi dissolvere ogni
dubbio».
«Sarebbe interessante anche - presegue Calì - cercare di capire la datazione precisa dell'edificio in cui è conservata la spada. Così come accurati esami metallografici potrebbero svelare se la spada è stata forgiata in loco oppure arrivata dall'estero. Il problema, però, è che ci sono troppe difficoltà burocratiche per effettuare tutti questi esami. E io, dopo tanti anni, sono
esausto».
«Sarei felice - conclude Maurizio Calì - se le ricerche riprendessero. Con il gruppo di lavoro che aveva effettuato i primi studi sulla spada nel 2001 avevamo persino trovato una società disposta a scavare nella Rotonda gratuitamente. Ma la sensazione è che non sia possibile ottenere i permessi necessari. Ci sono troppe circostanze negative e noi non possiamo neanche insistere, anche perché non ne abbiamo nessun diritto. Non spetta a noi decidere di fare i lavori. Anche se devo dire che a me farebbe piacere se si facesse comunque chiarezza sul mistero, magari anche lasciando lavorare sul posto altri esperti. Ma ormai ho perso quasi tutte le speranze che ciò avvenga e temo che, per quanto riguarda tutta questa vicenda, dovrò tenermi tutte le mie domande e i miei
dubbi».
Tamara
Ferrari
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