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IL CENTRO STUDI "GIUSEPPE MARTELLA" DI PESCHICI

TERESA MARIA RAUZINO E GIUSEPPE LAGANELLA (a cura di), Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari,  edizioni Cannarsa, Vasto 2003.

Terzo volume de I luoghi della memoria del Centro Studi "Giuseppe Martella"

LA PRESENTAZIONE:
Ischitella, sagrato della chiesa di Sant'Eustachio, 2 agosto 2003. Interventi di Vincenzo Basile (sindaco di Ischitella), Antonio Mazzamurro (presidente Comunità Montana del Gargano), Liana Bertoldi Lenoci, Raffaele Licinio.

Liana bertoldi lenoci

 

Origini e storia di Ischitella e del Varano

 

Dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

 

  


Scrivere la storia di un luogo è sempre cosa meritevole ed utile, soprattutto in territori emarginati dalla grande storia, come Ischitella e Varano, riscoperti solo di recente dal turismo, sovente distruttivo. Eppure, chi ha voluto scavare nel tempo, nello spazio e, soprattutto, nelle fonti ha trovato un percorso molto chiaro, forse facile, perché è il più documentato, la storia dei notabili, e lo ha scelto. Questo percorso ha, però, una introduzione che racconta una storia più antica.

L'antichità degli insediamenti umani sul Gargano è stata privilegiata da studi archeologici, che rivelano presenze sia sulle zone costiere che nell'interno e da successivi trasferimenti di sedi rivenienti inizialmente da modifiche dell'ambiente. Modifiche che l'uomo dell'epoca non aveva le tecnologie sufficienti per volgere in suo favore. La presenza delle paludi, che portano la malaria, la morìa di uomini e di animali hanno, per esempio, determinato spostamenti che solo in un secondo momento, molto più tardi, saranno causati da incursioni di popolazioni ostili, esterne al promontorio, di qualsiasi provenienza esse fossero. 

Le elaborazioni scientifiche presentate ai convegni mirati di San Severo e le pubblicazioni, di vecchia data e più recenti, su questi argomenti, hanno consentito una prima verifica sul territorio di Ischitella-Varano.

GIUSEPPE LAGANELLA, spigolando tra gli studi effettuati nel passato sui reperti archeologici e, in particolare, sulle selci lavorate, nonché sulle testimonianze architettoniche (pareti, pavimenti e mosaici) e sulle testimonianze di scrittori classici e più recenti, dopo aver testimoniato a favore di insediamenti umani, solleva la questione sul dove sorgesse l'antico insediamento di Uria. Le teorie, pro o contro il luogo, sono fiorite in passato e continueranno a fiorire se, come auspica l'Autore, quanto finora reperito non sarà catalogato e raccolto in un museo (che ci auguriamo non rientri nel novero di quelli sempre chiusi perché non agibili, vero scandalo nazionale).

Laganella suggerisce che, per saperne di più, sarebbe necessario avviare una campagna di scavi nuova e completa. Ci auguriamo ancora, e vivamente, che ciò possa avvenire al più presto, anche se non crediamo affatto in questo miracolo peri soliti motivi noti a tutti. Più fortuna possono avere le testimonianze tardo-antiche che documentano, secondo GIUSEPPE DI PERNA, gli aspetti del Gargano nell'alto medioevo e la fondazione di Varano ed Ischitella. 

L'Autore, partendo dall'età imperiale, snoda un percorso costruito sulla realtà geofisica dei luoghi e della loro rilevanza positiva sul piano economico, con le trasformazioni profonde che andarono a succedersi a seguito delle mutazioni politiche. Si parte, come è noto, dal latifondo romano, per giungere alle farre o fare longobarde e poi ai borghi fortificati che passeranno attraverso l'esperienza saracena e slava, come avverrà su tutte le coste del Sud-Adriatico. Ischitella rientra in questi insediamenti tormentati dalla storia violenta dell'epoca, assieme a Varano. 

Una storia che PASQUALE CORSI ritiene sia ancora tutta da scrivere e che assume una sua fisionomia durante il periodo della dominazione longobarda, durante la quale gli insediamenti monastici ebbero, per numero e per qualità, un ruolo fondamentale per la vita del Promontorio Garganico e dei vari insediamenti, oggi cittadine come Ischitella. Poche sono le fonti attendibili che la riguardano, afferma lo studioso. Quelle poche disponibili consentono, tuttavia, di dipanare un percorso costruito quasi sul modello delle mollichine di Pollicino. Partiamo dal 1058 e, tappa dopo tappa, con spazi temporali diseguali e forme amministrative differenti, da un feudatario all'altro, si giunge alla fine dell'età moderna. Durante questo percorso, si può anche evidenziare come le forze laiche ed ecclesiastiche, all'unisono, abbiano concorso alla strutturazione della cittadina di Ischitella. 

Le relazioni di Lucia Lopriore, di Teresa Maria Rauzino e di Nazario Barone costruiscono l'albero genealogico dei feudatari che ebbero in proprietà il feudo di Ischitella e Varano con i territori di pertinenza, di volta in volta, per munificenza reale, per eredità, per dote e per quant'altro. Un percorso interessante, anche se a senso unico: la storia di quelle categorie di potenti, nella maggior parte dei casi provenienti dalla categoria mercantile o da quella militare (nobile non nasce nessuno) che, grazie al peso del loro denaro, prezioso per le casse reali, ottengono titoli, cariche di prestigio, terre e domini anche lontani, se non lontanissimi, dalle loro residenze abituali. Assistiamo ad una politica matrimoniale che tende a rafforzare le posizioni acquisite con alleanze di potere sempre utili e sempre più forti. è un lungo e tortuoso labirinto di nomi, date, matrimoni, nascite e morti di eredi, estinzioni di casati e sostituzioni di padroni, dei quali sappiamo abbastanza poco.

Emblematico di questo tipo di indagine e prezioso per la meticolosa descrizione di nascite, matrimoni, alleanze politiche laiche ed ecclesiastiche che spaziano da Roma a Venezia; da Venezia a Roma fino a Madrid e ritorno, lo studio di LUCIA LOPRIORE sui de' Sangro di Vietri. Concretizzando un albero genealogico, descrive minuziosamente il sontuoso palazzo napoletano dei de' Sangro, che ancora oggi mantiene il suo splendore nonostante gli smembramenti e i rifacimenti susseguitisi fino ai tempi recenti. Niente, come un sontuoso palazzo, era ed è lo status symbol di un nobile nella capitale del Viceregno. La piccola Ischitella, portata in dote da una giovane fanciulla, si aggrega al carro dei vincenti dell'epoca e condivide la loro gloria.

La realtà nobiliare di Ischitella prosegue nell'ampio ed articolato studio di TERESA MARIA RAUZINO, che produce una rassegna dei vari feudatari, allargando il panorama ai luoghi e ai rapporti sociali. Secondo le cronache del Giustiniani, il territorio di Ischitella è descritto come idilliaco. Diversamente la pensa il Manicone che, attento studioso di fisica, guarda la natura con occhi disincantati e, pensando alla malaria e a tutte le malattie dei poveri, considera i luoghi negativamente. Interessante ed importante lo scontro tra i Turbolo e l'Università che si ribella ai soprusi ed esce vincitrice dallo scontro, anticipando i tempi nuovi che troveranno un loro compimento con la futura presenza francese.

L'obiettivo si restringe nel momento in cui lo studio si occupa specificatamente dei Pinto, della loro partenza dal Portogallo, perché probabilmente ebrei, e della loro scalata al prestigio e agli onori grazie al loro potere economico, che oscura l'ipotesi che siano o no dei convertiti. Importante il loro ruolo ad Ischitella con la costruzione di un Palazzo e di un Casino di Caccia progettato da Carlo Vanvitelli, opere di sicuro prestigio per i luoghi. La residenza di città è affiancata dalla cappella privata della famiglia, dedicata a San Michele, una chiesa che sarà poi ceduta all'Università desiderosa di trovare una degna sede al patrono Sant'Eustachio. 

Particolarmente interessante, se visto nell'ottica di un percorso storico-familiare, lo studio di NAZARIO BARONE su Francesco Pinto (1788-1875) e i suoi tempi. Il Principe vive in un periodo storico molto particolare per il regno di Napoli e, quasi segno di tempi nuovi, si denominerà solo Ischitella.. Padrone, meglio ex padrone e suddito, si uniscono in modo indissolubile in un solo nome. Fu sempre soldato e ricevette onorificenze sia dai napoleonici che dai Borbone per trascorrere la sua esistenza prima, per quindici anni, in esilio a Parigi, e concluderla morendo a Napoli, a Regno d'Italia ormai formato.

Personaggio discusso e criticato, Francesco Pinto ritenne opportuno scrivere le sue memorie, per difendersi dalle tante calunnie che gli venivano fatte. Le Mèmoires et souvenirs de ma vie, del 1864, firmate Ischitella, tradotte e commentate da MARIAGRAZIELLA BELLOLI, sembra siano più che altro da segnalare come documento di un'epoca. Ma raccontare memorie e ricordi di un soldato, che servì quattro re, non priva il lettore del piacere di scoprire da solo i piccoli segreti che questo tipo di documenti cela e che la grande storia non svela mai. Naturalmente, la grande storia consentirà di sovrapporvi queste Mémoires, fornendo quasi una piattaforma di base sulla quale innestare preziosi particolari, assolutamente inediti, che danno vita alla storia stessa. 

La morte di Francesco Pinto conclude il percorso in linea maschile di questa famiglia. Le sue proprietà entreranno, per matrimonio, a fare parte di quella dei de Vargas Machuca, come evidenziato dalla relazione LOPRIORE-RAUZINO che, partendo da un diploma del 12 luglio 1084, percorre le vicende della famiglia de Vargas fino alle soglie del ventesimo secolo. Vargas Machuca, come evidenziato dalla relazione Lopriore-Rauzino che, partendo da un diploma del 12 luglio 1084, percorre le vicende della famiglia de Vargas fino alle soglie del ventesimo secolo.

A Francesco Pinto, uomo di mondo, possiamo affiancare una piacevole figura di padrona allegra, con la sua corte di cicisbei, detta la pampinosa, tanto famosa da essere ricordata nel Decameron.. Feudatari famosi per i loro splendidi palazzi di Napoli, la cui bellezza fa la storia dell'urbanistica della capitale del regno. Feudatari famosi per occupare posizioni importanti come il de Vargas Machuca, che firmerà centinaia di regi assensi, prima del Re, presso la Camera di Santa Chiara a Napoli, dopo il 1741. Ci sono gli onnipresenti principi de' Sangro, i Pinto di origine portoghese, forse ebrei convertiti per salvare vita e ricchezze.

C'è Napoleone. Una lunga galleria di ricchi, la cui ricchezza si è lentamente costruita sullo sfruttamento di quei tanti poveri sconosciuti che firmeranno con il segno di croce lo statuto di una delle quattro confraternite presenti ad Ischitella. La loro presenza, per il secolo XVII, è documentata dalla visita pastorale ad Ischitella dell'Orsini, brevissimamente sintetizzata da GRAZIA SILVESTRI. Vi emerge la realtà devozionale ed assistenziale della cittadina. Una realtà nella quale i feudatari sono totalmente assenti, come risulta dagli statuti confraternali settecenteschi studiati dalla scrivente. Sono documenti che testimoniano una profonda religiosità, spirito di organizzazione e solidarietà di quelle persone lavoratrici, semplici, assolutamente non note o importanti le quali, nonostante il loro anonimato, il loro essere dei nessuno, hanno fatto veramente, con la loro faticosa operosità, la storia di Ischitella e di Varano. I cittadini di Ischitella, discendenti degli antichi confratelli, sono, infatti, ancora presenti in città, gli antichi feudatari non più. Di questi restano soltanto alcune tracce.

La relazione di GIANFRANCO PIEMONTESE, supportata da un ricco apparato iconografico, illustra con puntualità le tipologie architettoniche e il contesto territoriale in cui si collocano le prestigiose costruzioni, sia di tipo militare che di tipo residenziale-ricreativo, realizzate dai principi Pinto sul Gargano. 

Ci sembra che la giornata di studio organizzata per ricostruire una parte della storia di una microarea come la Terra di Ischitella e i successivi approfondimenti di altri studiosi, vadano valutati e considerati in questa chiave e gli atti qui pubblicati siano da leggere con molta attenzione per le molteplici sfaccettature che contengono, alle quali accennammo, scontornandole appena, molte delle quali necessitano di ulteriori approfondimenti, per non rimanere in parte inespresse.

 

Liana Bertoldi Lenoci

 
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da "La Grande Provincia", 2003

 

  

 

 

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