Era il giovedì Santo dell’anno 1307 quando i “crociati” chiamati da papa Clemente V misero fine all’avventura dolciniana sulla Parete Calva in Alta Val Sesia, portando a compimento uno degli episodi ereticali tra i più singolari del Medioevo ed unico nel suo genere, capace di richiamare uomini, donne e bambini, provenienti un po’ da ogni dove dall’Italia centro-settentrionale e dalla Toscana. La loro era una comunità di uomini liberi ed uguali, fondata sulla comunanza dei beni. Rifiutavano qualsiasi forma di gerarchia e anelavano ad una riforma, ma sarebbe più giusto dire rifondazione, della Chiesa dal basso per recuperarla ad un piano puramente spirituale. Privi di ogni logica conventuale, la “Chiesa” che professavano era una chiesa priva di ricchezze e potere, che sapeva parlare alla gente, esprimendosi in volgare e non in latino, priva di preclusioni, con forti contenuti sociali oltre che religiosi, come la negazione del giuramento feudale e del pagamento delle decime.
Il romanzo ci accompagna per mano in questo medioevo cristiano, a cavallo tra il Duecento e il Trecento, quando era facile incontrarsi con movimenti in rotta di collisione con la corruzione della Chiesa romana. Gli avvenimenti si svolgono tra Arezzo, Firenze, Parma e molte altre città emiliane, lombarde e piemontesi, abbracciando anche le fiere dello Champagne, nel nord della Francia, e la Provenza. Sono stati ricostruiti fatti e vicende realmente accadute, tentando di restituire una fisionomia reale sia alle istituzioni ecclesiastiche e civili che ai movimenti ereticali che hanno contraddistinto quegli anni.
I protagonisti, immaginari e reali, si muovono in questo contesto storico, tra eventi convulsi e straordinari, simboli e profezie, “signa” annuncianti la fine del mondo e la creazione di uno nuovo. Sono gli anni delle fazioni politiche, delle lotte senza quartiere tra guelfi e ghibellini, consumate tra vendette e faide feroci, delle battaglie di Montaperti e Campaldino. Ma sono anche gli anni della grande crisi della cristianità che, tra XIII e XIV secolo, divise l'ordine francescano tra conventuali e spirituali, gli anni di Bonifacio VIII, di Giotto, degli
Studia Generali e, soprattutto, della consacrazione definitiva di una nuova figura, quella del mercante, e quindi della società borghese.
Il romanzo contiene, come ogni buona storia che si rispetti, personaggi a tutto tondo, amori, tradimenti, guerra pace, odi e turbamenti. È l’epopea della battaglia di Campaldino, sabato di San Barnaba 11 giugno 1289, una delle più famosi e importanti fatti d'armi del medioevo italiano, carica di potenza evocativa, che ci introduce nel cuore del racconto. Descritto dalla parte del protagonista e voce narrante, Iacopo, comincia qui il cammino umano suo e dell’amico fraterno Giovanni, di professione mercanti in giro per terre e per mari, fino a quando non si imbattono, ma per meglio dire sbattono, nell’eresia dolciniana. Si trovano, così, coinvolti nell’avventura di Fra’ Dolcino da Novara, continuatore del messaggio apostolico e di giustizia sociale e cristiana di Gherardo Segalelli. Le vicissitudini della vita li portano in Alta Valsesia a combattere con ogni mezzo a fianco dell’eresiarca novarese quando papa Clemente V scatena loro addosso una vera e propria crociata. Dolcino, sconfitto, muore bruciato nel 1307, assieme alla sua compagna Margherita di Trento,
ma solo dopo una strenua resistenza. Iacopo e Giovanni si ritroveranno, così, fuggiaschi per fare ritorno alla loro città natale, Arezzo. Ma l’inquisizione incombe, forte è l’opera repressiva scatenata dalla Chiesa romana, decisa a chiudere la partita. Si abbatterà anche su di loro e solo Iacopo riuscirà a sopravviverle. Il sipario del racconto cala nel 1349, secondo anno della peste nera, quando Iacopo, vecchio e stanco, chiede alla morte di aspettare un attimo, un attimo ancora.
Nella narrazione si è voluto evitare stereotipi e cliché consolidati in una letteratura tradizionale non sempre attenta al contesto storico, spesso affezionata a rappresentazioni di un Medioevo fortemente
evocativo. Oltre i protagonisti che si muovono sulla scena e le vicende riportate, quello che spicca è l’uomo medievale, i suoni, i colori, gli odori della vita e delle strade di una qualunque città del Trecento. Dalle pagine del romanzo affiorano anche le credenze, i valori e i comportamenti degli uomini di quegli anni nei confronti del mondo che li circonda, naturale e soprannaturale, in un affresco vivente che racchiude in sé gli ambiti diversi, ma non divisi, del cavaliere, del monaco e del mercante, così come quelli del contadino e dell’intellettuale.
è
un uomo che ha bisogno di credere e vivere in maniera diversa, più sincera e profonda, la propria esperienza religiosa e spirituale. Consapevole che ciascuno è autore delle proprie scelte, saprà assumersi le sue responsabilità, ignorando, forse, che la stessa parola “eresia”, dal greco “airesis”, nel suo significato letterario, significa proprio questo. Un uomo che compie una scelta, dunque, ma anche un uomo che conosce valori umani: la storia narrata è una storia di amicizia, quella con la A maiuscola, dove non il proprio interesse ma l’altruismo e la generosità trionfano, come nei migliori romanzi.
Redazione
di Enigma Galgano (Maurizio Calì)
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