Per oltre otto secoli, dal 710 al 1492, tre culture – cristiana, islamica, ebraica – convissero in Spagna tra tensioni e scambi fecondi, incomprensioni e reciproci arricchimenti.
La storia narrata in questo libro non è solo quella di incontri o scontri tra religioni, bensì, soprattutto, quella di come si definirono le diverse identità della penisola iberica e di come tali identità guardarono a ciò che percepivano come diverso e insieme, inevitabilmente, prossimo.
La storia della diversità è molto più complessa di quanto non lascino intendere i luoghi comuni: l'idea di
reconquista, di scontro continuo e sanguinoso tra cristianità e islam, come pure l'immagine mitizzata di al-Andalus come miracoloso spazio del dialogo e dell'incontro tra le tre religioni non sono altro che una semplificazione, fatta ideologicamente e a posteriori, tra una molteplicità di punti dei vista possibili.
La ricostruzione dei complessi, fluidi e contradditori rapporti tra i fedeli delle tre grandi religioni è possibile solo all'interno di un racconto che interroghi con scrupolo e onestà opere letterarie, poesie, testi giuridici, storici e geografici. Anche dopo il 1492, quando fu conquistato l'ultimo baluardo islamico in Spagna e gli ebrei vennero cacciati, queste differenti identità – pur se ufficialmente scomparse – rimarranno nella memoria collettiva e istituzionale, in quelle parole ad esse legate che continueranno a far sentire la loro presenza, invisibile e ingombrante. Fino a un oggi in cui l'invenzione delle differenze è diventata, per la prima volta, una vera necessità culturale e politica.
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