Saverio Zuccarino |
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Gli
ebrei e la Puglia
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Un
antico rapporto
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Un importante contributo per far assumere sempre più alla Puglia il ruolo di "Porta da e per l'Oriente", è stato dato anche dalle comunità giudaiche di Palestina che, con i liberi commerci prima e le deportazioni forzate dopo, hanno popolato e arricchito la nostra regione per secoli. Infatti, per le sue caratteristiche geografiche naturali, la nostra Terra ha rappresentato per millenni l'approdo ideale di quanti, partiti dall'Oriente per motivi commerciali, militari o religiosi, volevano raggiungere l'Occidente. Il "tacco d'Italia" è divenuto in tal modo un insostituibile punto di riferimento baricentrico nell'ambito degli avvenimenti mediterranei, così come molte pagine di storia locale - forse poco conosciute dalla maggior parte dei pugliesi riportano ripetutamente.
Seguendo la disamina musiva pazientemente proposta in una interessante recente pubblicazione dal teologo e storico concittadino Michele
Loconsole [La Puglia e l'Oriente. Storia di una relazione inclusiva,
Levante Editore, Bari 2006], si possono prendere le mosse dall'età classica, durante la quale gli ebrei raggiungevano le nostre coste trasferendo dall'Oriente preziosi, mercanzie e derrate alimentari. Una prima fase di insediamento giudaico in Puglia si è registrata a partire da quanti, commerciando stabilmente con l'Occidente, hanno fondato pacifiche e laboriose comunità, ben inserite nel tessuto culturale e politico dell'Impero romano.
I giudei conobbero una fra le loro più grandi diaspore con l'avvento del cristianesimo; infatti, nel 70 d.C. Gerusalemme fu occupata da Tito e quasi naturalmente la Puglia fu di conseguenza la prima regione che gli oltre 90mila ebrei videro dopo l'amara deportazione dall'amata Giudea. I prigionieri di guerra, divenuti nel frattempo schiavi dell'Impero, vennero "dispersi" nelle varie cittadine pugliesi per rafforzare le legioni operaie volte alle costruzioni di strade, acquedotti e ponti. Le cittadine della nostra regione interessate furono innanzi tutto quelle frontaliere costiere quali: Manfredonia, Siponto, Bari, Trani, Barletta, Bisceglie, Molfetta, Brindisi, Otranto e Taranto; successivamente quelle ubicate più all'interno del territorio pugliese, come ad esempio Oria, Venosa, Gravina, Altamura, Andria, Bitonto, Monopoli, Cerignola, Troia, San Severo e Ascoli Satriano, per citare solo i più importanti insediamenti urbani pugliesi a titolo meramente esemplificativo e non di certo esaustivo.
In molti comuni di Puglia gli schiavi di Giudea incontrarono poi i loro correligionari, molti dei quali già divenuti ricchi mercanti e proprietari terrieri; quasi ovunque i potenti fratelli nella fede di "YHWH" (acronimo tetragramma volutamente impronunziabile quale identificativo del nome di Dio, che per gli ebrei è innominabile) li "acquistarono ed affrancarono", dando così loro libertà e protezione. L'incremento demografico e culturale che si registrò tra le comunità giudaiche di Puglia per tutto il Medioevo fu ridotto - e successivamente azzerato - da parte delle dominazioni angioine ed aragonesi che si alternarono all'epoca sul suolo pugliese.
Tra gli anni 132 e 135 d.C. a Gerusalemme si consumò la seconda rivolta giudaica, più cruenta e sanguinosa della prima, ma anche questa soffocata e sedata dalle temute legioni dell'Impero di Roma. A Brindisi, in quell'occasione, fu segnalata la presenza dei seguaci di uno dei maggiori protagonisti dell'indipendenza giudaica, Rabbì 'Achibà, braccio destro del più noto Bar Kochbà, capo della seconda rivolta in Terra di Giudea. Quest'episodio evidenzia sia la centralità delle comunità giudaiche di Puglia nell'ambito della reazione politica ebraica verso il potere imperiale romano, sia le intense relazioni che esistevano tra le comunità giudaiche pugliesi e quella di Eretz Israel già nel II secolo d.C.
Nel successivo IV secolo la comunità giudaica pugliese diviene poi sempre più numerosa e potente; infatti, è l'unica, in tutto l'Impero romano, ad opporsi con determinazione alla promulgazione della Costituzione di Onorio (398 d.C.), che prevedeva per gli ebrei la perdita di alcuni diritti, quali l'immunità degli obblighi curiali, concessa ai rabbini delle colonie giudaiche della diaspora da Costantino. L'imperatore fu pertanto costretto ad escludere dall'operatività del provvedimento legislativo in questione, l'intera seconda regione dell'Impero, costituita da "Puglia e Calabria", ottenendo in cambio che la rivolta terminasse.
L'antica presenza giudaica in Puglia è altresì documentata da un'importante e fededegna fonte ebraica databile al XI secolo, il cui autore è il colto cronista 'Achimaaz da Otranto. Secondo questo poeta idruntino la città di Oria avrebbe accolto i primi giudei che Tito deportò in Occidente, all'indomani della già ricordata distruzione di Gerusalemme. Nella cittadina brindisina sarebbero consequenzialmente nati i suoi antenati, grandi teologi, poeti e astrologi.
L'arte oratoria che 'Achimaaz acquisì dal suo maestro Ahron di Bagdad gli fu necessaria per salvare nel corso del IX secolo la stessa città di Oria dall'assedio del Sultano di Bari, Sawdan. L'imperatore Basilio I lo volle quindi nell'allora capitale dell'Impero per curare le sue figlie, cosa che l'astuto ebreo fece prontamente; quando però il Macedone volle premiarlo, l'ebreo chiese in cambio non un compenso in denaro, ma un accordo giuridico per assicurare protezione ai giudei di Oria. Il nobile gesto fu interpretato dai correligionari pugliesi con valenza di prefigurazione identificabile con la tipologia di "Salvatore", figura mitica e carismatica che è stata peraltro spesso riscontrata in molte altre fonti medievali rabbiniche in varie parti di tutta l'Europa.
Si giunge così, facendosi condurre dalla citata disamina di Loconsole, ad un successivo momento di passaggio nella storia locale regionale identificabile come "Gli ebrei e il Medio Evo in Puglia".
Come noto, con l'inizio del primo millennio dell'era cristiana incomincia la dominazione svevo-normanna nel territorio dell'Italia meridionale. Essi scendono in Italia dal Nord, dai Paesi d'oltralpe, conquistando prima la città di Aversa nel 1030 e successivamente, dopo dodici anni, quella di Melfi. Trascorso appena un secolo i nuovi signori del sud creeranno il loro Regno che prenderà il nome "di Sicilia", organizzato in forma di monarchia che durerà, seppure sotto diverse forme e con fasi alterne, per ben sette secoli.
La famiglia più potente dei normanni era quella degli Altavilla. Tancredi e i suoi due figli, Roberto il Guiscardo e Ruggero, saranno gli eredi di questo nuovo ad ambito dominio nell'Europa meridionale. A Roberto verrà affidato il ducato di Puglia e Calabria, con molta probabilità anche con il velato consenso del pontefice Nicolò II, affinché i territori meridionali fossero tolti ai bizantini. A Ruggero fu dato invece il governo della Sicilia, dopo averla sottratta al dominio arabo.
Morto Roberto, la Puglia passò nelle mani di suo nipote Ruggero che, per questo motivo fu chiamato "di Puglia"; ma è soltanto con Ruggero II che abbiamo l'unificazione delle due grandi regioni meridionali e la costituzione di un unico e grande Regno.
Con la dominazione normanna cambia il rapporto tra gli ebrei indigeni, la Chiesa ed i Comuni, chiamati all'epoca, Università ovvero Consigli cittadini. Le Costituzioni degli Imperatori orientali prevedevano che i giudei pagassero i tributi direttamente all'Imperatore e non al Governo locale, erariale o ecclesiastico che fosse. Gli ebrei non erano infatti ritenuti cittadini a tutti gli effetti, ma ospiti e amici dell'Imperatore. Più volte il
Basileus è dovuto intervenire in quei tempi per salvare e salvaguardare i giudei dalle angherie e dalle vessazioni del potere locale. Con l'avvento dei normanni i rapporti giuridico-economici cambiano; le comunità giudaiche hanno un nuovo esattore: il clero. Il diritto medievale prevedeva in linea di principio che con il passaggio dei redditi si acquisivano diritti anche sulle persone che quei redditi li producevano; su tali basi normative, i singoli individui che componevano la comunità giudaica locale, non solo dovevano pagare tributi speciali ai vescovi, ma diventavano loro stessi, insieme ai loro beni - pensiamo alle sinagoghe, ma anche alle giudecche e agli arredi sacri - proprietà delle
eminenze locali.
Il nuovo provvedimento turbò non poco le piccole colonie giudaiche del Regno; seguirono poi, soprattutto nel periodo angioino - di poco successivo a quello svevo -, numerose ed efferate persecuzioni, ingiustizie e maltrattamenti di tutti i tipi in danno degli ebrei locali, non ultime le conversioni forzate al Cristianesimo. I tempi tolleranti di Gregorio Magno erano purtroppo definitivamente passati e per i giudei si aprì un lungo periodo di vessazioni e di persecuzioni.
Un episodio avvenuto nel barese proprio in epoca normanna diventerà poi paradigmatico e addirittura normativo per molte altre località dell'Impero. Il duca Roberto lasciò in dote alla moglie Sigelgaita, tra gli altri redditi, la giudecca di Bari e naturalmente, così come il diritto medievale contemplava, anche i giudei incardinati in tale insediamento socio-religioso. Questa, divenuta successivamente vedova e sollecitata probabilmente dal porporato barese, nel 1086 donò, l'intera proprietà giudaica e i giudei, all'Arcivescovado. Risulta facilmente intuibile l'ingerenza, teologica e fiscale, da parte cattolica nella vita della pacifica comunità giudaica barese e di come, in forza dell'acquisito diritto di proprietà su beni e persone, potesse disporne a proprio libito.
Il "caso-Bari" si propagò in breve anche nel resto dell'Europa, così che molti altri vescovi ne poterono approfittare, avanzando esplicita richiesta alle relative Università, venendo quindi in possesso delle giudecche del loro luogo, fattispecie che si concretizzò quasi ovunque in Europa. Restando all'interno dei confini della nostra Regione, la storia registra il verificarsi di una casistica in tal senso nei territori di Melfi, ad Otranto ed a Trani.
Saverio
Zuccarino
[Nell'immagine,
la Porta degli Ebrei di Oria]
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