Veline, letterine, schedine, vallettine, e così via con
infiniti diminutivi. E poi, con analoga
benevolenza terminologica, accompagnatrici,
hostess a tempo, ragazze-immagine. L’immagine,
appunto. Una merce come tante. Prodotta oggi a
livelli industriali, dopo la fase
“artigianale” del look e delle immagini per camionisti,
dei calendari e delle immagini glamour.
E quando l’industria dell’immagine incontra
quella della comunicazione nei suoi livelli da gossip,
è un’esplosione di articoli, reportages,
inchieste, interventi di esperti della domenica,
dibattiti televisivi più o meno stucchevoli.
Ne abbiamo letti a decine, in questi giorni, di articoli
sui giornali. Didascalici o maliziosi. Stupiti o
spietati. Ma nessun articolo ha raggiunto,
sinora, la terribile, distruttiva efficacia di
questo brano, in cui è notizia di una ragazza
che per la sua intrigante bellezza, insieme alle
sue due sorelle è stata avviata dalla madre,
ancor giovanissima, nel mondo dorato dello
spettacolo:
«Non appena giunse all'adolescenza e fu matura, entrò nel
novero delle attrici e divenne subito
cortigiana, di quelle in realtà più squallide.
Non sapeva suonare alcuno strumento musicale, né
mai s'era provata nella danza; a chi capitava,
ella poteva offrire solo la sua bellezza,
prodigandosi con l'intero suo corpo. Poi si
associò agli attori più noti per prender parte
a tutti i loro spettacoli, e partecipò dunque
ad ogni loro attività, assistendoli in ogni
loro scherzo e burla. Era quanto mai spiritosa e
salace; così, ben presto seppe mettersi in
evidenza. Era persona completamente ignara di
ogni pudore. Mai nessuno la vide tirarsi
indietro, anzi, non esitava ad acconsentire alle
pratiche più svergognate, e quand'anche fosse
presa a pugni e a schiaffi, riusciva a
scherzarci sopra, e se la rideva della grossa.
Si spogliava e mostrava nudo a chiunque il
davanti e il didietro, che devono invece restare
nascosti, invisibili agli uomini. Con i suoi
amanti, era maliziosa e finta tonta; snervandoli
con sempre nuove tecniche di accoppiamento,
riusciva a legarsi per sempre l'affetto di quei
dissoluti. Non pensava certo d'essere abbordata
da chicchessia, al contrario, ci pensava lei a
provocare chiunque capitasse, con i suoi
sorrisetti, con i suoi buffi ancheggiamenti: e
soprattutto tentava i giovani. Mai vi fu persona
più succuba a qualsivoglia forma del piacere;
spesso giungeva a presentarsi a pranzo con dieci
giovanotti, o anche di più, tutti nel pieno
delle forze e dediti al mestiere del sesso.
Trascorreva l'intera notte a letto con tutti i
commensali, e quando erano giunti tutti allo
stremo, passava ai loro servitori, che potevano
essere una trentina; s'accoppiava con ciascuno
di loro, ma neppure così riusciva a soddisfare
la sua lussuria».
Una ragazza-immagine come tante, direte. Avviata alle scene
dalla madre press-agent, come tante altre,
aggiungerete. Con tutti i “rischi del
mestiere” che ben conosciamo: con quel
“curriculum”, sicuramente avrà fatto una
brutta fine, concluderete. Ma la nostra non è
una velina qualunque.
Si chiamava Teodora, ed è vissuta millecinquecento anni
fa, nel VI secolo dopo Cristo. Più esattamente,
è la donna che, grazie anche alla sua
conturbante “immagine”, riuscì a sposare
Giustiniano, imperatore dell’Impero romano
d’Oriente, diventando a sua volta imperatrice.
Altro che Corona’s. Qui la corona è vera. A
informarcene è uno storico bizantino
contemporaneo di Teodora, Procopio di Cesarea,
nella sua Storia segreta.
Perché tanta ferocia da parte di Procopio nei confronti di
una donna di cui gli storici, negli ultimi
decenni, hanno rivalutato le capacità
politiche? Perché, ha ipotizzato qualcuno,
Teodora andò a letto con tutti, proprio con
tutti, tranne che con Procopio...
Raffaele
Licinio
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