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Raffaele LiciniO

 

Vallettopoli medievale

 

Dalla corona alla Corona's

 

    

    
Veline, letterine, schedine, vallettine, e così via con infiniti diminutivi. E poi, con analoga benevolenza terminologica, accompagnatrici, hostess a tempo, ragazze-immagine. L’immagine, appunto. Una merce come tante. Prodotta oggi a livelli industriali, dopo la fase “artigianale” del look e delle immagini per camionisti, dei calendari e delle immagini glamour. E quando l’industria dell’immagine incontra quella della comunicazione nei suoi livelli da gossip, è un’esplosione di articoli, reportages, inchieste, interventi di esperti della domenica, dibattiti televisivi più o meno stucchevoli.

Ne abbiamo letti a decine, in questi giorni, di articoli sui giornali. Didascalici o maliziosi. Stupiti o spietati. Ma nessun articolo ha raggiunto, sinora, la terribile, distruttiva efficacia di questo brano, in cui è notizia di una ragazza che per la sua intrigante bellezza, insieme alle sue due sorelle è stata avviata dalla madre, ancor giovanissima, nel mondo dorato dello spettacolo:

   

«Non appena giunse all'adolescenza e fu matura, entrò nel novero delle attrici e divenne subito cortigiana, di quelle in realtà più squallide. Non sapeva suonare alcuno strumento musicale, né mai s'era provata nella danza; a chi capitava, ella poteva offrire solo la sua bellezza, prodigandosi con l'intero suo corpo. Poi si associò agli attori più noti per prender parte a tutti i loro spettacoli, e partecipò dunque ad ogni loro attività, assistendoli in ogni loro scherzo e burla. Era quanto mai spiritosa e salace; così, ben presto seppe mettersi in evidenza. Era persona completamente ignara di ogni pudore. Mai nessuno la vide tirarsi indietro, anzi, non esitava ad acconsentire alle pratiche più svergognate, e quand'anche fosse presa a pugni e a schiaffi, riusciva a scherzarci sopra, e se la rideva della grossa. Si spogliava e mostrava nudo a chiunque il davanti e il didietro, che devono invece restare nascosti, invisibili agli uomini. Con i suoi amanti, era maliziosa e finta tonta; snervandoli con sempre nuove tecniche di accoppiamento, riusciva a legarsi per sempre l'affetto di quei dissoluti. Non pensava certo d'essere abbordata da chicchessia, al contrario, ci pensava lei a provocare chiunque capitasse, con i suoi sorrisetti, con i suoi buffi ancheggiamenti: e soprattutto tentava i giovani. Mai vi fu persona più succuba a qualsivoglia forma del piacere; spesso giungeva a presentarsi a pranzo con dieci giovanotti, o anche di più, tutti nel pieno delle forze e dediti al mestiere del sesso. Trascorreva l'intera notte a letto con tutti i commensali, e quando erano giunti tutti allo stremo, passava ai loro servitori, che potevano essere una trentina; s'accoppiava con ciascuno di loro, ma neppure così riusciva a soddisfare la sua lussuria».

   

Una ragazza-immagine come tante, direte. Avviata alle scene dalla madre press-agent, come tante altre, aggiungerete. Con tutti i “rischi del mestiere” che ben conosciamo: con quel “curriculum”, sicuramente avrà fatto una brutta fine, concluderete. Ma la nostra non è una velina qualunque.

Si chiamava Teodora, ed è vissuta millecinquecento anni fa, nel VI secolo dopo Cristo. Più esattamente, è la donna che, grazie anche alla sua conturbante “immagine”, riuscì a sposare Giustiniano, imperatore dell’Impero romano d’Oriente, diventando a sua volta imperatrice. Altro che Corona’s. Qui la corona è vera. A informarcene è uno storico bizantino contemporaneo di Teodora, Procopio di Cesarea, nella sua Storia segreta.

Perché tanta ferocia da parte di Procopio nei confronti di una donna di cui gli storici, negli ultimi decenni, hanno rivalutato le capacità politiche? Perché, ha ipotizzato qualcuno, Teodora andò a letto con tutti, proprio con tutti, tranne che con Procopio...

    Raffaele Licinio

 

 

dal "Corriere della Sera-Corriere del Mezzogiorno" del 28/03/2007

 

  

 

 

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