GLOSSARIO RAGIONATO DELLE OPERE DI FORTIFICAZIONE
a cura di Ester Lorusso, con la collaborazione di Alfredo Magnatta
Fig.
1.
Mura di Lucca:
baluardo.
Elemento difensivo introdotto negli angoli più esposti delle fortificazioni bastionate con il duplice scopo di irrobustire punti altrimenti deboli della cinta muraria e di attaccare il nemico dai fianchi piuttosto che frontalmente.
Origini ed evoluzione storica
Il
baluardo costituisce una soluzione
difensiva innovativa tutta italiana, frutto del lavoro degli architetti militari
del Quattrocento e Cinquecento, tra i quali emergono Francesco di Giorgio
Martini, Giuliano Giamberti da Sangallo, Baccio Pontelli, Michele Sanmicheli da
Verona e Michelangelo Buonarroti.
Elemento caratteristico della cosiddetta “epoca di transizione” dell’architettura militare, viene preceduto da tutta una serie di tentativi identificabili con le rocche, per trovare compimento nelle costruzioni difensive sorte o potenziate nel corso della dominazione aragonese dell’Italia meridionale.
Caratteristiche costruttive
Dotato
di spessore murario variabile in funzione delle esigenze difensive, ma sempre
dimensionalmente notevole, il baluardo
presenta pianta triangolare, pentagonale o circolare, a seconda dell’impiego
cui è destinato. Infatti le prime due soluzioni, solitamente utilizzate in
fortezze sul mare, oppongono, con la loro forma, lati sfuggenti all’impeto
delle onde; il secondo, invece, riconducibile al periodo di transizione tra la
dominazione aragonese ed il viceregno spagnolo (fine XV - prima metà del XVI
secolo), lascia maggior spazio libero per la sistemazione dell’artiglieria a
difesa del lato interno della costruzione.
Come
suggerisce Galileo Galilei nel Trattato di fortificazione, affinché il baluardo
risulti efficace è necessario che la lunghezza della cortina
muraria interposta tra due di essi
non sia eccessiva e che in ciascun fianco aggettante del baluardo
stesso siano ricavate almeno due cannoniere, orientate in maniera diversa e
posizionate, preferibilmente, su due livelli. Un’altra soluzione per
rinforzare la difesa consiste nell’inserire, sempre tra due baluardi
consecutivi, un terzo elemento più o meno simile ad essi (la forma non ne
pregiudica la funzione), ma di dimensioni ridotte, detto “cavaliere”, con il
quale è possibile battere l’area circostante la fortezza, difendere la
ritirata ed allontanare il nemico.
Il baluardo può avere una terrazza, destinata ad azioni sia di controllo che di offesa e per questo dotata di artiglierie in postazione stabile nelle cosiddette “troniere”. Può, infine, esserci anche una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana, sufficiente a soddisfare le necessità dei soldati presenti della costruzione e a raffreddare i cannoni dopo l’uso.
Esempi
Varie sono le tipologie di baluardo.
Esempi
di pianta “a mandorla” si osservano nei castelli di Carovigno (Brindisi) (fig.
14) e,
in provincia di Foggia, in quelli di Rocchetta S. Antonio (fig.
13) e Monte S.
Angelo. Nel
castello di Vasto particolari sono i tre baluardi
riconducibili all’intervento cinquecentesco di rafforzamento strutturale, i
quali, anch’essi lanceolati, appaiono realizzati in laterizi piuttosto che in
materiale lapideo e caratterizzati da un basso corpo privo di aperture e scarpato
e da una parte sommitale culminante con una struttura in aggetto per la difesa
piombante.
Baluardi
cilindrici
casamattati
sono presenti negli angoli Nord e Sud del castello di Acaja
(Lecce), ma anche a Venafro, dove sono inseriti nella
cinta
urbana con funzione di
rinforzo, oltre che a Somma Vesuviana, in Campania, a Colle di Val d'Elsa
(Siena) (fig.
5), a Montescaglioso, Reggio
Calabria, Ostuni (Brindisi) (fig.
12), Trani
(Bari) ed Isernia. Un solo baluardo
circolare (il cosiddetto “bastione di S. Filippo”) basta, invece, a
proteggere il castello Alfonsino di Brindisi
in direzione del porto.
Di
forma trapezoidale è, ancora, il baluardo
di S. Giorgio (1552) a
Firenze, costruito in occasione di un massiccio intervento di
potenziamento militare della città (insieme con altri baluardi
di cui non restano tracce), nel quale sono visibili alcune cannoniere aperte
nelle antiche mura medioevali.
Di
impressionante spessore sono i due baluardi del cosiddetto “Castello Rosso” di
Taranto, progettati
da Francesco di Giorgio Martini, Ciro Ciri e Francesco Acquaviva, con pianta uno
triangolare e l’altro circolare, ma altrettanto imponenti sono quelli che,
insieme con altri elementi antemurali, proteggono il castello di
Otranto
(Lecce).
Particolarmente interessanti, infine, la cerchia urbana di Ferrara (figg. 4-5), con i suoi numerosi baluardi, e quella di Lucca (fig. 1 e figg. 8-11), il cui ultimo baluardo (di “S. Paolino”), risale al 1642.
Clicca su
lle immagini per ingrandirleFigg. 2-3. Nell'ordine: Fougères (Bretagna): la Tour de Coëtlogon, secondo baluardo dell'ingresso al cortile del castello; isola di Candia: il "cavaliere" del bastione Martinengo.
Figg. 4-7. Nell'ordine: Ferrara: il circuito murario e un baluardo; Colle di Val d'Elsa (Siena), mura e baluardo; Firenze: le mura ne L'assedio di Firenze di Vasari.
Figg.
8-11. Lucca: le mura e i baluardi.Figg.
12-14. Nell'ordine, resti delle mura di Ostuni (Brindisi), e castelli di Rocchetta Sant'Antonio (Foggia) e Carovigno (Brindisi).Indicazioni bibliografiche
Aa.
Vv., La Puglia dei castelli,
a cura di
S. Aduino,
Lecce 1994.
Pane
R., Il
Rinascimento nell’Italia Meridionale, Milano 1987.
Rocchi
E., Le artiglierie italiane del Rinascimento,
in «L’Arte», II (1989).
©2004 Ester Lorusso