GLOSSARIO RAGIONATO DELLE OPERE DI FORTIFICAZIONE
a cura di Ester Lorusso, con la collaborazione di Alfredo Magnatta
Figg. 1-3. In alto, la poderosa torre-casamatta di Salignano (Castrignano del Capo, Lecce). In basso, a sinistra: veduta dall'esterno delle casematte settecentesche di Pizzighettone in provincia di Cremona; a destra: quelle di Terra del Sole presso Forlì.
Vano coperto ricavato dietro (o dentro) un muro, caratterizzato da una maggiore apertura verso l’esterno ed utilizzato come difesa contro l’artiglieria, specie quella rasoterra.
Origini ed evoluzione storica
La casamatta diviene elemento munito caratteristico delle costruzioni difensive a partire dalla fine del XV secolo, quando la sua presenza risulta indispensabile per proteggere efficacemente le "bocche da fuoco" della fortezza e consentire una più duratura resistenza agli attacchi delle bombarde nemiche. Utilizzata infatti per ospitare, in un ambiente chiuso e riparato, l'artiglieria impiegata a scopo difensivo, viene talvolta introdotta anche per rendere nuovamente possibile il tiro radente, l'unico possibile fino ai secoli precedenti la nascita delle armi da fuoco.
In tal caso la casamatta viene abbassata e le
torri della
cinta muraria nella quale è ricavata vengono cimate, ma non mancano esempi realizzati fuori dalla base delle stesse torri che difendono e, per meglio superare l'ampiezza dell'antistante
fossato, adagiati direttamente sul suo fondo, all'interno di speciali costruzioni avanzate note come "capannati".
Utilizzato continuativamente per tutto il XVI secolo, la casamatta diviene l'espediente difensivo più utilizzato dai grandi architetti militari rinascimentali, tra i quali il senese Francesco di Giorgio Martini, grazie al quale vive il momento di massimo perfezionamento.
Caratteristiche costruttive
Realizzata preferibilmente in corrispondenza dei bastioni ed in sequenza (il cosiddetto
ordine casamattato), la
casamatta compare, in alcuni castelli quattrocenteschi, al di sopra dell'archeggiatura di coronamento, rendendo tali costruzioni simili alle rocche realizzate nel periodo di transizione dell'architettura militare (fine XV-inizio XVI secolo).
Nei primi decenni del Cinquecento compaiono invece, a protezione di baluardi triangolari o circolari, ordini doppi, sovrapposti, di
casamatte che, per ragioni statiche legate al pericolo di crollo sotto il fuoco nemico, non superano in altezza le
cortine
del castello.
In tal caso l'ordine inferiore permette di difendere il fossato e quello superiore la campagna antistante la fortezza, mentre la volta intermedia presenta un foro centrale.
Esempi
Uno dei primi esempi di ordine casamattato si riscontra nel complesso fortificato di Tirinto, nel quale corre internamente alle mura.
In Italia, invece, non sono molte le fortezze nelle quali sia possibile osservare casamatte integre o in uno stato di conservazione tale da consentirne una lettura morfologica sufficientemente chiara. Tra queste il forte di Civitavecchia, la cui casamatta centrale serviva al fiancheggiamento della cortina, alcune strutture fortificate centro-settentrionali (tra cui Pizzighettone in provincia di Cremona e Terra del Sole presso Forlì: figg. 2 e 3), ed alcune costruzioni difensive pugliesi, come il castello di Taranto (dove casamatte vengono realizzate alla fine del '400 per adeguare la preesistente struttura alle nuove esigenze belliche), quello di Bari (con bastioni casamattati), quello di Otranto (Lecce), con duplice ordine di casamatte, ed il castello di Copertino (Lecce), anch'esso con due ordini di casamatte accessibili mediante due corridoi voltati che girano intorno ai quattro lati della fortezza e comunicano anche con i bastioni.
Esempi superstiti di torrioni casamattati si osservano nei castelli di: Avetrana (Taranto), con cornicione aggettante e "beccatelli" e cornice marcapiano a metà altezza; Corigliano d'Otranto (Lecce), cilindrici e posti ai vertici dell'impianto rettangolare della fortezza; Monte S. Angelo (Foggia), anch'essi cilindrici.
Particolare è, infine, la torre di Salignano (Lecce), casamatta micidiale e poderosa a pianta circolare e con muratura lievemente scarpata (fig. 1).
Indicazioni bibliografiche
AA.VV.,
Castelli torri ed opere fortificate di Puglia, a cura di R. De Vita, Bari 1974.
CASSI
RAMELLI A., Dalle caverne ai rifugi blindati. Trenta secoli di architettura
militare, Bari 1996.
Santoro
L., Castelli
angioini e aragonesi nel Regno di Napoli, Milano 1982.
a
©2003 Ester Lorusso; le ultime due immagini di questa pagina sono tratte dai siti, rispettivamente:
http://www.rbscom.it/Piceleonese/pizzighettone/arte.html e http://www.terradelsole.org/indexterradelsole.htm.