GLOSSARIO RAGIONATO DELLE OPERE DI FORTIFICAZIONE
a cura di Ester Lorusso, con la collaborazione di Alfredo Magnatta
Fig. 1.
Aosta, Porta Pretoria e il cortile d'arme.
Opere di difesa consistenti in cinte murarie o terrapieni con vallo ligneo realizzate prevalentemente sui punti più elevati del terreno e talvolta arricchite, all’esterno del perimetro murario, con una seconda scarpata di terra di riporto, preceduta a sua volta da un lungo ed ampio fossat
o.Il termine che le antiche fonti bibliografiche riportano più frequentemente è
castrum, ma la storiografia recente ha dimostrato che a quest’ultimo va associata una differente tipologia di costruzione difensiva, dalle caratteristiche molto più complesse.Origini ed evoluzione storica
L’arte della fortificazione raggiunge con i Romani il più alto livello tecnico ed architettonico del mondo antico, presentando soluzioni chiare e nettamente caratterizzate già intorno al VII secolo a. C.
Dai primi esempi tipologicamente elementari, legati ad una strategia bellica di tipo attivo, si passa, nell’arco di circa due secoli (a seconda dell’area geografica), a costruzioni massicce e stabili, indotte da necessità di presidio e difesa a carattere permanente e realizzate ripetendo, quasi senza variazioni, gli schemi della fortificazione campale, traducendoli in pietra in un modo che deriva direttamente dalle civiltà greca, etrusca e fenicia.
Di qui i due criteri ai quali rispondono tutte le fortificazioni romane, nelle intenzioni necessariamente inespugnabili per natura e tecnica: perfetta aderenza alle caratteristiche geo-morfologiche del sito e adozione di opere addizionali interne ed esterne. Infatti, dopo aver scelto accuratamente la posizione tattica, i Romani procedono alla recinzione del terreno, poi alla realizzazione di un sistema di
torri circolari o poligonali alte, al fine di riuscire ad avvistare in tempo il nemico, ed infine alla edificazione di mura rettilinee, con pochi vertici verso il campo nemico e collaboranti tra loro, in quanto difese solo dal tiro frontale di pochi arcieri e non soccorribili dai tiri fiancheggianti provenienti dalle torri vicine.Caratteristiche costruttive
La grande innovazione romana sta nella disposizione ravvicinata delle torri dominanti la
cortina muraria ed aggettanti rispetto ad essa. La torre, interna o unica, sulla porta, o le molte a filo di cortina appartengono a disposizioni primitive o manchevoli e non sono frequenti.Ogni azione di sortita verso l’esterno deve poter essere difesa da almeno una porzione dei soldati responsabili della incolumità delle mura, per cui il castrum ha sempre parecchie uscite. Nei tratti più attaccabili vengono infittite le difese, limitate, al contrario, quando la morfologia del terreno offre determinate garanzie. Le fortificazioni romane semplicemente disposte in posizione inaccessibile, molto più sicure ma non sfruttabili in un tipo di combattimento attivo, sono rare, perché non appoggiano la manovra e costituiscono soltanto un rifugio.
Le porte (
figg. 3-4, 10-11) vengono disposte tanto all’uso greco, cioè in modo tale da costringere l’assalitore a costeggiare, sottotiro, un tratto delle mura, oppure risultano direttamente aperte verso il nemico con la disposizione ad uno o più fornici fiancheggiati da doppie torri sporgenti di varia forma (quadrata, pentagonale, poligonale, circolare, rettangolare) poste a cavallo delle mura o addossate esternamente alla cortina o, infine, distaccate mediante un robusto avancorpo. In alcuni casi le stesse torri si fondono con il retrostante cortile d’arme (uno spazio controllato interposto, per ragioni di sicurezza, tra una porta della cinta muraria ed un suo successivo raddoppio verso l’interno della fortificazione: fig. 1) in un unico corpo di fabbrica o con doppie torri e con fronte esterno articolato sporgente o rientrante. I fornici sono chiusi da apposite saracinesche (cataracta) per lo più rivestite di ferro, mosse da funi rivestite di cuoio e avvolte su rulli.Con il tempo, tuttavia, le città si contraggono, cingono di mura quella porzione più ridotta che serve meglio alla difesa e si trasformano nelle città fortificate del Medioevo, secondo una logica che si basa su capisaldi prima accentrati e poi collegati tra loro in un unico sistema difensivo, su fortificazioni distribuite “a nastro” sul territorio e su difese, infine, che, per congiungere punti tatticamente preziosi e precluderne l’accesso al nemico, si sviluppano molto più di quanto la prudenza o il pericolo possono far sembrare necessarie.
Esempi
Porta Pretoria ad Aosta, con il cortile d’arme (
fig. 1), è un valido esempio del I secolo.Torri romane di forma pentagonale si trovano a Como (
figg. 6-7); poligonale a Milano e Torino; semicircolare a Treviri (vedi anche figg. 8-9); a cavallo delle mura di cui sono parte integrante a Colonia (fig. 2); e Susa (vedi anche figg. 3-5).Clicca sulle immagini per ingrandirle
Fig. 2. Colonia: il castrum romano di Deutz, sul Reno.
Figg. 3-5. La porta di Susa, vista dall'esterno (a sinistra) e dall'interno della città. A destra, l'Arco di Augusto.
Figg. 6-7. Como: due immagini di Porta Torre.
Figg. 8-9. Treviri, Porta Nigra (la maggiore porta romana che ci sia giunta); Treviri nella tavola XII del Civitates Orbis Terrarum, di Braun e Hogemberg (1572).
Figg. 10-11. Roma: Porta San Paolo (a sinistra) e Porta San Sebastiano.
Indicazioni bibliografiche
CASSI RAMELLI A., Dalle caverne ai rifugi blindati. Trenta secoli di architettura militare, Bari 1996.
Settia A. A., Proteggere e dominare. Fortificazioni e popolamento nell’Italia medievale, Roma 1999.
©2001 Ester Lorusso