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LA CASA EDITRICE

Caterina Laganara Fabiano, La ceramica medievale di Castel Fiorentino. Dallo scavo al museo, Adda editore, pp. XII-152, 700 ill. b.n. e a colori,  Bari 2005.

Caterina Laganara Fabiano
insegna Archeologia medievale nella Facoltà di Lettere dell'Università di Bari.

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GIACOMO ANNIBALDIS

 

A Castel Fiorentino le ceramiche di Federico di Svevia

 

Medioevo, i reperti della Capitanata. Un libro di Caterina Laganara Fabiano

 

   

Castel Fiorentino è un luogo magico. Non solo grazie al rudere di una torre solitaria che si staglia nel movimento collinare della Capitanata, lì dove s'increspa in Appennino daunio; né per i resti di una cittadina medievale «perduta» da secoli; ma perché evoca la morte di un grande, nientemeno di Federico II di Svevia, un uomo che la storia ha ricoperto con la leggenda. Qui - nell'odierno territorio di Torremaggiore (Fg) - l'eterno «puer Apuliae» morì in seguito a un attacco di febbre, nel dicembre del 1250. Il decesso sembrava «obbedire» a una profezia che aveva vaticinato la fine del sovrano «sub flore» (sotto il segno di un fiore).

Castel Fiorentino è diventata ora una tappa fissa dei fans dell'imperatore svevo. Eppure questo sito era rimasto a lungo abbandonato. Solo nel 1982 si incominciò a investigarlo, con indagini sistematiche coordinate dall'Università di Bari (M. Stella Calò) insieme a équipe di specialisti non solo pugliesi, ma anche dell'École française de Rome e dell'École des Hautes Études di Parigi. L'interesse dei ricercatori era rivolto anche a quella «collana» di cittadine che il dominio bizantino volle costruire o fortificare sulle alture della Capitanata come frontiera contro l'espansione dei Longobardi. La decisione di edificarle era stata presa dal noto catapano Basilio Boiohannes, nell'XI secolo. Questi «castra» furono in seguito abbandonati e ora vengono indicati col suggestivo nome di villages désertés.

Gli scavi archeologici a Castel Fiorentino si protrassero fino al 1994, mettendo in luce un luogo di culto e il tracciato di una città medievale, con il probabile «castello» dove Federico dovette spirare. Ma soprattutto emerse dagli scavi un ricco patrimonio ceramico: ben 70.000 frammenti, databili appunto tra il XIII e il XIV secolo, pezzi di fattura preziosa e di un certo gusto, ma anche di uso quotidiano. Che vennero studiati e catalogati da Caterina Laganara Fabiani, docente di Archeologia medievale all'Università di Bari. Essi costituirono, insieme ad altri reperti, il forte della mostra permanente «Fiorentino. Il recupero di una città medievale» nel castello ducale di Torremaggiore. Ora la studiosa pugliese ne pubblica una nutrita e rappresentativa scelta nel volume La ceramica medievale di Castel Fiorentino. Dallo scavo al museo.

Si tratta di 135 schede su altrettanti reperti, che vanno da esemplari di protomaiolica apula a frammenti di ceramica con rivestimento vetroso dipinta o sovraddipinta, con incisioni o con decorazioni a rilievo. E sono boccali e ciotole, piatti e salsiere, tazze e lucerne, scodelle e pentolini... Dai frammenti occhieggiano volti umani, ma anche becchi d'uccello, musi di cani e cavalli, pesci, nonché fiori stilizzati o palme, e segni varii. Insieme potrebbero costituire - sostiene la studiosa - un primo capitolo sugli studi della ceramica pugliese. Difatti la produzione ceramica in Puglia è stata a lungo ignorata. Solo dagli anni '60 del secolo scorso un gruppo di studiosi si assumeranno il compito di investigare con più attenzione questo ambito, catalogando collezioni private ma anche presentando gli esiti di ricerche archeologiche. Mostrando quanto la ceramica, non solo nell'antichità, sia tornata anche nel Medioevo a mostrare il suo elevato potenziale informativo.

 

Giacomo Annibaldis

    

 
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da "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 30/9/2005

 

  

 

 

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