VITO
RICCI
|
|
Castel
del Monte: un osservatorio
astronomico?
|
|
Dalle
stelle virtuali
dell'esoterismo alle stalle
reali della storia
|
|
|
È
sicuramente un luogo affascinante per la sua
posizione e per la sua architettura, è stato
oggetto di studio da parte di storici medievali,
ma anche di persone che con la storia e la
rigore scientifico hanno poco a che vedere.
Stiamo parlando naturalmente di Castel del
Monte: monumento di bellezza unica, grande
imponenza e straordinario fascino. Ma quante
teorie e supposizioni fantasiose ed enigmatiche
sono state fatte in merito a questa mirabile
opera e/o per spiegare la sua funzione? Si è
detto che fosse un tempio iniziatico, che sia
stato costruito dai Templari, che custodiva il
Graal, che fosse un osservatorio astronomico e
chi più ne ha più ne metta. Proprio su
quest’ultimo punto ha voluto cercare di far
chiarezza l’Associazione Barese Astrofili (ABA)
che ha organizzato il 31 marzo una conferenza
presso l’Istituto scolastico “A. de Viti de
Marco” a Triggiano (Bari). Relatori sono stati il
prof. Raffaele Licinio, docente di Storia
medievale presso l’Università degli Studi di
Bari e direttore del Centro Studi Normanno-Svevi,
nonché lo studioso più competente a trattare
del castello federiciano (basti ricordare le
pubblicazioni da lui curate: Castel del
Monte e il sistema castellare nella Puglia di
Federico II, del 2001, e Castel del
Monte. Un castello medievale, del 2002) e
il dott. Massimiliano Ambruoso, studioso
che si è occupato approfonditamente di alcune
teorie che pongono il castello in relazione
all’astronomia.
Licinio
ha relazionato sugli aspetti storici e ponendosi
la domanda richiamata nel titolo della
conferenza ha risposto con un secco «no»,
aggiungendo: «e qui potrei chiudere e
andarmene...». Il medievista ha fatto un
richiamo alla scientificità, tra l’altro
argomento già introdotto dal Presidente dell’ABA,
e di come la mancanza di questa nelle teorie che
riguardano Castel del Monte sia da considerarsi
una «disinformazione interessata» ed
una vera e propria mistificazione. «In base
a quali documenti si deve ritenere che
l’edificio fu realizzato per osservare gli
astri?». Non ve ne sono, nella corte del
sovrano svevo non vi era nessuno in grado di
osservare le stelle con i crismi della scienza
astronomica. Tutte le teorie su Castel del Monte
poggiano sull’assunto che la costruzione non
avrebbe le caratteristiche tipiche di un castello:
mancherebbero il ponte levatoio, il fossato, il muro di
cinta, le cucine, le stalle, etc. Tali
considerazioni hanno condotto alcuni eccentrici
studiosi a porsi la domanda: «Se non era un
castello, a cosa serviva Castel del Monte?».
E qui sono cominciate a sbocciare diverse teorie
astronomiche ed esoteriche.
Licinio ha
richiamato il contributo del collega Hubert Houben
su Castel del Monte apparso nell’Enciclopedia
fridericiana edita dalla Treccani. Si è
domandato: «Ma davvero Castel del Monte non
possedeva tutte quelle caratteristiche che
nell'immaginario collettivo identificherebbero un
castello medievale?». Studiando i
documenti, apprendiamo da un viaggiatore del
Seicento dell’esistenza ancora in quell’epoca
di scuderie e fabbriche in legno intorno al
castello. è
evidente che tali costruzioni nel
corso del tempo sono andate distrutte e oggi ci
appaiono mancanti. Non c’era un fossato pieno
d’acqua, ma il castello era posto su una
collina: che necessità vi era di un fossato? Se
si osserva attentamente il portale, si vede una
fessura per calare la saracinesca. Inoltre in
molte stanze del castello ci sono dei camini che
venivano impiegati non solo per il
riscaldamento, ma anche per la cottura delle
vivande. Quindi che necessità vi era di avere
dei locali appositi adibiti a cucine? Tutte
queste considerazioni basate sul rigore
scientifico e storico ci fanno capire che Castel
del Monte non fu che un castello, «altrimenti
non si sarebbe chiamato neppure Castello di
Santa Maria del Monte», ha aggiunto
Licinio.
Inoltre sul luogo ove
esso sorge, quasi certamente in
precedenza vi era già una struttura castellare
normanna fatta realizzare dal normanno Guglielmo II,
zio di Federico II. Il castello che
vediamo noi oggi (e sulle cui misure Aldo
Tavolaro e altri hanno basato le loro
teorie) non è esattamente quello fatto costruire dallo
Svevo: esso ha subìto una pluralità di interventi e
di restauri nel corso dei secoli a partire da
quelli voluti da Carlo I d’Angiò,
passando da quelli commissionati dal duca Carafa
di Andria che acquistò il castello nel
Cinquecento, sino ai restauri del XX secolo:
agli inizi del secolo, poi nel 1933 e per finire
a quelli del 1972 che hanno dato all’edificio
quel colore bianco che vediamo, colore che
sicuramente non aveva nel Medioevo. Molti
dibattono sull’unicità della forma
ottagonale, ma Licinio ha sostenuto che esistono
parecchi castelli fatti costruire dagli Svevi
avi del puer Apuliae, soprattutto in
Alsazia e Lorena: l’ottagono è la rappresentazione in pietra della corona
imperiale della casata di Svevia.
Ma allora,
resta da chiedersi, che cos’è Castel del
Monte? Licinio ha affermato che fu un castello
con una pluralità di funzioni: militare,
residenziale, di caccia, di rappresentanza,
simbolica (è il simbolo tangibile del potere
imperiale di Federico II). Lo storico Giosuè Musca
definiva Castel del Monte come un maniero che
racchiude tante funzioni. Altro errore
grossolano che è stato fatto dai teorici della
funzione astronomico-esoterica è quella di
aver decontestualizzato l’edificio dal sistema
castellare federiciano in Puglia: i castelli
erano tutti collegati e dovevano essere
posizionati in particolari luoghi per svolgere
la funzione di comunicazione da castello a
castello tramite il fuoco o il fumo. Da ultimo
Licinio ha “smontato” la teoria che vuole
Castel del Monte un Tempio iniziatico che
contiene un percorso esoterico che conduce alla
purificazione dell’anima. Tale percorso,
voluto da Federico II (l’ultimo Faraone,
secondo il sostenitore della teoria esoterica),
sarebbe individuato da alcune scritte (criptogrammi)
presenti nelle stanze del castrum (o templum?).
Ma tali epigrafi, ad un attento studio
scientifico, ricorrendo alla paleografia e
all’epigrafia in collaborazione con il prof.
Franco Magistrale,
nulla hanno a che spartire con un’iniziazione
esoterica, ma sono semplicemente delle
iscrizioni che attestano dei lavori di restauro
e il nome del maestro autore degli stessi
compiuti nel XVI secolo (in particolare si
evince la data 3 settembre 1566 e il nome
Pace Surdo di Barletta, attestato in documenti
coevi. Inoltre qualunque studente di epigrafia
riuscirebbe a comprendere dalla forma della scrittura
e dei caratteri che l’iscrizione risale al
Cinquecento e non all’epoca di Federico II.
Licinio ha concluso dicendo che tali teorie
mistificatorie sono una vera «delinquenza
culturale fatta in disprezzo della storia».
L’intervento
di Ambruoso è stato incentrato sulla teoria di
Aldo Tavolaro, il primo a collegare Castel del
Monte all’astronomia. La parete meridionale
del cortile avrebbe funzioni di gnomone in base
a “giochi” di ombre e proiezioni che si
verificherebbero nei giorni dei solstizi ed
equinozi, ad alcune misure del castello e a
calcoli trigonometrici e astronomici. Tavolaro
nelle sue pubblicazioni cercò di dare un
carattere scientifico alla sua teoria, ma in
essa vi sono parecchi aspetti che non quadrano.
Le misure riportate nelle diverse edizioni del lavoro di
Tavolaro cambiano nel tempo, a volte
sembrano arbitrarie e comunque si rifanno a misurazioni
oramai superate e ampliamente messe in
discussione da quelle recenti fatte da studiosi
tedeschi con strumentazioni d’avanguardia.
Tutta la teoria poggia sull’assunto che la
pianta del castello sia un ottagono regolare che
consentirebbe una serie di costruzioni
geometriche. Le misurazioni dei tedeschi hanno
invece dimostrato ampliamente il carattere
irregolare dell’ottagono: non è una struttura
geometrica perfetta come sostenuto da Tavolaro,
non ci sono simmetrie e regolarità; si aggiunga
che l’edificio è costruito su un terreno non
livellato e che le stanze hanno misure diverse le
une dalle altre. Quanto alla ricorrenza e alla
preminenza del numero aureo, secondo Ambruoso
esso è presente nelle dimensioni di Castel del
Monte, ma allo stesso modo in cui lo si può
ritrovare anche in altri castelli, quindi nulla
di eccezionale.
Il
prof. Licinio ha detto che ci sarebbero ancora
moltissimi argomenti da approfondire sul castello
federiciano e ha dato appuntamento agli amici
dell’ABA per un successivo incontro.
Vito
Ricci
|
|