Massimo
Introvigne |
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Gli Illuminati e il Priorato di
Sion
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La verità sulle due società segrete del
Codice da Vinci e di
Angeli e demoni
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Il codice da Vinci di Dan Brown ha
venduto nel mondo oltre venticinque milioni di
copie. Angeli e demoni, dello stesso
autore, ne ha confermato il successo. Molti
pensano che si tratti solo di romanzi, ma lo
scrittore americano insiste che la sostanza di
quanto descrive è autentica, ed è confermata
da «documenti segreti» di cui conosce
l’ubicazione. Nei due romanzi, Dan Brown mette
in scena rispettivamente il Priorato di Sion e
gli Illuminati, società iniziatiche detentrici
di tremendi segreti e impegnate in un Grande
Complotto. La posta in gioco è la sopravvivenza
stessa della Chiesa cattolica, che le società
segrete sarebbero in grado di smascherare
dimostrando in particolare che Gesù ha sposato
la Maddalena e ne ha avuto dei figli che
avrebbero dovuto – loro, non gli Apostoli –
guidare la Chiesa. I discendenti carnali di Gesù
sarebbero ancora fra noi e si appresterebbero a
rivelarsi. Per i teologi, si tratta di evidenti
sciocchezze. Ma perché i romanzi hanno così
tanto successo? E gli Illuminati e il Priorato
di Sion sono esistiti davvero? Esistono ancora?
Sono pericolosi?
Massimo
Introvigne, profondo conoscitore del mondo delle
società iniziatiche, ha incontrato
personalmente diversi fra i protagonisti
contemporanei delle vicende che, per la prima
volta, narra con minuzia di particolari e
ricchezza di dettagli, chiedendosi anche – da
sociologo – di quale «volontà di credere»
siano in preda gli uomini e le donne del nostro
tempo, pronti a semplificare la complessità
della storia in miti suggestivi, ma falsi.
Dietro il Grande Complotto – in cui altri
vorrebbero coinvolgere i massoni, i Templari e
perfino gli extraterrestri – si rivela così
la verità di un complotto più specifico, che
mira non a conquistare il mondo, ma a diffamare
la Chiesa cattolica, di cui lo stesso Dan Brown
si fa con i suoi romanzi strumento.
Il Codice da Vinci: FAQ - Risposta ad alcune domande frequenti
Il
Codice Da Vinci è solo un romanzo: perché
criticarlo come se fosse un’opera storica?
Chi
pone questa domanda di solito non ha letto la
pagina de Il Codice Da Vinci intitolata Informazioni
storiche, dove l’autore Dan Brown afferma
che «tutte le descrizioni [...] di
documenti e rituali segreti contenute in questo
romanzo rispecchiano la realtà» e si fondano
in particolare sul fatto che «nel 1975, presso
la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state
scoperte alcune pergamene, note come Les
Dossiers Secrets» con la storia del
Priorato di Sion. Forse in risposta alle molte
controversie, a partire dalla sesta ristampa la
pagina Informazioni storiche - pagina 9
dell’edizione italiana Mondadori - era
sparita, sostituita da una pagina 9 interamente
bianca: ma naturalmente rimaneva nell’edizione
inglese, e nelle prime sei tirature italiane in
possesso di un numero relativamente ristretto di
«fortunati». Forse dopo che chi scrive ha
fatto reiteratamente notare la curiosa
sparizione di pagina 9 in Italia nel corso di
trasmissioni radiofoniche e televisive, questa
è «miracolosamente» ricomparsa.
Ma
queste pergamene, note come Les
Dossiers Secrets, esistono davvero?
Presso
la Bibliothèque Nationale di Parigi sono stati
non «scoperti» ma depositati nel 1967, non nel
1975, Les Dossiers secrets de Henri Lobineau.
Non si tratta di pergamene ma di testi che
parlano del modo di interpretare certe
pergamene, le quali non erano allora né sono
adesso alla Biblioteca Nazionale di Parigi, ma
erano state consegnate da Pierre Plantard
(1920-2000), insieme a un suo manoscritto, a un
autore di libri popolari sui «misteri della
Francia», Gérard de Sède (1921-2004), che
avrebbe poi rielaborato e pubblicato il
manoscritto come L’Or de Rennes ou la Vie
insolite de Bérenger Saunière, curé de
Rennes-le- Château
(Julliard, Parigi 1967). Oggi le pergamene
(ammesso che si tratti proprio di quelle) sono
in possesso di Jean-Luc Chaumeil, un controverso
autore francese di libri sull'esoterismo che
afferma di averle ricevute da Plantard negli
anni 1970, mentre Les Dossiers secrets si
trovano ancora alla Biblioteca Nazionale di
Parigi.
Le
pergamene e i Dossier
secrets sono autentici documenti sulla storia
dell’antico Priorato di Sion?
È
assolutamente certo che sia Les Dossiers
secrets sia le pergamene sono documenti falsi
compilati nello stesso anno 1967, e tutte le
persone coinvolte nella falsificazione lo hanno
ammesso, sia pure dopo qualche anno. Gérard de
Sède, che li ha fatti conoscere per primo nel
suo libro L’Or de Rennes in un’opera
pubblicata vent’anni dopo li definiva «apocrifi»
ispirati da un «sensazionalismo mercantile»
(G. de Sède, Rennes-le-Château. Le dossier,
les impostures, les phantasmes, les hypothèses,
Robert Laffont, Parigi 1988, p. 107), e
sosteneva perfino di avere disseminato ne L’Or
de Rennes sufficienti indizi perché un
lettore attento potesse leggere tra le righe che
si trattava di falsi (ibid., p. 108).
Secondo Gérard de Sède le pergamene erano
state fabbricate da Philippe de Chérisey
(1925-1985), un marchese attore di sceneggiati
televisivi e appassionato di enigmistica. In
effetti, de Chérisey non solo ha ripetutamente
ammesso di avere confezionato queste pergamene,
sia in lettere sia in testi pubblicati a stampa
(Circuit, presso l’Autore, Liegi 1968; L’Or
de Rennes pour un Napoléon, presso
l’Autore, Parigi 1975; L’Énigme de
Rennes, Parigi 1978), ma a partire già
dall’8 ottobre 1967 (come attesta una lettera
del suo avvocato B. Boccon-Gibod, cortesemente
trasmessa a chi scrive dal ricercatore inglese
Paul Smith) si è mosso - sostanzialmente senza
ottenere soddisfazione fino alla morte - perché
gli venisse riconosciuto il compenso pattuito e
mai pagato da Pierre Plantard e dallo stesso de
Sède. Infine, anche il terzo dei tre
moschettieri coinvolti nella mistificazione,
Pierre Plantard, ha ammesso che i documenti sono
falsi. Nell’aprile 1989 sul numero 1 della
seconda serie della sua rivista Vaincre
Plantard si fa intervistare e dichiara che Les
Dossier secrets (che sono firmati da un
certo «Philippe Toscan du Plantier») sono
documenti falsi fabbricati da Philippe de Chérisey
e da Philippe Toscan du Plantier, che sarebbe
stato un suo giovane discepolo che agiva però
sotto l’influsso dell’LSD (Noël Pinot, «L’Interview
de M. Pierre Plantard de Saint-Clair», Vaincre
[2a serie], n. 1, aprile 1989, pp.
5-6). È possibile che in realtà non esistesse
nessun «Philippe Toscan du Plantier» e che
co-autore dei falsi con de Chérisey sia
Plantard stesso. Ma l’essenziale è che tutti
e tre gli autori dei Dossier secrets e
degli altri «documenti» depositati negli
stessi anni alla Biblioteca Nazionale di Parigi
abbiano ammesso la loro natura di falsi,
pubblicamente e per iscritto.
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