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MICHELE APOLLONIO

  

Pulsano, la storia degli eremiti

  

Il Codice Vaticano Latino 5419
riprodotto in manoscritto originale. Un frammento di vita spirituale-liturgica tra XII e XIII secolo

  

   

  
   
è considerato un monumento alla memoria storica dell'antica Abbazia di Pulsano incastonata nel Gargano che si affaccia sul Golfo di Manfredonia. Per realizzarlo è intervenuta la Biblioteca Apostolica Vaticana che si è riservata il copyright unitamente all'Abbazia di S. Maria di Pulsano. Laus Deo, Anima Pulsani, ovvero il Libro dell'Ufficio del Capitolo della Congregazione monastica degli eremiti di Pulsano. Un tomo esso stesso un monumento: 515 pagine, pregevolmente stampato e rilegato dalle Grafiche Montese di Monte di Procida di Napoli. 

Un grandioso progetto culturale imperniato sul ritrovamento del «Codice Vaticano Latino 5419» riprodotto in manoscritto originale, comprendente «il Lezionario, l'Omiliario, il Necrologio, la Regula» dei monaci Pulsanesi. Un importante frammento di vita spirituale-liturgica e di storia dei monaci e monache che vissero in quell'abbazia tra il XII e il XIII secolo, baluardo di luce cristiana tra oriente e occidente. Un inedito straordinario che apre uno squarcio su «l'ora monastica» in cui i monaci confessavano alla comunità e all'abate i peccati, venivano comminate le pene anche fisiche e infine istruiti con l'omelia e la lettura della Regula. Una parte è dedicata al martirologio in cui si ricordano i santi del giorno, e quindi l'obituario ove si ritrovano centinaia di nomi di monaci e monache di Pulsano che ci riportano una cospicua parte di storia civile della nostra terra. Tra gli obiti c'è la memoria della morte dell'imperatrice Costanza d'Altavilla e di Federico II.

Fra gli altri spunti, le riflessioni sulla domanda «perché i pulsanesi sentirono la necessità di essere affiancati da monache?». Autore di tanto lavoro è Alberto Cavallini, un ricercatore perseverante quanto appassionato della storia e della vita della millenaria abbazia di Pulsano (la fondazione risale al VI secolo), tanto da essere considerato il fautore dell'ultima rinascita (nel 1990 diede vita al Movimento Cristiani pro Pulsano) di quel prestigioso complesso monastico relegato in un deplorevole abbandono, e promotore del ritorno di una comunità monastica latina e bizantina. Numerosi sono gli scritti prodotti su fonti autentiche di molte delle quali si era persa la memoria. Come appunto il Codice dei monaci Pulsanesi che per una rocambolesca serie di circostanze è stati addirittura scomposto in due parti finite poi in posti diversi. Cavallini è riuscito in cinque anni di paziente impegno, a rintracciarli, accertarne l'origine e ristabilire l'unicità del Codice, a classificarne i testi, a tradurli e commentarli nella pubblicazione che vede ora la luce in numero determinato di copie numerate da 1 a 1000.

«Il Libro del Capitolo è stato fabbricato - afferma con giustificata soddisfazione - nello scrittorio di Pulsano. All'epoca del famigerato istituto della commenda, il codice ancora intero fu portato dal cardinale Savelli, commendatario di Pulsano, a Benevento ove era arcivescovo. Per ragioni ancora misteriose, il codice venne smembrato, come squartato per cui una parte passò al monastero francescano di San Lorenzo e da qui attraverso vari altri passaggi, alla Biblioteca nazionale di Napoli, e l'altra parte arrivò alle Biblioteche Vaticane e inserito tra i Codici Vaticani Latini col numero 5419. Dagli studi che ho condotto - rileva Cavallini - ho potuto dimostrare che la genesi del manoscritto vaticano è pulsanese e che ab origine la sua struttura è stata unitaria con quella custodita nella Biblioteca nazionale di Napoli. Indiscutibilmente un unico originario codice che costituisce il Liber Capituli della congregazione maschile e femminile della veneranda abbazia santa Maria di Pulsano sul monte Gargano».

Il Laus Deo, anima pulsani di Alberto Cavallini, impreziosito dalle prefazioni di Mons. Domenico D'Ambrosio, arcivescovo di Manfredonia- Vieste-S. Giovanni Rotondo, e di Mons. Vincenzo Apicella, vescovo ausiliare di Roma, con i due tronconi del Codice pulsanese finalmente riuniti, si inserisce autorevolmente nella ricerca e nella conoscenza delle fonti medievali di Pulsano che ci riportano la sensibilità e la cultura dei monaci in netta contrapposizione con l'oscurantismo attribuito al Medioevo.

  

Michele Apollonio

  

 

 

da "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 29/1/2006

 

  

 

 

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