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di Luisa Derosa

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 Introduzione  -  Le aree culturali: pag. 1 - pag. 2 - Le schede: Bitonto; Isole Tremiti; BariTarantoOtrantoTraniBrindisiGiovinazzoBibliografia essenziale


 

1.2 LE AREE CULTURALI

-   La laguna veneziana e l’Adriatico settentrionale

-   L'Italia settentrionale

-   Roma e l'Italia meridionale

-   La Puglia

Particolare del mosaico della chiesa di San Michele di Pavia

 

La laguna veneziana e l’Adriatico settentrionale

Cervignano del Friuli (Udine) - Cattedrale, mosaico pavimentale a intrecci e motivi vegetali (da La pittura in Italia, fig. 671)  Venezia, Chiesa di San Zaccaria, riquadro con due cervi (da La pittura in Italia, fig. 688)  Murano (Venezia), chiesa dei Santi Maria e Donato, mosaico pavimentale a motivi geometrici  (da La pittura in Italia. L'Altomedioevo, Milano 1994, fig. 661)  Murano (Venezia), chiesa dei Santi Maria e Donato, mosaico pavimentale a motivi geometrici  (da La pittura in Italia. L'Altomedioevo, Milano 1994, fig. 662)  Pomposa (Ferrara), Abbazia, mosaico pavimentale con animali entro nastri intrecciati (da La pittura in Italia, fig. 670)  Ravenna, Chiesa di San Giovanni  Evangelista, navata sinistra, grifone (da La pittura in Italia, fig. 672)

Lo studio dell’arte tardoantica ha mostrato come la tecnica del mosaico pavimentale, nel corso del V-VI e VII secolo, sia proseguita secondo l’eredità dell’Antico. Esempi di un preromanico precoce si trovano a Gazzo Veronese, a Cividale, a Cervignano del Friuli o nelle chiese di San Nicolò al Lido e di Sant’Ilario. Si tratta di un tipo di pavimenti di primo XI secolo che non avranno un grande seguito in epoca successiva. La decorazione è caratterizzata da elementi della tradizione classica accanto a motivi di tipo ‘barbarico’, a lacci annodati o intrecciati. Questi pavimenti sono eseguiti con uno stile lineare caratterizzato dall’assenza di modellazione nel trattamento dei motivi. I colori usati sono prevalentemente il bianco e il nero.

Già a partire dall’alto Medioevo, ma con un grande sviluppo nel corso del XII secolo, una serie di pavimenti legati a Venezia ed al suo entroterra presentano un sistema decorativo essenzialmente a opus sectile. Si tratta di ampie stesure di grandi lastre marmoree con figure circolari di varie dimensioni tra esse collegate da fasce, o i cinque cerchi a quinconce, con minuti elementi marmorei policromi di forme e dimensioni geometriche diverse variamente combinati, distribuiti in fasce concentriche nelle forme circolari o nei campi di risulta tra le figure principali.

Questo particolare sistema di composizione di elementi marmorei si afferma in area bizantina. Lo ritroviamo a partire dal VI secolo a Costantinopoli, dove era probabilmente confluito dalla Siria settentrionale, ma è soprattutto nel periodo mediobizantino, tra IX e XI secolo, che raggiunse l’apice dello sviluppo, come dimostrano i numerosi esemplari rimasti concentrati in particolar modo in Grecia e nelle isole dell’Egeo (tra i numerosissimi esempi ricordiamo i pavimenti di Hosios Lukas, di Nicea o di Chios).

Composizioni a carattere essenzialmente geometrico in sectile si ritrovano nelle chiese di San Marco, di San Zaccaria, di San Michele all’Isola, nella chiesa di Santa Maria e dei SS. Giovanni e Paolo, nel San Donato di Murano, a Santa Maria Assunta di Torcello. In questi esempi compaiono anche inserti in opus tesselatum.

Precedente illustre di questa commistione di tecniche è il mosaico che decora il pavimento dell’abside principale della grande basilica di Aquileia, risalente all’epoca del patriarca Poppone, che consacrò la chiesa nel 1031. Se il limitato impiego dei colori riflette ancora un gusto tipico dell’alto Medioevo, l’alternanza delle due tecniche e l’introduzione di temi zoomorfi in un contesto ancora essenzialmente geometrico e vegetale inserisce a pieno titolo questo pavimento tra quelli romanici italiani. La composizione generale è costituita da grandi triangoli allungati disposti a raggiera con piccole placchette di marmi colorati. L’origine di questo tipo di composizione si ritrova nei pavimenti paleocristiani di Ravenna. Una fascia di piccoli pannelli, rettangolari o quadrati, con motivi ad intreccio, composizioni geometriche o animali, contorna l’abside. Dei pannelli figurati uno solo si è conservato: entro una cornice ad intrecci e motivi geometrici si trova un alberello stilizzato fiancheggiato da due felini.

L’introduzione del colore, di motivi zoomorfi e di pannelli di sectile consente di accostare il pavimento di Aquileia a quello dell’Abbazia di Pomposa, dell’inizio dell’XI secolo, dove, all’interno di una monumentale quinconcia, è inscritta una croce i cui bracci partono dal tondo centrale. Questo motivo è riquadrato su un lato da una cornice continua con raffigurazioni animali liberamente disposte sulla superficie e da un sottostante rettangolo che accoglie, al centro di una composizione a cerchi intrecciati, altre figure zoomorfe. Un'altra quinconcia di notevoli dimensioni, su un fondo a riquadri geometrici, eseguita con grande raffinatezza di intarsi marmorei occupa lo spazio della navata prossimo alla controfacciata. Ampiamente restaurato, questo pavimento risale probabilmente al secolo successivo.

Queste decorazioni aiutano a comprendere meglio l’evoluzione dei pavimenti veneziani di XII secolo sopra citati. Accanto a raffigurazioni zoomorfe ispirate al repertorio abituale dei Bestiari, quali leoni, grifi, aquile, cervi, coesistono figurazioni di origine paleocristiana, come ad esempio, i pavoni in posizione araldica. Tutti gli elementi figurati sono rappresentati in pannelli isolati, senza un ordine apparente, all’interno di composizioni geometriche. Che tali motivi debbano essere interpretati unicamente come segno di un influsso occidentale è questione controversa, dal momento che brani con raffigurazioni animali entro pannelli di forma geometrica sono attestati anche in area greca.

Si ricollegano a questo filone, pur con le dovute differenziazioni, i pavimenti di San Vitale e San Giovanni Evangelista di Ravenna. Mentre nel San Vitale la decorazione è eseguita in sectile, nella chiesa di San Giovanni Evangelista compare un ricco programma iconografico con elementi tratti dai Bestiari e dal Roman de Renard, in armonia con quelli che si dispiegano sui pavimenti dell’Italia del Nord.

 

L’Italia settentrionale

Piacenza, Chiesa di San Savino, giocatori di scacchi (da La pittura in Italia, fig. 703)  Piacenza, Chiesa di San Savino, tondo con allegoria del mese di maggio (da La pittura in Italia, fig. 701)  Pavia, Chiesa di San Michele, mosaico con labirinto e personificazioni dei mesi (da La pittura in Italia, fig. 697)  Firenze, Chiesa di San Miniato, intarsio marmoreo con grifoni affrontati entro clipei (da La pittura in Italia, fig. 695)

I pavimenti romanici dell’Italia settentrionale, ai quali si ricollegano molti esempi di area emiliana, sono caratterizzati dall’ampiezza dei programmi iconografici e dai legami stilistici con la produzione miniata. Ancora nel XIV secolo l’Anonimo di Ravenna loda lo splendore e la magnificenza dei pavimenti a mosaico presenti in città come Pavia o Reggio Emilia, sottolineando il grande numero di esemplari che decoravano gli edifici sacri. Un’idea di questa produzione si ha visitando il Museo civico di Pavia, dove sono concentrati un numero considerevole di mosaici provenienti dalle chiese cittadine e del circondario.

Gli esemplari rimasti mostrano un grande gusto per le narrazioni figurate. A Pavia, in Santa Maria del Popolo, sono presenti scene della Passione di Sant’Eustachio, che costituiscono il più ricco racconto agiografico presente su un pavimento medievale. A San Michele, verso la fine del XII secolo, dinanzi all’altare maggiore venne realizzato un pannello musivo con Teseo e il Minotauro, circondato dalla personificazione dei mesi dell’anno e da altre scene. Raffigurazioni analoghe, interamente in tessellato, si ritrovano a San Benedetto di Polirone, a San Colombano a Bobbio e in San Giacomo Maggiore a Reggio Emilia. Quest’ultimo pavimento, insieme a quello di San Savino a Piacenza, mostra legami anche con pavimenti toscani, soprattutto per il ricorso alla bicromia che caratterizza gli esemplari di Arezzo, Firenze e Prato. A Piacenza il pavimento del coro, eseguito in bianco e nero come quello contemporaneo della cripta, presenta il tema della ruota della fortuna, che si ritrova anche nel San Salvatore di Torino. Tra i più alti raggiungimenti dell’arte musiva di età romanica, il pavimento dell’antica abbaziale di San Benedetto Po vicino Mantova, risalente al 1151, come documenta un’iscrizione. Vi sono raffigurate le personificazioni della quattro virtù cardinali, inserite sotto arcate. Proprio la decorazione entro arcate costituisce un elemento molto diffuso in questo gruppo di opere, presente in quasi tutti i mosaici sopra citati.

I rapporti con le miniature si notano nello stile calligrafico e lineare che li caratterizza.

  
  

©2004 Luisa Derosa

    


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